Fratelli d’Italia

Sono molto incazzata, ve lo dico subito. Non c’è neanche un vero motivo (non ho le mestruazioni, tanto per chiarire l’eventuale dubbio di alcuni possibili commentatori), se non quello che sto finendo la prima revisione di Sopdet , ed è stata quasi una riscrittura, e quando finisco di scrivere un libro sono sempre in uno stato d’animo un po’  particolare.
Quindi,  scrivo di getto, come si conviene alle signorine umorali.
Sono incazzata perchè sono stufa dei ghetti. In particolare di quelli patriottici. Sono incazzata perchè non ne posso più di sentire discorsi che riguardano gli autori italiani: autori di narrativa e autori di fumetti.
Fumetti, ecco il punto.
Avviene che qua e là, soprattutto nel blog di Gamberetta, ogni tanto salti fuori un disegnatore (disegnatrice, nel caso) di italico sangue che punta il dito contro “il ciarpame giapponese”. E’ avvenuto anche in questo post. Inutile che riferisca in dettaglio le accuse perché il senso è sempre quello. Ovvero: un tempo i manga erano per pochi, dunque erano apprezzabili. Adesso non solo sono letti da tante persone, ma diffondono stereotipi, capelli rosa, demoni bonazzi, corazze di plastica. Si salva solo (indovinate?) Miyazaki.
Il sottotesto è altrettanto lampante: invece noi italiani.
Non è vero. Nel caso della commentatrice in questione, una facile ricerca mi porta sul sito della Red Whale, con cui collabora. La Red Whale realizza, fra l’altro, le Pixie. Lo faccio notare e vengo tacciata di attacco personale e alquanto irrazionale.
No e poi no. A me non interessa se le Pixie siano italiane, turcomanne o neozelandesi: mi fanno schifo a prescindere dalla nazionalità. Così come mi fanno schifo ALCUNI manga, ALCUNI  fumetti francesi (citare una bande dessinée sembra sempre il massimo dello chic, no?) e via così.
Lo stesso discorso vale, pari pari, per la narrativa. Non mi interessa se uno scrittore o scrivente venga dal Canton Ticino, dalla Finlandia o da Siviglia: mi interessa quello che scrive. Se un autore italiano fa schifo, non va difeso in quanto italiano. Se un autore italiano è bravo, non va lodato in quanto italiano. Se un fumettista italiano è bravo, idem.
Che senso ha questo muro contro muro? Perchè insistere con la difesa o l’accusa a priori?
Per quanto riguarda i fumetti, penso che i manga subiscano uno strano destino: anzi, un pregiudizio simile a quello che colpisce le fan fiction. Vengono considerati adolescenziali: ovvero, leggibili solo durante “una fase” della propria vita. Ma la vita e la voce di chi narra non si dividono in fasi come i periodi pittorici di Picasso: sono un insieme di esperienze, letture, passioni che vanno a confluire nei  suoi testi e nei suoi disegni.
Parlo per me: da quando ero adolescente, ho amato prima Cassola (ebbene sì), poi Calvino, quindi Thomas Mann, quindi ancora Virginia Woolf, quindi Murakami e tantissimi altri, e contemporaneamente Poe, Lovecraft, Tolkien, King. Non c’è una fase: ci sono voci, e parlano tutte insieme dentro di me.

Basta, per favore: non vi fate del bene.
Non ci fate del bene.
Crescete.

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115 Risposte to “Fratelli d’Italia”

  1. Eleas Says:

    mmmm farò un commento per il momento diplomatico, in linea di massima concordo in tutto. Se un’opera è bella che l’abbia fatta leonardo o Warrol frega poco.
    Però e qui mi fa male il dente, proprio il blog di gamberetta è una fonte perenne di ghettizzazione specie nei confronti di autori italiani che vengono costantemente e con una certa qual frequenza dipinti come menteccati se non peggio.
    Quindi in linea del tutto generale concordo, però siamo in un contesto ghettizzatore, sarei curioso di sentire la proprietaria del blog, oddio già mi immagino le sue parole, parlo male degli autori italiani perché oggettivamente fanno schifoe chi non è d’accordo con me è un coglione o un diversamente abile…
    E qui mi fermo 😉 rilassati ragazza e goditi il libro che hai scritto.

  2. Lara Manni Says:

    No, Eleas: ho citato il blog di Gamberetta solo e unicamente perchè ho notato che in quella sede vengono a sputare veleno i puristi del fumetto italiano. Stiamo al punto, per favore.
    Quanto agli autori italiani: giustamente oggi GL se la prende con alcuni autori mainstream di casa nostra, a cui è toccata la stessa sorte, ovvero essere elogiati IN QUANTO italiani.
    Un mio commentatore su Facebook ha detto una cosa giustissima: “siamo un paese piccolo”.

  3. Valeria Says:

    Forse questo mio commento resterà molto sulla superficie delle cose, perchè di editoria italiana non so nulla di nulla, ma devo dire che questo atteggiamento di ghettizzazione, per non parlare dell’eterna lotta del mainstream contro la “nicchia”, l’ho visto anche altrove…
    In generale, quello che vedo in internet in Italia (e, considerando che in Italia navigano su internet ancora poche persone rispetto alle medie europee, mi sono fatta l’idea che ci arrivino solo i più agguerriti, da ogni punto di vista), è sempre il formarsi di due fazioni che si dispongono a favore o contro a prescindere, dato un preciso fenomeno di successo. Quello che distinguono sono sempre talmente pochi e talmente invisi alle altre due fazioni, perchè se non sei con noi sei contro di noi, che spariscono rapidamente.
    Tra l’altro, nel momento stesso in cui si formano le due parti adoranti e odianti a me sembra che si possa parlare di fenomeno divenuto tranquillamente mainstream…

    Quello che mi ha colpito del tuo post è la frase finale: fermatevi e crescete, perchè *ci* fate male.
    Davvero?
    Nel senso, io credo che questi fenomeni siano tanto ristretti che spento il pc non se ne ritrovi traccia nella vita quotidiana… e lo dico appunto da profana, da persona che si reca in libreria e tutto quello che sa sul mondo dell’editoria è che oggi, in effetti, i romanzi sui vampiri sono molto aumentati, così come ieri erano aumentati quelli fantasy “alla tolkien” e così come stanno aumentando quelli “alla Bridget Jones”.

    Non so se ho detto cose completamente inutili, nel caso, domando scusa 🙂

  4. Lara Manni Says:

    Valeria, non solo non sono cose inutili: sono preziose, invece 🙂
    Spiego meglio il “ci”: fanno male a chi scrive, e che magari usa la rete per discutere con altre persone che scrivono e soprattutto che leggono. E’ vero, basta spegnere il computer e tutto svanisce. Ma credo anche che almeno una traccia di quel che avviene qui dentro si ritrovi fuori: certo, riflettere sul fatto che si pubblicano troppi romanzi di vampiri non incide sul fatto che quei romanzi continuino ad essere stampati e letti (molto).
    Forse l’accalorarsi di chi è dentro la rete dipende dal fatto che sulla medesima viene fatto un investimento, in termini di tempo, di passione, e persino di fiducia.
    Forse tutto questo è inutile, è vero anche questo. 🙂

  5. Valberici Says:

    Ma tutte ‘ste discussione in rete su chi è meglio di chi, nella realtà che peso hanno?
    Io ho provato tempo fa (sono un tipo curioso) a chiedere in fumetteria e libreria se qualcuno conosceva certe persone e certi blog, la risposta è sempre stata negativa.
    Certo, mi rendo conto che il mio non è un sondaggio significativo, però mi fa domandare se alla fine ciò che “conta” sono le copertine, la disposizione sugli scaffali, il passaparola tra amici….. e se le polemiche in rete le seguano solo i classici quattro gatti.

  6. Lara Manni Says:

    Valberici, magari non hanno alcun peso: però queste discussioni sono indicative di una mentalità. Temo.

  7. buonipresagi Says:

    Secondo me il mondo dei lettori di fumetti (per quello che vedo) è diviso in ferocissime tribù in lotta tra loro: ci sono quelli che descrivi tu, ma ci sono quelli che leggono solo i manga e tutto il resto cacca, quelli che leggono solo i fumetti di supereroi e tutto il resto cacca, quelli che leggono solo le graphic novel e tutto il resto cacca e via discorrendo.
    Chiaramente, ogni tribù dimentica la legge di Sturgeon.
    (ci sono anche gli onnivori, per fortuna, ma sono più silenziosi degli specializzati)

    Per quello che riguarda il manga come “genere” “adolescenziale” è ovviamente una sciocchezza, sono d’accordo con te, ma che è cresciuta su un dato di fatto: probabilmente se sei giovane e vuoi leggere fumetti, le uniche cose pubblicate in Italia che sono pensate per la tua età sono dei manga…

  8. Lara Manni Says:

    Oh BuoniPresagi, evviva! E’ proprio quello che mi lascia stupefatta, da onnivora (anche letterariamente): le tribù.

  9. Valeria Says:

    Grazie Lara 🙂
    Ah, ma comunque io non intendevo dire che le discussioni su chi è meglio di chi, come dice buonipresagi, siano inutili. Ovviamente chi le conduce ci crede, senza dubbio.
    Quello che volevo dire è che non avvengono affatto solamente nell’editoria fantasy italiana nel momento presente, si tratta proprio di una mentalità diffusa (a me piace la musica metal: nel fandom italiano è un continuo disprezzare aspramente quel genere di metal piuttosto che un altro, con la convinzione che se tu ascolti il gruppo X sei una ragazzina ormonosa che sbava per il tale tastierista che appare sempre più spesso con la camicia sbottonata, e quindi danneggi La Vera Musica che di questi mezzucci commerciali di certo non si avvale… suona familiare? 😉 ).
    E alla fine, per quello che posso vedere, nè le critiche a priori nè le lodi sperticate a priori hanno poi un effetto tangibile sulla realtà. Credo che si annullino a vicenda. Senza contare che a volte un libro troppo lodato fa passare la voglia di leggerlo, mentre un libro altamente disprezzato incuriosisce 😉

    Quanto alla faccenda delle mode, secondo me non sono necessariamente e soltanto un male. Sì, è vero, ci sono tanti libri di vampiri al momento. Ma questo può da un lato dare l’impulso di approfondire la figura del vampiro pure alla ragazzina che senza Pattinson non si sarebbe mai interessata ad un argomento del genere, dall’altro può dare l’opportunità a dei bravi autori di essere pubblicati o ri-pubblicati sull’onda del momento, mentre prima trovavano le porte chiuse perchè il vampiro era di nicchia e non interessava a nessuno…

  10. Eleas Says:

    lara: va bene siamo d’accordo le tribù lasciano interdetti, ma questo modo di vedere non è limitato solo a non italiano allora cacca. Mi pare di poter dire che vi sono appunto atteggiamenti contrapposti (del tutto senza senso) per cui da un lato si spara ad alzo zero sugli stranieri e dall’altro accade l’inverso.

    Siamo piccoli noi? E allora domando ma all’estero che accade? Domando perché ammetto di non saperlo, faccio fatica a star appresso ai vari blog italiani cui mi interesso, figuriamoci i blog stranieri.

    Esempio, cosa accade nel caso di Stephy Meyer? Anche lì la ghettizzano o la osannano? Oppure all’estero notiamo posizioni più moderate?

    Non parlo di fumetti in quanto non sono un esperto, ma leggendo ababstanza mi salta all’occhio come ci sia questa radicale contrapposizione non soltanto pro italiani ma anche contro gli autori italiani. La piccoleza sta lì nel non avere vie di mezzo, il dualismo non aiuta questo è certo. Io citavo il blog di Gamberetta come esempio di posizioni sempre estreme, sebbene giusto oggi nel mio blog mi dirò d’accordo con lei sull’approccio al copyright (come vedi si può avere una posizione mediana). 😉

  11. Valeria Says:

    “Ah, ma comunque io non intendevo dire che le discussioni su chi è meglio di chi, come dice buonipresagi, siano inutili.”

    Sembra che buonipresagi abbia detto che siano inutili, invece prendevo solo a prestito la definizioni “chi è meglio di chi” XD

  12. Lara Manni Says:

    Su questo, Valeria, hai ragione.
    La cosa grave è quando le mode diventano etichette. Io penso che siano nocive, tutte e sempre: quella di scrittore italiano, quella di scrittore italiano di fantasy, quella di lettore di manga, e via così.
    Perchè le etichette, spesso, finiscono col determinare le mode…:)

    Eleas: sugli autori italiani “in generale” il discorso è sbagliato. Però, ripeto, quel che va giudicato è il testo, non la nazionalità di chi lo scrive 🙂

  13. Eleas Says:

    sì concordo il testo la storia e i personaggi debbono essere loro al centro di tutto se quelli reggono che l’autore sia marziano poco frega.

