La letteratura è sempre fantastica

Guarda guarda cosa ho trovato, inserendo due parole chiave come “realismo” e “fantastico” (ci sto ragionando parecchio, ultimamente). Un’intervista a Giuseppe Genna, che risale a un anno fa (Genna è un autore bravissimo: Assalto a un tempo devastato e vile è un libro che consiglio di cuore).  Leggetela tutta, ma questo è il punto che mi ha suscitato il maggiore entusiasmo:

“Non conosco una scrittura che sia realistica. Faccio un esempio: la vulgata per cui il naturalismo di Zola sarebbe realismo è esilarante – ci troviamo di fronte a un costruttore di miti, che utilizza protocolli desunti dalla sorgente pittura impressionistica, impegna una lingua che permette l’avvento di Céline, e ancora si pensa a una scrittura realistica. Perfino il romanzo primonovecentesco, col suo psicologismo apparentemente mimetico, non desume la propria psicologia da una psicologia reale: la forgia e costruisce l’interiore del mondo borghese. Il realismo oggi sarebbe incarnato da chi? Dal cinismo di Roth che fa ricordare a un morto post-mortem in Everyman? Da Houllebecq che sembra mostrare la possibilità di un’identificazione per mimesi e che termina il suo ultimo romanzo, Piattaforma, con uno strepitoso viaggio di un futuro clone tra umani ridotti a branchi di primati? La letteratura è sempre fantastica”.

Molto, molto bene.

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38 Risposte to “La letteratura è sempre fantastica”

  1. La letteratura è sempre fantastica « Laramanni's Weblog Says:

    […] Continua la lettura con la fonte di questo articolo: La letteratura è sempre fantastica « Laramanni's Weblog […]

  2. Valberici Says:

    Il giorno in cui leggerò che un uomo si rompe una gamba, e urlerò per il dolore, allora, e solo allora, potrò dire di aver letto un libro “realistico”. 😉

  3. Claudia Boscolo Says:

    Ciao Lara, il problema principale secondo che mi sono formata da medievalista e quindi ho con la categoria (non il genere) del fantastico un rapporto quotidiano, risiede nel fatto che la formazione culturale della classe intellettuale di questo paese (e di classe parlo di proposito, sulla scorta delle divisione in classi di ascendenza medievale e non post rinascimentale pre-rivoluzionaria, cioè la dicotomia fra nobile e borghese ma una dicotomia molto più profonda che ha a che vedere con lo svolgimento di un ruolo riconosciuto all’interno di una compagine sociale) è stata appannaggio di un partito che ha fatto delle categorie interpretative marxiste la chiave di lettura della società aspettandosi la massima collaborazione da parte degli intellettuali. Non è un caso che Calvino dopo “Il sentiero” abbia deciso di perseguire una poetica in netto contrasto con le aspettative che si erano create sulla sua scrittura. Ciò che mette in rilievo Genna in questa intervista è applicabile più o meno alla letteratura di tutti i tempi laddove la mimesi non è funzionale a una narrazione dei fatti, cioè quasi mai essendo la resa dei “fatti” null’altro che una narrazione. Questa battaglia che stai combattendo sul tuo blog in favore dell’accettazione del fantastico come genere (se ho capito bene, ma forse mi sbaglio) ha un solo difetto, cioè quello di lasciare intendere che dai effettivamente credito a chi pensa che esistano generi di caratura superiore e generi di livello inferiore, la qual cosa è una baggianata talmente grossolana che mi stupisce gli si dia credito alcuno. Esistono diverse produzioni letterarie per diversi destinatari, in tutte essendo presente l’elemento del fantastico perché non è certo attraverso la soppressione dell’immaginario che si giunge alla creazione artistica. Questa preoccupazione che ti tiene impegnata non prende in considerazione il fatto che i discorsi sulla cosiddetta letterarietà (prodotto sostanzialmente algebrico di una scuola di pensiero che fu grande per altri motivi e non per questo) nascondono in realtà dinamiche accademiche molto più subdole e il tentativo di riportare in auge (direi anche: riesumare) un discorso culturale il cui obiettivo sia quello di imporre nuovamente una falange di intellettuali scelti (una élite) così da ricostruire una sinistra antagonista in questo paese devastato. Come puoi immaginarti, come strategia è fallimentare perché il mercato editoriale è divenuto qualcosa di un po’ più complesso di ciò che era negli anni 50 e 60, e i nuovi media dovrebbero essere utilizzati per fondare IL discorso culturale antagonista invece di essere trattati come manifestazione del male e/o strategia discorsiva di destra. Insomma, se ti può in qualche modo confortare, ti direi di continuare a scrivere e goderti la fetta di mercato che segue il tuo genere, ché tutto il resto passerà alla storia come il tentativo dell’armata bracaleone marxista-leninista (detto che pure su quella interpretazione falsata e strumentale di Marx si potrebbe discutere a lungo) di ricostruire una cultura accademica devastata in primo luogo dalla sinistra.
    Scusa la lunghezza e forse l’oscurità del commento.

