Chiacchierando in bacheca

Qualche giorno fa si chiacchierava su Facebook su Fantasy e mercato. Leonardo Jattarelli del Messaggero è intervenuto e ne ha tratto un bell’articolo. Che vi ho copiato. Ecco.

“Più cliccavi, più il botta e risposta su Facebook si arricchiva, si gonfiava di “mi piace” e “condivido”. L’argomento? La crisi del Fantasy letterario, quello che da Il signore degli anelli di Tolkien a Twilight di Stephenie Meyer alla regina Rowling di Harry Potter per entrare infine nei meandri del Gotic, dell’Urban Fantasy, del Paranormal, aveva trasformato fino a qualche anno fa il mercato editoriale in una succursale della scuola per maghetti di Hogwarts. Oggi il trionfo del genere non solo viene messo in discussione, ma si assiste all’accensione di allarmanti spie di saturazione. Siamo entrati nel dibattito su Fb scoprendo che il discorso diventava mano a mano più ampio, fino a far parlare di crisi editoriale tout court legata anche agli ultimi, non edificanti, dati Aie (Associazione Italiana Editori).
A dare il via è la scrittrice Lara Manni (Esbat, Sopdet-La stella della morte) che in questi giorni sta affrontando la questione anche sul suo blog: “La sensazione è che ci sia – spiega – una grossa, grossa crisi. Dovuta non solo alla Crisi con la maiuscola, ma al fatto che negli ultimi due-tre anni si è pubblicato tantissimo per lettori che non ci sono. Fino alla stampa in Italia di Twilight, il genere Fantasy era considerato una supernicchia da tutti. Poi, è accaduta la stessa cosa, l’identico terremoto, provocato da Harry Potter. Si scopre il fantastico e, meraviglia, si scopre che funziona, e che vende. Dunque, si cominciano a pubblicare tutti i testi disponibili. Prima quelli americani, poi quelli italiani. Ma non perché si creda che il genere  abbia una propria forza narrativa, ma solo per il fatto che stravende, subito, ora, di colpo. Contiamo i libri sui vampiri o sugli angeli o sui demoni in circolazione. Non si riesce a stargli dietro. Quanti di questi libri sono buone storie? Pochi, detto con franchezza”.
Ecco il punto, ci inseriamo. Qual è la ragione di questa saturazione?
Risponde lo scrittore Giovanni Arduino (Mai come voi, Chiudimi le labbra): ” Si accorpano titoli young adult di matrice fantastica a urban fantasy maturi e a saghe paranormal romance per adulti, anche hard, senza nessun distinguo, basta che ci sia il vampiro, lo zombie, il lupo mannaro, il fantasma, il demone, la sirena, l’angelo.  Si sta esaurendo in due anni scarsi la produzione (soprattutto) americana di decenni, senza una qualsiasi programmazione”.
Dissente Francesco Falconi (L’ordine dell’Apocalisse, Mad for Madonna) che si inserisce nel dibattito: “Sarei cauto nel parlare di saturazione del genere fantastico. E’ vero, l’effetto Rowling-Tolkien-Me​yer ha puntato i riflettori sul genere, sia a livello cinematografico sia letterario, con il conseguente interesse degli editori nella produzione nostrana. Ma la situazione, nel suo complesso, è rimasta invariata”.
Sul mercato, questa è un’altra accusa da parte degli autori, gli editori buttano qua e là parecchia fanta-spazzatura. La pensa così, ad esempio, lo scrittore Claudio Cordella (L’ultimo rifugio). Dice: “Un po’ credo che sia successa la stessa cosa con i manga, con l’importazione indiscriminata di tutto quello che viene dal mare magnum del Giappone. Il guaio è che se saturi il mercato con la fanta-spazzatura, lo danneggi e perpetui lo stereotipo che non sia vera letteratura o vero fumetto ma appunto robaccia trash. Preoccupante”.
Dunque il problema è molti titoli e poca qualità? “E’ il leit-motiv degli ultimi anni – interviene la scrittrice Stefania Auci (Hidden in the Dark) – lo dico da blogger, da lettrice e da autrice. Ma quando si saturerà il mercato? E perché in Italia gli scrittori di fantastico hanno così tanta difficoltà a farsi accettare? Negli ultimi tempi, la qualità dei testi stranieri è davvero bassa e da noi ci sono case editrici che stanno tentando il passaggio del genere Paranormal romance dall’edicola alla libreria, pur mantenendo formati e prezzi da edicola, ma ovviamente risparmiano sulla qualità. Pessimo editing, refusi a non finire, eppure questi libri vengono venduti. A mio avviso si dovrebbe puntare più sulla qualità che sulla quantità”.
Esiste una difficoltà per l’autore italiano ad imporsi sul mercato? “Conti alla mano, l’autore italiano, soprattutto l’esordiente,  va costruito da zero. Le eccezioni (americane) alla regola si citano appunto perché sonoì  eccezioni. Vedi il caso di Amanda Hocking , la ventiseienne che avrebbe svenduto e-book di media fan fiction come fossero noccioline”.
Un’ultima curiosità. Sono stati citati finora parecchi titoli di autori stranieri, soprattutto inglesi e americani. Ma esiste una vetrina all’estero per i romanzi italiani di questo genere? “Che io sappia, al momento non proprio – precisa Lara Manni – . Ma ad esempio  Wunderkind di GL D’Andrea ha venduto in tantissimi paesi stranieri. E so che anche Chiara Palazzolo è tradotta in Spagna e Germania. Su questo sono fiduciosa. Il mercato straniero è più ampio e, a naso, meno rigido del nostro”.

