Raccolgo le idee perchè non è mica facile parlare di Drag me to hell.
Alla fine ho visto il film di Sam Raimi: e premetto che l’ho visto in streaming, perchè anche in una grande città come Roma adesso lo danno in poche sale, e in molti casi solo di sera, perchè a quanto pare bisogna andarsi per forza a vedere Baaria (è ovunque), e a me i film di Tornatore mi fanno lo stesso effetto degli scrittori che parlano della propria infanzia-adolescenza-giovinezza per cinquecento pagine. Non me ne frega niente: sbaglio e sicuro che mi perdo qualcosa.
Ad ogni modo, ho visto Drag me to hell.
E mi ha colpita al cuore, alla pancia e alla testa.
Primo: fa una paura terribile, e io in genere non ho paura degli horror. Fa paura anche se la materia era già stata trattata da milioni di film e di libri. La storia, in breve, è quella di una ragazza che rifiuta di concedere una proroga a una zingara che sta per essere sfrattata da una banca e della maledizione che colpisce la ragazza medesima. Tempo tre giorni, e una Lamia (che abitualmente è un demone femminile legato alla maternità, ma qui è altra cosa) verrà a trascinarla all’inferno dove “sbranerà” la sua anima per l’eternità tutta. La ragazza cerca di risolvere la faccenda. Punto, mi fermo.
Fa paura, dicevo, pur essendo gli strumenti della paura molto consueti: passi, rumori, vortici d’aria, schiaffi invisibili, ringhi dal nulla, pioggia e saette. Fa paura perchè ti mette davanti la morte nella sua concretezza: corpi morti. Corpi che si corrompono. Corpi che trasudano umori. Corpi che ti aggrediscono e ti baciano orrendamente. Corpi che non puoi distruggere. Insetti. Vermi. Fango.
Fa paura per l’ineluttabilità che ti incalza.
Ma è anche ironico: secondo grado di lettura, che nulla toglie al primo. Nessuna strizzata d’occhio citazionista: o meglio, tutte le strizzate d’occhio che volete, ma il sorrisetto che fai si congela immediatamente.
E poi, la protagonista. Ecco, la bionda bancaria è il personaggio che amo, e che, mi rendo conto, inseguo nelle mie storie. Nè bianca, nè nera. Non è un’eroina: è quel genere di mia coetanea che detesto. Ambiziosa perchè l’orologio ticchetta e tu devi ottenere qualcosa entro un certo tempo per dimostrare al mondo che ci sei. Perfettina: tiene ai suoi vestiti, ai suoi capelli, alla sua linea. Quando la terribile (e meravigliosa) vecchia zingara viene a chiedere la proroga, a mio parere Christine gliela rifiuta non solo perchè così otterrà la promozione a vicedirettrice della banca, schiacciando l’orrido collega. Ma perchè la zingara ha le unghie sporche. Perchè sputa catarro giallastro nel fazzoletto lurido. Perchè ruba le caramelline dalla sua scrivania. Perchè è un relitto umano, vecchio e malato e con un occhio reso cieco dalla cataratta. E lei è giovane, bella, magra.
Magra. Quasi per caso, veniamo a sapere che la signorina Christine Brown è stata una ragazzina grassa. Così grassa che ha vinto un Miss Maialino. Che ha vissuto in una fattoria. Che sua madre è un’alcolista. Non la giustifichiamo, ma il personaggio, da odioso, diviene umano. Molto più vicino di quanto pensassimo all’inizio.
Subito dopo, inizia la persecuzione della Lamia: e a quel punto il terrore di Christine fa emergere ancora un altro aspetto: la sua forza e la sua inteligenza. E siamo quasi interamente dalla sua parte.
Mi tocca fermarmi, altrimenti devo rivelare il finale, e non è possibile.