  4. Lara Manni Says:

    Claudia, non è oscuro affatto, anche perchè ho toccato con mano altrove di cosa sia capace l’armata di cui parli.
    La battaglia in realtà non è quella di far accettare il fantastico come genere. E’ duplice: da un lato è rivolta a chi legge e scrive fantastico. Perchè mi piacerebbe che fosse chiaro a tutti che il nostro non è un mondo a parte, ma è “dentro”, a pienissimo titolo, nel vasto mondo delle storie. Dall’altro lato, mi piacerebbe che la frangia non in malafede dell’armata stessa si rendesse conto che maneggia il fantastico tutti i giorni quando prende in mano le sudate e sceltisse carte.
    Chiedo troppo, vero? 🙂

  5. Claudia Boscolo Says:

    Ehm, ho paura di sì 🙂
    Soprattutto perché trattasi di impresa donchisciottesca, che nessuno ti impedisce di portare avanti, per carità, purché tu sappia che gli obiettivi tuoi sono quintessenzialmente letterari, quelli degli altri sono invece politici. E quanto più sono fallimentari da una prospettiva più ampiamente culturale (università allo sfascio economico, informazione faziosa nel migliore dei casi, nel peggiore omertosa, grosse difficoltà a gestire la fase redazionale all’interno delle case editrici perché mancano i soldi per pagare editor qualificati, eccetera eccetera), tanto più quella piccola armata si incarognisce nel guardare a vista il sacro temeno della cosiddetta cultura alta (che altro non è che una buona formazione, volendo smontare un po’ anche la mitologia creatasi attorno ai maestri, i cui allievi a quanto mi risulta sono allo stato attuale né più né meno che precari boccheggianti, nel migliore dei casi emigrati verso università estere).

  6. Lara Manni Says:

    Consapevolissima. 🙂
    Però l’incarognimento, oltre alla malafede di cui sopra, è…antistorico? Come si fa a difendere la cultura alta negando che alcuni dei suoi esponenti massimi sono immersi fino alla radice dei capelli in quel “genere” (chiamiamolo così) che viene indicato come basso? Qualsiasi lettore appena avvertito è in grado di smentirli, no?

  7. demetrio Says:

    ci provo. intanto avverto che io una idea di genere diciamo molto “lassa”, penso alla definizione di genere di Maria Corti, cioé che il genere in fin dei conti è solo un “luogo” (una specie di campo ) dove alcuni libri con caratteristiche affini si parlano e dialogano tra di loro.

    cioé si potrebbero pensare anche dei generi molto “extravaganti”, ovvero potremmo definire un genere tutti quei libri il cui protagonisti è “calvo” .

    quindi per fantastico, reale etc etc.. non sono generi o meglio sono catalogati come generi soltanto perché serve metterli in questa casella (che è SEMPRE più casella merceologica che casella letteraria).

    veniamo a noi. io credo che la scrittura sia sempre reale. (non realistica). perché ha a che fare con questo tempo qui, e questi luoghi qui.

    il qui di adesso.

    tutti i processi di racconto di questo reale sono processi di “riduzione”: la vita diventa fatto e il fatto diventa dire.

    ci si può trovare più o meno discorsi sul secondo “diventa” ovvero sul modo in cui un fatto diventa parola e parola scritta.

    il discorso di giuseppe sembra dire che questa riduzione è “legatata” al fantastico, io penso che semplicemente sia un mimesi diversa del reale.

    cioé invece di usare un certo tipo di situazione “narrativa topica” ne utilizza un altra, ma infine il risultato è uno. rendere chi legge più vicino possibile al niccolo del vero.

    mi sembra poi che valberti confonda il reale, con l’effettivo. cioé nessuna forma d’arte, neppure la body art estrema di gina pane &co, provoca dolore o sentimenti affini in chi guarda/legge etc et… l’arte è pur sempre un “medium”. è sempre terza.

    d.