Il box con l’intervista agli editori:

Loro non sono d’accordo. Gli editori contestano non solo il panico da saturazione degli autori ma anche le preoccupazioni su un mercato in crisi e la difficoltà di inserimento da parte degli scrittori italiani. Ribatte l’editore della Newton Compton, Raffaello Avanzini: “E’ vero che una big come la Meyer ha drogato un po’ il mercato, ma il genere Fantasy continua a vendere e a fare classifica. Tra i primi 10 della hit figurano oggi due libri Fantasy, Angelology e Passion, mentre tra i primi venti se ne contano 5. Le nostre penne? Faccio un esempio: io ho lanciato Federica Bosco che con il suo Innamorata di un angelo ha venduto 60mila copie. Il mercato non decresce – continua Avanzini – e adesso va bene anche il Fantasy storico come La legione occulta dell’Impero romano di Roberto Genovesi, edito proprio dalla Newton Compton”.
Concorda Pamela Ruffo, responsabile della narrativa per ragazzi della Fazi: “In Italia ci sono ancora molti testi da tradurre, soprattutto dall’America, ed è vero che gli autori italiani sono pochi, ma solo se parliamo di saghe Fantasy di grande spessore, altrimenti si può dire che sono spalmati su almeno cinque o sei grandi gruppi editoriali. In Inghilterra esce il triplo dei libri Fantasy – aggiunge Ruffo – ma è inoppugnabile il fatto che da noi la gente legge molto meno”. Quanto alle preoccupazioni degli scrittori, ammette: “Capisco la loro ansia ma le cifre non la giustificano. L’editore Fazi, a parte il grande successo di Twilight, in un anno su 90 libri ha pubblicato 12 titoli Fantasy, ed è un’alta percentuale”.
Riguardo ai maggiori costi richiesti per il lancio di un autore italiano, Avanzini spiega: “Il web ci dà una grossa mano: oggi i lettori sono già informatissimi sulle saghe in uscita e anche sui titoli italiani. Lanciare uno scrittore di casa nostra non ha un costo maggiore ma concordo invece sulla difficoltà di una vetrina nel mercato estero, soprattutto in America e Inghilterra. Qualcosa si muove invece in Spagna, Francia, Germania”. Aggiunge Pamela Ruffo: “In Italia il libro Fantasy guadagna terreno lì dove crea comunity sul web. E succede per la maggior parte dei casi. C’è uno stretto rapporto con il lettore online. Lo scrittore americano arriva in libreria forte di un marketing imbattibile, ma a dire la verità anche la qualità è più alta”.

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40 Risposte to “Chiacchierando in bacheca”

  1. stefania Says:

    le discussioni sulla tua bacheca sono sempre interessanti: mi danno un sacco di spunti di riflessione, mi aiutano a pensare e riconsiderare la scrittura e il mio ruolo di autrice. Grazie a te di esserci e di offrire spunti così interessanti!

  2. Lara Manni Says:

    Ma figurati! Ci sarebbero miliardi di cose da dire su questo argomento. 🙂

  3. Claudio Cordella Says:

    Che dire? Mi complimento con Leonardo Jattarelli per il suo bell’articolo: decisamente esaustivo, bravo! Nonchè con Lara per averlo postato qui. Grazie!
    Claudio

  4. Lara Manni Says:

    Crampo alle mani 🙂
    Aggiungo solo che quello che fa riflettere me è la moltiplicazione del filone presso editori che mai, fin qui, si erano occupati di fantastico. Fazi è stato il primo a pubblicare Meyer, e Salani ha creduto subito in Harry Potter. Molti altri sono venuti dopo: e non sono sicura che tutti abbiano fiducia nel genere.

  5. Articolo Messaggero | Il Sito Ufficiale di Francesco Falconi Says:

    […] firmato Leonardo Jattarelli. Per chi non avesse il giornale sottomano, può leggere il contenuto sul blog di Lara Manni. c’è anche un mio intervento, oltre a quello di autori del […]

  6. Giovanni Arduino Says:

    Maledetto html! 😦 Lara, potresti poi cancellare il commento monco di sopra? Grazie!

    Cara Laura ;), per amore della precisione copioincollo alcune parti dei miei interventi su Facebook.

    Piccolo appunto: i miei vecchi post su FB facevano riferimento soprattutto all’urban fantasy, al paranormal e al young adult (nonché alla confusione che spesso si fa tra queste tre “etichette” e al “saccheggio” talora indiscriminato delle proposte d’oltreoceano), *non* al fantasy in generale (che, come dice giustamente la Ruffo, gode all’estero – Inghilterra e America in primis- di una produzione sterminata). Riguardo al lancio dell’autore italiano, resto della mia idea: rete e social network e blog possono aiutare, ma non sempre.

