Torno sugli acchiappapolli perchè mi rendo conto che c’è parecchia disinformazione sulla questione. Uno degli argomenti che vengono citati a favore della pubblicazione a pagamento è “se pubblico in rete mi fregano l’idea”.
Bene, giova ricordare che esiste una faccenduola nominata creative commons: trovate un bel ripasso sul sito. E funzionano: nel senso che se qualcuno davvero dovesse appropriarsi di un vostro testo, potete usare le famigerate vie legali esattamente come se il plagio fosse avvenuto da carta a carta.
Per dire, ha scelto di pubblicare sul web anche Silvana De Mari dopo la rottura con Salani (GL racconta in modo assolutamente condivisibile tutta la faccenda): non parliamo di una signora spuntata sotto un fungo, ma di una delle più vendute autrici italiane di fantastico.
Per dire ancora, ha usato NON gli editori a pagamento ma il self publishing uno scrittore famosissimo come Giuseppe Genna.
Bella forza, dirà qualcuno, ma lui è uno già pubblicato, ma anche la De Mari è una già pubblicata: e io che ho il mio romanzo nel cassettino? E tu insisti, rispondo. Non c’è nessuna altra via: anche perchè il web costituisce un titolo sicuramente più autorevole di un acchiappapolli. Mettetevelo in testa.
A proposito di web: il Duca ha ideato un concorso per racconti steampunk. Per chi vuole divertirsi, qui ci sono tutti i dettagli.
Tag: Duca Carranonan, Editoria a pagamento, Giuseppe Genna, GL d'Andrea, Silvana De Mari
marzo 9, 2010 alle 12:04 PM |
A dir la verità il copyright nasce nel momento stesso in cui l’opera viene composta. Il problema sta nel provare di essere stati i primi a scriverla: autospedirsi un pacco tramite raccomandata o una mail con posta certificata è sicurissimo ed economico.
Senza cercare SIAE e corbellerie simili che, parer mio, fanno male alla collettività.
marzo 9, 2010 alle 12:43 PM |
Poi posso, per una volta, parlare da”recensore”? La politica del blog per cui scrivo recensioni è quella di NON CONSIDERARE le edizioni a pagamento. Come lo facciamo noi, così agiscono anche critici ben più quotati di me. Pubblicare a pagamento secondo me è un modo di SEPPELLIRE la propria opera nei magazzini di una qualsiasi casa editrice. Copie del vostro testo che non vedranno mai la luce. Se ciò che cercate è la visibilità allora internet è più conveniente ( e gratuito!) nonostante sia un mare magnum. Poi sono certa che se il lavoro vale, prima o poi qualcuno se ne accorge. Magari non si diventa ricchi e famosi, ma chi lo fa per la ricchezza mi sa che fa prima a cambiare mestiere. 😀
marzo 9, 2010 alle 1:20 PM |
Ho letto le ultime due entry del Blog della De Mari e… niente, sono sconvolto. Scusate l’ OT ma sto cercando di riprendermi con un caffe a ginseng.
marzo 9, 2010 alle 1:47 PM |
Copy? E’ ancora più semplice di così. Prendi la mia roba, il mio racconto, il mio romanzo, pubblichi. Bravo. E adesso il secondo romanzo e il secondo racconto chi lo scrive? 🙂
marzo 9, 2010 alle 1:59 PM |
Ciao,
ho portato la mia testimonianza sul blog di D’Andrea G.L.
Cari aspiranti:
Non fatelo. Non pubblicate a pagamento. è una cazzata. Non esiste nessun complotto giudaico massonico e nessuna casella di posta che inghiotte i manoscritti e li digerisce.
Devono pagare voi per scrivere.
E poi, pubblicare un libro non significa nulla, se non si è scrittori (dentro).
Non è come dire ho l’auto X o Y.
Come suggerisce Lara: insistete.
Scrivete, scrivete, leggete, leggete.
E utilizzate il web, in caso non vogliate fare morire i vostri scritti, il vostro apprendistato. Sopratutto se non siete circondati da persone che vi consigliano o che leggono i vostri scritti, o se siete insicuri.
Non abbiate paura del plagio.
Se non vi fidate: autospeditevi il manoscritto con raccomandata.
Non alimentate queste case editrici.
G.Padrenostro
marzo 9, 2010 alle 3:08 PM |
Io sono d’accordo con GL. Che mi risulti, il plagio di un esordiente è semplicemente una cosa che non esiste (almeno per quanto riguarda la narrativa). E’ molto, molto più comodo ed economico mettere sotto contratto l’esordiente stesso.
marzo 9, 2010 alle 4:06 PM |
Ma chi vuoi che plagi un esordiente, poi 😀
marzo 9, 2010 alle 8:54 PM |
Sinceramente non condivido le ragioni per cui la De Mari ha rotto con la Salani, ma la sua idea di pubblicare online mi sembra sensata.
Cioé che se proprio davvero non ti piace come lavora una casa editrice, tagli. I lettori ti daranno ragione o torto, visto quanto siamo cattivi xD
marzo 10, 2010 alle 9:06 am |
Ci sto ripensando…
marzo 26, 2010 alle 12:16 PM |
[…] EAP ne parlano, questi giorni, Loredana Lipperini, Lara Manni e […]