  8. Claudia Boscolo Says:

    Devo dire a onor del vero che fra i ricercatori in letteratura con cui ho avuto modo di avere scambi intellettuali, di rado mi è capitato di incontrare chi negasse rispetto alla propria area di ricerca (che può essere un autore come una corrente letteraria) la presenza di una componente fantastica. Dipende senza dubbio dall’impostazione. Prendiamo Dante, unicamente per motivi di comodità: il grado di realismo nella commedia (analizzato da Auerbach in relazione all’episodio di Paolo e Francesca) non ha impedito allo stesso critico di applicare il sistema interpretativo dell’esegesi biblica medievale secondo cui un livello letterale corrisponde un livello di significato secondo (interpetazione figurale), laddove il livello secondo è da rintracciarsi sulla base di segni presenti nel testo. Lo stesso sistema con altro scopo è applicabile alla letteratura fantastica, dove una seconda lettura che si appoggia ai segni permette di giungere a configurazioni narrative di carattere allegorico o anche metastorico. Naturalmente chi poggia la propria interpretazione del testo rinunciando al livello figurale in favore di una mimesi per così dire “totalitaria” e aderendo al piano letterale del testo non è che sbagli, ma compie un’operazione di tipo diverso. La malafede consiste nel volere imporre un piano interpretativo sull’altro, in ragione del fatto che l’Italia di oggi avrebbe bisogno di realismo (o neo-realismo, o realtà, comunque si voglia chiamare la mimesi). Altro esempio: confinare Petrolio al livello dell’interpretazione letterale del testo non solo significa non capirlo e non capire il suo potenziale come grimaldello per scassare le quattro griglie in cui si è voluto rinchiudere la vis polemica dell’autore, ma non permette neppure di comprendere larga parte della produzione dell’autore, specie quella cinematografica.
    Insomma, si tratterebbe di una questione di approcci, senonché in questo paese tutto deve sempre e per forza ridursi a un rapporto di forze.

  9. Claudia Boscolo Says:

    Demetrio, abbiamo scritto insieme. Ora ti leggo e rispondo.

  10. Claudia Boscolo Says:

    Errata corrige: era l’episodio di Farinata e Cavalcante.

  11. Claudia Boscolo Says:

    Demetrio: sono d’accordo sul fatto che il fantastico da categoria sia divenuto genere in virtù di un’applicabilità di mercato (un po’ come recentemente la forma dell’intrattenimento è stata strumentalmente ridotta a genere per declassare un tipo di produzione letteraria).
    Anche sul processo di riduzione del reale a “racconto” sono d’accordo, Ma mi pare che il cuore della questione sia proprio “come” il fatto diviene racconto. In sostanza, mi sembra che se la scrittura è sempre reale (come lo è la materia per lo scultore) la chiave stia proprio nel come la realtà della scrittura riesca a intervenire sulla rappresentazione del qui e ora. In sostanza, se anche la scrittura è reale, la narrazione che ne scaturisce può
    avvalersi di modalità discorsive che accolgono l’elemento del fantastico come suggerimento interpretativo al lettore.

  12. Lara Manni Says:

    Datemi un po’ di tempo e vi rispondo. Soprattutto sul mercato. Perche’ qui il discorso si fa molto delicato, oltre che complesso.

  13. Melmoth Says:

    E’ interessante questo di scorso del fantastico che da ‘modo’ diventa genere in virtu della sua applicabilita’ al mercato… Non sono sicuro pero che citando Dante o la Bibbia si possa parlare di fantastico nel senso moderno, per la semplice ragione che alcuni se non tutti gli elementi fantastici inseriti da Dante e dai patres biblici erano considerati compatibili al loro concetto di realta’. Parlo da profano, ma mi sembra ricordare che per molti contemporanei di Dante il suo viaggio fosse dato per ‘realmente avvenuto’, nella misura per cui nel medioevo cio’ che accadeva in una visione era altrettanto vero.

    Al contrario fantastico per come lo si intende oggi presuppone proprio l’intenzionalita’ dell’impossibile: da parte dell’autore, e da parte del lettore che sta al gioco sapendo pero bene di che gioco si tratta.

    Comunque, distinguo a parte, resta che la critica italiana e’ incapace di vedere nel fantastico un ‘modo’ per comunicare ansie e desideri concretissimi, in alcuni casi con piu efficacia dei modi realisti. Mi pare che questi sconti parecchie tare della formazione defgli intellettuali nel nostro paese: innanzitutto quelal che la letteratura ‘seria’ sia una denuncia diretta di malesseri sociali se non politici, idea che non trovo solo risibile ma persino dannosa. Il fanatastico dunque sarebeb escluso da questa serieta’ perche’ incapace di timbrare il cartellino della denuncia socio-politica.