  14. uriele Says:

    un po’ razzista verso i fumetti dei fantastici quattro e degli Xmen lo sono >D

    @ Eleas: no flame parte 2

    @Lara: oltre alle fatine potresti metterci anche Beast Keeper (orrenda copia dello studio stranemani, che di solito mi piace, di pokemon e bayblade) e un altro che é la brutta copia del vecchio, e bello, Gargoyles della disney.
    Poi onestamente, si possono criticare i giapponesi per caritá, ma di cartoni italiani di qualitá ne ho visti pochi in questi anni (Momo é stato uno dei miei romanzi preferiti, amo Ende, ma il design del cartone mi ha fatto ghiacciare il sangue nelle fene), forse solo John Padan alla discoverta delle Americhe (che peró al 90% sembra Pachaontas) e la serie di Corto Maltese della Rai (se siamo buoni anche Ratman e Lupo Alberto).
    Siamo lo stato che ha prodotto Totó sapore e il mistero della pizza, un peccato cosí grave da riuscire quasi ad eclissare capolavori come Una Ballata del Mare Salato.
    Paprika é un qualcosa che ricorda molto da vicino Fellini come fantasia e narrazione, Ghost in the Shell é un capolavoro di Cyberpunk (anche il 2 era molto bello), Wolf’s Rain per me é poesia, GTO mi ha fatto piangere e ridere, Shamo, oltre ad avere un tratto molto realistico ha una trama incredibile (fino ad ora, la saga del ballerino non l’ho ancora letta tutta).

    Siamo onesti il giappone sforna cartoni e fumetti di qualitá, storie complesse. (sforna anche cazzate come Rave, che comunque ho letto tutto, anche se non ho il coraggio di affrontare il nuovo Fairytales o come diavolo si chiama). Lo stesso il fumetto americano: DC, Vertigo e ABC (Lost Girls e Promethea, anyone?) o il fumetto francese.

    Essere razzisti a priori (e per colpa degli Xmen io lo sono stato parecchio con il fumetto americano, primo di conoscere Alan Moore) ti priva solo di un mondo

  15. Lara Manni Says:

    Sottoscrivo tutto, Uriele. Specie la parte che riguarda Momo e Totò sapore, due dei film più atroci, didascalici, arroganti che abbia mai visto.
    (e la parte su Wolf’s Rain…)

  16. Eleas Says:

    Uriele scusa ma non mi pare di avere flammato :O ho fatto notare come le posizioni sciocche ci siano in due versi. E domando ancora all’estero come stanno messi? Fan come noi o no? io non lo so chiedo…

  17. Lara Manni Says:

    Eleas, non ho idea, in effetti, di come si svolgano le polemiche fuori d’Italia. A naso mi viene da dire, però, che la qualità “media” sia più alta per quanto riguarda almeno la narrativa fantastica. E credo che sia una bieca questione di numeri: si scrive genere da più tempo, ci sono più autori, dunque alla fine c’è anche più qualità.
    E forse vale anche per i fumetti: ho la sensazione che l’anti-manghismo però sia molto italiano. Sensazione, eh: smentitemi.

  18. CrawlingChaos Says:

    Lara,
    Faccio il mio ingresso nel tuo blog, e spero di poter continuare una discussione civile come con te c’è stata finora. =)

    Mettiamo da parte il primo incontro/scontro che abbiamo avuto; ti ho spiegato in privato che mi sono saliti i cinque minuti di carogna a causa dell’atteggiamento di Gamberetta. Normalmente non mi capita, e ho ammesso di aver sbagliato. L’articolo su Esbat è stato solo la miccia.
    La polveriera è data dal blog in sé; infatti ho evitato di scriverci da quando lo conosco (prima di quel mio disgraziatissimo flame ci sono solo due altri miei messaggi -innocui- nell’arco di 6 mesi) ed eviterò di farlo in futuro.

    Dici: “ho citato il blog di Gamberetta solo e unicamente perchè ho notato che in quella sede vengono a sputare veleno i puristi del fumetto italiano.”

    E’ che il blog di Gamberetta attizza continuamente flame. Anche involontari. Non è che il “purista del fumetto italiano” (e io non mi ci sento) sta lì a far la posta per cogliere la prima occasione di attaccare Gamberetta (sinceramente, nella mia esistenza ci sono priorità più importanti che attaccare Gamberi Fantasy. Tra cui raggiungere il settimo livello di maestro d’armi su neverwinter nights e cambiare la lettiera dei gatti).
    E’ che lo spirito che trasuda dai commenti ( “io so’ io e chi non è d’accordo con me non capisce un cazzo”), il tono dittatoriale complessivo (poco conta che i commenti non vengano censurati; si respira lo stesso un’aria pesante quando sai che qualsiasi parola può dare spunto a un flame), le sentenze incontrovertibili date con una spocchia che supera di gran lunga il talento, il prendersi tremendamente sul serio… ecco- tutte queste cose irritano. O fanno sorridere 🙂
    E talvolta fanno prudere le dita sulla tastiera.

    Cito:
    “Il sottotesto è altrettanto lampante: invece noi italiani.
    Non è vero. Nel caso della commentatrice in questione, una facile ricerca mi porta sul sito della Red Whale, con cui collabora. La Red Whale realizza, fra l’altro, le Pixie. Lo faccio notare e vengo tacciata di attacco personale e alquanto irrazionale”

    Io parlo solo per me, ma il sottotesto non è quello e pensavo di averlo fatto capire nel mio ultimo messaggio.
    il sottotesto é:
    -Perché minchia dei disegnatori italiani vogliono scimmiottare degli stereotipi estranei, che altri -dall’altra parte del globo- faranno sempre meglio?
    -Perché non si è più capaci di cercare un proprio stile invece di rassegnarsi a ciò che è più popolare e di moda al momento?
    -Perché quando dico che non è il giappone in sé, ma la mania del giappone (e ancor più i maniaci) ad aver triturato gli zebedei, mi si dà addosso come se avessi detto che è un dovere morale bombardare tutto l’Estremo Oriente?

    Nel caso della commentatrice (“cafeine”) sono d’accordo con chi ha definito irrazionale il tuo attacco: in quanto non c’entra assolutamente nulla con ciò che dice il fatto che lei sia impiegata in una determinata ditta. Perché, appunto, è lavoro. Il tuo attacco poteva avere senso se si fosse trattato della dirigente della Red Whale, o di quella che ha inventato le Winx.
    Ti posso dire che la libertà di coniugare lavoro e passione ce l’hai solo se hai molta fortuna o se ti autoproduci il fumetto dei tuoi seogni. Ma è normalissimo trovarsi a disegnare un opuscolo divulgativo sulla salute dentale senza trovarci il senso dell’Arte. Credimi 🙂

    Sono stanca anch’io del muro contro muro, del “o sei con noi o contro di noi”. Del fanatismo. Di tentare di spiegare che quello che detesto non è il giappone ma la moda che ne deriva. Mi deprime vedere giovani che si accostano al fumetto e vogliono “fare manga” senza aver nemmeno provato ad imparare i fondamenti del disegno. Senza aver nemmeno tentato di trovare un modo espressivo proprio per sintetizzare e tradurre la realtà su carta.
    Mi intristisce continuare a ripetere tutto questo e trovarmi gente che mi risponde a suon di urla (internettiane o reali che siano).

    Scusami se ho ripetuto concetti già espressi in altri messaggi.
    Un saluto 🙂

  19. Lara Manni Says:

    Ciao Crawling Caos, benvenuta 🙂
    Parto dall’irrazionalità. Io, forse, sono un po’ troppo rigida, più che irrazionale. Però, se chiedessero a me di collaborare alla sceneggiatura delle Pixie o delle Winx, ti assicuro che preferirei fare la pizzaiola, anche se sono una frana in cucina. Perchè una storia a fumetti è fatta di disegni e di contenuti, almeno per come io lettrice ne usufruisco: e quando un contenuto mi ripugna, mi rifiuto di prendervi parte. Preferisco l’opuscolo sulla salute dentale, un miliardo di volte.
    Questa è una mia posizione personalissima, eh, e non pretendo affatto che tutti la condividano: ma ti spiega il motivo della mia reazione.
    Discorso sugli stereotipi: questo mi interessa MOLTO. Perchè esiste un parallelo anche in narrativa. Scimmiottare il modello che viene da un altro luogo, senza riuscire a ripeterlo, e soprattutto senza creare qualcosa di nuovo.
    Ma di questo gli autori di manga non sono colpevoli 🙂 La colpa è di chi scimmiotta, semmai.
    E perchè scimmiotta? Perchè in giro non si trovano altro che manga? Forse.
    E forse no.
    Esempio. Persepolis, Satrapi. Grandissimo fumetto. Grandissima autrice, totalmente originale, bravissima nella storia e nel (per quello che posso giudicare da lettrice non competente) segno. Ne faccio un altro: Maus, Art Spiegelman. Eccezionale.
    Per favore, e te lo chiedo con sincerità: quanti italiani stanno facendo/fanno qualcosa di simile? Io sono sicura che esistano. Ma allora il problema è un altro ancora: perchè, quando si parla di autori italiani di fumetto/animazione escono fuori quasi sempre le maledette Winx o il tizio di Momo (non mi ricordo come si chiama, pardon)? Non sarà che il problema è (anche) questo, e non dei manga?

  20. uriele Says:

    In Francia il primo libro che Fantasy che ho trovato é stato le Cronache du monde emerse volume 2. Era in bella vista nell’espositore centrale. Il fantasy italiano faceva molto esotico, come quando in italia in primo piano vedi Dan Brown, la Meyer, Follet e King (e qui, nonostante i gusti, non penso neanche lontanamente di paragonare gli autori, sono solo quelli che vendono, alcuni sono “casi” con dietro una buona pubblicitá, altri autori giá affermati).

    L’antimanghismo in italinia di solito, é di autori che si devono affermare (alcune volte l’ho sentito in Medda, ma Medda ha creato Nathan Never, il primo Bonelli con una continuity forte che rinnova i suoi personaggi e non ha paura di far morire anche alcuni personaggi principali quando é utile alla storia, e non gli posso volere male). Persone come Recchioni o la Barbato o Sclavi o Castelli non li ho mai visti particolarmente antimanga, anzi (ma qui il buon Scott di Buoni Presagi ne sa sicuramente piú di me)

  21. Vale Says:

    Mi prudono le mani, e so che dovrei prima leggere tutti i commenti, ma non ci riesco.
    Prima parlo poi magari mi scuso.
    Come non darti ragione, Laruzza nostra?
    Le ghettizzazioni.
    Oddio oddio, l’italica genuinità, e perdonatemi, ma mi viene in mente quel bloggher che ricordava giustamente ai leghisti che sia il mais con cui fanno la polenta, sia il pomodoro che tanto difendono in quanto distintivo dell’italica dieta vengono dall’america.
    Per non parlare poi dei cretini che vorrebbero far chiudere i kebabbari (e detto da una veg è tutta da ridere, no?) senza ricordarsi che il kebab è un metodo di cottura presente da secoli in tutta l’area mediterranea, quantomeno, sudmediterranea.
    Allora penso al mio livore, da ex studentessa di cinema con tanto di laurea, quando vedo certi prodotti italiani, scritti male, diretti peggio e mioddio la recitazione. La recitazione!
    L’altra serfa ho vitsto un film, un piccolo film noir ambientato in una Torino di oggi, con attori bravi, diretto come cristo comanda, un’opera prima che per essere tale sta chilometri avanti a certi autoroni nostri, bé, questo tizio, Rondolino, chissà se riuscirà mai a fare il secondo film?
    Ecco, visto che non ha un nome (anche se il nome lo ha eccome, visto che sul manuale del opadre ci hanno studiato centinana di laureati, me compresa) questo artigiano che fa bene il suo lavoro (girare un film dignitoso) non lavorerà, non qui in Italia per lo meno, magari per lasciar spazio ai soliti autoroni.
    E con i libri è uguale.
    “Eh, ma leggi sono narrativa straniera!”
    Ma chi dovrei leggere? La mazzantini che sputa disprezzo sui generi?
    I fumetti. Già solo parlare di “fumetti” mi sa di dispregiativo, che le opere degli autoroni invece sono Graphic novel.

    Bah.
    Ora leggo i commenti.

  22. uriele Says:

    In Italia: Bruno Bozzetto (Wisky&Soda, Mio fratello superVip,…); Gipi; Camuncoli&Casali (la neve se ne frega, quattro sassi nel fuoco); Recchioni (Garreth uccideró ancora Billy the Kid); Luca Enoch( probabilmente uno dei migliori, Gea, Sprilitz, Lilith).

    E parlo per gli autori (pubblicati) piú originali che adesso mi vengono in mente e sono ancora al lavoro. Ci metterei anche Eriadan e Makkox di Canemucca (gli unici due italiani che sono riusciti a sfruttare a pieno il media webcomics, uno con l’uso del Flash,l-altro con i canemucchi).

    PS: giá che ci sono, se vuoi provare qualcosa di diverso, dai un’occhiata a Pride of Bagdadh di Vaughan, io non ho apprezzato particolarmente Y, ma Pride é veramente bello.

  23. Eleas Says:

    vale: su rondolino ti sei risposta, il secondo film lo farà proprio in quanto si chiama rondolino, che qui è il Dio del cinema

  24. buonipresagi Says:

    Grazie per la fiducia, uriele. In realtà non so. È chiaro che nei fumetti bonelli di manga trovi molto poco (ce n’era in Legs, che ha chiuso, ce n’era in Jonathan Steele, che ha chiuso – quando uscì il primo numero ci furono psicodrammi di lettori che trovarono uno sfondo di linee cinetiche e diedero di matto).
    Recchioni è ferocemente onnivoro (e in gioventù ha disegnato lo “spaghetti manga” pugno!, uno dei più sfrontati tentativi di sfruttamento del fenomeno di quegli anni).
    Sicuramente nessuno di quelli che citi è qualcuno che va a sbraitare contro “i giapponesi che fanno tutto con i computer”. Lo stesso Medda ce l’ha secondo me più con un certo tipo di lettori (di manga, di comics, di alan moore) che con i rispettivi fumetti.

