Il post a blog unificati con Giovanni Arduino va in trasferta!
Fantastico, si diceva e si dice…
… e gli autori (ma anche gli editor e gli agenti), che cosa ne pensano?
Come cambia il fantastico, se sta cambiando davvero? Che cosa sta succedendo? Young adult, crossover, paranormal, urban…? Vampiri, licantropi, zombi e compagnia e adesso i fantasmi, come si raccontava qui? Il genere esiste e resiste o non ha più senso parlarne in senso stretto? E la scrittura?
Da qui l’idea di pareri e opinioni e divagazioni da una serie di scrittori d’oltreoceano (se partiamo in questo modo, è solo perché le più recenti tendenze –termine orribile, perdonateci, qui e altrove- volenti o nolenti spesso da lì sono originate). Anche in questo caso, nel nostro piccolo, per fare un po’ di chiarezza. Magari pure per noi stessi, al di là di facili hype e degli autori molto “spinti” del momento. Questa settimana, Francesca Lia Block. La prossima, Christopher Barzak (La voce segreta dei corvi, Elliot). E poi si vedrà: la sorpresa in parte sarà anche nostra. Ah, per chiudere l’introduzione: naturalmente gli autori sono tra i nostri preferiti. Altrimenti, che gusto ci sarebbe?
“Se quella dei fantasmi sarà la prossima tendenza nel fantastico sotto qualsiasi forma? Onestamente non… non saprei. Io ne ho sempre scritto e non ragiono molto per mode o per generi. Comunque, più di un anno e mezzo fa ho cominciato a lavorare a Teen Spirit, che uscirà negli Stati Uniti nel 2012. Tratta di un triangolo molto particolare, e non solo perché uno dei tre è uno spettro. E ho da poco finito un lungo racconto su una donna perseguitata dal fantasma di un tipo incontrato su internet e che le impedisce di trovare il vero amore nella vita reale (anche se il vero amore non è cosa da libri, probabilmente). Casualità, credo.
Gli spettri però possono essere protagonisti interessanti. Sono misteriosi, pericolosi; mettono paura e talora sono lugubri o molto tristi e sofferenti. Attraenti, perché no. Forse è comprensibile che adesso si arrivi ai fantasmi perché gli zombi, a differenza dei vampiri (ma non tutti), a livello erotico fanno abbastanza ridere (anche se, come sfida e gioco, ho scritto una love story tra zombi molto atipica, Revenants Anonymous, per l’antologia Hungry for Your Love). I morti viventi sono spesso ammassi di carne putrida, e questo non è molto eccitante o stimolante, sotto vari aspetti, almeno non per me. Sono personaggi di cui non mi interessa poi così tanto scrivere. Se avete letto qualche mio romanzo, sapete che sono da sempre affezionata alle fate, ma non le fatine buone e svenevoli: in particolar modo quelle oscure, molto oscure, tormentate, e per questo più umane, più terribilmente umane.”
Francesca Lia Block è nata e vive a Los Angeles. Conosciuta soprattutto per il personaggio di Weetzie Bat, è stata tra le autrici (se non l’autrice) che ha “sdoganato” il genere young adult di matrice fantastica presso un pubblico più vasto, trattando a fine anni Ottanta temi come omosessualità, famiglie allargate e AIDS . Definita “la maestra postmoderna del realismo magico per adolescenti, e non solo” (The New York Times Book Review), è pubblicata in molti paesi del mondo. In Italia è nota soprattutto per Angeli pericolosi (che comprende tutte le avventure di Weetzie Bat), Echo e Pretty Dead. Una chiacchierata più lunga con l’autrice comparirà presto su UrbanFantasy.it.
novembre 24, 2011 alle 11:29 am |
Il fantastico con i fantasmini kawaii e poi non si da spazio agli autori italiani, io lo trovo tremendo.