    Vedi sotto:

    …c’è una grande confusione. Nella corsa al fatturato (comprensibile, inevitabile, ma nei momenti bui davvero frenetica) si accorpano titoli young adult di matrice fantastica a urban fantasy maturi e a saghe paranormal romance per adulti (anche belle zozze) senza nessun distinguo, basta che ci sia il vampiro, lo zombie, il lupo mannaro, il fantasma, il demone, la sirena, l’angelo, un generico mutaforma… e si potrebbe proseguire all’infinito. Si sta esaurendo in due anni scarsi la produzione (soprattutto) americana di decenni, senza una qualsiasi programmazione. Come andrà a finire? Ripeto: non lo so. L’ubriacatura new age di metà Novanta iniziata con La profezia di Celestino e E venne chiamata due cuori non ha prodotto enormi danni, a distanza di tempo. Però qui mi sembra che il troppo stia davvero stroppiando. E poi? Qualche idea ce l’ho, ma per la terza volta ripeto un prudente “non lo so”.

    … E poi, il lancio promozionale è già confezionato: “Kresley Cole ha venduto milioni di copie nel mondo”. Alcuni giornalisti (o, meglio, blogger e compagnia bella) possono cascarci. Alcuni lettori pure, anche se il prodotto è di scarsa qualità. Conti alla mano, l’autore italiano è più costoso. A meno che non abbia un seguito folle sulla rete (e anche qui spesso non basta o significa poco) o sia un genio del self marketing (ne esistono, con i limiti del caso), l’autore italiano -soprattutto se esordiente- va costruito da zero. Le eccezioni (americane) alla regola si citano appunto perché sono tali.

  7. Lara Manni Says:

    Fatto 🙂
    (Laura? Come Laura Palmer?)

    Approfitto. Anche secondo me i blog possono aiutare, ma non necessariamente. Anche perché questo richiede(rebbe) all’autore di saper sempre tessere una rete di relazioni: vedo all’opera alcuni che sono abilissimi in questo, ma non necessariamente i loro testi sono all’altezza della diplomazia mostrata sul web. E questo, a mio parere, non dovrebbe essere demandato all’autore. Che deve soprattutto saper scrivere.

  8. Francesco Falconi Says:

    Anch’io, per dovere di cronaca, riporto tutto il mio intervento:

    Andrei cauto nel parlare di saturazione del genere fantastico. E’ vero, l’effetto Rowling-Paolini-Tolkien-Me​yer ha puntato i riflettori sul genere, sia a livello cinematografico sia letterario, con il conseguente interesse degli editori nella produzione nostrana, dai big dell’editoria alla microeditoria. Ma la situazione, nel suo complesso, è rimasta invariata. In libreria si trovano per lo più le stesse saghe, idem nell’highlight degli store virtuali. E’ un momento di oscillazione del mercato, che in Italia non soffre o non guadagna dall’effetto ebook, a prescindere dal genere fantastico. Genere che, seppur trattato da molti editori come salvagente, raramente trova le competente e il know how per una cura completa, dall’editing alla promozione.

  9. Giovanni Arduino Says:

    Thanx.
    Quoto completamente.
    Ping pong tra FB e blog.
    Laura come Palmer ma anche come Giovanni-che-fa-mille-cose-insieme-e-ha-la-testa-a-zonzo.
    Ah, tra parentesi: sui commenti di Avanzini della Newton non intervengo. Non adesso. Scusami, ma sarebbe davvero lunghiiiiiiiissima.

  10. Francesco Falconi Says:

    “Ma cos’hanno i testi stranieri che gli italiani non hanno?” Tutto e niente. Arriva sozzeria e buoni libri. Libri che vendono e altri che fanno 1/10 degli italiani. Alcuni vivono di eco dall’estero, altri cadono nel dimenticatoio.
    “E’ un problema di qualità o l’attualità a cui si lega inevitabilmente aiuta la scelta del lettore?” concordo con Lara. Il genere fantastico parla di attualità per antonomasia, più del noir. Solo che questo concetto non è chiaro perché, spesso per ignoranza, vige l’equazione: fantastico = fata sfigata + orco cattivo – unicorno zoppo = mago sulla scopa. Servono anni per capirlo e studiarlo, una manciata di secondi per aprire la bocca e giudicarlo. Id est.

  11. Giovanni Arduino Says:

    Incrocio magico di commenti, Francesco.
    Ovviamente, il mio era @Lara.

  12. Lara Manni Says:

    Equazione dopo equazione (per entrambi): il problema non è solo l’unicorno sfigato (sostituibile con angelo con psoriasi). Il problema è l’equivalenza con un target preciso. Uh, quante volte mi sono ripetuta su questo punto?

  13. Giovanni Arduino Says:

    L’editoria è trenta per cento fiuto e settanta per cento culo. Non importa sbagliare nove libri ma azzeccare alla grande il decimo. Il lettore va rispettato se no s’incazza e ti abbandona.
    Considerazioni spicciole di editori che ho avuto la fortuna di conoscere e che purtroppo non ci sono più. Oggi (ma non solo oggi) tutto questo viene interpretato come: andiamo a caccia col mitra e non con la doppietta, sicuramente qualcosa di buono prenderemo. Armi. Bersaglio. Target, per riprendere il tuo post.
    C’è qualcosa di sbagliato in tutto questo? Non lo so. Porterà a qualcosa di buono? Sono pessimista di natura e quindi preferisco non rispondere.

  14. Francesco Falconi Says:

    Yep, ovvio Lara. E’ che nell’immaginario collettivo inculcato dai media vanno di più i vampiri sbrilluccicanti e i dragucci incacchiati, se non i maghetti svolazzanti. Ma resta il concetto. E, purtroppo,il dato di fatto che i libri hanno meno impatto dei film. Anzi, minimo. Cosa triste, e non nuova, che ha contribuito fortemente alla creazione dei pregiudizi verso il genere. E, soprattutto, crea degli argini psicologici, perché poi non si riesce a capire che la letteratura classica (e.g. un Calvino), appartiene anch’essa al genere. Sorvoliamo su Dante, che ci impelaghiamo.