    (Un disegnatore italiano che è stato molto bravo a trovare uno stile che rilegge alcuni disegnatori giapponesi con una sensibilità “europea” è Massimiliano Dall’Oglio, molto in gamba)

  25. Vale Says:

    Eleas: allora vedremo se l’opera prima è stata un caso o davvero sa fare bene il suo lavoro… 😉

  26. Lara Manni Says:

    Del che si deduce che la via è quella Onnivora. 🙂
    E quanto sono d’accordo, oh quanto…

  27. Eleas Says:

    ma certo che la via è quella onnivora, si prende tutto lo si rielabora e si produce qualcosa di nuovo, altrimenti siamo al manierismo all’imitazione per l’imitazione e tanti saluti, questo vale nel cinema, nella musica così come in letteratura e nei fumetti.

  28. Gar Says:

    A costo di essere linciata viva, vorrei scrivere la mia su quanto detto.

    >penso che i manga subiscano uno strano destino: anzi, un pregiudizio simile a quello che colpisce le fan fiction. Vengono considerati adolescenziali: ovvero, leggibili solo durante “una fase” della propria vita.

    Che i manga siano vittime di pesanti pregiudizi, specie dai Bonelliani o giù di lì, è vero.
    Ma, guardiamoci in faccia, tra le attuali pubblicazioni italiane, quante escono dalla catalogazione shounen o shoujo, adatte ad un pubblico adolescenziale? Se un appassionato è cresciuto e volesse qualcosa di più adatto alla sua età, pur magari continuando ad amare le serie della sua “giovinezza”? Un/una trentenne può davvero accontentarsi di soli action in cui si danno le mazzate/commedie scolastiche?
    Diciamoci la verità; di seinen o josei, manga dal target adulto che in Giappone occupano una larga fascia del mercato, dell’avanguardia giapponese, del “manga di qualità” che potrebbe rivalutarne le sorti qui c’e’ poco niente.

    Facendo un paragone con il mercato librario, non mancano buoni manga, ovvio, ma per il 80/85% le pubblicazioni attuali starebbero nella categoria “best sellers”. Non che sia un male, ma dei manga che hanno fatto storia e scuola in Giappone, delle avanguardie, delle autrici più affermate e premiate non c’e’ nulla. Solo titoli di sicuro successo, e chissene di esplorare un po’ meglio cosa sta dietro alla parola “manga”.

    Il premio più autorevole per i manga in Giappone è “l’Osamu Tezuka”. Guardatevi i nominati e i vincitori degli ultimi anni, manga di successo in Giappone, e ditemi quanti sono pubblicati, o anche solo conosciuti in Italia. E poi, quanti lettori italiani sapranno chi è Tezuka stesso, che i manga li ha praticamente inventati?

    Shounen Jump e LaLa imperano, e quando per miracolo arriva una Moto Hagio, una Moyoko Anno o un Yuki Urushibara, gli editori li mandano al martirio non sostenendoli quasi mai e i lettori li schifano altamente perchè “il disegno non è bello”. E allora sono i lettori, divisi tra girellari incalliti che voglio solo revival della loro giovinezza e giovani che se un manga non è in corso di pubblicazione “è roba vecchia”, a decidere il mercato.

    Non sono i manga ad essere adolescenziali in toto e non è che sia “sbagliato” che lettori adulti amino ancora oggi i manga della loro adolescenza; è che gli acquirenti che si tuffano a pesce sulla jumpata, sullo smut, sulle cose più becere e malfatte, schifando in toto tutto il resto.

    Perciò, se un appassionato di fumetto italiano mi dice che i manga sono adolescenziali, non è che mi arrabbi più di tanto. Come fa a trovare quelli che potrebbe colpirlo e appassionarlo, in mezzo ad una marea di roba che, per un adulto poco avvezzo a certi linguaggi, pare superficiale e sciocca?

    E infine, e scusate il panegirico, ma se nello stesso pubblico dei manga c’e’ ancora gente che vive sull’equazione shoujo=occhioni e fiorellini, ignorando che esistono manga di questa categoria ben più complessi e articolati come Banana Fish e Kaguyahime, fidandosi di editori che spacciano per shounen roba che viene da riviste tradizionalmente per ragazze per vendere di più, beh, che ci stupiamo a fare?

    La verità è che il pubblico italiano ha ancora un rapporto piuttosto acerbo e infantile con il linguaggio del fumetto, specie tra i lettori di manga.

    >Ovvero: un tempo i manga erano per pochi, dunque erano apprezzabili.

    Non è invece: un tempo le case editrici erano piccole e puntavano più sulla qualità del titolo che sulla tiratura?
    Adesso c’e’ un grandissimo parco titoli e moltissime case editrici, ma la qualità degli albi è bassa (brutta carta, adattamenti orripilanti, grossolani errori di lettering) e, se una volta si affiancava al manga di successo quello un po’ più di nicchia, accontentando un po’ tutti e variegando l’offerta, ora il pubblico che vuole qualcosa al di fuori del mainstream si rivolge al mercato francese o a quello oltreoceano.

  29. Eleas Says:

    vale: si concordo, poi magari è proprio bravo, anche perché ha un padre che dicono competente che magari lo ha formato come si deve.

  30. Valberici Says:

    A questo punto consiglio la “trilogia manga” di Rat-man 😉

  31. Lara Manni Says:

    Gar, e chi ti lincia? Anzi, che sia benvenuto un intervento che riporta il discorso su varietà e complessità della produzione giapponese e che anzi lo centra sulla politica degli editori italiani.
    Ancora una volta, però, questo non cambia di una virgola la questione: è inutile prendersela con la produzione giapponese, tanto più che in Italia è conosciuta solo parzialmente.
    Il problema, ribadisco, è il pregiudizio: che vale per i fumetti quanto per la narrativa (e anche per il fandom, dannazione).

  32. Vale Says:

    Uh, ecco: la cosa che sottoscrivo sulla tradizione l’ho letta sul blog di Buoni Presagi (sì, ti leggo e mi prude di commentare, ma di solito sono post vecchi… ehm)
    (fine ot, scusate)

  33. CrawlingChaos Says:

    Lara, grazie del benvenuto 🙂

    La tua reazione sul “mi vendo, ma fino ad un certo punto” è comprensibilissima, ciascuno decide dove porre i propri paletti.
    Io stessa non so fino a che punto arrivano i miei: sicuramente non accetterei mai di fare un manifesto per una propaganda neonazista, ma se mi pagassero per disegnare le Winx (ho lo studio Rainbow pure relativamente vicino, geograficamente parlando)? Non lo so, è la verità. Dovrei provarci, forse riuscirei a venire a patti col fatto che è solo lavoro, o forse no.
    E’ che quando si parla di disegno/illustrazione/fumetto normalmente si pensa all’artista pazzerello e libero che fa quel che gli piace: non è così. La stragrande maggioranza delle volte si tratta di prendere una commissione in cui sei pagato per mettere a disposizione una determinata manualità. Non per fare qualcosa che ti piace. Se poi ci trovi anche piacere è meglio per te, ma a nessuno importa. Dipende tutto da quanto hai bisogno di lavorare 😉

    Stereotipi: ecco, interessa anche me. E’ per questo che batto in maniera ossessiva sul fatto che è la mania del giappone a fare del male, non il luogo di provenienza in quanto tale.
    Perché non viene fuori qualcosa all’altezza (stilistica e di contenuti -sempre al di là delle preferenze personali) di Spiegelman o della Satrapi?
    Non lo so 🙂 Faccio solo ipotesi desunte osservando la situazione, ma penso che sarebbe necessario l’intervento di un sociologo.
    Penso che la situazione creativa e culturale in Italia sia messa malissimo. Su tutti i fronti. Penso che da noi sia più pesante che in altri Paesi l’esigenza di mercato di fornire solo quello che la “massa” chiede. Non c’è voglia di rischiare, di investire, di proporre del nuovo. Si continua a marciare su modelli stantii ma sicuri. Spesso non c’è qualità. Si rabbercia qualcosa pretendendo poi il rispetto dovuto al “prodotto nazionale” in quanto tale (come esempio vanno bene un po’ tutti i cartoons italiani che ho visto citare negli ultimi commenti -roba da far accapponare la pelle, paragonati alle produzioni estere).
    Quando qualcosa ottiene un minimo di successo di vendita, ecco che abbiamo le Winx, il giornalino Witch, il tecnicamente bello ma anonimo Skydoll, Elena De’ Grimani e i suoi scheletri a quattro femori (ehi, ma chi se ne importa, ci sono degli OCCHIONI stupendi. E i vampirla 😉 ).

    Davvero, perché tanta desolazione? Riprendendo uno dei punti del commento di Gar (a cui tributo i fantozziani 92 minuti di applausi), penso che sia un problema di pubblico. Un pubblico poco educato, cresciuto a televisione commerciale e che per la gran parte vive tra l’armarcord nostalgico di coloro che non sono mai usciti dal tunnel delle sigle dei cartoni dei mitici (si fa per dire) anni ’80, e i più giovani che non hanno mai conosciuto nient’altro.
    E gli editori vanno dietro
    Non penso sia un caso se di “Gea” se ne parla tra quattro gatti. Enoch non mi è mai piaciuto come tipo di disegno, ma cribbio, aveva uno stile suo, riconoscibile, personale.
    Io non ho niente in contrario a che in edicola facciano uscire l’ultimo manga con gli ammòri degli adolescenti giapponesi e che ci siano persone a cui piace Nana: vorrei solo che, a fronte di tanta cura nel proporci queste opere, se ne mettesse altrettanta per proporre altro.

  34. Lara Manni Says:

    E questo è giusto, Crawling, ma ci mancherebbe. Vale lo stesso discorso per la narrativa, peraltro, dove la folla di vampirla è persino superiore e sicuramente deleteria.
    Ridurre la complessità dei manga solo a quelli iper-banali è come sostenere che tutta la narrativa fantastica è la Meyer, al che corro a buttarmi dal balcone. Però va anche detto che tra i manga molto popolari c’è anche Death Note, che è tutt’altro che semplice, tutt’altro che consolatorio: ed è una magnifica storia, peraltro.
    Ed è vero che il modo in cui la televisione italiana propone gli anime è demenziale a dir poco: ma qui apriremmo un lunghissimo discorso…
    Però: a mio parere non è con gli attacchi stile Cafeine che si risolvono le cose. Non è puntando l’indice contro i manga tutti o, se riportiamo il discorso in narrativa, contro Twilight.
    Non so se riesco a fare un discorso coerente: quello che voglio dire è che, forse, bisogna cominciare a parlare dei singoli testi, siano fumetti o siano libri, e non del Filone o del Paese di provenienza. E’ già un passo in avanti, secondo me.
    Una piccola cosa sull’artista pazzarello: hai ragione e so quanto hai ragione 🙂 Però, appunto, diventa una questione di scelte personali: e io, parlando per me, continuo a preferire la pizza.

  35. CrawlingChaos Says:

    @buonipresagi
    Credo di ricordare ce ne fosse più di uno, di sfondo a linee cinetiche, in johnatan steele (e in scene statiche)… e lo trovo discretamente ridicolo;)

    Sul tema antimanghismo, mah, che dire: le critiche ai manga fatte dai disegnatori italiani mi pare siano dirette ad un certo tipo di clima culturale che hanno creato e al pubblico che hanno formato, più che al fatto che siano giapponesi. Io poi tutto questo antimanghismo italiano non lo percepisco proprio, visto che ogni volta che sento qualcuno che dice di essersi stufato dei luoghi topici del manga mi viene da guardarlo con la simpatia del soldato che trova un commilitone in terra nemica 🙂

  36. Aryaali76 Says:

    Ho letto tutti i commenti (compreso l’ennesimo flame su Gamberi Fantasy) e sinceramente – scusate se pecco di qualunquismo – dico che non si può fare di tutta l’erba un fascio.
    Questo vale in ambedue i sensi: ci sono sicuramente fumetti italiani splendidi e manga schifosi, così come ci sono fumetti italiani orribili e manga spettacolari. Stesso discorso per la narrativa (o le ff): non è necessariamente vero che gli stranieri siano bravi e gli italiani facciano pietà.
    bisogna cominciare a parlare dei singoli testi, siano fumetti o siano libri, e non del Filone o del Paese di provenienza.
    Ha ragione Lara, non ci sono santi.
    Una posizione integralista stile “basta ciarpame giapponese” la trovo banale e stupida, a prescindere da cosa faccia per campare la persona che l’ha espressa. Inoltre, mi domando – ma al di fuori di ogni polemica, sia chiaro – quanto effettivamente ne sappia questa persona, di manga.
    Perché okay che fa la disegnatrice, ma mi sembra una posizione così – mi ripeto, ma non mi viene altro aggettivo – qualunquista che trovo impossibile attribuirla a qualcuno con una (anche minima) conoscenza dell’argomento.
    Per quel che mi riguarda gli autori italiani – che siano di fumetti o di narrativa o fanwriter poco importa – sono giunta a questa posizione: il mio interesse come lettrice devono guadagnarselo. Trovo che donare il proprio tempo per leggere ciò che qualcun altro scrive o sceneggia o disegna è quel che mi fa acquisire il sacrosanto diritto ad esprimere la mia opinione. E voglio poterlo fare in piena libertà, senza sentirmi obbligata a proteggere la produzione dei miei connazionali in nome di una sorta di campanilismo distorto.
    Mi sembra, a volte, di ritrovarmi in quelle pubblicità nelle quali lo speaker di turno esorta “comprate italiano! sostenete la produzione italiana!”.
    Ebbene, NO. Io non la sostengo, se non mi piace.
    Non me ne frega un beneamato accidente della provenienza dell’autore, non sono fatti miei: a me interessa quel che mi dà, quel che mi fa provare. Mi interessa che sappia fare il suo lavoro. Tutto il resto non conta.

