“Credo che in ultima analisi tutti siamo soli e che ogni contatto umano, sia pure profondo e duraturo, non sia niente più di una necessaria illusione; ma almeno i sentimenti che definiamo “positivi” e “costruttivi” li considero un tentativo, uno sforzo per realizzare un contatto e stabilire una sorta di comunicazione. I sentimenti di amore e gentilezza, l’inclinazione al prendersi cura e all’empatizzare, sono ciò che conosciamo del mondo della luce. Sono sforzi di collegare e integrare; sono le emozioni che ci uniscono, se non nei fatti, almeno in una confortante illusione che rende il fardello della mortalità un po’ più agevole da portare.
Orrore, terrore, paura, panico: sono le emozioni che fanno nascere la discordia tra di noi, ci escludono dalla folla e ci rendono soli. E’ paradossale che a far questo siano sentimenti ed emozioni che associamo con “l’istinto della folla”, ma nella folla si è soli, ci dicono, è una fratellanza senza amore. Le melodie del racconto dell’orrore sono semplici e rieptitive e sono melodie di spiazzamento e disintegrazione…ma un altro paradosso è che il rituale sbocco di queste emozioni sembra uno stato d’animo più stabile e costruttivo. Chiedete a ogni psicoanalista cosa fanno i suoi pazienti quando sono sdraiati sul divano e gli parlano dei loro sogni e di ciò che li tiene svegli la notte. Cosa vedi quando spegni la luce? chiesero i Beatles; e risposero: non so dirlo, ma so che è mio”.
Stephen King, Danse Macabre
(visto che me lo avete fatto tornare in mente)
giugno 14, 2011 alle 11:19 am |
Se sono stato io a fartelo tornare in mente, ben contento. Ho letto il commento di Elvezio Sciallis ieri e ha ragione quando dice che ci sono saggi più avanti di Danse Macabre. Però resto affezionato al libro, forse perchè non è un vero e proprio saggio ma una biografia con riflessioni sul genere.
giugno 14, 2011 alle 3:42 PM |
Ma infatti…
Io non me la sento di considerarlo un saggio, è carente in troppe cose, ma è ottima autobiografia e anche grande divulgazione popolare, un po’ come Asimov, no, che ti sapeva parlare della tiotimolina risublimata senza farti cadere addormentato, è gran merito ed è una delle sue cose che ha retto alla grande il passare del tempo. Ri-lettura costante, di quando in quando…
giugno 15, 2011 alle 8:56 am |
Vero. E pensa che, a proposito, King detesta Blatty. In Danse Macabre gli riserva una battutaccia fulminante. 🙂
giugno 15, 2011 alle 9:07 am |
Da Danse Macabre: “due romanzi della Scuola del Mattone Senza Umorismo sono Damon di C. Terry Cline, e L’esorcista, di William Peter Blatty. Cline è migliorato, poi, e Blatty ha smesso di scrivere… per sempre, se siamo fortunati.”
🙂
giugno 15, 2011 alle 9:10 am |
E bravo Giobix! 🙂
giugno 15, 2011 alle 4:34 PM |
Lo conoscete il saggio The conspiracy against the human race, di Thomas Ligotti? Una delle analisi più nere e lucide dell’orrore di vivere che io abbia mai letto. Oscuramente illuminante, se mi concedete l’ossimoro. Se non sbaglio dovrebbe circolare ancora gratuitamente su internet…
giugno 15, 2011 alle 6:06 PM |
Confesso di averlo solo sentito nominare: ma adesso faccio un giretto…
giugno 15, 2011 alle 9:41 PM |
Eh Ligotti merita, come saggista, ma soprattutto come scrittore. C’è poco tradotto in Italia, ed anche in US è ancora pubblicato da piccoli editori. Scrive quasi esclusivamente racconti brevi ma usa una lingua eccezionale. E’ l’unico scrittore vivente di horror che conosco che va per l’ ‘horror cosmico’, qualcosa che ricorda Lovecraft ma anche Becket, Kafka, Kubin, Bruno Schulz, Topor…
giugno 16, 2011 alle 6:34 am |
Il saggio è splendido, meglio di molti suoi racconti, imho.
Trovo che sia un autore oggetto di un culto esagerato, bravo eh, anche straordinario a tratti, ma paradossalmente ha lasciato che si pubblicasse troppa roba sua che doveva rimanere nel cassetto o incontrare un editor con il cancellino al titanio, e ci sono volumi (almeno in inglese, non ho avuto occasione di esaminare quanto pubblicato in Italia) troppo indulgenti nei confronti di brani incompleti e in fieri.
Ma ha scritto due o tre perle fra le più nere degli ultimi anni, da leggere.
Un caveat però, il saggio è un testo filosofico e non riguarda granchè storia e analisi di testi letterari del genere, per analisi di questo tipo è meglio appoggiarsi su critici come Joshi…
giugno 16, 2011 alle 8:20 am |
I nomi delle perle, Elvezio?
giugno 16, 2011 alle 8:47 am |
Teatro Grottesco, in primis. Sui testi d’accordo con Elv Sc, infatti la cosa migliore è beccare i suoi ‘best hits’. Il saggio è interessante proprio perchè è una visione completa di che cosa sia l’orrore, nella vita prima che nella letteratura. Tra l’altro parla anche dei nostri Michelstaedter e Pirandello…
giugno 16, 2011 alle 9:01 am |
Segno, eh.
giugno 16, 2011 alle 7:10 PM |
Io ho un debole per The last feast of harlequin, è un racconto contenuto in The shadow at the bottom of the world, (che contiene anche altre perle)…
giugno 17, 2011 alle 9:13 am |
Dimmi che sono reperibili in rete, Elvezio.
giugno 17, 2011 alle 9:54 am |
Se intendi l’acquisto della copia cartacea (io ho quella) beh sì, ovvio, soliti posti (amazon: http://www.amazon.com/Shadow-at-Bottom-World/dp/1593600585 e la casa editrice, Subterranean Press, ma lì mi sembra esaurito) se invece intendi contenuti in download non saprei (avendolo da tempo non ho più cercato info), ottimi punti di partenza sono http://www.ligotti.net/ che ha un forum così maturo da far vergognare nove decimi della rete italica e magari una occhiata qui tanto per farsi una idea: http://books.google.it/books?id=b7MrXWlBKIoC&pg=PA186&lpg=PA186&dq=shadow+at+the+bottom+of+the+world+free&source=bl&ots=jeeR5bpKZ7&sig=WkxhimLqodOz4ev9AZZ1kZtjiDM&hl=it&ei=bSH7TYbWDoah-QbW7Y3nAw&sa=X&oi=book_result&ct=result&resnum=8&ved=0CFoQ6AEwBw#v=onepage&q&f=false (essendo capra in certe cose non ti riduco l’indirizzo, tanto ci vuole un secondo). In genere ligotti.net è buon punto di partenza per scoprire parecchia roba che non arriva qui, ma come ho detto Ligotti è da prendere con molle e pinze, immagina un Lovecraft di cui in vita si pubblicassero anche gli appunti e gli incompleti, c’è da scremare…