  15. Maurizio Vicedomini Says:

    Mi sembra però che si stia affrontando il problema solo da un punto, cioè cosa gli editori pubblicano. Ma il problema è che quel materiale arriva loro.
    Se gli autori (a cominciare da quelli più affermati, come quelli citati nell’articolo e tanti altri) cominciassero a non scrivere più paranormal romance, di angeli, demoni, vampiri e via dicendo, e iniziassero a lanciare mode, invece di seguirle, forse la soluzione migliorerebbe.
    Sia ben chiaro, la mia non vuole essere una critica a nessuno. Ci sono libri sugli angeli che ho apprezzato, come il Nemesis del su citato Fracesco Falconi, nonostante non sia il mio genere di Fantasy. Il problema è che, anche se il testo è valido, si punta sempre a seguire le mode, in un modo o nell’altro. É innegabile, in fondo, o non si avrebbero tanti libri di questo tipo.

    Io, nel mio piccolo, da “signor nessuno non pubblicato”, scrivo di ciò che invento, che prima susciti sorpresa in me, e poi negli altri. Non mi andrebbe di scrivere un libro e che questo, alla pubblicazione, sia accolto da “ah, un altro libro sugli angeli”. Perché è questo che succede. Ora, nel mio ciclo Fantasy ci sono gli angeli (l’ho cominciato a scrivere nel 2006, quando ancora non c’era la moda), fortunatamente non come “punto focale” del libro, e in un modo che (ancora fortunatamente) non è stato ancora trattato. Ma se io, per onestà intellettuale, dovessi aggiungere nel terzo o nel quarto libro un vampiro, lucifero o Metatron, giusto per citare i più famosi, solo per vendere o per avere più speranze di pubblicare, non lo farei.

    Tutto questo lungo (mi scuso ^^) discorso solo per dire che oltre ai lettori, sono anche gli autori a decidere cosa si vende. Se non si scrivono più romanzi sui vampiri, e gli italiani cominciano ad accendere la fantasia in ogni suo aspetto, potremmo avere un mercato unico e variegato, invidiato anche dagli americani. E invece no. In america esce una moda, e qui tutti a seguirla (tutti per modo di dire, ovviamente). Mi fa un po’ tristezza 🙂

    Ribadisco che la mia non vuole essere una critica a nessuno. Né a Lara Manni, sul cui terreno sto discutendo, né a Francesco Falconi, che conosco telematicamente e stimo, né a nessun altro degli autori citati. La mia vuole essere solo una riflessione, su cosa potrebbe essere. Una sorta di -What If- dell’editoria nostrana.

    Maurizio Vicedomini

  16. Maurizio Vicedomini – Una discussione sul Fantasy italiano (e non solo) Says:

    […] ed editori. Lara Manni ha ricopiato di “sua tastiera” l’articolo sul suo blog, qui. Potrebbe essere interessante partecipare alla discussione, oltre a leggere cosa gli autori del […]

  17. Michele Greco Says:

    Il problema, secondo me, sta nel modo in cui è gestito il fantasy in Italia. Si seguono mode: prima elfi, draghi e maghi e ora vampiri, angeli e licantropi. E questo funziona, vende. Ma le mode finiscono, prima o poi. E dopo il fantasy ritorna nella sua nicchia aspettando la prossima moda dall’estero.
    Ora ci si concentra su autori e romanzi di immediato successo perché di moda, ma senza qualità e senza idee, una volta finita la moda non si vende più.

    L’Italia, al posto che seguire passivamente le mode, dovrebbe iniziare a crearle.
    Ad esempio, le idee sui vampiri “paranormal romance” giravano già da tempo, basti pensare a Il Diario del Vampiro (prima edizione del 1991. Pubblicato in solo Italia nel 2009, a seguito del fenomeno Mayer). La prima a commercializzare quest’idea in forma “young adult” fu Ellen Schriber con “Vampire Kisses”. In seguito arrivò la Meyer. Ma entrambe queste scrittrici non hanno seguito una moda letteraria: semplicemente, basandosi su elementi già esistenti, l’hanno creata. Ovviamente, c’han messo lo zampino anche e soprattutto editori che hanno investito. In Italia si cerca la certezza della moda, al posto che investire su pubblicità, gestione e promozione di un prodotto nuovo.

    Ma poi, che direzione sta prendendo il fantasy nel resto del mondo? Da un lato gira intorno ai soliti cliché del genere, ma dall’altro decisamente no. Sottogeneri come il new weird e lo steamfantasy stanno iniziando a proliferare. In più, la prossima primavera verrà girato il film basato su “La Torre Nera” di Stephen King, romanzo considerato tra gli antesignani del new weird. Non è difficile prevedere che, una volta uscito il film, la produzione new weird estera aumenterà fino a portare la moda in Italia.
    Curiosamente, si preferisce seguire passivamente le mode. Un autore come Miéville, che vende molto ed è chiacchieratissimo all’estero, in Italia è praticamente sconosciuto. Lo pubblicò anni fa la Fanucci con una promozione praticamente nulla, e poi non lo ha più ristampato. Stesso destino è toccato a Swanwick, che però è stato ultimamente ristampato dalla Mondadori come “Urania Millemondi”. E VanderMeer, il vero creatore del new weird? Dovrebbe uscire la traduzione italiana del primo romanzo di Ambegris per…Elara Edizioni. WTF? Un autore di questo calibro pubblicato da una casa editrice minore? Ovviamente venderà pochissimo, dato che avrà una promozione quasi nulla.
    Anche la Swainston all’estero sta vendendo molto. In Italia è sconosciuta. Come al solito, l’Italia è sempre ultima.