  37. Lara Manni Says:

    (i novanta e passa minuti di applausi li faccio io, ora) 🙂

  38. Aryaali76 Says:

    ….ah, com’è umana lei! ^^

  39. Laurie Says:

    Ovvero: un tempo i manga erano per pochi, dunque erano apprezzabili.
    —> MA CHE CAVOLATA ahah

    Laruccia, qui ci vedo un po’ di rosicatura da parte degli italiani. E’ verissimo, oh, che molta produzione giapponese è di bassino livello, sopratutto le case editrici italiani tendono a seguire le mode e nel campo di shoujo e di shounen questo si vede bene. E’ anche vero che i fumettisti italiani non mi incitano tanto a compare i loro fumetti ^_^ Le cose di cui sento più parlare son fumetti su qualche scabroso evento di cronaca. Già una serie in stile Dampyr sarebbe più interessante. Il fantastico è perfetto nei fumetti, bisognerebbe sfruttarlo.

  40. buonipresagi Says:

    @vale: che buffa coincidenza 😉

    @crawling chaos: sì, in quel numero era un po’ esagerato. Però tu immaginati il lettore tuttobonelli che compra il primo numero di una nuova serie e trova linee cinetiche e vignette non in gabbia 3×2 (in modo molto più radicale che in Nathan Never, la prima serie a cercare di cambiare un po’ l’impaginazione)… la stessa cosa (accuse di “manghiggazione”) ci fu con il primo numero di Gea.

  41. Lara Manni Says:

    Dampyr, Lau, non è per niente male: come storia. Sui disegni ho già espresso qualche dubbio un po’ di tempo fa, ma da lettrice comune 🙂

  42. Ema Says:

    Come già commentavo nel post precedente, sono tra gli onnivori. Ma questo non significa disprezzare chi non lo è. A patto che questi ultimi non disprezzino la mia onnivorEZZA sostenendo che solo ciò di cui si cibano loro vale davvero.
    Posso pure essere carnivoro e dire che non gradisco il pesce, senza con questo sottintendere che chi si abbuffa di spigola all’acqua pazza e tranci di pesce spada non sa che significa mangiare. (Dico ovvietà, credo e spero).
    I manga… quante volte ho litigato (ma di brutto, e anche nell’età della ragione) con mio padre che ha sempre sostenuto che fossero diseducativi e pure disegnati male. La sua generazione l’ha vissuta come “quella cosa brutta che non faceva fare i compiti ai figli” oltre a infilargli in testa idee violente. Per la mia magari dovrebbe essere un po’ diverso, ma tant’è. Un maestro come Go Nagai ha scritto Mazinga che obiettivamente ha un target pre-adolescenziale, ha scritto Devilman che (specie nelle versioni più recenti) va meglio per ragazzotti brufolosi (ma anche più adulti, adottando la dovuta sospensione di incredulità), ha scritto un meraviglioso “Blackjack” che chiunque sotto i 18 anni probabilmente troverebbe noioso a morte. Ma il mondo dei manga bisogna conoscerlo, un po’, per quanto è immenso.

  43. demoniopellegrino Says:

    Una cosa ovvia, ma alla quale tengo molto: non si puo’ davvero mai dare un giudizio su un’opera scritta in una lingua, leggendola in un’altra. Lo so, la mia e’ una posizione talebana, e mi rendo conto che non e’ possibile parlare e leggere tutte le lingue del mondo. Ma e’ fondamentale riconoscere che leggere una traduzione, per quanto buona, CAMBIA l’opera.

    Un esempio: leggere la Meyer in inglese, ti fa capire che la storia e’ sempre una cagata, ma che lei scrive molto meglio di quanto appaia nella traduzione italiana. Leggere Le Horla di Maupassant in francese, ti stravolge quasi la storia rispetto a una lettura in italiano.

    Posso solo immaginare cosa accadrebbe leggendo (avendone le competenze linguistiche) Murakami in giapponese.

    Questo si applica anche ai Manga, nei quali comunque c’e’ un lavoro linguistico enorme, non solo un lavoro sulle immagini. Quando lessi Akira in francese volevo strappare le pagine (non voglio fare il fenomeno, e’ che me lo avevano regalato in francese…). L’ho letto in inglese, e mi ha esaltato.

    Per dire.

  44. CrawlingChaos Says:

    @buonipresagi
    A un bonelliano farà più effetto, ma neanche a me sembrano belle le tavole in cui ci sono più linee cinetiche che sfondi. 😉
    Al di là di impaginazione e “richiami mangosi” quello che può dare fastidio al lettore non di primo pelo (oh, sempre per come la vedo io) è odorare tra le pagine l’operazione di marketing dietro alle presunte novità.
    Io, almeno, mi immagino un dialogo in sede aziendale del tipo:
    – I lettori ggiòvani di nuova generazione non ci comprano i fumetti (c’ abbiamo solo i brontosauri che ci tengono su dai tempi di tex)
    Che possiamo fare?
    – Cosa va per la maggiore tra il ggiòvane d’oggi? ‘
    – ‘A robba giapponese!
    – Ho la soluzione! Inseriamo qualche elemento manga che faccia sentire il ggiòvane a casa sua.
    – Sì! Moda ggiòvane per un fumetto ggiòvane!

    Dopo di che, come ho già scritto, considero Enoch bravo. Davvero! Ma non mi piace il suo stile per una mera questione di gusto. E non sapevo avessero lanciato anche a lui accuse di colpevolezza di mangosità.

    @demoniopellegrino
    Capisco il senso del tuo discorso… ma è un discorso che, come rilevi anche tu, non può aver senso. Se si vuole parlare di qualcosa, almeno.
    Altrimenti mettiamoci tutti l’anima in pace e smettiamo di commentare alcunché, che sia in negativo o in positivo.
    Certo che sarebbe tutto più semplice, a parlare di manga rimarrebbero veramente pochi eletti individui 😉

  45. Fabrizio Says:

    Su molte cose sono d’accordo con Crawling.
    (Lara, mi sembrava strana una critica sui manga “perchè sono il male”)
    Su altre no.
    Il problema è che state facendo un gran casino.
    Ha senso parlare di Pixie e Persepolis nello stessa discussione?
    State mischiando alto e basso, serio e faceto, occidente e oriente.

    State facendo un gran casino.

    I manga e l’Italia sono in luna di miele da anni. Basta andare in edicola, per rendersene conto. Questa luna di miele è dovuta principalmente alla capacità dei manga di coinvolgere e sedurre gli adolescenti, ragazze in particolare. Non è una questione di occhioni, ma di temi, di storie.

    I wannabe italiani che portano alle fiere book pieni di surrogati di naruto sono una conseguenza di questo fandom (ecco che torna). Ma nessun autore può pensare di diventare Autore senza una personalizzazione e un percorso di critica dei propri “maestri”.
    Recchioni faceva italian-manga, quando era pischello. Adesso fa la rockstar (Uriele, so che capirai… :asd:)

    Ancora un altro è il discorso del mercato. Sì, c’è chi propone storie in stile manga, senza sostanza, perchè pensa di entrare maggiormente nei favori di un certo pubblico. E allora?
    Se vendono bene, se non vendono, chiuderanno. Ma voi avete librerie piene di meravigliosi volumi a fumetti. In edicola non trovate quello che vi piace? andate altrove.
    Non producono il vostro fumetto, perchè in Italia va solo il manga? Portatelo da chi i manga non li fa. Se la vostra idea è buona, ce n’è di case editrici “illuminate”. Penso a BD, per esempio.

    Infine, piantiamola di fare le solite impiccagioni di Pixie e Winx.
    Potranno farvi cagare, ma in Italia ce n’è di gente che campa grazie alle fatine. Io son sempre pronto a parlare di arte e qualità. Ma ammetto che con il piatto pieno si parla in maniera più lucida. E sono fermamente contrario all’obbligatorietà di fare il doppio mestiere.
    Esattore delle tasse di giorno, scrittore di notte. Sarebbe sacrosanto e giusto poter vivere della propria capacità creativa.
    La puzza sotto il naso non mi piace: può dare un tono, ma è pur sempre cattivo odore.

    E stiamo anche parlando di animazione, non di fumetto. Discorso in cui i soldi che si spendono sono ben maggiori.
    La “capa” di Enarmonia l’anno scorso è stata punzecchiata alla View Conference. “Fate sempre roba per ragazzi”. “Già grazie che ce la producono” ha risposto. E come darle torto? Chi sta dietro a Rai, Mediaset e compagnia bella?
    Ma avete sentito Brunetta sui fondi al cinema, al teatro, ai giornali?
    Ho detto tutto…

    Ho visto un cartone divertente su QoobTV. Si chiama Urban Jungle. E’ Italiano, è per ragazzi, è nato dal web. Adesso passa in TV. Vogliamo sempre lamentarci e martellarci le balle, oppure cercare un destino migliore per i nostri lavori?

  46. buonipresagi Says:

    @ Crawling Chaos: Non so se ci fosse una precisa volontà di marketing, dietro al Jonathan Steele pubblicato da Bonelli. Tanto che non è che sia mai stato particolarmente spinto come serie “per giovani”; oltre a essere una delle prime serie a venire chiuse quando è stato necessario rivedere un po’ di cose in casa editrice (poi è stata ripresa dalla Star)
    Semplicemente, Federico Memola, lo sceneggiatore, è del 1967. Mi sembra abbastanza normale che i suoi riferimenti di linguaggio fumettistico (e il suo immaginario) siano diversi da quelli di colleghi più anziani.
    Quando uscirono i primi numeri di Gea, invece, alcuni lettori scrissero lamentandosi che era un remake di Sailor Moon o qualcosa del genere…

    @ Demonio: a voler essere pignoli dovremmo anche tirare in ballo l’annosa questione del ribaltamento o meno dei manga per la pubblicazione in occidente… 😉

  47. Lara Manni Says:

    Al volo: Fabrizio, mi dispiace, io il piatto pieno non ce l’ho, e pur senza volere lapidare nessuno, ribadisco che piuttosto che riempirmelo con certe cose, mangio mele.
    Non è snobismo, credimi. Ho citato Pixie e Winx perchè penso che siano quanto di più basso esista in circolazione, in tutti i sensi. E non me ne importa niente se alzano il PIL.

    Ps. Non ce l’avevo con crawling, infatti…

  48. Lara Manni Says:

    mele con la minuscola. 🙂

  49. demoniopellegrino Says:

    @crawlingchaos – attenzione: io non dico che non si possa parlare dei libri di Murakami senza saper parlare il giapponese. Mica sono scemo. Dico pero’ che non posso parlare della lingua di Murakami se leggo i suoi libri in italiano. E’ una cosa ben diversa.

    Di Murakami ho letto libri sia in traduzione italiana sia in traduzione inglese: ti assicuro che per quanto alcuni elementi rimangano immutati (l’atmosfera rarefatta, diciamo), pare di stare di fronte ad autori diversi.

    Per cui si’, parliamone: ma non diciamo “Murakami scrive di merda”, perche’ non lo sappiamo.

    @buonipresagi – vero. Io davvero non conosco il mondo dei manga per poterne parlare adeguatamente. Lascio questo piacere ad altri (chiedendomi pero’ che traduzioni abbiano letto…)

  50. CrawlingChaos Says:

    @buonipresagi
    Ti ripeto, è il modo in cui l’ho vista io. =)
    Io ci ho visto un’operazione (un po’ come con Legs, dai toni completamente diversi dalla serie madre) per catturare pubblico giovane che non è stato svezzato con le serie Bonelli storiche; in più con l’intento di strizzare l’occhio -maldestramente- a quello che è il trend da qualche anno a questa parte. Maldestramente, dico, perché poi accade che ne viene fuori un prodotto che non miscela coerentemente le sue due anime, e lascia scontenti sia i bonelliani (i “fedeli” di lungo corso che sentono puzza di bruciato) che i ragazzini che comprano Naruto (e continueranno a preferire quello).
    Una curiosità tra parentesi, al di fuori dei fumetti: un’operazione simile l’ho vista fare alla Lego quando in anni recenti ha tentato di accattivarsi la nuova gioventù proponendo set di costruzioni con pezzi più grossi e meno complessi-ispirate a robottoni e personaggi con occhi grandi e capelli technicolor.

    Questa è solo la lettura che dò per spiegarmi certi fenomeni, ovvio che neanch’io posso sapere cosa accade nella testa di Bonelli 😉
    E, se non l’ho scritto abbastanza chiaramente, non è il fatto che si cerchi nuovo pubblico a suscitarmi dubbi; ma che lo si vada a cercare inseguendo una moda che porta a ibridazioni malriuscite.

    @Fabrizio
    “Questa luna di miele è dovuta principalmente alla capacità dei manga di coinvolgere e sedurre gli adolescenti, ragazze in particolare. Non è una questione di occhioni, ma di temi, di storie.”

    Assolutamente d’accordo; io nomino gli “occhioni” più che altro come archetipo di comodo per indicare un insieme di stereotipi (che non gradisco, e non perché sono giapponesi:è solo che ne ho avuti abbastanza). E poi perché, quando ho potuto vedere aspiranti mangaka de’ noartri alle prime armi, ho notato che tendono a concentrarsi moltissimo sugli occhioni e le faccine e a tralasciare tutto il resto 😉

    “Se vendono bene, se non vendono, chiuderanno. Ma voi avete librerie piene di meravigliosi volumi a fumetti. In edicola non trovate quello che vi piace? andate altrove.”

