Ho quasi finito Zeferina e prometto che ne parlerò. Intanto, però, mi interrogo sulla definizione di Med-Fantasy che ne è stata data. E ho qualche dubbio, forse perchè intendo in un altro modo la definizione: il termine “mediterraneo” mi fa venire in mente altro. Sole. Dei capricciosi e potenti e arcaici. Passioni brucianti. Riti. Acqua.
Zeferina si svolge nel buio di boschi e di caverne. Nella notte e nella neve. Vi confluiscono creature di ogni mitologia, del Nord e del Sud, intendo, eppure continuo a non essere convinta dell’aggettivo. Anche se, all’epoca, la spiegazione fu questa: mediterraneo e non italiano “perché non esiste “una” Italia, ma sussistono “le” Italie, soprattutto se analizziamo il nostro retaggio culturale. Noi siamo plurali e siamo belli così, scusate l’immodestia” (Francesco Muspeling Coppola su Fantasy Magazine).
Chiaro, la mia è solo una sensazione a pelle e non suffragata da analisi storiche e letterarie. O forse è che, come al solito, non mi piacciono le etichette.
Tag: Med Fantasy, Zeferina
luglio 27, 2009 alle 9:48 am |
Vabbè…
luglio 27, 2009 alle 9:49 am |
Be’, allora andrò a cercare notizie su questo Zefirina, però, riguardo ad un (fantomatico? reale?) med-fantasy, vorrei dirti quello che mi ha detto mio marito, che sta finendo queesti giorni di leggere Pan (dopo che gli ho fatto una testa così per farmelo comprare!). In Italia abbiamo una tradizione di leggende e miti, e una conformazione (anche geografica) che lui si chiedeva come mai gli autori di fantasy continuano a produrre similtolkenismi in foreste buie, brughiere di erica, con elfi, nani e goblin. Dimitri gli piace molto, tra l’altro lui, nei suoi taccuini si era più volte annotato spunti ambientati a Roma e nel Lazio, in particolare nella zona del lago di Nemi.
Per quanto riguarda me penso che ci sarebbe bisogno di più autori che smettano di pensare che il fanmtasy siano Tolkien e i suoi eredi… (intanto ci divertiamo con Dimitri e Manni)…
luglio 27, 2009 alle 9:56 am |
Anche per quanto ne so io Zeferina è più specificamente fantasy “italiano” che “mediterraneo” (devo averlo letto qualche tempo fa sul blog dell’autore – dell’autore?- , ma non mi ricordo…) . Ma non farti ingannare da “mediterraneo”, che non può certo indicare solo la mitologia “delle coste”. Una grande parte della mitologia greca (che possiamo considerarne la base?) si svolge al buio e tra piante, nel segreto delle grotte (la nascita di Zeus, gli oracoli di Apollo); il giorno che sono passata (in pullman, grazie al cielo) per l’Arcadia, c’era una tremenda tempesta di neve.
So che tu odi le etichette. In questo caso penso che l’etichetta sia più vasta di quanto ritieni.
luglio 27, 2009 alle 10:05 am |
Mele, ma certo. Solo che, se devo seguire l’etichetta, escludo le contaminazioni.
Controesempio: i manga. Che usano TUTTA la mitologia occidentale, e insieme quella giapponese, e si etichettano (Lau, sbaglio?) per grandi filoni: avventura, sentimentale, erotico, per ragazzi…
Vale, infatti credo che la definizione di Med Fantasy sia nata proprio per questo motivo: ci sono libri che si rifanno alla tradizione italiana. Però italiana posso capirlo, Mediterranea non mi convince. Ma forse sbaglio io.
GL?
luglio 27, 2009 alle 10:14 am |
Vabbè, trad. : “Segno d’incupamento causato da reiterazione di utilizzo di etichette ad cazzum, utilizzate e utilizzabili per portare avanti discorsi infruttuosi e lunghissimi. [etichetta: sistema di catalogazione atta a nascondere abissi di noia] In part.: MedFantasy – sistema di segni privi di significante atto a esaltare una presunta identità culturale in opposizione ad una presunta identità puramente teorica – scopo ultimo: espandere il dominio del rancore.”