    Allora su cosa costruire una nuova moda? Basta fare un giro in rete per scoprirlo. Intanto i lettori del fantastico sono stufi dei soliti cliché.
    Ma così ci si limita solo al genere, e non all’argomento. Che argomenti sono alla moda o stanno per diventarlo?

    Da notare, inoltre, che in Italia si cerca un target di gente che di solito non legge. Questo è molto remunerativo nel breve periodo, ma non le lungo. Come ho già detto, finita la moda, finita la pacchia.

    Non bisogna solo anticipare la moda, ma cercare autori più duraturi. George Martin non mi pare abbia seguito alcuna moda, eppure in Italia vende. Licia Troisi è nata dalla moda del fantasy elfi-draghi-medioevo in stile Paolini, eppure i libri della Troisi vendono molto ancora oggi.
    Martin e la Troisi sono due autori che hanno saputo conquistarsi uno zoccolo duro di fan molto ampio e che, indipendentemente dalla moda del momento, continuano a vendere e forse anche ad ampliare la propria fetta di fan. Quanti autori pubblicati ultimamente sarebbero capaci di far questo? Quasi nessuno, perché quasi tutti brillano di luce riflessa, copiano una moda e basta.
    C’è bisogno del coraggio di andare al di là delle mode momentanee. I soldi che si spendono per promuovere e “costruire da zero” un esordiente che segue la moda e non ah idee proprie, li si dovrebbero spendere per promuovere esordienti in grado di vendere indipendentemente dalla moda del momento.

    Infine, quoto Giovanni Arduino “Conti alla mano, l’autore italiano è più costoso. A meno che non abbia un seguito folle sulla rete (e anche qui spesso non basta o significa poco) o sia un genio del self marketing (ne esistono, con i limiti del caso), l’autore italiano -soprattutto se esordiente- va costruito da zero. Le eccezioni (americane) alla regola si citano appunto perché sono tali.”

    Ps: riguardo alla qualità e agli argomenti del fantasy, la mia ex professoressa di italiano credeva che il fantasy fosse un genere-fuffa sempre scritto con i piedi, limitato ai suoi cliché e dagli argomenti infantili. Be’, le ho fatto leggere “Il Treno degli Dei” di China Miéville e “La Figlia del Drago di Ferro” di Michael Swanwick: si è completamente ricreduta.
    Ennesima dimostrazione che, puntando sulla qualità, si guadagnano più lettori, anche dove sembra impossibile.

  18. Michele Greco Says:

    Maurizio, abbiamo espresso gli stessi concetti xD Ho letto solo ora il tuo commento (mentre scrivevo, ancora non era stato pubblicato).

    Be’, ovviamente ti quoto in toto 🙂

    Dal canto mio, sto lavorando al mio romanzo d’esordio. Cerco di mantenermi a metà fra in nuovo e il vecchio. So che forse non è ancora il momento di essere troppo avanguardista/sperimentale, ma so anche che ripetere i soliti cliché sta uccidendo il fantasy. In medio stat virtus. Cerco soluzioni originali, ma che possano anche essere capite.
    Poi, se volessi essere originale e avanguardista in toto, scrivere bizarro fiction. Invece scrivo un ibrido tra dark fantasy, new weird, fantasy orientale e steampunk con qualche minuscola contaminazione paranormal.
    Spero che, una volta completato, me lo pubblichino.

    Ah, Maurizio, ovviamente mi piacerebbe leggere qualcosa di tuo 😉

  19. Maurizio Vicedomini Says:

    É il problema dello scrivere post lunghissimi come i nostri (il tuo di più O.O)

    É ovvio che un autore esordiente (o speranzoso di tale esordio 😛 ) non possa puntare su un qualcosa di totalmente azzardato e sperimentale, per il semplice fatto che nessuno rischierebbe mai ad investire su un lavoro del genere (di uno sconosciuto).
    Dal canto mio, scrivo fantasy medievale, con alti livelli di contaminazione magica. Ovviamente lo faccio “a modo mio”.

    É per questo che nel mio commento puntavo più sul gioco duro degli autori già affermati, perché loro portano (rispetto a un qualunque Maurizio Vicedomini o Michele Greco) di certo più soldi, e gli editori potrebbero investire su un loro progetto “innovativo” ben più di quanto non farebbero su di noi 😀

