Il serpente è grigio, si distingue a malapena nella nebbia. Alza la testa, fissa gli occhi gialli in quelli dell’avversario. Poi, senza preavviso, si abbatte su di lui.
“E che caspita!”
Il vecchietto getta in terra il joystick, stizzito. Lara, che sta piegando maglioni da mettere in valigia, si affaccia nel salone-studio-angolo cottura.
“Guarda che se mi rompi il joystick lo ripaghi”.
Il vecchietto la guarda con occhietti scintillanti di malizia.
“Non ho soldi. Quelli come noi non ne possiedono”.
Lara, abbracciata ad una felpa con le renne che non ricordava di avere, gli riserva uno sguardo feroce:
“Già. E non ne hai portati neanche a me. E comunque mi piacerebbe sapere chi ti ha dato il videogioco di Naruto Ultimate Ninja“.
“Il bambino dei vicini. Un caro pupetto”, ghigna il vecchino.
“Beh, vedi di ridarglielo. E’ il tuo ultimo giorno, nonno. Vuoi passarlo giocando alla playstation? Non dovresti, che so…fare un bilancio, salutare, prepararti alla dipartita? Non usa così?”.
Gli occhi del vecchio si incupiscono.
“Dipartita. Che parola brutta. E che parola INESATTA”, protesta, alzandosi in piedi. Lo scricchiolio delle vecchie ossa sembra un suono di nacchere. L’indice nodoso che si punta verso il naso di Lara è, però, insolitamente fermo.
“Da te, in particolare, non mi aspettavo un simile luogo comune. Chi ha detto che gli anni vecchi MUOIONO, stupida ragazza?”.
La felpa con le renne scivola sulle pantofole di Lara.
“Oh, andiamo! Non te la sarai mica presa? Ma è ovvio che sia così. Non senti il rumore dei petardi? Ti stanno salutando da giorni: e fra qualche ora…ehm…so che non è carino da dire, ma tu sarai morto”.
“No. No. E ancora NO”.
Il vecchio pesta i piedi con rabbia (e anche con forza insolita, constata Lara).
“Queste sono bugie. E sono bugie INGIUSTE. Il vecchio Duemilaotto muore e lascia il posto a quel poppante pisciasotto del 2009. Che tutti coccoleranno per qualche giorno facendogli pissipissi e puccipucci sotto il mento: poi cominceranno a insultare anche lui. E fra qualche mese non vedranno l’ora che tiri le cuoia”.
L’indice è poggiato sulla punta del naso di Lara. E’ insolitamente caldo.
“E…beh. In effetti. Non è proprio simpatico nei tuoi confronti, caro Duemilaotto. Però è così. E’ la vita. Anche tu sei stato un neonato tondo e burroso, poi sei cresciuto, sei invecchiato e adesso…sì, devi andartene. Ma io ti terrò compagnia, vuoi? Facciamo una partita a scacchi?”.
Gli occhi del vecchio scintillano di rabbia.
“Ragazza. Il settimo sigillo l’ho visto anch’io, che cosa credi? E poi sentiamo: che parte vorresti, quella della Morte o quella del Cavaliere?”.
Lara indietreggia.
“Nessuna delle due! Non arrabbiarti! Era tanto per dire. Una partita a spizzichino?”.
Silenzio. Poi la mano del vecchio afferra quella della ragazza.
“No. Si gioca a modo mio. Vieni con me”.
“Mollami. Devo fare la valigia. Devo lavarmi i capelli. Devo…”
Troppo tardi. In un angolo della stanza, nei pochi centimetri liberi tra la libreria e la finestra, si materializza una scala a chiocciola. E il vecchio ha già il piede sul primo gradino.
“Ma cosa ci fa una scala a casa mia? Io non ho un piano superiore! Non è che hai letto i libri di Harry Potter mentre io dormivo?”.