    E’ da un po’ che ho rinunciato alle fumetterie. Tempi troppo lunghi per ordinare qualcosa. SE arriva. E spesso non ci trovo nulla che mi interessa.
    Non mi faccio venire un travaso di bile per lo stato dell’editoria nazionale; provo soltanto un po’ di amarezza quando vado all’estero e confronto quel che si trova in una fumetteria inglese/francese/tedesca e ciò che si trova da noi. E anche molta invidia, certamente 🙂

    Non so come stanno messe le piccole case editrici, ma se dici che ce ne sono di disposte a puntare su qualcosa che non sia in odore di mangosità italiana paracula, non può che essere un buon segno.
    Speriamo!

  51. Lara Manni Says:

    Ah, e poi ci ripenso come i cornuti 🙂
    Fabrizio, mischiare alto e basso è cosa sacrosanta, secondo me: io non sono abbastanza addentro ai procedimenti del fumetto, quindi magari dico scemenze. Però se tengo presente la narrativa mi sento un po’ più ferrata: dico che non vedo perchè non si debba parlare di Satrapi o di Spiegelman insieme alle Pixie. Dico che, uhm…se dovessi usare lo stesso parametro narrativo SE molti pur bravi autori italiani (di fumetto) scendessero dal piedistallo saremmo tutti più felici. Insomma, esisterà pure una via di mezzo fra l’Arte somma e le Pixie, no? Una buona via di mezzo, intendo.
    Sulle traduzioni, ecco, credo che Demonio abbia ragione: e rimpiango di non essere così brava da leggere direttamente nelle lingue originali.

  52. CrawlingChaos Says:

    @demoniopellegrino
    In questi termini ok, sei meno talebano di quanto ti fossi proposto all’inizio 😉
    Guarda, io stessa quando ho letto Ring mi sono chiesta più volte mentre leggevo quanto mi stesse arrivando -come scrittura- dell’autore originale; e quali e che genere di modifiche avesse dovuto fare la traduttrice per renderlo in italiano. Certamente non mi sento in grado di poter giudicare Koji per come usa la sua lingua (detta così è ambigua, ma ci siamo capiti :P). Mi limito ad un’opinione sulla storia e gli eventi narrati.
    Quando do’ un mio giudizio sul manga tal dei tali non critico mai la parte scritta (i dialoghi). Mi concentro sull’aspetto grafico, sulla nuda trama e sui personaggi. Poi è sempre possibile che in realtà Goku -mentre si prende a legnate con Vegeta- stia spiegando al lettore il Senso della Vita. =)
    In questi termini penso non ci sia niente di eretico a voler dare un’opinione su un’opera proveniente da un Paese anche linguisticamente molto lontano.

  53. Ema Says:

    Concordo con l’ultima di CrawlingChaos anche se c’è da fare i dovuti distinguo: finché si parla del più becero Toriyama (e parla uno che conserva gelosamente la sua collezione originale di dragonball) ha un senso “fregarsene” non dico solo del significato intrinseco dei testi ma anche del verso di lettura – davvero, non ditemi che Goku da destra a sinistra rende di più che da sinistra a destra.
    Su altre opere il discorso cambia: ricordo che anni fa (tanti, sigh) cominciai a comprare una ri-edizione di Bastard! a opera se non erro di Planet Manga. Infuriò la polemica sul gusto originale dell’opera totalmente travisato, polemica però incentrata sulla diversità di traduzione e di scelta stilistica della stessa (per chi non lo conoscesse Bastard! aveva un utilizzo molto simbolico di nomi e formule, e nel particolare usava un numero mostruoso di citazioni/assonanze musicali, in particolar modo di gruppi musicali metal, come parole arcane per gli incantesimi 🙂 ) e i lettori della prima generazione si strappavano i capelli nel vedere come era stata tradotta questa seconda edizione. I curatori si difendevano dicendo “è più fedele la nostra” ma ovviamente non capendo un tubo di giapponese non ho mai avuto modo di andare a controllare. In sintesi tuttavia, mi colpì molto la distanza tra le due traduzioni e come fosse possibile una divergenza tale da dividere i lettori in due fazioni che letteralmente si odiavano. In questo senso, parlando di un manga molto “parlato” e fortemente simbolico, mi sento vicino alla posizione di Demonio.

  54. Lara Manni Says:

    Ma anche su alcuni manga di grande popolarità si sono verificati errori catastrofici di traduzione in italiano: Laurie ricorderà molto bene quali (a un personaggio si faceva sfiorare lo yaoi quando la cosa era lontanissima dalle sue intenzioni, devo dedurre solo per fan service, questa volta sì).
    Va anche detto che molti lettori usano le scanlation e quanto meno leggono in inglese: non è la lingua originale, ma in molti casi, “a naso”, sembra più coerente.

  55. :A: Says:

    Per quanto mi riguarda, ho due fumetti che escono a Lucca, entrambi disegnati da due autori che disegnano con uno stile molto personale, ma evidentemente ispirato (anche) dal manga.
    Inutile dire che secondo qualcuno sono cagate a prescindere “perchè io i manga no”.
    Peccato che siano due fumetti italiani, realizzati da autori italiani. E se poi lo pubblico anche in Francia (dita incrociate), cosa succede? Allora divento improvvisamente “bande dessinèe” e quindi automaticamente fig(hett)o?
    E si torna ovviamente al discorso di Lara: che ti frega se è manga, BD, italiano o checcazzo? Non potresti semplicemente distinguere in base alla qualità?
    Boh.
    Non ho risposte, solo perplessità.
    Diciamo solo che da lettore, e non da autore, mi sembra idiota precludermi la possibilità di leggere “robba bbuona” se non arriva da certi paesi.
    Mi sembra tanto il corrispettivo letterario/fumettistico di respingere gli immigrati sui barconi: ciascuno al suo paese.
    Vabbè, divago.
    O forse no.
    Forse è veramente un altro segno della mentalità di questo piccolo paese.

  56. cafeine Says:

    Che onore!!! Un intero post dedicato a me!!! Potevi avvisarmi prima, no?

    Ma da quale orecchio non ci senti?
    Ti ho spiegato, usando il linguaggio più semplice possibile, che:

    1-collaboro con Redwhale perchè è GAVETTA, bella. Non ho studiato 3 anni per disegnare topi a vita, ma come ti ho altresì spiegato DA QUALCHE PARTE BISOGNA PURE INIZIARE. Non mi piace quello che disegno, ma lo faccio comunque.

    2- che cazzo sono ste Pop Pixie? Non le ho mai sentite nominare e non le trovo manco su google.

    Bene, lascia che ti spieghi la realtà del fumetto italiano, che tu ritieni schifoso: la maggior parte della roba fa schifo anche a me, è indiscutibilmetne di infima qualità. E sai perchè? Perchè viene disegnata da disegnatori bravissimi ma alle prime armi, pagati due soldi e pressati da una schiera di supervisori. A nessuno interessa produrre un lavoro di qualità, men che meno a chi lo pubblica: se le Winx vendono, orrende come sono, perchè migliorarle?
    E’ superfluo, poi, farti notare che tutto questo ciarpame italiano è figlio dell’influenza giapponese? Le winx non esisterebbero senza le Witch, e le Witch sono nate da Sailor Moon e Rayearth.

    Funziona così.
    Spiegami dove era sottointeso INVECE NOI ITALIANI.
    Il panorama editoriale italiano è un disastro, dominato da 2 o 3 giganti.

    Come ti permetti di giudicare il mio lavoro senza neanche sapere di cosa parli?

    RIGUARDO IL CIARPAME GIAPPONESE:

    Un tempo mi piaceva. Ho una libreria piena di manga. Ho smesso di comprarli quando ho iniziato a studiare seriamente disegno. E’ stato un evento disastroso per le mie finanze: prima me la cavavo con 3-4 euro, adesso devo sborsarne minimo 15 per ogni cartonato francese.

    E non perchè fa chic, ma perchè il fumetto francese è un mondo sorprendente. Soltanto lì riesco a trovare l’originalità, l’invezione grafica, la bellezza che cerco. Questo non significa che io snobbi un fumetto perchè in copertina non c’è scritto Mazan o Guarnido o Alary. Leggo cose americane, italiane, inglesi…in ogni paese esistono menti e matite geniali.

    Il CIARPAME è fondamentalmente l’imitazione. Gli italiani che voglion fare i giapponesi fanno pietà dal primo all’ultimo. Sono tutti assolutamente superflui, assolutamente anonimi. Scegliere di disegnare manga vuol dire scegliere di pensare manga. Vuol dire arrivare a 32 anni suonati ed eccitarsi ancora come scolarette al pensiero di demoni dai lunghi capelli argentei e occhi d’oro. Roba che un tempo, quando vedevi intorno a te solo Topolino, Spiderman e Dylan Dog poteva anche sembrarti nuova e stuzzicante. Ma adesso che scaffali, fiere e strade rigurgitano copie di copie di copie di copie di copie di qualcosa che un tempo aveva una sua dignità…beh, dire BASTA è un meccanismo di difesa spontaneo.

    Io ho scelto la mia strada, tu fai come ti pare, ma non azzardarti più a nominare me o il mio lavoro nel tuo blog. Non ne sai niente e non ne capisci niente.

    Non costringermi a scrivere qualcosa a riguardo di trentaduenni che ancora scrivono fan-fiction per sentirsi più vicine all’irrealizzabile sogno di scoparsi Sesshomaru.

    Il che effettivamente è molto divertente, perciò non posso garantire che resisterò alla tentazione.

  57. Fabrizio Says:

    Lara, non è questione di PIL. E’ questione di know how. Le strutture e le competenze che rendono possibili le Pixie sono anche quelle che portano a serie come Corto Maltese.
    I fumetti delle Winx o quelli di altre case editrici per bambini sono le palestre in cui i giovani autori possono farsi le ossa.
    Tutto questo richiede molto tempo e il lavoro di molte persone. Ed è giusto che venga pagato.

    E’ una situazione radicalmente diversa, rispetto al tornare a casa e scrivere dopo il lavoro. Produrre una serie a fumetti, a parità di lunghezza di un testo, richiede il doppio o il triplo del tempo. Non puoi fare il disegnatore a livelli professionali e farlo a tempo perso. Farai uscire un volume ogni dieci anni. Farai strisce sul web. Non di più.

    Parlare di Persepolis e delle Pixie, a livello di produzione è un conto.
    Paragonarle è una sciocchezza. Sono target diversi, comunicazioni diverse, prodotti diversi!

    L’Italia non è solo Bonelli o tentativi di manga. L’Italia è Beccogiallo, per esempio. E cito “Peppino Impastato: un giullare contro la mafia”, che è bellissimo.
    Ma il mercato del fumetto in Italia ha bisogno di Peppino quanto delle Pixie per vivere.

  58. Fabrizio Says:

    1-collaboro con Redwhale perchè è GAVETTA, bella. Non ho studiato 3 anni per disegnare topi a vita, ma come ti ho altresì spiegato DA QUALCHE PARTE BISOGNA PURE INIZIARE. Non mi piace quello che disegno, ma lo faccio comunque.

    In modo meno riottoso era quello che dicevo anche io. Escluso il fatto che il “bella” potrei riferirlo alla Gavetta e non a Lara.

    1- perchè in molti studi di design finisci a fare i siti per il commercialista brisighetti e allora meglio disegnare topi…

    2- perchè, dal momento che le fanzine serie in Italia non esistono quasi più e la professionalità richiesta dai giganti è sempre più alta, serve un altro tipo di palestra che ti permetta di fare quelle 250 tavole per rafforzare lo stile.

    non perchè fa chic, ma perchè il fumetto francese è un mondo sorprendente

    Straquoto. Ma non è che i manga siano da meno. Dipende cosa cerchi. Ho visto lavori di Elian Blackmor’ (pseudonimo di un autore belga o francese) che a livello di illustrazione erano meravigliosi. A livello di storia, decisamente superflui.
    Parlare in questo modo di manga e fumetto francese significa appiattire entrambi i mondi. C’è qualità e ciarpame da entrambi i lati.

    Gli italiani che voglion fare i giapponesi fanno pietà dal primo all’ultimo.

    Mica vero. Dall’Oglio, per esempio. E le BKiss con Ausonia hanno fatto un gran bel lavoro. Certo, sono pochi. Ma i migliori sono sempre pochi. In tutto.

    Vuol dire arrivare a 32 anni suonati ed eccitarsi ancora come scolarette al pensiero di demoni dai lunghi capelli argentei e occhi d’oro (…) Non costringermi a scrivere qualcosa a riguardo di trentaduenni che ancora scrivono fan-fiction per sentirsi più vicine all’irrealizzabile sogno di scoparsi Sesshomaru.

    Parlare di Lara ed Esbat in questo modo mi sembra drammaticamente riduttivo…

  59. Fabrizio Says:

    Ah, Lara, dimenticavo. Condivido la questione del piedistallo e delle vie di mezzo.

  60. G.L. Says:

    caffeine: ho consultato i Tarocchi (me li ha prestati un amico) la profezia è questa: a ragionare così la tua gavetta rischia di durare a lungo.