    Ps. Ho visto che mi hai aggiunto su FB. Ci becchiamo lì ^^

    Maurizio Vicedomini

  20. Lara Manni Says:

    Non ho mai scritto di elfi, anche se non ho nulla contro i medesimi. Non ho mai scritto di angeli. Ho scritto di youkai, di demoni giapponesi, fra il 2007 e il 2008, prima che altri arrivassero nel terreno: non voglio rivendicare NULLA, sia chiaro. Detesto l’atteggiamento “ehi, c’ero prima io”. 🙂 E’ per rispondere a Maurizio: ho cercato di intrecciare due mondi e due culture nel primo libro, ho cercato di calare due dei medesimi youkai nella storia d’Italia nel secondo, nel terzo cerco di far quadrare il cerchio inserendo un altro tassello.
    Questo, solamente per dire che nel momento in cui ho scritto e concluso la trilogia (che per motivi editoriali esce con un distacco temporale rispetto alla conclusione vera e propria) ho cercato di tenermi fuori da ogni moda possibile.
    Ho detto no alla proposta di scrivere racconti con protagonisti angeli o vampiri. Nè riprenderei,a questo punto, l’ipotesi di un romanzo dove appaiano creature di questo genere.
    Ergo, sono perfettamente d’accordo: bisogna cercare altre strade.
    Per quanto riguarda me, la strada è confondere i generi e non creare la nicchia della nicchia della nicchia. Che può soddisfare una parte dei lettori, peraltro, legittimamente. Forse non soddisfa me: la Torre Nera è uno straordinario esempio dove tutto confluisce. Horror, fantastico, western, storico e – oh oh – mainstream, perchè si inserisce anche, per me, nella tradizione on the road americana.
    Domanda: se fosse stato un autore italiano a concepire una saga di quel tipo, avrebbe trovato ascolto? Io credo di no.
    La vostra rivendicazione è anche la mia: ma quella discussione su Facebook nasceva proprio dal timore di non trovare terreno fertile. E’ difficile che si esca dai binari: è accaduto nel noir, ora accade nel fantastico. Bisogna, semplicemente insistere: e qui esce fuori l’innato e indistruttibile ottimismo Laresco 🙂

  21. Lara Manni Says:

    Ps. Potete continuare anche qui. Porto anche aperitivi freschi 🙂
    Pps. Non c’è solo Mieville a fare denuncia sociale, per esempio. Anche alcuni di noi ci provano. Io, per dire, ci provo. 🙂

  22. Maurizio Vicedomini Says:

    Infatti lodevole il tuo allontanarti dalle mode ^^ come premesso non era un attacco a nessuno in particolare, ma al sistema.

    Mi rendo anche conto che gli editori potrebbero chiudere le porte in faccia ma… Se non lo fate “voi” che avete un nome, chi più chi meno, nel panorama editoriale italiano, chi può farlo? 🙂 Nel mio piccolo lo farò, così come ha scritto Michele, e altri lo faranno. Ma molti (MOLTI) altri no, perché vedono nell’essere uno scrittore il nuovo “calciatore” o “velina”. Dove puoi scrivere di un vampiro gay swarosky (cit.) e diventare ricco. A chi importa che il mercato editoriale italiano sia in un punto morto? a loro no di certo.

    Ne è testimonianza il numero spropositato di romanzi vampireschi/angelici che i blog riportano giorno dopo giorno. É davvero impressionante come tutte le case editrici si rincorrano l’un l’altra per pubblicare le medesime cose.

    Ovvio, ci sono anche i lettori, che sono per la grande maggioranza degli amabili “idioti”, che leggono solo quello che è di moda o che è pubblicato da mondadori (perché? perché è mondadori, che domande).

    E sapete che vi dico? Sarò pessimista, ma ciò che è successo all’ottima Asengard è lo specchio di ciò che è il fantastico in Italia. Ho da poco finito di leggere Il ghigno di Arlecchino, di Barone. Fuori dagli schemi. Ho letto i Prodigium di Falconi, che anche si inserivano in un momento particolare dell’Urban Fantasy in maniera assai innovativa. Devo ancora procurarmi Il sentiero di legno e Sangue di Tarenzi, ma credo che il risultato sarebbe il medesimo. La Asengard aveva rischiato, ha rischiato, pubblicando libri di qualità, fuori dalle mode e dalle richieste di mercato. Fatte per i veri lettor di fantastico.
    E sappiamo tutti com’è andata a finire.

    La faccenda è nera, e servirebbe un totale cambio di mentalità da parte di tutti, lettori, editori e autori. É possibile? si. Probabile? Poco xD

    Ps. Visto che è periodo, io prendo un po’ di anguria 😀

    Maurizio Vicedomini.

  23. Lara Manni Says:

    La faccenda è MOLTO nera, e quella discussione nasceva esattamente dallo stesso timore. Solo che non riguarda solo il fantastico: pensa solo alla corsa all’esordiente giovane e carino/a che c’è nel mainstream. “Acciaio” quasi vince lo Strega? Uno, dieci, mille “Acciaio”. Guarda le classifiche: almeno quattro titoli a sfondo botanico. Le copertine: dopo Paolo Giordano, solo volti femminili enigmatici. L’editoria insegue se stessa, e questo – per folle che possa sembrare – paga. Nasce un bisogno, il bisogno viene soddisfatto, fino all’indigestione.
    Poi, ci si prova. Io ho finito un romanzo che è sulla scia di Lovecraft, ma non so ancora che tipo di destinazione e accoglienza avrà. Ne ho in mente uno, che voglio però scrivere con molta calma, che è…una follia totale.
    Ma lasciando perdere me. Chiara Palazzolo, che io cito sempre, ma la cito perchè è LA MIGLIORE. Ha scritto un romanzo di streghe straordinario, che reinventa tutto il canone in proposito. E Valerio Evangelisti? Insomma, gli italiani che lavorano dentro il genere ma cambiandolo ci sono. E’ per quello che – un poco – mi arrabbio quando si cita solo Mieville e gli stranieri. Ci sono ottimi esempi in casa. 🙂
    Ps. Vada per l’anguria.

