Se chi scrive ruba, ruba soprattutto a se stesso. Ma non alla biografia lineare: raccontare la propria vita mascherandola (o anche rendendola evidente, in quella che si chiama auto-fiction) può essere una scelta legittima, ma non è quella a cui mi riferisco.
Mi piace rubare per frammenti. Episodi insignificanti, barlumi, suoni, piaceri e dolori, mescolati insieme e provenienti da momenti diversi.
Ora che la parola fine è stata scritta (tutto è iniziato nel 2007 sul mare, tutto è finito pochi giorni fa sul lago: acqua e acqua), restituisco la refurtiva. Non proprio l’intero bottino, ma una parte. Ovvero, racconto cosa appare, magari per una riga, nella trilogia. Cominciando da una serie televisiva.
settembre 5, 2011 alle 9:18 am |
Voglio il terzo volume. Lo esigo e in tempi brevissimi!
settembre 5, 2011 alle 9:28 am |
Temo che prima di febbraio non arrivi 🙂
settembre 5, 2011 alle 9:58 am |
una serie televisiva che io amo. Cui sono fortemente debitrice. Che mi ha aperto gli occhi sulla coesistenza tra reale e fantastico, quasi vent’anni fa, e che vedevo con mio padre nello studio di casa mia.
Come si dice, nulla viene dato e nulla viene tolto, ma solo trasformato. Buona giornata, principessa delle tempeste.
settembre 5, 2011 alle 10:12 am |
Buona giornata a te. Sì, quella serie, per la mia generazione (e non solo) ha significato moltissimo. Proverò a spiegare perchè.
dicembre 18, 2011 alle 2:01 PM |
[…] ho pensato quindi a un ciclo di articoli che – ispirandomi a quanto ha avuto l’idea di fare Lara Manni al termine della sua trilogia Esbat/Sopdet/Tanit – offra un risarcimento morale alle opere che […]