  61. Fabrizio Says:

    @ G.L., non è mica vero…

  62. CrawlingChaos Says:

    cafeine, capisco l’incazzatura per essere stata chiamata in causa in prima persona, capisco (o credo di capire, perché in buona parte la condivido) l’esasperazione per il fenomeno manga trapiantato in italia, ma l’insulto e lo sbraitare tolgono credibilità a quello che dici. Se vuoi dimostrare il torto dell’altro (in questo caso per averti citata) lo si fa con la calma. Se non lo capisce così, tanto più è inutile sbraitare. A meno che non si cerchi la rissa verbale, nel qual caso va benissimo.
    Senza rancore, davvero =)

  63. Lara Manni Says:

    Come avevo detto, non ho intenzione di ospitare flame. Non sono neanche disposta a ospitare insulti nei confronti della mia persona e del mio lavoro: non credo di aver insultato nessuno per quanto riguarda me: ma solo di aver puntualizzato posizioni che erano già state espresse in un blog pubblico, e dunque pubbliche esse stesse, come ognuno può verificare ai link contenuti nel post.
    Del resto, in quello che ho scritto sopra questo inqualificabile e vergognoso attacco personale, non si faceva riferimento ad altro che alla ben discutibile qualità di quanto produce una singola agenzia di fumetto e animazione: e avevo peraltro precisato che il mio mancato apprezzamento non riguarda la nazionalità ma la qualità. Non ho mai detto che i fumetti italiani fanno schifo. Ma che QUEL prodotto italiano fa schifo. E lo ripeto: ma questo non riguarda i motivi per cui si viene indotti a farlo.
    Da questo momento, se i toni non mutano, cancellerò i commenti ritenuti offensivi.
    Non intendo aggiungere altro se non che ognuno esprimeciò che evidentemente è nel linguaggio che viene adottato.

  64. :A: Says:

    @Cafeine: esiste una profonda differenza tra chi “vuol essere giapponese” e chi si rende conto che vive nel mondo, e che ogni influenza, anche quella dei manga, può essere positiva.

    Ed è chiaro che copiare pedissequamente produce fumetti banali e inutili, ed è un atteggiamento sterile, come del resto lodare a spada tratta un certo mondo fumettistico invece che un altro: dire che il mondo della BD è tutto creativo è quantomeno impreciso. Una gran parte della produzione francese è costituita da albi che non sono altro che bonelliani a colori e cartonati: tra la banalità dei prodotti di Van Hamme, pur di successo, e la finezza di un “Tre ombre” (faccio i primi esempi che mi vengono in mente), c’è un abisso, lo stesso che c’è tra Homunculus di Yamamoto o MPD Psycho e un qualsiasi shonen, da Daragonball a Naruto.

    Il mondo dei manga è vasto e variegato, e in Italia arrivano per lo più prodotti commerciali, che NON sono rappresentativi dell’intera realtà giapponese: il giudizio che si basa solo su quanto arriva in suolo italico è per forza parziale.

    Per finire: se le Witch (altro esempio) si rifanno decisamente ai manga (in particolare agli shojo), significa che nei manga, a livello espressivo, esiste qualcosa che impatta su un certo tipo di pubblico (non necessariamente giovane/giovanilistico): il manga non è un genere, ma un tipo di linguaggio visivo: che si affida più all’iconicità che alla parola, che si affida a un tratto sintetico più che realistico (con le dovute eccezioni, proprio perchè – come ho detto – si tratta di un universo variegato), insomma, è una scelta di graphic storytelling molto immediato. Che evidentemente ha riscontro.
    Si tratta di un’opzione tra tante, e personalmente è quella che come autore preferisco. Ma c’è chi fa propria questa possibilità espressiva, metabolizzandola e personalizzandola, e c’è chi copia ortogonalmente.
    E sì, in questo hai ragione: dei tanti “narutini”, imitatori pedissequi dello stile manga, ma senza personalità, il fumetto (italiano, ma anche statunitense e francese, e ne ho visti tanti anche lì) non ha bisogno.
    Da qui all’equazione manga=origine di tutti i mali del fumetto, però, ce ne passa.

  65. Lara Manni Says:

    Adriano, io ho imparato una cosa a mie spese. Ovvero, che è davvero difficile parlare di fumetti, da lettrice e certo non da persona esperta. In Italia. Mi è già capitato altre volte, anche se con toni più civili (Crawling lo sa, ma non era quella l’unica volta). Semplicemente, non si può. In Italia.

  66. :A: Says:

    Ci si può almeno provare, Lara.

  67. Lara Manni Says:

    Certo. Non io, però. Credo di aver già dato: tanti auguri e tante care cose 🙂

  68. :A: Says:

    Eheheh…beh, scrivendoli, è difficile esimersi completamente… 😉

  69. Massimo Says:

    cito:

    “Scegliere di disegnare manga vuol dire scegliere di pensare manga. Vuol dire arrivare a 32 anni suonati ed eccitarsi ancora come scolarette al pensiero di demoni dai lunghi capelli argentei e occhi d’oro. Roba che un tempo, quando vedevi intorno a te solo Topolino, Spiderman e Dylan Dog poteva anche sembrarti nuova e stuzzicante. Ma adesso che scaffali, fiere e strade rigurgitano copie di copie di copie di copie di copie di qualcosa che un tempo aveva una sua dignità…beh, dire BASTA è un meccanismo di difesa spontaneo.”

    Quando il tuo percorso professionale raggiungerà una certa maturità ti accorgerai del tempo che hai perso nel sostenere così ardentemente questa tesi e di quanto avresti potuto apprendere e arricchirti mantenendo un atteggiamento più morbido, e allora sarà troppo tardi… peccato ^__^

    Max

  70. demoniopellegrino Says:

    “ma non azzardarti più a nominare me o il mio lavoro nel tuo blog. Non ne sai niente e non ne capisci niente”.

    Mi risulta Lara abbia riportato il pensiero da te stessa espresso su un blog di scrittura/recensioni fantasy. In quell’ambito, tra l’altro, hai sostenuto che un buon editor non puo’ far diventare un romanzo un ottimo romanzo, dimostrando di non conoscere le storie di Carver e Foster Wallace e dei loro rispettivi editor.

    per cui ti si potrebbe dire la stessa cosa: non andare su blog letterari a parlare di cose che evidentemente non conosci.

    Pero’ sarebbe riduttivo. E io spero tu abbia meno, molto meno di 32 anni. Perche’ cosi’ mi spiegherai la tua arroganza e supponenza, al di la’ del merito della questione. Arroganza e supponenza che potrebbero – potrebbero, ma anche no – diminuire invechiando.

    Con i migliori auguri sinceri per il tuo lavoro, perche’ mi sembri una disegnatrice molto brava. Ma ti ricordo che il fumetto sono disegno E scrittura. Tavole ottime, ma storie inesistenti non portano lontano.

  71. Eleas Says:

    boooooni

  72. Fabrizio Says:

    Laruzza, io non sono d’accordo con alcune tue idee e con altre di altri, ma lungi da me alimentare il flame, stavolta.
    Mi interessava decisamente di più parlare delle distanze o vicinanze tra i prodotti esclusivamente commerciali e quelli principalmente artistici.

    E’ chiaro che, se esce fuori una frase che riduce tutto alle fantasie erotiche sui demoni, allora la discussione va a farsi benedire. Purtroppo.

    Comunque sì, le genti del fumetto sono riottose. I flame di Fantasy Magazine sono litigi dell’asilo rispetto a quelli di Comicus. Ma ho dato un occhio a un paio di forum americani e la situazione non è migliore. Anzi.
    E’ così, ormai le guerre tra poveri sono ad ogni angolo…

  73. Lara Manni Says:

    Fabrizio, questo punto interessa anche me, e parecchio: anche se posso parlarne con competenza un pochino maggiore in narrativa, mentre per quanto riguarda il fumetto sono una semplice lettrice.
    Però una cosa davvero mi preme: è vero quello che dice Demonio. Un fumetto, anche strepitoso nei disegni, senza una buona storia, non va da nessuna parte. E naturalmente viceversa.
    Allora, da lettrice di molti manga, chiedo: non è che il livello dei manga “commerciali” e “popolari” si rivela per caso lievemente superiore a quello dei fumetti “commerciali” e “popolari” di casa nostra? Chiedo, non affermo, per carità.
    E non parlo delle eccellenze: però, per dire, Persepolis e Maus (capolavori) sono anche capolavori almeno abbastanza conosciuti. Non sono Tex, non sono Winx, ma sono conosciuti “abbastanza”. Almeno CREDO.
    E chiedo un’altra cosa, smentendo me stessa quando ho detto che non volevo più parlarne: ma te la chiedo sul serio e con il desiderio di capire di più su un mondo che ignoro. Dove sta la falla? Perchè il concetto di popolare in Italia è legato a STORIE di qualità bassa come quelle delle Winx? Parlo dei produttori o committenti o quello che sono.

  74. CrawlingChaos Says:

    @Lara
    Perché non parlarne, io sono stufa delle cagnare ma non è che mi stanchi di discussioni pacifiche, nemmeno se ripeto a oltranza cose già espresse in vita reale o virtuale 🙂

    “Dove sta la falla? Perchè il concetto di popolare in Italia è legato a STORIE di qualità bassa come quelle delle Winx?”
    E’ per questo che dico che certe volte vorrei parlarne con un sociologo. Il concetto di popolare è legato a bassa qualità non solo nei fumetti: ma anche in musica, nei programmi televisivi, nei film.
    Non scherzo quando dico che non so esattamente da cosa dipenda. Secondo me è legato a doppio filo al tipo di pubblico da una parte, e alla volontà di produttori/editori di seguire pigramente la corrente e non proporre niente di nuovo, o che comunque si discosti da qualcosa che sia già affermato.

  75. CrawlingChaos Says:

    Allora, da lettrice di molti manga, chiedo: non è che il livello dei manga “commerciali” e “popolari” si rivela per caso lievemente superiore a quello dei fumetti “commerciali” e “popolari” di casa nostra? Chiedo, non affermo, per carità

    Più che di livello superiore, li definirei più “adatti” al mercato attuale. Sulle motivazioni che li rendono più popolari di altro presso le generazioni più giovani, mi piacerebbe sentire anche il parere di qualcun altro. Parte della risposta per me si trova nel fatto che godono di una pubblicità parallela molto presente ed efficace attraverso gli anime che passano in tivì.

  76. Lara Manni Says:

    Ma anche le Winx passano in tivì.
    Il target, mi potresti dire, o potrebbe dirmelo Fabrizio. Il target delle Winx è più basso di quello di Death Note, per fare un paragone con un manga che è diventato popolarissimo dopo il passaggio in tivì ma che resta di qualità, per me, indiscutibile sia nella storia che nei disegni.
    E questo è vero, perchè in effetti – correggetemi! – l’animazione italiana è rivolta ai bambini, mentre prodotti per altre fasce d’età io, personalmente, non ne conosco. Di italiani, dico.
    La quale cosa, però, mi preoccupa ancora di più: perchè se si realizza un prodotto destinato ai bambini, temo, lo si fa per vendere una miriade di roba collegata al prodotto stesso. Ci saranno più bimbette che comprano lo zaino delle Winx che amatori che vanno a comprarsi il quaderno nero di Death Note, sicuro.

  77. Fabrizio Says:

    Il target di WInx è dai 6 ai 14, con un core target che sta sui 9-12 anni.

    Death Note è un target immediatamente successivo. Direi dai 15 in su.
    La questione di fumetto-cartone allargato, ovvero la cui vendita si amplia con il merchandising, è stata una consuetudine anglo-giapponese. Vedi i Transformers, per dire. Che sono nati come giocattoli sui quali è stata costruita una storia.

    Il tema davvero chiave, però l’hai indirettamente introdotto tu.
    Cosa succede dopo le Winx? L’Italia latita sul fumetto adolescenziale per ragazze. Per questo i manga spopolano. Continua a tirare Dylan Dog, ma in edicola ragazze e fumetti non hanno molto da scegliere oltre ai manga.
    E allora Straffi si è inventato Maya Fox, che è un incrocio tra la rivista alla Top Girl e il fumetto dark tipo Death Note.

    Il problema è che c’è solo Straffi a pensare in questa direzione. Mentre in Giappone Shojo e Shonen hanno offerte continue, in Italia ci sono buchi pazzeschi. Di mercato.

    Non ci sono invece problemi nel fumetto d’autore. Vedi alla voce Gipi, per esempio. Magari non è una produzione immensa: in italia il fumetto resta artigianato, non industria. Ma comunque c’è.

  78. CrawlingChaos Says:

    [i]”Ma anche le Winx passano in tivì.[/i]
    E infatti le Winx hanno successo 😉 Oltre ad essere un prodotto molto affine al manga.

    Il target mi sembra chiaramente quello delle bambine/ragazzine tra le elementari e la prepubertà. Il merchandising mirato viene di conseguenza, lo fanno per le Winx come per Dragonball o Naruto.

    Se la mia risposta verte sulla televisione è perché ogni generazione mi sembra sempre un po’ più legata alla “cultura televisiva” della precedente. Allora mi sembra anche abbastanza naturale che il fumetto popolare italiano (che soffre dell’oligarchia di pochi, e scarso sviluppo in genere) e non solo quello -Maus era e rimane una lettura poco conosciuta, per quanto più edita di molto altro- perda al confronto con avversari che hanno dalla loro una pubblicità adeguata e sono più vicini al “sentire” e ai riferimenti culturali dei ggiòvani -come odio questa parola, ma non so quale altra usare- .