  24. Michele Greco Says:

    Lara, che ci sono ottimi autori italiani è vero. Tu, Tarenzi, Dimitri, Falconi, Evangelisti, l’ultima Rizzo (la Palazzolo non la conosco ancora. provvederò!). Il problema è: chi pubblica gli autori che osano?

    Quando si parla della Asengard, prima preciserei che non era una casa editrice grande. Il Sentiero di legno e Sangue, con la promozione della Mondadori, avrebbe venduto migliaia di copie. La Asengard non poteva permetterselo.
    La Mondadori invece può, ma non lo fa.

    Un autore esordiente o pubblica con una casa editrice medio-grande o grande, o non vende. Indipendentemente da come e cosa scrive.
    Se la Mondadori o Newton Compton o altre pubblicassero autori davvero validi, si potrebbe far nascere una moda, e non seguila. Le altre case editrici non possono costruire da zero un esordiente, non possono offrire distribuzione capillare, pubblicità ovunque, promozione martellante e copertina strafica!

    Chi non può rischiare lo fa (come la Asengard), chi può se ne frega. Mi dispiace moltissimo per la Asengard, ma finché non si smuovono i giganti, gli altri rischiano grosso.

    L’Italia ha bisogno di un apripista, un autore in grado sia di creare una moda e smuovere le grandi masse, che innovare. Ma dev’essere appoggiato da una casa editrice almeno medio-grande.

  25. Maurizio Vicedomini Says:

    La speranza è che più seguano “l’idea” di partenza dell’articolo e di questa discussione. Che molti sperimentino, e diano alle case editrici romanzi di qualità ma fuori dagli schemi. Poi si deve solo attendere, e continuare a sperare ^^

    Maurizio Vicedomini

  26. Lara Manni Says:

    Mondadori ha pubblicato Gaiman, per dire. E non ha venduto tanto quanto immaginavano. Il problema è che Mondadori concepisce il fantastico per un certo target, che è quello dei giovanissimi. Il problema è più complicato di così: non basta il grande editore. Einaudi Stile Libero pubblica Eraldo Baldini. Einaudi pubblica Tullio Avoledo (altro grandissimo). Non è sufficiente, come vedete, a sparigliare il mercato. Quello possono farlo solo i lettori. Come? Cominciando a parlare di altri libri che non siano sempre e solo angelici e vampirici. Leggete, per esempio, “L’elenco telefonico di Atlantide” o “L’anno dei dodici inverni” di Avoledo. Sono romanzi di squisito fantastico, anche se sono presentati “come se” fossero mainstream. 🙂
    Pensate che solo una parte minima dei lettori italiani di Murakami o McCarthy si rende conto di aver letto fantastico. Ecco, bisogna abbattere gli schemi anche in chi legge, non solo in chi pubblica.
    Per come la vedo io, eh.

  27. Maurizio Vicedomini Says:

    Eheh il problema resta che “io” posso pubblicizzare buon fantastico sul mio blog, su facebook, twitter, forse. Ma chi legge i blog letterari? Quelli che hanno già idea di cosa è buon fantastico e cosa no, o comunque quelli che già sviscerano i siti delle case editrici.

    La domanda è: Come arrivare agli “Altri”? 😀

    Maurizio Vicedomini

  28. Michele Greco Says:

    Certo, pubblicare con una grande casa editrice non basta. Ma dipende dai mezzi. La Troisi, da esordiente, ha avuto una promozione incredibile! Gaiman, non mi pare lo abbiano promosso a quei livelli. Forse si sono troppo affidati alla promozione cinematografica di Stardust.
    Certo, non è che si può fare un bombardamento mediatico per ogni romanzo, ma ne basterebbe uno, in modo da aprire la strada agli altri.

    La Mondadori, è vero, pubblica quasi solo fantasy per giovanissimi. Quasi, perché ha pubblicato anche G.L. D’Andrea, che è classificato come fantasy/horror.
    Ma D’Andrea si è affidato a un agente molto influente.

    Maurizio, per arrivare agli altri ci vuole una potenza mediatica che noi non abbiamo.

    Ps: Lara, appena possibile mi procurerò quei romanzi di Avoledo. Grazie 😉

  29. Lara Manni Says:

    Ma no, Michele. Licia non ha avuto la promozione che immagini. E’ arrivata al momento giusto, come accade,e come è giusto che accada. Pensa a Gomorra di Saviano. Guarda che la Mondadori ne aveva stampate 5000 copie. Niente. Ma, anche in quel caso, è stata presa in contropiede dal passaparola dei lettori. Quanto a GL: Gl scrive horror, ma non certo per dodicenni, che è la fascia dove Mondadori, follemente, lo ha collocato. Ti assicuro che l’agente non c’entra affatto: e poni proprio il dito sulla piaga. Io non conosco Sandrone Dazieri: ma aver pubblicato Wunderkind in una collana per RAGAZZI è una pazzia totale, imho.
    Non pensiate che i media servano a qualcosa, ora come ora. Troppi libri, poco spazio. Serve, invece, la crescita e la consapevolezza dei lettori 🙂
    Maurizio: arriva più la rete del resto, al momento. Credimi!