    Bene, non e’ dappertutto cosi, vi riporto un caso che mi riguarda. Anni fa mi si chiese di fare una consulenza a una coproduzione estone/finlandese/italiana per adattare un best-seller estone che si chiama Reheppap. Ebbene, io il romanzo non l’ho letto ma il trattamento si e questo e’ quanto: si tratta di una serie di storie incentrate su un villaggio estone del XVII secolo nel cui sono conpresenti Old Nick (il diavolo) La Morte, La Peste, e altre figure allegoriche terrificanti tipiche del medioevo. Orbene, questo romanzo parla di come per sopravvivere nel totale asserviment in cui i baroni tedeschi tengono il paese in scacco, i locali sono costretto a farsi dei piccoli golem con la-iuto del diavolo, accumulando quindi una bancarotta spirituale che non potranno che dilazionare con piccoli trucchi ed espedienti di volta i volta. Ebbene, forse perche l’Estonia ha una ricca tradizione di storie folklorica i milioni di lettori del romanzo lo hanno eletto non solo il libro del secolo, ma lo hanno giudicato come rappresentativo del presente dell’Estonia, che sotto il giogo dell’Europa di indebita sempre di piu e vive di espedienti. Al punto che il nome del protagonista di Reheppap e’ diventato ‘proverbiale’ ed e’ stato usato piu volte in parlamento per attaccare avversari politici accusati di essere ‘schiavi’ dell’ UE.

    Non so quali erano le intenzioni dell’autore, se le sue intenzioni fossero politiche o meno, ma e’ evidente che in un altro contesto culturale il fantastico puo parlare della realta a tutti i livelli, ANCHE quello politico/storico. Detto cio, se la storia non avesse personaggi credibili, una visionarieta narrativa davvero fuori dal comune, tutto questo ‘contenuto’ non sarebbe mai arrivato, ne’ al pubblico ne’ alla critica.

    Per approfondire: /elm.einst.ee/issue/14/rehepapp-beauty-ugliness/

    P.S.
    Il film ha vinto i fondi di Eurimages ma non si e’ mai fatto per ragioni che tutt’ora non mi sono chiare…

  14. Melmoth Says:

    Mi scuso per i refusi e la mancanza di accenti ma sono in un affollatissimo internet point. Vale.

  15. Wu Ming 4 Says:

    O forse le ragioni sono chiarissime: si sono accorti che era un film anti-europeista… 🙂

  16. Wu Ming 4 Says:

    Scusate la battuta. Colpa del caldo, del fatto che oggi cammino con una sola stampella e che ho finito di leggere Esbat.

  17. demonio pellegrino Says:

    Melmoth, mi hai fatto venire molta voglia di leggerlo questo Rehepapp? Sai se esiste in una lingua, diciamo cosi’, piu’ umana dell’estone?

    Wu Ming 4: io ci metterei la mano sul fuoco che il motivo e’ quello che hai detto tu. Ho lavorato 10 anni a BXL. Per una volta, so di cosa parlo.

  18. Melmoth Says:

    Wu Ming 4, l’ho pensato anche io. E in effetti la tua potrebbe non essere solo una battuta.

    Demonio P., non esiste nessuna versione in Italiano, ma dovrebbe esistere una in inglese. Verifico. Ti dirò, se trovo il trattamento in inglese lo rendo disponibile online. La storia era una gran figata e avrei dato un mignolo della mia mano perchè venisse realizzata.

    Tutti gli Estoni con cui ho parlato in vita mia (che poi son pochi) conoscono Reheppap o lo hanno letto. Ricordiamoci anche che non lontano da li’, in Finlandia, un poeta all’inizio del 900 raccoglie quella raccolta epico nazionale meglio nota come Kelevala, che solo fino alla fine del secolo XIX esisteva esclusivamente in forma orale. E il Kelevala è letteratura epica a pieno titolo, si studia a scuola, e i Finlandesi ne parlano con devozione e interesse assolutamente moderno e niente affatto passatista.

    Ecco, se i WM parlano di New (Estonian?) Epic, quella di Reheppap e del Kelevala lo sono nel senso letterale del termine; con la differenza che Reheppap è un romnnzo scritto meno di dieci anni fa in estone moderno, e NON viene dalla tradizione orale, quindi è davvero neo-epico; il Kelevala è epico e basta.

    Lo so, altre culture, altre letterature, ma ogni tanto un po di straniamento nazional-culturale serve per vedere con piu chiarezza da dove si viene e magari anche dove si va.

    Buona serata.

