Il nuovo libro di Philip Pullman si chiama Il buon Gesù e il cattivo Cristo e si occupa, appunto, di Cristo. In modo molto particolare: ovvero, l’Uno sono Due, due gemelli, quanto mai fra loro diversi. Mi colpisce il fatto che molti scrittori si accostino alla religione cattolica (penso a Saramago). Mi colpisce la risposta che Pullman ha dato oggi a Repubblica.
La religione è costantemente al centro dei suoi interessi. Questo non contraddice il suo ateismo dichiarato?
«No! Le grandi domande della vita sono religiose e scientifiche: perché siamo qui? Che c´è al di là di noi? Da dove vengono il bene e il male? In ogni cultura e religione gli interrogativi che si pongono gli esseri umani sono gli stessi, e anch´io, da ateo, non smetto di affrontarli».
Che c’è al di là di noi: il punto, sì, è questo.
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agosto 30, 2010 alle 3:56 PM |
Trovo che Pullman sia uno scrittore meraviglioso. ‘Queste oscure materie’ è stata una sorpresa formidabile e ancora non mi capacito del suo inserimento nel catalogo ‘per ragazzi’.
Attendo l’uscita di questo nuovo libro già da un po’…
Che c’è al di là di noi… troveremo mai una risposta?
agosto 30, 2010 alle 5:38 PM |
Ho trovato più spesso gli atei o gli agnostici ragionare sulle raligione che non coloro che si dichiarano credenti… anche se sospetto sia spesso una facciata, quella di credente.
agosto 30, 2010 alle 5:58 PM |
Probabilmente perchè la fede per i credenti è una questione spirituale, non mentale, e non si lascia ridurre a puro ragionamento.
Gli atei, a cui questa dimensione è negata, vedono l’esperienza religiosa denudata da essa, e quindi come puro e scarno ragionamento. Tale equivoco di fondo è alla radice del vuoto avvitarsi su se stesse delle polemiche che nascono tra credenti ed atei. Danno lo stesso nome a cose completamente diverse.
In sintesi: i credenti non ragionano di relligione perchè per essi la religione è la più perfetta antitesi del ragionamento.
agosto 30, 2010 alle 7:42 PM |
Sono d’accordo con quanto dice Paolo E.
Fabrizio
agosto 31, 2010 alle 7:08 am |
Ho saputo dell’uscita di questo libro qualche giorno fa, e lo leggerò di sicuro. Mi piace come scrive Pullman, e trovo che i suoi ragionamenti siano (di solito) pacati e ben argomentati.
Paolo E., io (ora, non ti so dire se in futuro accadrà qualcosa che turberà il mio equilibrio) mi reputo credente; non per questo ho smesso di ragionare sulla religione. Continuo a pensarci, pensarci e pensarci ancora. Non so, io non lo trovo un argomento statico, del genere “ho raggiunto il punto”. Penso che sia un continuo cammino di crescita.
agosto 31, 2010 alle 7:10 am |
PS. ovviamente lo dico senza alcun intento polemico 😀 E’ solo per far vedere che c’è anche un altro punto di vista, tutto qui 🙂
agosto 31, 2010 alle 8:13 am |
Meno male Camilla, meno male. Per un attimo avevo avuto un brividino…
agosto 31, 2010 alle 8:39 am |
non la vedo una cosa così isolata… beh, forse un po’ sì… ma anch’io sono un credente praticante, eppure le mie riflessioni le faccio continuamente, leggo Saramago e leggo Pullman senza problemi. Credo sia giusto ragionare per capire.
agosto 31, 2010 alle 9:30 am |
Camilla: Nono bhe ci mancherebbe. 🙂
Non sto mica qui a dire che in nome della esperienza spirituale di
debba accettare per oro colato qualunque paradosso.
Intendevo dire che agli atei spesso sembra che i credenti non ragionino
sull’oggetto della loro fede perchè per questi ultimi l’aspetto razionalistico non è l’unico e forse neppure il principale. Esclusività che invvece appartiene agli atei, per i quali la religione è solo filosofia.
Se poi parliamo della fede cristiana, il Cristo ha fatto dello scandalo, del rovesciamento, della rivoluzione l’oggetto della sua missione. Piuttosto difficile quindi dare una unità logica completa e conclusiva al suo messaggio.
E comunque si certo, la fede è un perpetuo cammino ed un continuo misurarsi con se stessi e con Dio.
agosto 31, 2010 alle 12:06 PM |
G.L., non preoccuparti XD Non sono un troll nè una maniaca delle attenzioni nè tutto quel che di male gira per i blog, e non ho intenzione di diventarlo XD Come cerco sempre di far intendere, anche quando commento il tuo blog, mi piace solo conversare e confrontare le mie idee 🙂
Spero davvero che il mio non sembrasse un intervento polemico!
Voce, esattamente quello che intendevo 🙂
Paolo E, capisco perfettamente la tua argomentazione e per la maggior parte, conoscendo e parlando quotidianamente con molti credenti, la condivido 🙂 Grazie per avermi spiegato meglio il tuo pensiero!
agosto 31, 2010 alle 12:22 PM |
Nemmeno la mia era una provocazione.
agosto 31, 2010 alle 1:01 PM |
Pullman l’ho scoperto per caso mentre pulivo nella libreria dove lavoro una volta a settimana.Mi piace parecchio e Queste oscure materie mi ha fatto venir voglia di comprare altri suoi libri.
In quanto miscredente fino al midollo, non credo in divinità e affini,penso che l’Uomo sia un animale mosso perlopiù dai desideri animaleschi appena celati da una patina di civiltà e conformismo, e che l’interrogarsi del nostro ruolo nell’universo non dipenda dalla religione o dalla spiritualità ma dalla consapevolezza di essere molto piccoli in un cosmo molto grande di cui capiamo poco e che ci genera nuove domande ogni poche risposte possibili.
agosto 31, 2010 alle 2:12 PM |
Boscodisera: rispetto la tua opinione ma ti lascio due domande (alle quali se vuoi puoi non rispondere, visto che si andrebbe OT).
Se l’uomo è qualcosa di esclusivamente animalesco, cosa lo rende capace di scelte morali? (Quale che sia la morale alla quale esse rispondono).
Se il nostro interrogarci su di noi stessi discende dalla consapevolezza della nostra piccolezza, perchè allora gli altri animali non lo fanno?
senza stare a fare della filosofia spicciola, a rendere radicalmente diverso l’uomo dagli animali c’è almeno una cosa molto importante, ed è la coscienza di sè.
agosto 31, 2010 alle 3:32 PM |
G.L., l’avevo intuito 🙂
agosto 31, 2010 alle 5:01 PM |
@Paolo:il fatto di avere un cervello più complesso ci rende un po’ più consapevoli,credo,di altri animali,ma questo non significa che Qualcuno ci abbia fatti in questo modo onde poi interrogarsi su di sè e sul mondo che ci circonda.Io non svilisco l’essere umano definendolo un animale,cosa che scientificamente è corretta e non toglie niente al desiderio dell’Uomo di interrogarsi e cercare nella fede,magari,risposte che non trova altrove.Poi,la morale è alquanto elastica:dipende da dove vivi,come cresci e chi ti educa o ti circonda.Non esiste una morale assoluta,ma di comodo o sociale e culturale.L’Uomo ha bisogno degli altri e trova piacere nell’altruismo,checché si creda solitamente il contrario dunque,non ho bisogno di un dio per essere una persona decente,che pensa,si interroga e ama e rispetta gli altri.