Quel che voglio dire è che un personaggio vivo, un personaggio ricco di sfumature, di contraddizioni, di debolezze, a mio parere è quel che fa la differenza. Ed ecco che, voilà, un film di genere diventa molto, molto di più.
Inchino. Inchino.
Tag: Drag me to hell
ottobre 2, 2009 alle 8:27 am |
E’ da vedere, insomma, anche se almeno superficialmente (ho visto solo il trailer) mi ha ricordato un pò L’occhio del Male di Bachman/King.
ottobre 2, 2009 alle 8:28 am |
Si! DA VEDERE!
ottobre 2, 2009 alle 8:32 am |
Sebbene io non sia un’amante degli horror (specie quelli degli ultimi tempi) di questo film hanno parlato tutti così bene che mi è venuta la curiosità di andare a vederlo. 🙂
Ho adorato Raimi ne “L’armata delle tenebre”, penso riesca a dare un tocco grottesco ai suoi horror, tanto da sublimare la paura in umorismo…quindi le premesse sono buone. 🙂
ottobre 2, 2009 alle 8:59 am |
Oddio, Baaria, quello sì che è orrore! 😛
Non sbagli, Lara, da (mediocre) studiosa di cinema quale sono, gli autoroni italiani (ah, la querelle!) hanno proprio rotto i cosiddetti.
Anche io voglio vedere Drag me to Hell, guarda tu se non mi toccherà aspettare una seconda visione in qualche salaccia di periferia…
ottobre 2, 2009 alle 9:45 am |
Non c’entro nulla, ma volevo dire ah, allora nonè così solo da me! -.- Nel senso che volevo andare a vedere Drag me to Hell da quando ne avevo letto la prima volta su Best Movie, e al cinema di casa mia quanto l’hanno tenuto? manco una settimana, per mettere non so che robo di poliziotti che ora c’è da due settimane minimo.
=________________= (non oso pensare a Baaria, che mi fa orrore solo a vedere il trailer con la musichina melensa °_°).
Adesso ci sarà da vederlo in dvd o a qualche altro cinema ancora più in ritardo del mio delle cittadine vicine, yeah 😀
ottobre 2, 2009 alle 10:42 am |
Il fatto è che non ce l’ho con Baaria in particolare, ma con le sale cinematografiche. Gli horror stanno su due settimane, se va bene: capisco che ci siano molti horror che meritano anche meno di ciò. Ma non Raimi! Non questo Raimi, in particolare, almeno.
Adesso devo ripescare the Orphanage, che mi dicono bello.
ottobre 2, 2009 alle 11:04 am |
non posso farcela proprio non posso. L’horror è oltre le mie capacità.
ottobre 2, 2009 alle 12:05 PM |
Ma come, Eleas? Mi dai un colpo al cuore di questo tipo? 😦
ottobre 2, 2009 alle 12:05 PM |
Sul cinema italiano: riflettiamo un attimo. Piu’ fai film del menga, piu’ vieni osannato in Italia, mentre se fai film di successo internazionale, devi morire. Chi e’ l’unico regista italiano attuale che ha fatto film di successo a Hollywood (va bene, saltera’ su quello che dice che Holliwood e’ il male e sono meglio i film afgani con i lama che mugolano, ma facciamo finta di essere tutti intelligenti)? Muccino. Bene, In Italia di Muccino si dice tutto il male possibile. Anche dopo the Pursuit of Happiness e Seven pounds. Ma Tornatore, signora mia…e Ozpetek, ah, capolavori! E se non ti piacciono sei un mentecatto. Un po’ come se non ti piace Svevo o quel mentecatto di Pamuk.
Tornando a bomba sull’argomento: immaginati un film con una zingara cattiva fatto in Europa. il regista probabilmente sarebbe marchiato come fascista, leghista, razzista della peggior specie.
Ah.
ottobre 2, 2009 alle 12:16 PM |
E’ che a me non piace quel genere di film: sono una pessima spettatrice, Demonio. 🙂
Alla gitana ho pensato anche io. Però…in realtà finisci per amarla. per me è stato così almeno.
