Sto ragionando su questo manifesto. Sì, anche se sono una scrittrice “di genere”, perché il genere non è il recinto in fondo a sinistra dello zoo.
Sto ragionando anche su come conciliare una prima e una terza persona nello stesso romanzo. Fin qui, le due si mostrano i denti, ma non dispero di venirne a capo.
Sto ragionando su “Il passaggio” di Justin Cronin che ho cominciato a leggere.
Prometto che non vi affliggerò con troppi ragionamenti, però, nel futuro prossimo.
Tag: Generazione TQ, Justin Cronin, Lavinia
aprile 20, 2011 alle 2:11 PM |
Deve esserci un morbo contagioso che si manifesta con la volontà di inserire prima e terza persona nello stesso romanzo… se trovi un buon trucco fammi un fischio, sono tutto orecchi! 😉
aprile 20, 2011 alle 2:58 PM |
Riguardo al manifesto, la questione è sicuramente interessante e se avessi la possibilità di partecipare a un seminario sull’argomento ci farei un pensierino, però davanti a domande tipo “può esserci un impegno senza conflitto?” oppure “ha ancora senso produrre cultura?”, mi sento sempre una povera ingenua: non basta raccontare? E perchè no?
Riguardo al concliare prima e seconda persona in un racconto… fa paurissima detta così XD il morbo se c’è non mi ha ancora contagiata…
In bocca al lupo 🙂
aprile 20, 2011 alle 3:29 PM |
Da perfetto ignorante di tecniche narrative, tanto per farmi ridere dietro.
Mantenendo la terza persona, un personaggio comincia a raccontare in flashback. Si fa coincidere l’inizio del suo discorso con la fine del capitolo.
Certo non è semplice perchè bisogna usare la sintassi del discorso diretto, un certo particolare tipo di lessico e di periodare tipico del personaggio ecc. Ma sto insegnando a rubare a casa del ladro, come si suol dire!!!!