Da “Vocabolario Del Panzone Arrogante”, diciottesima edizione, Checazzo Editore, pgg 1234.1235.
luglio 27, 2009 alle 10:19 am |
!!!
Voglio il vocabolario 🙂
luglio 27, 2009 alle 12:45 PM |
Io è da una vita che tolgo le etichette…dalle maglie, mi danno fastidio perchè sfregano sul collo e mi provocano irritazione 😀
luglio 27, 2009 alle 12:52 PM |
Per una volta davvero: invece di inventare etichette nuove, sfornate bei romanzi sulla mitologia greca-romana-etrusca perché non si può sempre e solo parlare del piccolo popolo. Voglio qualcosa su Laurino ç_ç E sulle streghe di Benevento ç__ç
luglio 27, 2009 alle 12:59 PM |
Sì!!!!
E sulle faine della Valtellina. E sulle tartarughe di Roma. E un sacco di altra roba (però Zeferina ha TANTISSIMO di questo: consiglio, consiglio, consiglio!).
Valberici, io le odio anche sulle scarpe, sui calzini e sulle borse, le etichette xD
luglio 27, 2009 alle 2:20 PM |
Laurie: da soutyrolese – Laurino può anche andare a fare in culo.
luglio 27, 2009 alle 5:03 PM |
Che poi le etichette qualche utilità ce l’hanno…ad es.mi dicono se si può candeggiare o no…però una volta lette preferisco indossare la maglia e vedere se mi sta comoda 😉
Poi, naturalmente, c’è il cartellino del prezzo…perchè, si sa, c’è sempre un prezzo da pagare…ma questo è un’altro discorso… 😉
luglio 28, 2009 alle 6:34 am |
chi sa scrivere, scrive.
chi non sa scrivere, etichetta.
:-p
luglio 28, 2009 alle 7:50 am |
Etichette, etichette, etichette. Sempre odiate, sempre le odierò. Quelle delle magliette mi lasciano graffi sul collo e quelle dei compagni di scuola ne lasciano un pochino più in profondità. Ma non così tanto da essere dolorose più che fastidiose.
Per quanto riguarda il fantasy… voglio qualcosa sulle Domus de Janas *.* e magari sulle Caladrie. Sarebbe interessante…c’è niente di questo tipo in Zeferina?
P.s: Le tartarughe di Roma? O.o
luglio 28, 2009 alle 7:57 am |
Personalmente ho un rapporto di amore-odio verso le etichette: a volte le trovo una gran rottura di coglioni che elimina un sacco delle sfumature dei contenuti di un libro quando questo viene presentato ai lettori solo perchè va messo in una certa sezione delle librerie.
In altri casi l’istinto di trovare la sotto-sottocategoria/etichetta mi sembra importante (questo libro è Steampunk? E’ New Weird? Il New Italian Epic è New Weird? – risposta: no. Sono inconciliabili), perchè a volte certe etichette hanno implicazioni non solo di contenuto, ma anche “politiche”, diciamo, e questo è importante.
Ma il Med-Fantasy…dai, ripigliamoci. Concordo con la “traduzione” di “Vabbè” di G.L.
luglio 28, 2009 alle 8:13 am |
Pensa, A, che ancora devo capire esattamente cosa sia New Weird e cosa Steampunk…
Hannah: le Domus de Janas!!!!! Magari! Una tartaruga in cambio di una Caladria (cosa sono?): a Roma esiste una fontana molto bella, detta fontana delle tartarughe, che si dice costruita in una notte dietro incantesimo…e non è il solo luogo stregato della città, ovviamente.