novembre 24, 2011 alle 11:54 am |
Fantasmini kawaii? Uhm. Temo che non sia così. Gli autori italiani hanno spazio, peraltro. Non tutti, perchè lo spazio non è infinito. Ma non si può certo dire che negli ultimi quattro anni l’editoria non abbia pubblicato scrittori italiani di fantastico. Buoni, non buoni, pessimi, veri, finti, tutto quel che volete. Ma sono stati pubblicati. Il problema è che la domanda di pubblicazione supera l’offerta. E spesso si perdono anche buone cose, in tutto questo. Spesso se ne perdono di cattive, dipende.
novembre 24, 2011 alle 12:29 PM |
In effetti si è pubblicato di tutto. Molto anche di italiano. E probabilmente, nei limiti, si continuerà a farlo. In America dicono: “fantasmi!”. Era già successo dopo il trionfo cinematografico de Il sesto senso, ma meno nella narrativa young adult. A costo di ripetere quanto già detto: dipende da chi e come e con quali spazi di manovra. Per esemplificare, a costo di sembrare brutali: Kresley Cole potrà scrivere di tutti i fantasmi che vuole e mai me ne fregherà niente. Se lo fanno Francesca Lia Block o -poniamo- Holly Black, il discorso mi sembra leggermente diverso.
E comunque, sarò scemo, ma l’idea di una specie di Casper kawaii a me piace!
novembre 24, 2011 alle 11:58 am |
Scrivere di fantasmi non è facile, il difficile è soprattutto come fargli fare sesso 😉
O forse no? Matheson con La Casa d’Inferno c’è riuscito 🙂
Battute a parte, quale che sia la prossima tendenza, ciò che conta è che le storie siano di spessore e non un semplice modo per sfruttare una vena, come spesso succede con il paranormal romance che ben si conosce.
novembre 24, 2011 alle 12:31 PM |
M.T: ghosts do it gooood! ;DDD
novembre 24, 2011 alle 12:37 PM
do it BETTER! 😀
novembre 24, 2011 alle 3:11 PM
Volevo solo dire che esistono scrittori di altro spessore italiani, e qui non citati, non ho scritto che non mi piace Block ma molti autori inediti o esordienti non potranno fare vedere il loro potenziale che è grande. Avete mai letto Mariangela Cerrino o Franceso Falconi, ecco forse dovreste farlo.
novembre 24, 2011 alle 3:19 PM |
non so se sia un segno delle nuove tendenze, ma Dardano sacchetti (sceneggiatore storico di genere, fulci, argento, er monnezza. Gestisce una sezione di sceneggiatura nel forum di nocturno) che la sa lunga, ha appena scritto Tulpa, che si prepara a girare Zampaglione (tiromancino, ma anche un buon piccolo horror come shadow).
L’idea del Tulpa l’avevo già annusata un annetto fa nel piccolo (e bello) Tears of Kali. Idea e ibridazione ancora poco sfruttata, secondo me suggestiva, altro che fantasmini kawaii. Ci sono un sacco di varianti nel mondo, basta cercare 🙂
http://www.splattercontainer.com/news/view.php?id=1877
novembre 24, 2011 alle 3:32 PM |
Tutto il mio rispetto per Dardano Sacchetti (L’aldilà, per esempio, è davvero notevole, e non solo quello), ma del Tulpa, ben prima di lui e di Andreas Marschall (che invece mi piace di meno; gusti personali) avevano già scritto parecchi altri (nella letteratura strettamente horror, Graham Masterton e J.N. Williamson, per fare i primi esempi che mi vengono in mente). In realtà non c’è mai nulla di davvero nuovo. Secondo me è molto importante come ci si “appropria” del personaggio, dell’archetipo, del topos, dell’argomento…
novembre 24, 2011 alle 4:02 PM
immaginavo ne avessero già scritto, però non ho visto in giro caterve di tulpe, quindi mi interessa 🙂
novembre 24, 2011 alle 3:39 PM |
@Anusha (scusa, ma l’opzione “replica” fa le bizze): Ho letto molto tempo fa la Cerrino, non ho mai letto Falconi (vedrò di rimediare…). Però, mi sembra che i “limiti” del nostro percorso fossero evidenti fin dal titolo del post. Di sicuro ci saranno, ci sono autori esordienti italiani bravissimi, così come (permettimi) pessimi. Io qui sono solo (tollerato) ospite. Chiedi a Lara di parlarne di più 🙂 E tu, Anusha, hai per caso scritto qualcosina di bello? Legittima curiosità.