(“Tu. Hai. Umiliato. Me???”)
ottobre 2, 2009 alle 12:20 PM |
Demonio, vabbè, a me Tornatore e Ozpetek non piacciono, come non mi piace muccino. E come del resto non mi piace – cheneso – Soderberg…
ottobre 2, 2009 alle 12:49 PM |
No, ferma Vale: trovami una recensione di giornale (che non sia Libero) negativa nei confronti dei film fotocopia di Ozpetek. Se la trovi ti pago una cena. mentre a Muccino si da’ dello scalzacane un giorno si’ e l’altro pure. Con un’arroganza pari solo alla foga con cui si lodano le doti artistiche (?) della bellucci. E mi fa tutto molto ridere.
Lara: in Europa stai tranquilla che il Parlamento Europeo avrebbe votato una mozione contro Sam Raimi per l’immagine distorta della zingara come stregona malefica. Fidati: conosco i meccanismi.
ottobre 2, 2009 alle 1:12 PM |
Ah, bè, i giornali.
Hai ragione su questo.
(le doti di chei? La bellucci? La stessa che io chiamo quatro di manzo del mio ex macellaio?)
ottobre 2, 2009 alle 1:12 PM |
(stupida tastiera refusatrice!)
ottobre 2, 2009 alle 1:15 PM |
Un film divertentissimo, soprattutto la scena in auto e nella tomba mi hanno fatto quasi ribaltare dalle risate 🙂
ottobre 2, 2009 alle 1:17 PM |
Ah… Demonio, a me questo non fa per niente ridere. Sapessi come mi fanno inca****e certe recensioni dei cosiddetti esperti di cinema, chesso, la tornabuoni, magari. (sì, vabbè, esperta…)
ottobre 2, 2009 alle 2:02 PM |
Val, vedi che geniazzo il nostro. A me quella tomba ha affascinato totalmente: pensavo, ma guarda, usa tonnellate di stereotipi e riesce a farmici credere!!!!!
ottobre 2, 2009 alle 2:19 PM |
larè: io proprio me la faccio sotto che ce posso fa??? l’horror cinematografico non fa per me.
Ti lancio una stoccatina… critichi gli autori che parlano della proprio infanzia adolescenza eccetera… ma il tuo amichetto King cosa fa? Di chi parla quando in IT ci stanno in mezzo ragazzini? In quanti suoi libri sembra che sia lui il protagonista?
ottobre 2, 2009 alle 2:22 PM |
AHHHHHHHH, ma King è diverso.
Nel senso: tutti gli scriventi attingono alla propria vita e a quelle degli altri. Il problema è come le usano. E’ ovvio che de te fabula narratur: ma tu non devi accorgertene. 🙂
ottobre 2, 2009 alle 2:25 PM |
eh ma nel caso di stefano re io me ne sono accorto dopo tre secondi quindi o sono GNEGNO io o…? 😉
ottobre 2, 2009 alle 2:30 PM |
E’ una tua lettura, però: It, o Stand by me, non sono in nessun modo riconducibili all’autobiografia. Sono storie dove dentro appare il bambino che probabilmente King è stato: ma non sono “ricordo bene quando mi è caduto il primo dente da latte” 🙂
ottobre 2, 2009 alle 2:33 PM |
no beh lungi da me asserire che siano episodi della sua vita, ma piuttosto come lui ricorda la sua infanzia
ottobre 2, 2009 alle 2:36 PM |
O quella di qualcun altro…
ottobre 2, 2009 alle 2:42 PM |
si per carità tutto può essere ma di solito scrivi di te. Perché sei la persona che conosci meglio e che meglio puoi descrivere. Come quando giochi in gdr. I primi personaggi sono una tua trasposizione, sempre. Per quello il mio maestro mi cazziava sempre!!!
