La ghost story è più cupa che mai, e questo va molto bene. Se dovessero andare bene anche i progetti in corso, potrebbe accadere che in questo 2010 escano tre miei racconti in altrettante antologie. Ma incrociare le dita è d’obbligo.
Poi ci sono alcuni ragionamenti che sto facendo per quanto riguarda le storie lunghe, ma è ancora prematuro parlarne.
Diciamo che ho preso l’intervista a Valerio Evangelisti uscita su Fantasy Magazine come uno spunto e un segnale.
A proposito, da incorniciare questa frase:
Le classificazioni sono un tema che non può riguardarmi. Le lascio ad altri. Spesso obbediscono a ragioni pratiche: dove collocare un volume in una libreria. Quanto a me, scrivo storie che mi piacciono — sperando che piacciano anche ad altri — senza preoccuparmi troppo della loro etichetta futura.
Tag: Valerio Evangelisti
gennaio 11, 2010 alle 10:02 am |
Completamente d’accordo.
Odio le classificazioni, odio, odio, odio.
Che poi, ce ne sarà davevro bisogno? Per quanto mi riguarda, no.
🙂
gennaio 11, 2010 alle 10:36 am |
conosco poco evangelisti e però mi viene da un lato da concordare, nel senso che è giusto che uno scrittore non si preoccupi di classificare quello che scrive, in quanto scrivere è una necessità per lui e lo fa in base a questa necessità.
E però siamo dannatamente figli di Aristotele l’incasellatore folle, ergo è difficile per noi staccarci dal concetto medesimo di classificazione. Lo abbiamo nel DNA culturale di occidentali. Ci deriva da 2500 anni di storia e filosofia
gennaio 11, 2010 alle 5:34 PM |
Neanch’io amo le classificazioni. Soprattutto quando sono usate per stabilire cosa è letteratura e cosa no, e parlare di “romanzi di genere” con disprezzo neanche molto celato.
gennaio 12, 2010 alle 9:21 am |
Eleas, DEVI leggere Evangelisti 🙂
gennaio 12, 2010 alle 9:59 PM |
laruccia prometto che leggerò il valerio appena pottibbile adesso ho troppi libri in coda di lettura ho lo spooler intoppato. 😉