  19. wuming1 Says:

    Se può interessare, otto anni fa usammo proprio (tra gli altri) l’esempio di Elias Lönnrot e del Kalevala per parlare della nostra idea di narrazione:
    http://www.wumingfoundation.com/italiano/outtakes/lonrot.html
    E’ la terza puntata di un trittico di articoli che riprendeva la nostra conferenza/performance al Festivaletteratura di Mantova.
    Fu l’unica volta che partecipammo a quella kermesse. Non ci piacque, lo scrivemmo clarissimo et rotundo, non ci invitarono più. non ci saremmo tornati nemmeno se invitati 🙂

  20. ziadada Says:

    A proposito (si fa per dire, mi scuso in anticipo se troppo OT, ma forse no) “Epica” alle medie non si insegna più?
    Ai miei tempi (anni settanta) era proprio una materia istituzionale, c’era credo in terza proprio un libro di testo a parte, in cui ricordo si leggevano brani del Kalevala, di Gilgamesh, come pure di Beowulf, del Cid Campeador… E’ da molto che mi sembra di notare che al posto di quella lettura sistematica di un certo tipo di produzione letteraria i più giovani abbiano un “buco”…

  21. Lara Manni Says:

    Riflettendoci (e caldo permettendo, e shock per la lettura di Esbat da parte di Wu Ming 4 permettendo), arrivo alla banalità del giorno.
    Quella contrapposizione (mercato versus testo letterario) esisterà sempre, e questo è purtroppo evidente. Esisterà e verrà portata avanti, come leggo altrove, da chi usa i pensatori del passato per descrivere un esistente che quei pensatori non hanno avuto modo di toccare con mano. Non credo che sia cosa onesta citare, che so, Adorno nel contesto attuale. Sarebbe molto più onesto rifarsi a chi nel complesso sistema culturale di oggi è immerso e cerca di decifrarne i segni.
    E’ ovvio che la contrapposizione arte/mercato sarà il tormento di generazioni di scrittori. Meno ovvio cercare, se non di uscirne, di chiarire, appunto, il momento in cui va a ridelinearsi.
    Per quanto riguarda il fantastico, è vero che negli ultimi anni esiste un fortissimo interesse del mercato a pubblicare e anche a pubblicare di tutto. Meno ovvio che esistano libri più complessi che ugualmente aspirano ad arrivare ai lettori e non ad arroccarsi in qualche torre. Mi sembra che proprio Calvino abbia fatto una splendida riflessione sull’Orlando Furioso e su come Ludovico Ariosto avesse in mente, forse per la prima volta, un “pubblico”, e che quel pubblico veniva anche da lui rappresentato. Fare sciò con la manina non risolve.
    Risolve una sola cosa: alzare il livello in primis dei testi narrativi, ma contemporaneamente anche quello dei testi di riflessione sui medesimi.

  22. Lara Manni Says:

    E aggiungo (il caldo fa malissimo). Per alzare il livello di discussione non intendo parlare in critichese. Intendo ragionare sui progetti. E ragionare sulle origini. Se volete, il vecchio da dove veniamo e dove andiamo. Perchè quello che uccide la discussione e la percezione del fantastico italiano è l’asfissia.

  23. Sir Robin Says:

    Infatti Lara,
    mi trovi, come dire, organico :-).
    Penso che le angustie di cui siamo testimoni (e attori) siano il risultato di un confronto con una realtà in rapidissima evoluzione e che richiede una presa d’atto di quali strumenti si hanno a disposizione per la gestione di uno scenario imminente (specie per l’Italia) che, probabilmente, spaventa per la sua complessità. E’ un discorso, quello editoriale, che contiene innumerevoli declinazioni e ognuno si appoggia a ciò che conosce meglio. Comprese le strumentali dinamiche descritte con giudizio da Claudia Boscolo.
    Poi, il mio atteggiamento è orientato ad una fiducia di fondo: questo, credo, è proprio il momento della progettualità. Gli strumenti ci sono ed è sufficiente utilizzarli con intelligenza e misura. E Darwin, hopefully, potrà dire la sua.
    Ciao.

  24. Lara Manni Says:

    Ciao Sir Robin. Sono ottimista anche io, nonostante tutto. 🙂 Anche perchè mi pare che un’affinità di pensiero e intento stia lentamente venendo fuori.