  79. Lara Manni Says:

    Ma il fumetto d’autore è altra cosa, giustamente, come mi sembra dicessi anche tu nella tua prima risposta.
    Ora, appena tu hai nominato Top Girl a me sono venute le convulsioni, Fabrizio 🙂 E’ vero che la stramba sono io, però mi chiedo: per gli dei, possibile che non ci siano alternative? Che insomma ‘ste eroine di Straffi debbano tutte tendere al “da grande divento Patrizia D’Addario”???
    No, perchè sono andata sul sito di Maya Fox e ho trovato questo
    http://www.mayafox.com/preview/dettaglio_news.php?id=138&section_id=1
    Trova i consigli per farlo impazzire?
    A me Dylan Dog piace, per esempio, anche se non lo leggo sempre. Mi piace Dampyr, come già detto. E so che piace anche a persone più giovani di me che amano l’horror o il fantasy.
    Possibile che nessun altro investa in questa direzione?

  80. Eleas Says:

    ho capito mi sa che conviene che io non dica che mi son visto le serie tv e il film delle winx e vabbè NON lo sto dicendo eh!!! 😀

  81. CrawlingChaos Says:

    per gli dei, possibile che non ci siano alternative? Che insomma ’ste eroine di Straffi debbano tutte tendere al “da grande divento Patrizia D’Addario”???

    A me pare che un po’ tutti i modelli che si mettono davanti alle bambine siano abbastanza sballati. Già a partire da sei anni le si educa all’esempio della velina/bratz/modaiolafèscion. In questo senso non vedo molta evoluzione nell’immaginario che si pone a ‘ste pore figliole, anno dopo anno =P
    Per Azathot, sì, è disperante.

  82. CrawlingChaos Says:

    @Eleas
    Io difendo strenuamente il diritto ai guilty pleasures 😀
    non c’è niente di male a mangiarsi un piatto di insalubri e zozzissime patatine fritte di tanto in tanto, il problema è quando si mangia solo quello -e magari non hai mai trovato altro- e si crede pure che sia il miglior cibo del pianeta. Allora sì che c’è la perversione del gusto.

  83. Eleas Says:

    CrawlingChaos: eheh lo dicevo per sdrammatizzare, sono intervenuto poco nel merito della discussione fumettaria perché ho letto pochi fumetti (qualche X-men, nathan never finché non m’è venuto a noi, il bellissimo Hammer che ho recensito sul mio blog), certo cartoni la mia generazione anno ’80 ne ha visti quintali a partire dal grande mazinga giù fino ai cavalieri dello zodiaco passando per sailor moon (andavo all’università all’epoca). Forse sono a basso livello non saprei dirlo non sono esperto in materia, ma trovo che i gli assoluti non servano a molto.
    Quanto alle winx non saprei dire il loro rapporto con l’universo manga giapponese, ma le ho trovate “carine” quel genere di cosa che puoi vedere con i figli fatto che di per sè le scarica di importanza perché ci scherzi assieme.

  84. demoniopellegrino Says:

    CrawlingChaos, tu dici:

    A me pare che un po’ tutti i modelli che si mettono davanti alle bambine siano abbastanza sballati. Già a partire da sei anni le si educa all’esempio della velina/bratz/modaiolafèscion. In questo senso non vedo molta evoluzione nell’immaginario che si pone a ’ste pore figliole, anno dopo anno =P

    io aggiungerei: non solo. Alle stesse ragazzine si fa poi capire che se sono stuprate e sodomizzate a 13 anni da un uomo di 44 anni, be’, in fondo un po’ troie sono loro, e lui comunque e’ un artista e insomma, sono passati tanti anni, h fatto tanti bei film, che e’ questa “storia sui costumi” (cosi’ la stampa francese, visto che le cose francesi vanno di moda), insomma, che incivili a volerlo mettere in prigione.

    Per dire.

  85. Lara Manni Says:

    Quoto demonio, purtroppo. 😦
    Fabrizio, non dovevi parlarmi di Maya Fox. 😦
    “Sex files: SEXY TRIVIAL, il supergame sulla prima volta!”.
    Fare fumetti per adolescenti non significa che le adolescenti si calino subito le mutandine appena escono di casa 😦

    Ps. E poi, che palle, pure lei col 2012 e la profezia Maya. Poi dice che uno chiede un minimo di complessità a una storia 😦

  86. CrawlingChaos Says:

    @demonio
    Se cominciamo a parlare degli esempi pubblici di dubbia moralità non ne usciamo più. Già chiedersi il perché e il percome di una determinata deriva culturale mette parecchia carne al fuoco.
    So solo che quella specie di lodo Polanski che è stato richiesto è vergognoso.

    @Lara
    Ps. E poi, che palle, pure lei col 2012 e la profezia Maya. Poi dice che uno chiede un minimo di complessità a una storia
    C’è pure qualche comparsata di Giacobbo? 😀

  87. Lara Manni Says:

    Ti giuro, Crawling, più navigo nel sito e più mi deprimo 😦
    Fabrizio, verrò a perseguitarti di notte vestita da Gundam, te lo giuro 😦

    (un minestrone fra Twilight, Emily the Strange e il lolitismo più bieco) 😦

  88. Fabrizio Says:

    AHAHAHAHAHAHA!

    Così:
    http://a2.vox.com/6a00fae8bb19f8000b01101635576a860c-500pi

    Secondo me più che Patrizia D’Addario mirano ad Avril Lavigne.
    E comunque non è che riviste come Cosmopolitan abbiano articoli tanto diversi. Certo, le lettrici hanno sei, sette anni di più.
    Ma comunque non voglio difendere la linea editoriale della TopGirlaggine o della MayaFoxaggine.

    Mi interessa il mix rivista femminile-fumetto. Perchè è una via editoriale nuova, che trovo interessante.
    Il paragone sarebbe Vanity Fair con Persepolis, per esempio. E lì ci starebbe davvero.

  89. Lara Manni Says:

    Il massimo per me sarebbero fumetti che nascono con gli scrittori, sai? Fa parte dei miei sogni segreti. Pensa a Battle Royale, che nasce come libro e poi, solo poi, diventa manga…ed è un gran prodotto in tutte e due le forme.
    E ce ne sarebbe per tutti i gusti: genere, non genere, mainstream…
    Insomma, se già gli scrittori collaborano con i musicisti, non sarebbe più naturale che collaborassero coi fumettisti?
    nel migliore dei mondi possibili. Dove Straffi non c’è 😀

  90. CrawlingChaos Says:

    @Fabrizio
    Non trovi vagamente inquietante questi contorni sempre più sfumati tra quello che viene proposto all’adulto come al ragazzino? Gli stessi modelli sulla rivista della mamma come su quella per la figlia? Non voglio fare il pistolotto bacchettone, ma mi schifa un poco che delle bambine non si possano godere l’infanzia in pace senza cominciare ad essere precocemente ossessionate dalla propria immagine e dai marchi che indossano. Quella di inserire fumetti (BEI fumetti) nelle pubblicazioni femminili sarebbe un passo avanti verso un cambiamento di ottica riguardo i fumetti. Solo che per essere possibile dovrebbe cambiare la filosofia stessa dietro alle riviste dedicate alle bambine/adolescenti. =P

  91. :A: Says:

    Lara: ci vorrebbe ANCHE quello, sì.

    Solo una cosa: scrivere adattamenti si fa e si è sempre fatto, al cinema e alla TV. Per farlo anche a fumetti, banalmente…o i compensi per gli sceneggiatori sono… ehm…interessanti, o credo che gli sceneggiatori preferiscano fare le loro cose piuttosto che trasporre cose altrui.

    Magari uno scrittore in grado anche di sceneggiare sarebbe privilegiato… ma al sottoscritto, ad esempio, l’idea di TORNARE a lavorare a fumetti su una storia su cui ha già sputato sangue in prosa… no. Nonono. NO.

  92. buonipresagi Says:

    Lara, della commistione che auspichi tra scrittori e fumetto ci sono stati diversi esempi negli ultimi anni.
    Carlotto ha scritto una storia dell’Alligatore espressamente per i disegni di Igort (Dimmi che non vuoi morire) e una storia ambientata nella guerra di Spagna per Palumbo (L’ultimo treno).
    Morozzi ha fatto con Petrucci e Camuncoli l’ottimo Il Vangelo del Coyote e sta concludendo, sempre con Petrucci, una serie in tre albi chiamata FactorY.
    Se lo sono dimenticati tutti, ma l’ispettore Coliandro di Lucarelli era nato come una serie a fumetti scritta per Onofrio Catacchio.
    Altri esempi ci sono nei due oscar mondadori Alta Criminalità (che contiene l’adattamento di Arrivederci amore, ciao, sempre di Carlotto – che però in bianco e nero perde molto) e Internationoir.
    Insomma, un po’ di vivacità da questo punto di vista c’è (dieci anni fa Lucarelli scrisse pure un Dylan Dog. Ma stiamo cercando tutti di far finta che non sia mai successo)

  93. Fabrizio Says:

    Scrittori e fumetti: ottima accoppiata. Non sempre, eh. Chè scrivere la narrativa sequenziale è cosa altra dallo scrivere romanzi.
    Ma comunque io apprezzo quando succede e quoto :A e Buoni Presagi.

    @Crawling: sì, è davvero inquietante. Ma non volevo entrare nel merito della linea editoriale di questo tipo di riviste. Io nello spazio che c’è tra Top Girl e Intimità salvo solo Vanity Fair

  94. Lara Manni Says:

    Io manco quella 🙂
    BuoniPresagi, be’, davvero un milione di grazie per la dritta. Non lo sapevo!!! Mi vergogno per l’ignoranza, ma adesso me li procuro tutti.
    E il Dylan di Lucarelli si trova?

  95. buonipresagi Says:

    Il Dylan Dog di Lucarelli è il 153.
    Qui c’è una recensione che dice tutto: http://www.ubcfumetti.com/dd/153_r.htm

  96. Lara Manni Says:

    Grazie Buoni Presagi. Leggo.

  97. cafeine Says:

    @G.L. Bene, se te lo dicono i tarocchi non mi preoccupo. Mi sarei preoccupata se l’avesse detto un esperto del mondo del fumetto. Peccato che quelli la pensino diversamente.
    Ma tu guarda cosa devo sentire!

  98. Lara Manni Says:

    Cafeine, avevo chiesto di moderare i toni, e questo è avvenuto fino ai tuoi nuovi interventi. Mi dispiace: o parli qui come una persona civile, o cancello i commenti. Come ho fatto. Grazie.
    Ps. Ad ogni modo ti ho mandato una mail. Penso che se devi insultarmi tu possa farlo in privato. Non intendo far degenerare la discussione pubblica. Un flame, per la cronaca, è esattamente questo: persone che si insultano.

  99. cafeine Says:

    Tu sei IRRITATA, Lara? Ed io allora? Questo sarà anche il tuo blog, ma ho tutti i diritti di IRRITARMI anch’io, così come tu ti sei sentita in diritto di “citarmi”.

    E la cosa peggiore è che tu non mi hai aggredita per qualcosa che ho detto!

    Hai letto 3 parole di commento su Gamberi Fantasy, sei andata a impicciarti del mio profilo, hai letto REDWHALE ed hai tratto le tue INCONSISTENTI conclusioni su di me.

    Mi hai sbattuta qua chiamandomi addirittura PURISTA DEL FUMETTO ITALIANO!!! Ma dove? Ma quando?

    Mi sembra di aver chiarito l’equivoco, se vogliamo chiamarlo così, anche se Crawling Chaos ha capito molto bene il fraintendimento (il che dimostra che è alla portata della mente umana).

    Tu non hai capito niente. E certo, è una pacchia acchiappare una che disegna topi e additarla come QUELLA CHE JE PIACCIONO LE FATINE ITAJANE E NUN JE PIACE ER MANGA, AHO!

    E vai oltre!!! Addirittura sono una che si vende, dato che cedo all’orrendo compromesso di disegnare roba di scarsa qualità per denaro!

    Beh, questo dimostra quanto tu non ne sappia niente in materia. Il punto fermo O FACCIO ROBA BELLA O NON LAVORO appartiene al mondo dei sogni. Tutti i più bravi disegnatori hanno iniziato dalla gavetta. Ti fai un culo così per due soldi, a ritmi serrati e con un sacco di gente che ti rompe le palle. Però impari. Impari a rispettare le scadenze, a lavorare sotto pressione, a disegnare roba che mai e poi ti sarebbe venuta in mente. Impari e migliori. E cresci.

    Non tollero che qualcuno venga a sputare sentenze su un mestiere e su un mondo che conosce solo dall’esterno. Io ci sto dentro, conosco i più bravi e so come funziona. TU NO.

    Per favore, dunque, basta battere e ribattere sul discorso delle Pixie. Lo so che ti piace tanto l’idea che io abbia in camera i poster delle Winx, ma purtroppo devo deluderti. Ti ho già spiegato che io ho illustrato un libro per bambine della serie di Stilton. Sono TOPI.

    I miei progetti personali sono ben diversi.

    UUUUUFF. Spero che il discorso sia chiaro, perchè non saprei tradurlo in termini più semplici. Oltretutto è ridicolo che io debba star qui a giustificarmi per cose che non ho mai detto. Ma vabbè, ci hai provato. La disegnatrice di Pixie che si permette di paragonare il ciarpame giapponese con l’arte italiana era una preda succosa, hai ragione.
    Peccato che quella persona non sia io.

    Io ho il mio gusto.