novembre 24, 2011 alle 6:47 PM |
Anusha. Essendo io stessa scrittrice, come Giovanni, e collega sia di Francesco Falconi che di Mariangela Cerrino, abitualmente evito di parlare di colleghi, nel bene e del male. Con alcune eccezioni che riguardano i maestri, o quelli che io ritengo tali: Chiara Palazzolo, Tullio Avoledo, Eraldo Baldini, Valerio Evangelisti. E’ una scelta opinabile, ma che sento mia. L’ho fatto in passato, peraltro: ma allo stato delle cose, per cui ogni uscita di uno scrittore viene scambiata per leccata di culo, preferisco evitare. Pagandone, ovviamente, le conseguenze, perché nel giro “come è brava Lara” non entro mai. :)Sono ragioni condivisibili o meno: ma mi sembra che la rete trabocchi di reciproche segnalazioni e recensioni. Non sarà la mia a fare la differenza, credo. Anche perché non sono una critica letteraria, bensì una scrittrice incuriosita dai meccanismi del mio lavoro. Giovanni è qualcosa di più di un ospite: è una persona che sento affine e che condivide molte curiosità con me. Altre domande?
novembre 24, 2011 alle 11:49 PM |
Sì, una che non c’entra nulla con il post. Sto leggendo 1Q84 e ho visto che sulla copertina e nell’indice si parla di libro 1 e 2, aprile-settembre e mi è sorto un dubbio: il libro è autoconclusivo o c’è anche una seconda parte?
novembre 25, 2011 alle 7:18 am |
Son tre libri in originale.
I primi due usciti quasi a ridosso l’uno dell’altro (e pubblicati penso ovunque insieme), il terzo uscito più tardi.
Quindi si, c’è una seconda parte 😉
novembre 25, 2011 alle 11:05 am |
Ho capito, grazie 🙂
novembre 25, 2011 alle 11:29 am |
Oh ma che peccato che gli zombie siano considerati poco erotici! Così vengono lasciati fuori dai romance (perdonatemi, ma quelli che certuni chiamano qui in Italia urban fantasy a me sembrano solo e soltanto romance con creaturine fantastiche… e ho il sospetto che sia questo il target/genere di riferimento all’estero!). E mi pare che qualche timido recupero ci sia, visto che c’è la serie tv di The walking dead. In Italia abbiamo invece un’ottima creazione zombie, il gdr di Sine Requie (che consiglio a Lara, se non lo conosce, e a tutti i lettori: ucronia interessantissima).
Ma al di là di questa bieca segnalazione, trovo divertente che questi poveri cadaveri putrefatti ambulanti siano considerati poco sexy in un periodo in cui i vampiri fanno furore nelle fantasie sessuali delle adolescenti e non. Anche loro in origine non erano poi molto diversi dagli zombie, e sono anch’essi definitivamente morti. Mumble mumble ci voglio ragionare su questa cosa: da quando i lettori hanno dissociato la morte dai vampiri. E da quando gli scrittori tendono ad essere trasgressivi ma fino ad un certo punto. Francesca Lia Block dice in sostanza: mi piacciono le fatine cattive ma non i disgustosi zombie. A me sembra un discorso da: mi piacciono le cose oscure, ma non mi va di sporcarmi le mani con la vera sofferenza, il vero sangue, il vero terrore. Insomma una finta trasgressione. O un male edulcorato.