  25. Claudia Boscolo Says:

    @Malmoth
    In risposta alla tua osservazione, volevo solo fare una sintetica distinzione fra una concezione della realtà genericamente medievale e quella dei contemporanei di Dante, che non sono propriamente uomini medievali, nel senso che il Trecento è un secolo dalle caratteristiche molto specifiche e molto distanti da ciò che lo ha preceduto, specie per quanto riguarda i discorsi sulla percezione e sulla rappresentazione della realtà, in particolare nel campo della filosofia politica. Così, affermare che per i contemporanei di Dante il viaggio nell’aldilà fosse percepito come realmente avvenuto equivale a negare che l’uomo del Trecento non fosse in grado di decriptare l’allegoria nascosta nel testo, che invece era consuetudine. Per quanto riguarda l’intenzionalità dell’impossibile, se con ciò intendi l’ucronia, non è che le due concezioni si distanzino poi troppo, pensiamo per esempio alla vicenda rappresentata nella leggenda della Vera Croce, in cui si racconta la storia di un ramo che si fa storia universale e con quello strumento narrativo soprattutto da parte francescana si supera l’avvilimento della sconfitta cristiana ad opera di Saladino. Comunque questa differenza fra il fantastico come categoria e come genere è un discorso molto interessante che andrebbe approfondito, soprattutto alla luce di un discorso più ampio sui generi. La mia posizione su questo argomento è quella espressa da Genna nell’intervista da cui è partito questo thread, ovvero il fantastico è ovunque e quindi trascende il genere, ma come dice giustamente Lara richiamando Ariosto e il suo pubblico, non è per il mercato che si scrive ma per un uditorio che desidera ascoltare storie e riconoscervi istanze proprie. Che poi gli addetti ai lavori scaffalino i libri pensando di facilitare quell’uditorio è problema semmai di una scienza che passa sotto il nome di marketing e non di un ramo delle lettere che passa sotto il nome di critica e teoria della letteratura. Se il problema invece è un po’ più nobile e consiste nel raggiungere i lettori *nonostante* il marketing, allora scomodare Adorno mi pare davvero fuori luogo (ma anche Lucacs. E pure McLuhan a dire il vero, cioè colui che si scomoda sempre quando non si sa nulla di prassi di rete).           
        

  26. Claudia Boscolo Says:

    Equivale a negare che … non fosse in grado…
    Ovviamente c’è una negazione in più 🙂

  27. Melmoth Says:

    C. Boscolo,
    certo, mi rendo conto che nel 1300 parte dei lettori pensasse gia’ a una allegoria, ma resta il fatto che gli eventi e i personaggi descritti da Dante fossero compatibili con la loro concezione del mondo: per cui starei attento a parlare di ‘fantastico’ nella Divina Commedia. Diverso il caso di Ariosto o di Luciano di Samosata, che scrivevano di cose che sapevano impossibili (nel caso di Luciano addirittura dichiarandolo nell’introduzione). Comunque grazie dell’intervento, era molto interessante.

  28. Lara Manni Says:

    Su Ariosto, per esempio, mi incuriosirebbe sapere il parere di Claudia. Perchè Orlando Furioso mette in scena un momento di crisi profonda della Dea. Angelica è tutt’altro che una Dea Bianca. Anzi, spezza il mito dell’amore cavalleresco con il suo rifiuto e la sua fuga. Da quella, conseguente follia, con cui Orlando reagisce al mutamento, quante cose discendono? Mi rendo conto di porre la questione in termini semplicistici, ma a forza di rimuginare sui terreni fondativi del fantastico, non posso non finire in terra ariostesca.

  29. claudiab. Says:

    @Melmoth:
    Grazie del suggerimento, ma mi sa che arriva troppo tardi, figurati che sul fantastico nella Divina Commedia (su Gerione) ci ho addirittura pubblicato un saggio (robaccia accademica introvabile) 😀
    Per quanto riguarda invece la compatibilità dei personaggi descritti in un’opera letteraria con la concezione del mondo di chi legge, a me piacerebbe molto che mi spiegassi in quale modo il fantastico contemporaneo crea personaggi e situazioni incompatibili con la concezione del mondo del lettore di oggi, diversamente da Dante. Se è così, com’è che il fantastico (che io, probabilmente sbagliando, continuo a chiamare ‘fantasy’) oggi ha più lettori di qualsiasi altro genere (detto che sui generi per quanto mi riguarda il discorso è molto più articolato, come ho esplicitato prima)?
    @Lara
    La questione è talmente complessa che a rispondere ci metterei una settimana! Per una riflessione sul ruolo determinante che la figura di Angelica ha nello svolgimento della trama del Furioso e sulle deviazioni verso l’atmosfera fantastica a cui porta la follia di Orlando, ma anche sul ruolo delle Amazzoni sempre nel Furioso, che forse sono ancora più interessanti, ti rimando a chi ne sa più di me, per esempio questo studio critico e la bibliografia che vi troverai:
    http://www.liguori.it/schedanew.asp?isbn=2506

  30. Lara Manni Says:

    Ah, che domanda Claudia. Ci rifletto, e provo ad articolare una risposta. Quanto al link, mi inchino tre volte e vado a leggere.

