La funzione del fantastico stesso è quella di suscitare una reazione, di comunicare oltre il normale modo di comunicare. La letteratura, per comunicare oltre il normale ed il reale, doveva introdurre l’irreale nel reale per sottolineare questo superamento.
Posso dire che desidero con tutto il cuore qualcuno che faccia polpettine del signor Todorov? Che ha i suoi indubbi ed enormi meriti. Ma il suo saggio sulla letteratura fantastica è del 1970. Sono passati quarant’anni. Quaranta. E io ho la sensazione che chi non conosce la narrativa fantastica si rivolga a quel testo come a un’icona inattaccabile e che prescinde da quel che sta accadendo davvero, in Italia e fuori.
Urge nuovo semiologo. Anche non barthesiano. Grazie.
Tag: Todorov
aprile 19, 2010 alle 9:17 am |
Suggerimenti? Soluzioni? Fuori i nomi insomma.
aprile 19, 2010 alle 9:20 am |
Non preoccuparti, sono pronto a scommettere che il 99% dei lettori non sa chi sia Todorov e il 90% non sa cosa sia la semiologia. 😉
aprile 19, 2010 alle 9:25 am |
E’ un problema. Non ho i nomi perchè non frequento abbastanza i semiologi. Mi sto rendendo conto però che non ci si può basare sui sacri testi senza rendersi conto della – perdonate l’ossimoro – realtà del fantastico attuale.
aprile 19, 2010 alle 9:38 am |
Nome “banale”?
Umberto Eco.
Banale è la mia scelta, precisiamo. Eco mi piace tantissimo. Non dimentichiamo che lui scriveva saggi sui fumetti quando i fumetti erano ancora considerata “roba da bambini”…
aprile 19, 2010 alle 9:39 am |
Non sai quanto conosca a memoria Todorov.
Per una cha ha fatto una tesi sperimentale sul genere Fantasy e ha cercato di “ingabbiarlo” in qualche sistema è stato impossibile.
Non esiste NESSUNO che abbia parlato del Fantasy con la realtà negli occhi. Nessuno.
aprile 19, 2010 alle 9:39 am |
Non è affatto banale. Il problema è che occorrerebbe un semiologo che conosca e ami la materia. Specie quel che è avvenuto negli ultimi vent’anni, direi. Perchè se qui stiamo ancora ad analizzare gli inizi del Novecento stiamo freschi. Con tutto il rispetto per il Novecento medesimo.
Superdelly: e il dramma è che per chiunque si occupi di letteratura e NON di fantasy Todorov continua a essere il Verbo.
aprile 19, 2010 alle 9:41 am |
Ovvero: ritieni superate le posizioni di Todorov o senti la necessità di un nuovo, robusto saggio sull’argomento?
Oltre ad un semiologo servirebbe uno strutturalista, credo. Anche se in effetti persino lo strutturalismo è un pò datato.
Ma in ciò che ci hanno lasciato c’è ancora materia di cui a lungo discutere, suvvia…
aprile 19, 2010 alle 9:47 am |
Guarda Alessandro. Robusto o meno, sento l’esigenza di svincolare l’attenzione (o la critica) al fantastico da un testo che è di certo importantissimo, ma altrettanto certamente datato.
aprile 19, 2010 alle 12:15 PM |
Beh, non c’era Gaiman. Non c’era Pratchett.
aprile 19, 2010 alle 12:47 PM |
Todorov (sul cui saggio sul fantastico ho scritto la tesi) è interessante proprio petrchè è così limitato e così ‘settario’. In altre parole è interessante perchè solleva più domande che risposte. Ma sono d’accordo che c’è bisogno di qualcuno di nuovo che cerchi queste risposte, e soprattutto che ponga nuove domande.
Non sono sicuro invece di una cosa: ma a te che scrivi, un semiologo del fantastico a che serve?
aprile 19, 2010 alle 1:00 PM |
A me non serve, infatti, Melmoth. Ma chi scrive ha a che fare con diversi interlocutori che, ahi, usano spesso quei limitatissimi e settarissimi parametri.
aprile 19, 2010 alle 1:19 PM |
E chi se ne… ahem. Peggio per loro.