Stregatto 🙂
luglio 28, 2009 alle 8:16 am |
A parte alcune possibili similitudini estetiche, il New Weird è ambientato in un secondary world, lo Steampunk (o il Clockpunk, o il Dieselpunk, tutti i “retro”-punk che vuoi) sono ambientati in versioni alternative di quello che comunque è il “nostro” mondo.
luglio 28, 2009 alle 8:18 am |
Dunque la differenza è tra “Altro” e “What if?”. Giusto?
luglio 28, 2009 alle 8:23 am |
Yes. Sposami, Manni. 🙂
luglio 28, 2009 alle 8:28 am |
🙂
luglio 28, 2009 alle 11:38 am |
Wow,quella della fontana sarebbe una bellissima storia su cui lavorare!
A Vicenza, sfortunatamente, posti stregati ne esistono ben pochi. L’unico in cui sono stata, però, trabocca di magia…non per niente l’abbiamo ribatezzato “Hakurei”.
P.S: le Caladrie sono creature esclusivamente femminili munite di ali, zampe posteriori da leoni, forza e velocità sovrumane. Dovrei chiedere alla mia amica per spiegare tutto nel dettaglio. X.X
luglio 28, 2009 alle 11:46 am |
Hannah: non esistono posti stregati? sono OVUNQUE.
luglio 28, 2009 alle 11:50 am |
G.L: A Vicenza si sono scordati di installarli XD spiacente
luglio 28, 2009 alle 11:50 am |
Per esempio uno è nel mio portatile, che mi ha appena fatto ciao con la manina perchè afflitto da un virus che il tecnico ha definito “abbacinante” 😦
Scherzi a parte, sì, sono ovunque e van trovati al di là di quelli canonici (la cosiddetta “porta magica” romana è una bufala, secondo me, per dire). Però mi piacerebbe saperne di più su Vicenza, che conosco pochissimo, se si esclude un vecchio tour per ville palladiane 🙂
luglio 28, 2009 alle 12:01 PM |
Vicenza? Beh, oddio. A parte Palladio non saprei che altro elencare della mia squisita (?) cittadina…uno dei posti magici citati potrebbe essere la casa di Antonio Pigafetta. Ogni tanto ci passo davanti…il balcone ha due fenici sui bordi che sembrano pronte a prendere vita.
Poi…piazza dei Signori, con due colonne. Una leggenda metropolitana dice che se in mezzo ad esse passa la persona giusta il globo di pietra che regge la statua del redentore posata su uno dei pilastri gli cadrà in testa. Ho sfidato la sorte e non m’è mai caduto addosso niente per fortuna O.o
Il centro è piccolo. Non c’è molto, a parte quello che suppongo venga incluso in ogni tour: la Basilica Palladiana, il Teatro, La Rotonda che non capisco come mai sia così speciale essendo sostanzialmente una casa con 4 lati uguali…
E poi c’è l’Hakurei che è fuori città. Tra volpi e rovi e un sentierino tra gli alberi sembra davvero di stare in un’altro luogo, in un’altra epoca.
luglio 28, 2009 alle 12:01 PM |
P.s: mi spiace per il virus Q_Q
luglio 28, 2009 alle 12:38 PM |
Hanah: loro sì, ma tu – forse -no.
luglio 28, 2009 alle 1:13 PM |
Ma a Lau piace il Rosengarten OoO (ma a tutti i tirolesi fa schifo o è solo Gielle?)
luglio 28, 2009 alle 1:25 PM |
Bella la storia del globo, Hannah….Mmmm, mi vengono strane idee…
Spiegatemi la storia del Rosengarten, GL e Lau!
luglio 28, 2009 alle 1:42 PM |
Laurie, è che dopo un po’…
Lara: solo un po’ di dolomia che cambia colore. E un milione e mezzo di pippe nazionalistiche.
luglio 28, 2009 alle 1:46 PM |
Ah ecco. Intendi il colorino rosato, giusto?
