Concentrare una storia in 420 parole è dura, altro che. Mancano tre carte alla fine delle avventure di Lavinia e mi rendo conto che i colpi di scena dovranno susseguirsi a ritmo serratissimo.
Però è dannatamente utile. Insegna, a proposito di editing, a riconoscere il superfluo e a eliminarlo: possessivi, aggettivi doppi, metafore. Quando servono davvero, li riconosco e li tengo: il più delle volte taglio. Esercizio prezioso, per il presente e per il futuro.
Letture. Ho finito un altro “gotico italiano”, ovvero Sangue del suo sangue di Roberta Borsani. Non se sia davvero un gotico, di certo è stata una lettura che non mi ha lasciata indifferente. Punto di forza: pescare nella tradizione cattolica e nell’iconografia delle sante. Fiocchi di manna, agnelli e gigli a profusione. Bello. Punto di debolezza: l’investigazione con sensitiva non mi convince molto. Ma è trascurabile, direi.
Ora ho iniziato Blood di Anne Rice. Con un po’ di paura. Un po’ tanta.
Tag: Blood+, Lavinia, Sangue del suo sangue
marzo 12, 2010 alle 10:57 am |
Come le drabble… quando ne scrivo una mi rendo conto di quanto certe cose siano inutili, anche se magari sono abituato ad usarle molto.
Gli investigatori sensitivi non ispirano molto neanche a me, ma se il risultato è buono, perché no?
marzo 12, 2010 alle 11:18 am |
Le drabble infatti sono un’ottima scuola per il gioco dell’Oca 🙂
marzo 12, 2010 alle 12:54 PM |
Io in perfiducia ci sono finita per caso, senza nessunissima idea. quindi ho inziato a scrivere lasciando che fossero le carte a guidare il personaggio (unica cosa chiara e definita fin dall’inizio).
E’ una buonissima palestra quel gioco, soprattutto per me che abbondo sempre di aggettivi inutili nella prima stesura di qualunque cosa.
Blood l’ho prenotato in biblioteca, ma sono un tantino scettica. La Rice mi piace ma quando mescola storie diverse a volte crea lavori abbastanza brutti. Io, ad esempio, non ho apprezzato per niente Merrick la strega che di fatto ha a che fare con le Mayfair ma è fuori dalla trilogia.
Devo anche dire che è passato un po’ di tempo dall’ultimo libro della Rice, e forse avrò bisogno di ripassare un po’.
Valuterò come procedere.
marzo 12, 2010 alle 12:56 PM |
è la prima volta che commento…forse sarebbe stato educato, da parte mia, presentarmi prima. Un tempo i lettori erano più educati, vero? Chiedo scusa 🙂
marzo 12, 2010 alle 1:08 PM |
Piacere, Giulia 🙂
Nessun problema! Ho cominciato Blood e qualche problema, al momento, ce l’ho. L’inizio è un monologo di Lestat verso i suoi fan…
marzo 12, 2010 alle 1:37 PM |
Anne Rice NO! °_°
Ma hai visto che si vuole dare agli angeli? Ma quanto è cambiata quella donnina! Io ho da leggere Blackwood farm, c’è speranza? Il libro su Marius mi deluse tantissimo.
Per il resto… l’Oca sta per finire!! °_° Oddio sono in ritardo °_°°_°°_°
marzo 12, 2010 alle 1:42 PM |
Certe cose inaspettate sono utilissime, come i vari giochini che si fanno tra fic writer tipo scrivere drabbles o ficlet; sembrà una sciocchezza e invece quando comincia a capire quanto puoi dire con cento parole non solo dici con meno, ma sai anche sfruttare molto meglio lo spazio quando ce l’hai infinito.
marzo 12, 2010 alle 2:40 PM |
[…] See the original post here: Tre carte e due libri « Laramanni's Weblog […]
marzo 12, 2010 alle 5:21 PM |
Anne Rice: o muore o smette di scrivere.
