Da Nodier a oggi: meditazioni

Su una bancarella, trovo un’antologia di racconti di Charles Nodier. Divoro Smarra ou les Démons de la nuit: se non lo conoscete, procuratevelo, visioni infernali e sontuose garantite. Nodier, peraltro, è lo scrittore che pubblicò un saggio importante, Il fantastico in letteratura, nel 1830.  Spero che si possa rintracciare da qualche parte: in poche parole, il nostro eroe medita su Apuleio e su Dante, nonchè su Perrault, e addirittura mette un fantastico religioso “necessariamente solenne e cupo” e la “fantasia puramente poetica”, madre dei “geni e delle fate”, in opposizione alla letteratura “positiva e di imitazione, che non possiede i germi fecondi e originari di questa tendenza”. Il fantastico, dunque, “procura degli altrove, indica delle vie diverse e suggestive di rivelazione del reale, fornisce una sorta di salvacondotto verso la metafisica”.
E verso il reale: questo – a mio parere – è il passo avanti fatto dal fantastico nel Novecento. Citando per la milionesima volta King, sarebbe bene ricordare una delle sue dichiarazioni più importanti e meno considerate: “Tutto quello che riguarda la nostra personalità e e la nostra interazione con gli altri e con la società in cui viviamo mi interessa molto di più dei mostri e i vampiri e i ghouls e gli spettri”.

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3 Risposte to “Da Nodier a oggi: meditazioni”

  1. Paolo E Says:

    Due affermazioni molto importanti e molto significative, direi.

    Una piatta ed imitativa rappresentazione del reale non può che restare, appunto, una imitazione. Per poter andare oltre occorre rappresentare la realtà con gli strumenti del fantastico, del fiabesco.

    Un bellissimo esempio, secondo me, è “Le città invisibili” di Italo Calvino. Attraverso il favolistico, l’irreale, coglie il germe del paradiso e dell’inferno che si compenetrano nelle nostre città meglio di qualsiasi capolavoro, che so, di Victor Hugo o di Emile Zola.

  2. Melmoth Says:

    Esiste un fantastico, anzi, una letteratura che non guarda all’umano. Riferimenti: il saggio di Houllebeq su Lovecraft. Il quale all’uomo non è interessato, se non alla sua inanità di fronte all’universo. Molto diverso da King ma non meno interessante, direi. In tempi recenti: Thomas Ligotti. Eccellente.

  3. Lara Manni Says:

    Lovecraft e, sì, Ligotti sono però illuminanti per…luce nera, direi. Soprattutto Lovecraft. Ovvero, posano il piede sul territorio tenebroso dell’anima umana.
    Il vecchio Nodier, non a caso, distingueva due tipi di fantastico.
    Ah, Paolo, Le città invisibili sono un mio antico e indimenticato amore.

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