Ho messo giù tante idee, buttate giù alla rinfusa. Se volete cominciare a districarle fate pure che io raccolgo le mie 😀
novembre 25, 2011 alle 1:55 PM |
bè laurie vampiri e vampire sono morti, ma non putrefatti e non invecchiano mai restando nè vivi nè morti ma “non-morti” questo forse rende i vampiri più eroticamente interessanti rispetto agli zombi..spero di non dire nulla di sbagliato ma c’è anche il fatto che fin da Stoker e forse anche da prima il vampiro letterario ha avuto un certo “pericoloso” fascino erotico e sensuale magari non troppo esplicito, data l’epoca, ma sufficiente a sedurre il pudibondo pubblico vittoriano ansioso di emozioni forti e “proibite”.
Per quanto possa non piacerci Twilight il vampiro più o meno “romantico” o “innamorato” o sessualmente attraente possiede una credibilità letteraria che lo zombie non mi risulta abbia anche se già ci stanno provando, non so con quali risultati ma Andrea G. Colombo è comprensibilmente pessimista:
http://andrea.horror.it/2011/10/warm-bodies-come-ti-rovino-gli-zombie/
novembre 25, 2011 alle 2:54 PM |
Laurie, immagino che Francesca intendesse semplicemente dire che gli zombi sono eroticamente meno “interessanti” (come sottolinea anche Paolo1984) e che comunque non le va granché di scriverne (se però leggi il racconto Revenants Anonymous, che puoi trovare cliccando sul link contenuto nel post, probabilmente scoprirai una curiosa variazione sul tema). L’autrice non ha mai detto di essere trasgressiva, a differenza di troppe altre cattivisssime e goticisssime autrici italiane (anche se in fondo lo è stata davvero e lo è ancora, almeno secondo me). Se poi con “vera sofferenza e vero sangue” intendi gli zombi, suvvia, non scherziamo, dai 🙂
novembre 26, 2011 alle 1:08 PM
Non so se conoscete il folclore popolare da cui discendono i vampiri letterari, ma se andate a spulciarlo, troverete che zombie, vampiri e fantasmi spesso si confondono tra di loro. Ora nei vampiri questa aspetto di morto che ritorna si sta via via sempre più assotigliando, tanto che mi stupisco non l’abbiate notato! Voglio dire, prendete molte autrici di paranormal romance con vampiri: la Ward parla dei suoi vampiri come alieni giunti da un’altro pianeta, la Feehan li descrive come un clan guerriero e immortale… e potrei continuare così con ulteriori esempi. In tutti questi casi io ipotizzo alla base questo meccanismo: si vogliono prendere figure controverse, tenebrose, pericolose e le si “addomestica” (il vampiro che non vuole nutrirsi!), le si edulcora (stiamo parlando spesso di romanzi per ragazzini) e si tolgono gli elementi troppo perturbanti. Lara mi viene in aiuto offrendomi un ottimo esempio, Chiara Palazzolo. La Palazzolo descrive i suoi “zombie” con toni affascinanti che mi ricordano quelli di Anne Rice ma non teme anche di descrivere il loro modo di cibarsi molto animalesco e aggressivo. In Sine Requie spesso si descrivono zombie inscius, la cui coscienza umana è intatta, e che provano ripugnanza per la Fame che li trasforma in bestie cannibali contro la loro volontà. Questa complessità di tematiche non la trovo invece in certe autrici “per ragazzine” o di paranormal romance che, comprensibilmente per il pubblico al quale si rivolgono, edulcorano questi temi. Peccato che poi i loro libri siano accostati impropriamente alla narrativa fantastica che dà un diverso rilievo a queste componenti! Inoltre vorrei rispondere a Giovanni: non sottovalutare la voglia di trasgressione delle adolescenti. Queste autrici si rivolgono a quel pubblico lì, e giocoforza devono inserire degli elementi perturbanti ma non troppo eh, non si sa mai! Infondo questi autori si devono chiedere in che modo approcciarsi a tematiche scomode, visto che hanno il fiato sul collo dai genitori dei lettori che vogliono acchiappare con le loro storie. Detto questo, non ho ancora letto il racconto della Block (ieri non mi andava il link), lo proverò e saprò giudicare, ma per ora rimango della mia opinione che, benché in buona fede e tutto quello che volete, sia della folta schiera di chi vuole rendere “accettabili” tematiche oscure perché vanno di moda.