Rosemary Jackson? Ma il suo saggio è quasi contemporaneo di quello Todoroviano e parla quasi esclusivamente di narrativa gotica. Comunque è buono.
aprile 19, 2010 alle 1:49 PM |
Peggio per loro…e per chi scrive, nel momento in cui, ripeto, devi averci a che fare.
Jackson assolutamente. La Bibbia è Danse Macabre.
aprile 19, 2010 alle 2:22 PM |
cioè serve ai critici di professione, presumo…
Oppure come pura materia di studio e riflessione. Qualcuno per caso ha seguito o segue i corsi di Eco a Bologna?
aprile 19, 2010 alle 3:19 PM |
Allora, per dirla tutta.
Io ho la sensazione che improvvisamente ci stia accorgendo del fantastico italiano, e fin qui niente di nuovo. Ma penso anche che almeno alcuni stiano cercando di normalizzarlo, di renderlo innocuo, inoffensivo, “realistico” e dunque plausibile. E quando devono fare ciò, citano Todorov come il Verbo. Cosa non buona, non giusta e un filino pericolosa.
aprile 19, 2010 alle 10:09 PM |
Alcune riflessioni di Todorov sono ancora attuali. Io avevo letto solo il suo saggio più importante, ma causa tesi ho dovuto recuperare anche altri suoi testi. Diciamo che ci sono delle frasi che, se estrapolate dal contesto, assumono un significato strano. In sostanza, per Todorov, il fantastico esiste finché dura nel lettore lo stato di dubbio, finché permane l’alternativa fra credere o non credere agli avvenimenti descritti. Secondo me è ancora attuale. Certo, da qui a prendere per oro colato ogni sua affermazione ce ne passa. Chi si riduce a questo ha poca conoscenza del genere e dovrebbe solo stare zitto, concordo
aprile 20, 2010 alle 8:10 am |
Il problema, Luca, è che non solo non tacciono, ma fanno. Fanno. Fanno! 🙂
aprile 20, 2010 alle 8:19 am |
Si. In Todorov ci sono molte anomalie. Non solo esclude il ‘fantasy’, ma per esempio, anche autoro come Kafka. Invece è interessante un’altra cosa. Che il nostro parta da una percezione che è intellettuale ed emotiva insieme, quella dell’incertezza epistemologica, e che da quella costruisca le sue categoria (chi ci è dentro e chi è fuori).
Sarebbe interessante spostare l’accento sul Sense of Wonder e vedere cosa succede… By the way, ho finalmente letto per intero la conferenza di Tolkien sulla fiaba. Minchia. Pur con tutti i suoi limiti, eccezzionale…
aprile 20, 2010 alle 8:27 am |
Ci torno oggi, Melmoth. Perchè il rischio – e un giorno vi spiegherò bene perchè – è assolutamente vicino e reale (ah ah, reale…)
aprile 21, 2010 alle 8:20 am |
Riflettevo che è anche una questione di lingua.
Todorov scrive in francese. Quindi non parla di ‘fantastico’ parla di ‘fantastique’. Il quale -anche in ambiengte anglosassone- è un termine che si riferisce a un tipo di racconto, di solito francese, della seconda metà dell’Ottocento (Gautier, Maupassant). Chiarito questo, le posizioni di Todorov risultano meno assolutiste: non sta proprio dando una definizione valida per tutti i tempi e luoghi (anche se è vero che tende alla generalizzazione e all’atteggiamento: questo è il “VERO” fantastico).
aprile 21, 2010 alle 8:40 am |
E questa è un’osservazione saggia, Melmoth. Vediamo cosa ti ispira il Calvino quotidiano 🙂
aprile 21, 2010 alle 8:55 am |
Lo so, sono molto saggio, me lo dicono anche i miei studenti.