  31. Melmoth Says:

    @ Claudia, per come la vedo io il fantastico di Dante e’ previsto all’interno dell’ idea-mondo sua e dei suoi contemporanei: in altre parole e’ improbabile, ma pur sempre possibile.

    Nel fantastico moderno, ovvero post-illuminista, ne’ l’autore ne’ il lettore in genere credono all’effettiva realta’ del sovrannaturale o degli elementi cosiderati non omogenei alla loro idea-mondo, quelli che appunto chiamiamo elementi fantastici.

    Tu parli di “compatibilita’ dei personaggi” con l’idea mondo del lettore: ma qui ti posso dire che dipende cosa intendi per compatibile. Ho la sensazione che con esso tu significhi “plausibilita’ emotiva”, qualita’ senza la quale difficilmente un lettore empatizza con un personaggio.

    Facciamo un esempio:> certamente il mostro-clown di IT non e’ plausibile secondo l’idea di mondo che noi occidentali abbiamo delle leggi dell’universo: e infatti buona parte del lavoro di King sta nel rendere questo clown demoniaco emotivamente, caratterialmente e psicologicamente credibile, specialmente nella sua interazione con i personaggi ‘umani’ (male assoluto vs male relativo).

    A mio parere percio’ l’incompatibilita’ con l’idea/mondo di ‘default’ del lettore non ha nulla a che fare con la credibilita’ di situazioni e personaggi romanzeschi i quali devono al contrario essere emotivamente credibili, anzi, lo devono essere ancora di piu che in un romanzo mimetico.

    Ci tenevo a fare questo distinguo perche’ a prescindere dalla grandezza di Dante, quando lui inserisce un elemento ‘allegorico’ ha dei problemi di ordine completamente diversi da quello che puo avere uno scrittore del fantastico moderno, sia Borges o King o chi volete…

    Detto cio’ , puoi consigliarmi/ci un saggio sul ‘fantastico Dantesco’ o al limite su quello Medievale? Quest’anno ho letto un saggio di Le Goff in proposito che era di fatto una raccolta di vecchi articoli e l’ho trovato piuttosto deludente.

    Grazie comunque dell’intervento.

  32. claudiab. Says:

    @Melmoth
    grazie per la spiegazione. Se capisco bene, il “mostruso” – categoria che fa parte del fantastico nel medioevo – nel fantastico contemporaneo si cela dietro un aspetto credibile, come in American Psycho – già citato da Lara precedentemente. In effetti nella rappresentazione medievale del mostruoso e dell’elemento fantastico in genere l’obiettivo è diametralmente opposto, ovvero: i mostri sono rappresentazioni che agendo in maniera simbolica, cioè esercitando un influsso sull’immaginario, aiutano ad esorcizzare una realtà altrimenti inaffrontabile. Pensandoci, le condizioni in cui operano i due tipi di immaginario (quello medievale e quello contemporaneo) sono esattamente ribaltate: il medioevo, un mondo in cui predomina la violenza in ogni sua forma, la malattia è visibile ed esperita nel quotidiano, tutto ciò che per noi è semplicemente inaffrontabile costituiva la pura e semplice esistenza quotidiana all’epoca di Dante – a proposito, sull’argomento c’è un libro bellissimo ma molto vicino alla scuola degli Annales, per cui se non ti è piaciuto Le Goff, è improbabile che questo eserciti alcun fascino: http://www.bol.it/libri/vita-quotidiana-Firenze-tempi/Pierre-Antonetti/ea978881712422/
    Comunque, io rimango più legata a Huizinga, L’autunno del medioevo, che davvero fornisce un quadro storico impressionante della fine di un’epoca.
    Al contrario, il contemporaneo insinua il dubbio (peraltro più che reale) che nella vita asettica e altamente tutelata e organizzata di questa nostra società si annidino pulsioni irrefrenabili e che sotto la scorza umana si nasconda il mostro.