Comunque Stand by me è quella dei ragazzini uno dei quali a un certo punto racconta la storia di un ciccione che si abboffa di torte vero? La scena del film è una di quelle che mi facevano schiantare dal ridere. Era un film che aveva un nonsocchè.
ottobre 2, 2009 alle 2:44 PM |
Comincia da quel che conosci, dice King in Duma Key. Ma certo. Di te e di quel che ti sta intorno: ma, almeno per me, devi nasconderlo in una storia. Gli scrittori che non amo sono quelli – e ce ne sono taaanti – che raccontano della propria infanzia, adolescenza, primo amore, prima scopata, prima sigaretta, prima minestra cucinata nella prima casa in affitto, prima…
(vado avanti?)
ottobre 2, 2009 alle 2:48 PM |
nono sei stata chiara non piace nemmeno a me a quel punto scivi una biografia non un romanzo sebbene ci siano notevoli eccezioni (ad esempio a un cerbiatto somiglia il mio amore, meraviglioso)
ottobre 2, 2009 alle 2:50 PM |
Quello mi manca: devo procurarmelo, in effetti…
ottobre 2, 2009 alle 2:53 PM |
merita, io lo sto leggendo ed è davvero bello appena lo termino lo recensisco sul mio bloggolo.
ottobre 2, 2009 alle 6:00 PM |
Mi fa piacere vedere che è piaciuto. Da fanboy bimbominkia di Raimi non posso che sventolare i vessilli di Sam. La mia scena preferita è quella del gatto a casa della madre del ragazzo (e ovviamente il crescendo finale), il crescere dell’isteria e il senso di colpa.
Parlando di film italiani, avrei una piccola proposta di visione (che ricade anche del genere fan fiction:
http://www.mgs-philanthropy.net/eng/index.html
È uscito l’altro giorno, l’accento inglese del protagonista è più che buono e il plot è piacevole (è solo la parte 1 di un progetto più ampio, quindi ha una conclusione ma non definitiva). C’è molto telone verde, ma la fotografia (anche se un po’ smarmellata nelle luci) è molto bella. Il migliore progetto amatoriale che abbia visto dai tempi di Star Wars Dark Resurrection. Azione, avventura, un bel po’ di combattimenti, MGS e passione… e da la cacca a molti grandi film italiani commerciali (non a Sorrentino e a Romanzo Criminale, ovviamente 😉 )
ottobre 2, 2009 alle 6:50 PM |
Ma grazie Uriele: me lo guardo molto volentieri.
La mia scena preferita è…ehm…il finale.
E naturalmente la scena della maledizione!
ottobre 3, 2009 alle 12:01 am |
il brutto è che di quella scena non si può parlare, mentre parlando del gatto si rovina poco. Quando parlo del crescendo intendo tutto quello che succede dall’ “inondazione notturna” al finale (sto volontariamento sviando chi non ha visto il film, ma penso tu abbia capito cosa intendo per inondazione)
ottobre 3, 2009 alle 9:30 am |
Capito molto bene.
E’ da applausi 🙂
ottobre 3, 2009 alle 10:55 am |
Cara Lara, sei invitata alla Ghost House Pictures 😉
ottobre 3, 2009 alle 12:53 PM |
Perchè una Lamia sbranerà la mia anima, suppongo. Dico le mie preghierine e arrivo.
ottobre 3, 2009 alle 2:03 PM |
Certo che è da vedere, tutto ciò che esce dalla mente di Raimi (specialmente l’horror) è da vedere XD tu DEVI vederti la serie di Evil Dead, che è CULT della massima leva XD
The Orphanage io l’ho visto, ed è carino…poi me la sono fatta addosso in UNA scena, e per me che ormai ho visto tanti horror è tanto, specialmente con quelli moderni u_u
L’ultimo che ho visto mi è piaciuto solo perché era in 3D e mi stavo strozzando dal ridere con i popcorn 😀