E se rispettiamo la consecutio temporum ( e sempre che non segua le orme della Bradley, che pubblica più libri da morta di quanti ne smerciava da viva) potremmo finalmente assistere alla fine a questa caduta libera nel più becero Meyerismo ( mi si passi il neologismo).
Dovrebbe iniziare con uno “SPLAT!” il suo prossimo libro…
marzo 12, 2010 alle 6:06 PM |
Io sono molto spaventata dalla Rice. 😦
Lestat che rimprovera i suoi fan perchè lo vogliono cattivo.
Lestat che appare al Papa 😦
Mi consolo con l’Oca, va…
marzo 12, 2010 alle 9:43 PM |
Lestat. Papa.
Lara, perché… ç_ç
Ma dico, perché le scrittrici donne superata una certa età si convertono a dio e smettono di scrivere decentemente?
marzo 13, 2010 alle 8:26 am |
@giulia: e chi sei su perfiducia? XD
@laurie: posso mandare il mio demone dalla Rice per far riscrivere l’ultimo libro se vuoi XD
@lara: è difficile scrivere in quelle poche righe, ma è dannatamente divertente XD
X-Bye
marzo 13, 2010 alle 5:28 PM |
Confesso. Ho lasciato il libro e comprato la Niffeneneger 😦
marzo 24, 2010 alle 11:20 am |
Io prima ero un’amante appassionata della Rice, ma ora è fin troppo evidente la sua discesa, in quanto a storia e stile. Blood non si può leggere: tralasciando scelte alquanto discutibi (e quella di apparire al papa è la più assurda), ma lo stile è… Dire illeggibile è esagerato? No. E’ uno stile confusionario, pedante, spesso inutile, incoerente, fastidioso. Per leggere le prime cento pagine (ho cercato di resistere il più a lungo possibile) ho dovuto far ricorso a tutto il mio affetto per Lestat, che da seducente e ambiguo personaggio, è diventato solo un vanesio con le rotelle un po’ fuori posto.
Purtroppo, neanche l’affetto è bastato.
marzo 24, 2010 alle 12:20 PM |
Erika, è esattamente quel che ho pensato io. Lo stile è sconcertante. Sembra appartenere ad una persona che non ha mai scritto nulla prima di questo momento. Davvero, incomprensibile.
marzo 24, 2010 alle 4:44 PM |
forse la rice è morta davvero ed è stata sostituita, o è morta la sua ghost-writer. (Che in quanto ghost è già non-morta… ma vabbe’).
Lestat che parla col Papa? Uhm. Un giorno proverò a rileggermi intervista col vampiro. La regina dei dannati mi annoiò a morte.
Colgo l’occasione, Lara, per farti pure qui i complimenti per il finale di Lavinia. Ma, ehm, tu sei micidiale nelle vendette come le tue eroine? ^_^
marzo 24, 2010 alle 4:49 PM |
Intervista col vampiro merita, eccome.
Ema, io sono un angelo, scherzi? (grazie!)
marzo 25, 2010 alle 9:47 PM |
Un’intervista a un vero vampiro: già l’idea di partenza di “Intervista col vampiro” era semplicemente irresistibile. Il sogno proibito di ogni giornalista (intervistare qualcuno che non dovrebbe neppure esistere) che si realizza… L’esordio delle “Cronache dei vampiri” era un piccolo gioiello, poi strada facendo forse la Rice si è persa un po’ troppo dietro ai capricci del suo protagonista briccone. Peccato!
marzo 26, 2010 alle 8:57 am |
Magari fosse ancora briccone, Andrea…
marzo 26, 2010 alle 10:18 am |
Ma la madre di Lestat – che mi sembrava un bellissimo personaggio – non ho mai capito perché la Rice (perlomeno nei libri della serie che ho letto) l’ha sempre “sfruttata” così poco… Mah!