P.S. Che poi, visto che siamo in tema necrofilia, io così tanta differenza tra un morto vampiro e un morto zombie non ce la vedo come attrattiva fisica. Infatti il vampiro dovrebbe essere assessuato, la sua sessualità si esprime di solito col morso.
novembre 26, 2011 alle 12:22 PM |
Conosco Sine requie e mi piace molto. Devo dire che in questi casi condivido quel che dice Giovanni: dipende da come scrivi e da chi scrive. Anche Chiara Palazzolo parla di “zombie innamorati”, ma avercene. Il problema, che ormai riguarda il 90% della produzione, è che tutto il fantastico viene associato a ya o “per ragazzi”. Ci si è provato, a fare diversamente, non ci siamo riusciti. Prenderne atto e andare avanti.
novembre 26, 2011 alle 1:32 PM |
Laurie, io volevo solo dire che il vampiro letterario ha non solo ma anche una connotazione “romantica” che lo zombie non ha oppure a me non sembra che l’abbia magari mi sbaglio, ciò non vuol dire che non si possa stare dentro il genere horror scrivendo anche di zombie innamorati se si sa come fare, e sopratutto non significa che non si possa parlare anche d’amore e di sensualità stando dentro il genere (King come ho già avuto modo di dire è bravissimo a descrivere la vita di coppia in ogni suo aspetto). Confesso di non avere una perfetta conoscenza del paranormal romance, ma non mi stupisce affatto che vengano edulcorati i contenuti prettamente horror e legati alla morte, un po’ di ragioni le hai dette tu nel post io ne aggiungo una: a quel che ho capito chi legge paranormal romance non è in cerca di horror, è in cerca di storie sentimentali con una spruzzata di fantastico e non c’è nulla di male a patto di mettere bene in chiaro che l’horror è altrove.
novembre 26, 2011 alle 1:47 PM |
Come sto dicendo su Facebook, il problema è semplicemente che tutti, editori, giornali ecc. stanno dicendo che il fantastico o è per ragazzi o è romance. Allora, all’interno di queste gabbie i limiti sono giganteschi. Fuori, possibile tutto.
novembre 26, 2011 alle 5:54 PM |
il fantastico è satanico come lo yoga 🙂 al volo http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/11/24/l%E2%80%99esorcista-padre-amorth-%E2%80%9Cfare-yoga-satanico-porta-male-come-harry/172928/
novembre 26, 2011 alle 6:16 PM |
Ah, certo. Faccio sempre yoga satanico tutte le mattine 🙂
novembre 26, 2011 alle 7:35 PM |
Però quelli come padre Amorth a me stanno simpatici e danno il loro contributo a sdoganare il fantastico.
Prova ad andare a spiegare che è per bambini, a uno che combatte i demoni tutti i giorni 🙂
novembre 26, 2011 alle 7:35 PM |
Laurie, riguardo all’osservazione rivolta esplicitamente a me, non posso che risponderti in un modo: prova a leggere la Block (Angeli pericolosi, magari, in primis, quando ti capita) e ti accorgerai che nulla c’entra con Christine Feehan e/o con la “folta schiera di chi vuole rendere ‘accettabili’ tematiche oscure perché vanno di moda” 🙂
novembre 26, 2011 alle 7:57 PM |
Giobix, i demoni per bambini esistono 🙂
novembre 27, 2011 alle 1:24 PM |
E io che credevo che satanica fosse la politica di questi anni, dato che non ha fatto altro che dileggiare e calpestare la dignità umana, disprezzando la vita: c’è forse qualcosa di più diabolico di questo?