    A 16 anni mi piaceva la stessa roba che piace a voi. Adesso non ci trovo più nulla e guardo altrove, ad altri livelli. Sono ancora in grado di riconoscere delle belle storie, per questo ho citato Miyazaki. Posso aggiungere anche Ryoko Ikeda: non sa disegnare, ma la Finestra di Orfeo è un autentico romanzo.
    Ripenso con piacere a RG VEDA delle Clamp, e non mi dispiace la prima serie di Lodoss War. I bellissimi fondali di Final Fantasy sono per me un’eterna fonte di ispirazione. C’è del buono ovunque.

    Quello che non sopporto è l’infiltrazione di personaggi e stereotipi del fantastico giapponese più becero nella letteratura occidentale. Inuyasha per me è l’emblema di quanto di peggio possa produrre la matita ( e la fantasia) di un giapponese. Non mi piaceva da piccola, figuriamoci adesso, Figuriamoci se a 32 anni potrò mettermi a fantasticare di storie d’amore con un personaggio di quella saga. Lo dico e lo ripeto: ho superato quella fase. Magari qualcosa mi è rimasto dentro, sono d’accordo sulla teoria dei tasselli. Ad esempio, ho ancora difficoltà a disegnare i nasi.

  100. cafeine Says:

    Ah, riguardo le fantasie erotiche sui demoni: in merito a questa questione, nessuno può togliermi dalla testa che l’input a scrivere una fan fiction sui personaggi più cattivi e bistrattati sia quello. Per l’appunto, in questo momento ho preso la prima fan fiction su Sesshomaru che ho trovato, e le prime 4 righe lo fotografano già sudato e ansimante.

  101. Lara Manni Says:

    Per l’ultima volta, davvero: poi, se hai voglia, riparliamo di fumetti italiani e quant’altro.
    Cafeine, io non ho dedicato il post “a te”. Diciamo che sei stata lo spunto dopo una serie infinita di discussioni che, con toni più o meno sfumati, ho fatto con altre persone che attaccavano la produzione manga. Chiarendo solo DOPO che parlavano della degenerazione e delle imitazioni, e tra l’altro in alcuni casi attaccavano me perchè avevo scritto un romanzo che di manga parlava.
    Per l’ultima volta: Esbat non nasce come fantasticheria personale. E, credimi, di cuore, neanche molte fan fiction nascono così: lascia stare la prima che trovi, non fare come Federico che prende la prima fic per attaccare tutto il fandom. Per quel che riguarda me, Esbat nasce da una riflessione su quelle fantasticherie, magari: e su come potrebbero evolversi. Pensa, anche se non ti interessa, che oggi pomeriggio discutevo via mail con una lettrice sul concetto di desiderio: lei diceva che è il denaro a muovere il mondo e io mi ostinavo a pensare al desiderio. E pensavo a Elena di Troia, sulle porte Scee, e anche alle adolescenti che sognano su un fumetto. E a tante altre cose. Vabbè, tanto temo che serva a poco.
    Le fan fiction non sono questo, ad ogni modo.
    Se ti ho offeso parlando delle Winx, ti chiedo scusa. La mia reazione, qui come da Gamberetta, nasce dal fatto che in quella sede hai fatto polpettine del “ciarpame giapponese” senza precisare che parlavi degli imitatori. E a questo si unisce il mio disappunto per un certo tipo di prodotti italiani che vanno per la maggiore, come puoi constatare se hai la voglia e la pazienza di leggere la discussione sopra.
    A me i tuoi disegni piacciono, e sono sincera.
    Penso che meriteresti di meglio che disegnare topi, anche se non ho nulla contro Geronimo Stilton.
    Diciamo allora che entrambe abbiamo ragionato per preconcetti, e che non ci siamo capite.
    Ma il problema, temo, resta.
    Quello con cui ho chiuso il post: “non ci fa bene”. Ok?

  102. cafeine Says:

    Ne sto leggendo altre, e pare che Sesshomaru sia il Rocco Siffredi del manga.

  103. Lara Manni Says:

    Ma certo: così come Elle in Death Note, così come Sephiroth in Final Fantasy, così come Virgil in Devil May Cry, Aizen in Bleach e via villaineggiando. E allora?
    E’ esattamente questo che mi ha dato lo spunto.
    Se a te viene solo da sghignazzare, pazienza. Ma basta, per cortesia.

  104. demoniopellegrino Says:

    Cafeine, e’ importante capire quando e’ il momento di tacere, ringraziare e andarsene con stile. L’ultimo intervento di Lara era l’occasione ideale: t’invito a coglierla, da semplice lettore.

    Andare a a scovare storie in cui si parla della lunghezza del pene sel Sig. Sesshomaru nulla toglie e nulla aggiunge alla validita’ della questione. Ma molto toglie alla tua credibilita’…e molto aggiunge alla tua incapacita’ di capire che quando si dice una boiata, e l’interlocutore ci fa capire che e’ disposto a fartela passare, e’ cosa buona e giusta non insistere.

    Saluti

  105. G.L. Says:

    Cafeine: Quella dei Tarocchi era una piccola citazione ad uso e consumo del senso dell’ironia di Lara. Così, giusto per farla sorridere viste le imbecillità che le hai mandato contro.
    Te lo dico meglio: il tuo modo di fare vorrebbe essere “nudo & crudo” ma suona tutto sommato molto simile al “lei non sa chi sono io”. Ecco appunto.
    Meglio?
    Aggiungo, spesso le persone che si esprimono così hanno la tendenza a nascondere gli scheletri propri negli altrui armadi. I nasi non sono un po’ freudiani? e la caffeina non è un ECCITANTE? come vedi a scrivere cazzate siamo buoni tutti (pure io, guarda quante ne invento in due righe), ma a scrivere un libro come Esbat, penso, ti ci vorrà parecchio.

  106. cafeine Says:

    Non ci fa bene schierarci così nettamente da una parte o dall’altra. Mi sono resa conto che oltretutto stiamo parlando da due mondi diversi: io parlo del manga riferendomi soprattutto alla grafica e allo stile, tu chiaramente parli di altri contenuti.
    Questo è tutto un altro discorso. Se riapro Tokyo Babylon, altra opera delle prime Clamp, mi vengono brividi di raccapriccio a guardare anatomie deformi e abnormi, ma la storia è di una profondità toccante.
    Quello contro cui sbraitavo erano le storie inconsistenti accompagnate da disegni agghiaccianti, che ora infestano edicole, fumetterie, fiere.
    E’ questa la robaccia di cui non ne posso più. Quando trovo sul blog di Gamberetta recensioni lunghissime di anime sconosciuti…beh, cerco di immaginarmi con una certa perplessità chi può sprecare tanto tempo per una cosa del genere.
    E mi riferivo anche ai romanzi di Gamberetta.
    Per il resto, non ho letto il tuo libro e non ho nessuna intenzione di criticarlo a prescindere. L’idea di fondo è bizzarra e mi lascia perplessa, ma ho imparato che quel che conta non è il COSA. E’ il COME.
    Riguardo topi e disegni, ti ringrazio. Sono all’inizio della salita e spero di poter fare del mio meglio.

  107. Lara Manni Says:

    Ma ovvio che parlo di contenuti! Io non sono in grado di giudicare un segno se non da lettrice non competente!
    Per dire, Battle Royale ha una storia splendida e, be’, a me i disegni non piacevano molto…Death Note: mi taglierei un braccio per averla scritta io, quella storia, e venderei pure l’anima alla Lamia di Sam Raimi. Ma per chi scrive, temo, il disegno viene un po’ dopo…non troppo dopo, ma è la storia che ti prende e ti fa chiedere “dove mi stai portando?”.

    Adesso voglio leggermi i titoli citati da BuoniPresagi, per capire cosa è venuto fuori da questi matrimoni fra disegnatori e scrittori italiani. Però il fatto che non li conoscessi, oltre alla mia ignoranza, mi fa pensare che un bel po’ di ragione l’hanno-avete- voi che parlate di una situazione critica per gli italiani…

  108. cafeine Says:

    Ma insomma, questa si sta trasformando in una puntata di Uomini e Donne!
    Guarda, Demonio, non sono andata a scovare niente: nella mia immensa pigrizia, ho cliccato sul primo risultato di Google. E non ho digitato “storie erotiche Sesshomaru”. Però cavolo, dopo 3 righe di storia questo è già nudo e sudato! 🙂 Ho letto molte fan fiction e obiettivamente mi sembrano una rivalsa del lettore rispetto a ciò che lo scrittore non mostra. In genere, i giapponesi mostrano questi personaggi bellissimi impegnati ad adorare solo e soltanto la propria katana magica, perciò suppongo che ad un certo punto uno decida di inventarsi da sè i risvolti amorosi. Niente di male, eh.

    @GL: perdonami, non riesco a trovare un senso in quello che dici. Però, come tu stesso affermi, evidentemente un senso non c’è.

  109. Lara Manni Says:

    Non tutte le fan fiction. Ma c’è un post con commenti chilometrici più sotto. Non sono solo una rivalsa, e soprattutto non sono solo fan service erotico: una parte sì, ma davvero non il tutto. Ci sono fic dove non c’è l’ombra di sesso e neanche di amore.

    Detto ciò, e fortemente scossa da Drag me to hell a cui dedicherò un post domani (santi numi, quell’uomo sì che sa fare horror: mi taglierei anche l’altro braccio per una storia così) saluto tutti e vado a dormire.

  110. cafeine Says:

    In Italia la situazione è disastrosa, non critica! O sei Disney, o sei Bonelli, o sei Raibow. Oppure cerchi davvero di mettercela tutta per proporti in Francia, dove l’originalità viene premiata e non appiattita. Ma è arduo.
    Per questo dicevo che è già una vitaccia, quella dell’aspirante disegnatore! Quando ti ritrovi anche crocifisso per quello che sei costretto a fare…beh, un po’ sbrocchi ed è legittimo!

  111. :A: Says:

    Cafeine: in Italia esiste il modo di percorrere la propria strada, e c’è chi tenta di proporre le proprie storie con alcuni editori che pubblicano fumetto “d’autore” (definiamolo così in mancanza di definizioni migliori), come Edizioni BD o Coconino.
    Capisco che i compensi siano bassi(ssimi), ma il concetto è: vuoi che disegnatore/fumettista/ecc. sia il tuo mestiere, o vuoi fare le tue cose?
    E prima che mi si dica che non è una scelta… ricordo che l’alternativa tra le due opzioni non è solo tipica del fumetto: se sei uno sceneggiatore hollywoodiano è molto più facile che ti chiedano di scrivere un sequel, un remake, o l’adattamento di un romanzo o di un fumetto, piuttosto che il tuo personale “spec script” che è progetto della tua vita.

    E poi, esiste sempre “l’opzione metalmeccanico” (http://sraule.splinder.com/post/21078469/Due+parole), che è quella che ho scelto io (anche se faccio l’impiegato): piuttosto che fare fumetti o libri in cui non si crede, e sottopagati, e per non essere costretti a farlo, si può fare semplicemente un altro lavoro. Ma attenzione, NON sto affatto dicendo che sia la scelta migliore (mio es. personale: scrivo di notte e nei weekend, non ho mai tempo libero, sono un vecchio di merda e ormai mi stanco, ecc.), ma è un’alternativa praticabile.

    p.s. ti posso garantire che un sacco di concept per la Francia mi sono stati bocciati perchè “troppo particolari”. Altro che originalità premiata.

  112. :A: Says:

    p.s. per la serie “Scrittori e fumetti”, segnalo “United we stand” di Simone Sarasso e Daniele Rudoni, in uscita per Marsilio. Qui il booktrailer:

  113. Vale Says:

    Il massimo per me sarebbero fumetti che nascono con gli scrittori
    Lara, anche per me. A me – per dire – piacerebbe saper disegnare, almeno on dovrei star dietro a mia sorella (che lavora in uno studio di animazione! Ma non chiedetemi cosa fa, perché non lo so).

  114. cafeine Says:

    :A:

    Eccone un’altro che si permette di darmi consigli di vita!
    Eccone un’altro che è O BIANCO O NERO.
    Io ho scelto la mia strada, e sono disposta a sacrificare i miei capricci d’autore per ora. Mi aspettavo che qualcuno mi avrebbe consigliato di trovarmi un lavoro serio, guarda un po’. Ma io voglio disegnare, e non esistono corsie preferenziali. I più bravi si sono fatti il culo. La Satrapi non sa disegnare, è una narratrice. Io voglio fare del mio meglio sia come narratrice che come disegnatrice. Lavorare su progetti poco entusiasmanti e malpagati è il prezzo da pagare per diventare dei professionisti.
    Riguardo i tuoi progetti, ti assicuro che la definizione “troppo particolare” non è un premio all’originalità, è semplicemente un modo diplomatico per dirti che hai creato qualcosa di contorto e impubblicabile.

  115. :A: Says:

    @Cafeine: l’unico consiglio che mi permetterei di darti (ma sei stata chiara: non ne vuoi) è di leggere con attenzione quello che ho scritto… -.-‘

    Comunque: no, non ho dato consigli. Ho detto solo che ci sono alternative. Se tu hai fatto una scelta va benissimo, ma non è vero che la scelta che hai fatto tu sia l’unica, tutto qui.
    E ho proprio detto che non credo alle posizioni aprioristiche… non capisco l’accusa di “bianco o nero”. Boh.

    Per quanto riguarda il tuo giudizio aprioristico sui miei progetti, mi fa sorridere, dato che non li hai letti. ^^
    Ti rispondo solo dicendo che i miei progetti li stanno pubblicando in Italia, per il momento, sia quelli in prosa (per Mondadori, non per un editorucolo a pagamento) che a fumetti.
    E sono MOLTO particolari. ^^
    In bocca al lupo per i tuoi.

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