luglio 28, 2009 alle 2:53 PM |
Vabbe’, sulle pippe nazionalistiche non mi pronuncio ahah
Sì, in pratica, Larucc, c’è ‘sto monte, il Catinaccio, chiamato Rosengarten perché si parla di un giardino delle rose, con dei nanetti in mezzo, che però ora non c’è più làlàlà… mm non sono brava a spiegere le leggende. Ma quando avevo uhm 13 anni usavo questa leggenda per le mie storie ahah
luglio 28, 2009 alle 2:56 PM |
Vedi? Sono un’ignorantona…Invece cerco e non trovo una leggenda che credo riguardi sempre le dolomiti, e due sorelle faine…uhm.
luglio 28, 2009 alle 4:05 PM |
Lara: Un po’ inquietante ma bella,sì. Ogni volta che passo in centro e mi capita di attraversare la piazza tra le due statue la mia paranoia va su di giri XD.
Leggende sulle Dolomiti? Io conosco solo quella della donna che si trasforma in stella alpina e quella delle vampire (questa e la storia del gatto di Poe mi hanno tenuta sveglia per un bel pezzo)…mai sentito parlare di faine.
G.L: Non ho capito a cosa è riferita la risposta O.o
luglio 28, 2009 alle 5:27 PM |
Hannah: la magia sta in chi guarda. Le storie si ascoltano o si leggono, ma si creano anche.
Lara: no, togliamo ogni dubbio. Il rosengarten non c’entra un tubo nè con rose nè con fatine o nanetti. E’ semplicemente una trovata pubblicitaria della Provinz per attirare i turisti che accorrono a frotte credondo alla favoletta del Rosengarten fatato. Non la conosci? Te la riassumo io. “C’era una volta uno scrittore talmente bello e intelligente e DAVVERO affascinante che la montagna si era innamorata di lui così, ogni volta che lui si faceva la sigaretta del tramonto (rigorosamente in balcone) la montagna arrossiva sperando di attirare la sua attenzione”. Ma dopotutto, devi capirli quelli dell’Uff. Turismo. Se dici Alto Adige cosa ti viene in mente? Strudel, neve e GL. In qualche modo bisogna pur campare…
luglio 28, 2009 alle 5:49 PM |
G.L: Lo so che si creano, ne scrivo anch’io. Solo, Vicenza è l’ultimo posto in cui vedrei magia per il semplice fatto che non c’è la minima traccia di essa. Se provassi a immaginare una storia guardando la mia città, probabilmente sarebbe triste, troppo forte o troppo scura- ma senza magia.
luglio 28, 2009 alle 6:00 PM |
Hannah: ne sono sicuro. Permettimi però un’ultima considerazione. Se tu sei lì e se tu scrivi allora, un pochino di magia, anche solo un filino, c’è.
luglio 28, 2009 alle 6:28 PM |
Ora che me lo fai notare…è vero =). Grazie.
luglio 28, 2009 alle 8:07 PM |
Spezzo l’atmosfera e rimugino sul Rosengarten.
Endimione in Sud Tirolo? Ohibò.
luglio 29, 2009 alle 9:22 am |
Bè, devo dare ragione a GL, sul fatto che la magia è negli occhi di chi guarda, come la bellezza.
Nel paese in cui abito al momento (spero prima o poi di andar via, ma per altri motivi) c’è pochissima magia. Se per magia intendiamo fatti e influenze non spiegabili scientificamente. In passato questo era il paese dei briganti, ma nemmeno di quel tipo di magia è rimasto molto.
Eppure se mi sforzo – come sto facendo ora per il mio romanzo (a proposito, ma anche a voi capitano giorni in cui vi prende il mal di pancia solo a pensare di aprire word?) – in certe stradine acciottolate, fra una casa di pietre e un sottopassagggio umido, riesco a vedere dei fili di magia…
Certo, poi mi risveglio, che magari la vecchia della casa di fronte mi guarda male…
Che fatica….