“No”, sghignazza Duemilaotto, mentre trascina Lara su per la scala. “Ma ho visto il Dvd di Miriam si sveglia a mezzanotte. E l’idea della soffitta dove la vampira nasconde i suoi ex amanti, divenuti vecchissimi zombie, mi è piaciuta parecchio. Piantala di berciare e seguimi”
Lara pensa che passare la fine dell’anno con i vampiri è francamente eccessivo. Poi pensa che è l’anno in persona che le sta facendo salire i gradini due a due. Quindi decide che forse dovrebbe prendere in seria considerazione una terapia psicologica. Psichiatrica, magari. Mentre si elenca mentalmente vantaggi e svantaggi di freudiani e junghiani, si accorge di essere in una stanza avvolta in bianchi tendaggi. Proprio come nel film.
E fra un velo e l’altro…ma guarda! Trentadue vecchietti siedono su candide panche: qualcuno guarda fuori della finestra, qualcuno disegna, altri chiacchierano animatamente, altri ancora giocano a carte.
Duemilaotto le lancia uno sguardo soddisfatto.
“Vedi? Siamo tutti vivi, noi anni vecchi. Per quello che ti riguarda, tutti e trentadue”.
Lara continua a guardare, sbigottita, i nonnini. Uno salta la corda, un altro è alle prese con un vocabolario di latino. Un altro…ma sì…sta disegnando cuoricini sul muro.
“Non lo riconosci? Quello è l’anno del tuo primo amore. E quello – prosegue il vecchio indicando un coetaneo dagli occhi tristi – è l’anno in cui hai perso tuo padre. Quelli, invece – l’indice si ferma su due vegliardi allegrissimi che ballano il paso doble – sono gli anni in cui hai conosciuto Marta e Leo, i tuoi amici del cuore. E quello…”
“Aspetta – dice Lara, avvicinandosi ad un anno che continua a inciampare nelle scarpe – Quello dev’essere Duemilasei, l’anno in cui ho capito che sognare a occhi aperti era una cosa bellissima, e non una vergogna”.
Duemilasei annuisce, contento, e le fa ciao con la manina mentre inciampa di nuovo.
“E tu – continua Lara indicando un vecchio assorto davanti ad una tastiera fantasma – sei Duemilasette, l’anno in cui ho capito che avevo voglia di scrivere, e ho cominciato a farlo”.
“Sssst”, risponde Duemilasette. “Mi fai perdere la concentrazione”.
Duemilaotto annuisce, gongolando.
“Visto, ragazza? Noi non dipartiamo affatto. Siamo tutti qui: e puoi venirci a trovare quando vuoi. Spero – aggiunge – che non ti ricorderai male di me”.
Lara lo guarda, pensierosa.
“No. Niente affatto. Sei stato un anno generoso con me: mi hai dato cose belle e brutte. Ma tutte importanti. E ti ringrazio per avermele portate”.
Gli occhi del vecchio si fanno umidi. E la lacrimuccia di Duemilaotto deve avere qualche potere magico, perchè improvvisamente vecchio e ragazza si ritrovano al piano-di-sotto. L’unico piano reale (almeno in apparenza).
Lara raccoglie la felpa con le renne.
“Devo prepararmi, adesso”.
“Lo so, lo so. Vai ad aspettare il poppante pisciasotto in montagna. Divertiti. E portati pannolini, biberon e l’ochetta di gomma per quel marmocchio rompiscatole di Duemilanove”.
“Lo farò. Ma vorrei fare anche una cosa per te. Mi dispiace lasciarti qui tutto solo davanti alla Playstation”.
“Ci sono abituato”, borbotta Duemilaotto. “Comunque, cosa vorresti fare?”.
Lara si avvicina, raccoglie il joystick, riavvia Naruto Ultimate Ninja. Quando appare il temibile serpente di Orochimaru, si avvicina alle orecchie di Duemilaotto e bisbiglia:
“Giù giù cerchio e lo fai secco”.
Poi, gli dà un bacio.
Ps. Non mi sono trattenuta…Beh, è il modo laresco per augurarvi un anno felice e pieno di incanti. Senza dimenticare gli incanti del passato, però!!! AUGURI!