  30. Giobix Says:

    già, il passaparola. Il fatto che uno come Lansdale abbia un successo così crescente in Italia, non se lo spiega nessuno. Io l’ho conosciuto grazie al passaparola su forum di cinema di genere!
    Credo che al fantastico italiano gioverebbe lasciare da parte le troppe sottoetichette tipo new weird, paranormal nerd, steamgeek, eccetera, che oltre a spaventare il lettore medio, sembrano anche creare uno strano ricettario mentale nello scrittore e nel lettore più ortodosso, e questo non giova per niente alle storie.

  31. Lara Manni Says:

    Giobix, ti adoro. 🙂

  32. Michele Greco Says:

    Eliminare le etichette in toto non credo sia molto utile. Equivalerebbe a non discernere tra Meyer e Tolkien, Miéville e Falconi. Caos e basta.
    Potrei essere d’accordo sull’evitare etichette poco conosciute, ma usare solo il termine “fantasy” no.
    Comunque, il ragionamento ha un suo senso.

  33. Lara Manni Says:

    Il problema, per me, sta nel far diventare un’etichetta una barriera….

  34. lauriechan Says:

    Interessante il parallelo che si fa con i manga. La situazione sembra simile: si importano dal Giappone molti manga per ragazzini (shoujo e shounen hanno quel target lì, young adult) e c’è una grossa ignoranza sugli autori classici. Tuttavia negli ultimi tempi noto un netto miglioramente in questo settore, grazie ad alcuni editori che hanno pian piano portato dei fumetti diversi, alcuni con tematiche più adulte, altri scritti da “pezzi grossi” del panorama giapponese (e se si pensa che in Italia si sta portando l’opera omnia di Tezuka c’è da esserne fieri). Invece nel settore fantasy trovo sempre più difficile trovare voci nuove, e c’è una grossissima confusione tra editori ma anche lettori (almeno quelli che gestiscono i blog) tra urban fantasy e paranormal romance. Che non sono esattamente la stessa cosa, eh. Ora non so se Angelology e Passion siano più l’uno che l’altro… o se siano semplici young adult un po’ fantasy un po’ romance… ma quando mi dicono che la Ward (per citare un nome famoso) è un’autrice fantasy, ah be’, mi scappa da ridere. Voglio dire, possono essere delle storie bellissime e scritte benissimo ma non sono le storie che voglio quando cerco un fantasy, urban o meno. Io ho letto qualcosina sul paranormal, e di fantasy ci sarà giusto l’ambientazione che incide sulla storia per il 10% quando va bene, il resto riguarda la storia d’amore contrastata tra lei e lui. Fine. Questo a casa mia si chiama romance….
    E poi so che le ragazze a cui piace questo genere si lamentano tanto per il loro genere bistrattato, vogliamo nasconderlo ancora di più? 😀
    Di per sé non è sbagliato scrivere di un certo argomento (angeli, demoni, sì persino i poveri, bistrattati elfi… e i poveracci mezz’elfi che sono sempre stati trattati male :D) ma scrivere di quell’argomento in modo banale, ecco, io non riesco a sopportarlo. E quando trovo tre romanzi che sembrano fotocopie, cominci a chiederti tante cose.

  35. Lara Manni Says:

    Se poi aggiungi, Laurie, che le scrittrici che scrivono fantastico scrivono automaticamente storie d’amore, nell’opinione comune, il cerchio si chiude.

  36. M.T. Says:

    Precisazione sull’articolo di Jattarelli: è venuto prima l’effetto Harry Potter di quello di Twilight.
    Ma il fatto su cui riflettere non sono gli autori o gli editori, ma sulla maggior parte dei lettori e sulla loro scarsa o mancante cultura: il problema è questo, una mancanza di conoscenza (in questo caso del genere fantastico, ma lo si può allargare a tutto) che permette di non avere la capacità di distinquere ciò che è qualitativo e quello che non lo è, subendo il condizionamento di chi possiede i mezzi più potenti per pubblicizzare il proprio prodotto.
    Un esempio? Osservare il battage pubblicitario fatto per Unika e confrontiamolo con quello dedicato alle opere di veri scrittori: la serie Mistborn in Italia non ha raggiunto le vendite dell’opera sopra citata. E dire che i volumi di Sanderson la surclassano sotto qualsiasi aspetto: è come paragonare un granello di sabbia a una stella.

  37. Lara Manni Says:

    Però….io sono incuriosita da questa storia del battage. Perchè tutti gli editori fanno battage, ma da solo il medesimo non porta automaticamente alle vendite. A meno che la potenza di fuoco dell’editore non si concentri su un unico titolo. E l’unico romanzo per cui io l’ho visto mettere in pratica è Acciaio di Silvia Avallone. Che era ovunque, letteralmente ovunque. Ma sul fantastico non mi pare proprio che ci sia stato un gran battage, neanche su Unika. 🙂

  38. M.T. Says:

    Sì, sarebbe interessante scoprire i meccanismi che spingono a fare un certo tipo di battage su certi libri.
    Su Unika c’è stato un battage superiore a molti altri libri: a parte cartelli, poster e banner giganti dentro e fuori le librerie, i book trailer in rete, se si aggiungono magliette di marche famose dedicate al romanzo e i lanci sul sito ufficiale di traduzioni in 12 paesi, direi che c’è stato un grosso impegno

  39. Lara Manni Says:

    E secondo se sono serviti? Secondo me, no. 🙂

  40. M.T. Says:

    Con me, no 🙂

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