    Per venire alla tua richiesta, sul fantastico in Dante non esiste un singolo volume, ma molti studi sparsi in vari atti di conferenze, lecturae dantis, riviste, ecc.
    Rimane comunque sempre insuperato l’Arturo Graf di “Miti, leggende e superstizioni del Medioevo”, recentemente ristampato: http://www.brunomondadori.com/scheda_opera.php?ID=1906https://laramanni.wordpress.com/2010/07/23/la-letteratura-e-sempre-fantastica/
    Inoltre, consiglierei la lettura di un testo molto interessante, Jurgis Baltrusaitis, “Il Medioevo fantastico”, che guarda al fantastico dal lato dell’iconografia:
    http://www.lafeltrinelli.it/products/9788845909634/Il_Medioevo_fantastico/Jurgis_Baltrusaitis.html
    Anche uno studioso di impostazione crociana come Carlo Grabher aveva dedicato uno studio al mostruoso in Dante:
    “Mostri e simboli dell’Inferno dantesco, in «Annali della facoltà di lettere e filosofia e di magistero dell’Università di Cagliari», XXI, 1953”, come vedi però è roba da topi di biblioteca 😀
    In ogni caso, spero che questa chiacchierata sia stata utile.

    ps piccolissima postilla lievemente OT, visto che la cosa mi sta divertendo:
    il rapporto fra Cristianesimo e Islam ha dato vita a quelle che secondo me sono le punte di diamante del fantastico nel Medioevo. Vale davvero la pena di leggersi di Miguel Asìn Palacios, “Dante e l’Islam”. Buon divertmento! 🙂

  33. Melmoth Says:

    …mmmm molto interessante che per parlare di fantastico medievale tu impieghi la parola ‘mostro’ che per un Bachtiniano come il sottoscritto porta sempre al discorso del grottesco e del carnevalesco. Ottimi i riferimenti bibliografuci, me li spulcero’ con calma quest’estate…

    Sui discorsi del fantastico posso anche dire che i nostri approcci sono diversi perche’ io parlo dal punto di vista dell’autore che letteralmente il fantastico lo incanala nella sua opera, tu da quello dello studioso che analizza l’opera con un approccio letterario e storico. Pero in un certo senso diciamo la stessa cosa, solo da angoli diversi: che il lettore moderno del fantastico vuole la frattura tra l’idea/mondo che lo circonda, l’orrore e l’irrazionale che noi neghiamo> il lettore medievale che di questo orrore e irrazionale e’ circondato li vuole inserire nella sua idea-mondo. O almeno questo ho capito dal tuo/nostro discorso.

    Grazie ancora dello scambio 🙂

  34. claudiab. Says:

    …interessante questo riferimento a Bachtin. Io invece penso alle diverse categorie dell’immaginario medievale, come appunto, il mostruso, il meraviglioso, il gigantesco, il demoniaco, etc, che possono essere incluse in un’unica macro-categoria che è appunto il fantastico, mentre il grottesco nella letteratura medievale porta in una direzione direttamente opposta, che è quella del realismo. Questo per dire che il discorso di Bachtin andava bene forse qualche tempo fa per arrivare a parlare di romanzo borghese, ma per quanto mi riguarda sia la dicotomia fra epica e romanzo che ha tracciato, sia quella particolare concezione di romanzo descritta da lui presenta parecchie lacune che vengono sempre più di frequente messe in risalto in campo critico (all’estero, mica qui, in piena dittatura della critica antagonista sedicente marxista). L’unica cosa su cui concordo è che si tratta di un genere in continua evoluzione, e infatti per realizzare questa continua evoluzione guarda caso il romanzo italiano oggi riscopre un afflato epico e una diversa realizzazione della mimesi. Ma non ti annoio oltre 🙂

  35. Lara Manni Says:

    E chi si annoia? Concordo con Claudia. E mi chiedo quanto utilizzare Bachtin e, aggiungo, Todorov oggi tenga conto di tutto quel che sta avvenendo di nuovo nella narrativa italiana…

  36. claudia b. Says:

    … infatti serve esattamente a non tenerne conto…
    Comunque ho letto il nuovo post, e la questione della paternità la seguirò con molto interesse.

  37. Lara Manni Says:

    E’ in fieri…:)

  38. Melmoth Says:

    Certo, Bachtin è datato se si considerano le coordinate generali con cui inquadra l’evolzuione del romanzo da una parte e dellàepica ; ma io parlavo del Carnevalesco, che è solo un piccolo tasselo della sua opera, e che come tale mi interessa molto di piu. In concreto mi ha sempre impressionato il discorso di Bachtin sui corpi in perpetua metamorfosi del carnevale, corpi contaminatim, che gemmano e mutano come le stagioni e gli alberi; e non posso pensare che questo cosmorfismo del corpo, questa perdita continua dell’io, questo metamorfosi dal corpo razionale al corpo irrazionale del ‘mostro’ sia uno dei temi tipicamente fantastici di ieri come di oggi. Ora vado che hanno annunciato il mio volo e ho un aereo da prendere.

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