Sul fantastico, e su molto altro

Credo che la discussione di questi ultimi giorni meriti approfondimenti. Andiamo per tappe. Questa è la prima.

Se lei fosse un personaggio di Fahrenheit 451 e dovesse quindi imparare a memoria un libro per sottrarlo alla distruzione, quale sceglierebbe?
Non ho dubbi: Canto di Natale di Charles Dickens. È un libro che ha svolto un ruolo importantissimo nella mia vita, a partire da quando avevo 10 anni. L’ho letto, l’ho riletto, l’ho ascoltato alla radio. Mi ha influenzato profondamente perché in questo racconto c’è tutto ciò che bisogna sapere sulla vita, sulla morte, sull’amore per il prossimo. Ma spiega anche come si possa perdere l’amore degli altri e nello stesso tempo come le persone riescano a cambiare, ad avere una possibilità di tornare indietro nella vita. Molti miei libri parlano di vita e di morte, di trasformazioni, e di questa possibilità di cambiare.
(intervista a Ray Bradbury, Corriere della Sera)

INTERVIEWER

Is there really much of a difference, then, between serious popular fiction and literary fiction?

KING

The real breaking point comes when you ask whether a book engages you on an emotional level. And once those levers start to get pushed, many of the serious critics start to shake their heads and say, No. To me, it all goes back to this idea held by a lot of people who analyze literature for a living, who say, If we let the rabble in, then they’ll see that anybody can do this, that it’s accessible to anyone. And then what are we doing here?

(Intervista a Stephen King, Paris Review)

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11 Risposte to “Sul fantastico, e su molto altro”

  1. Valberici Says:

    Io tenterei la memorizzazione del Don Chisciotte. Un testo che amo particolarmente e sul quale riflettevo recentemente, dopo il terribile accadimento a Firenze. Anche l’ hidalgo “impazzisce” dopo aver letto montagne di fantastico, ma la sua visione del mondo è ben diversa da chi ha recentemente assassinato due innocenti. La sua “idea” di morte è ben diversa da quella di certa estrema destra.

    Riguardo a King ricordo come nel passato il clero “temesse” una traduzione della bibbia.

  2. Lara Manni Says:

    Ottimo suggerimento. Mi piacerebbe cercare di lavorare, insieme, su qualche falso mito relativo al fantastico.

  3. Davide Says:

    Falsissima è l’idea che il fantastico sia uno strumento privilegiato per sfuggire la realtà – e la citazione di Bradbury qui sopra cortocircuita istantaneamente la tesi del fantastico come escapismo e basta.
    Posto che qualsiasi pratica (lettura, religione, lavoro, politica…) può essere utilizzata come scudo contro la realtà, il fantastico, nella sua forma più pura, non sfugge la realtà, ma la illumina da angolazioni inaspettate.
    È quindi un “genere” che è strettamente legato alla realtà.
    Per questo affrontare la lettura di questi testi richiede una certa “maturità”, che di solito i detrattori non sono pronti a concedere o riconoscere negli appassionati.
    Poi, ok, magari i trekkies con le orecchie di gomma o i cosplayer vestiti da elfo (…) un po’ ci hanno rovinato la piazza, ma il fantastico non è affatto mero intrattenimento per immaturi.

    E trovo talvolta preoccupante l’attuale valanga di narrativa fantastica (spesso di qualità estremamente discutibile) rifilata ai ragazzi in fascia pre-adolescenziale, in base allo sciocco principio che se non è realistico, allora dev’essere per bambini.

  4. Lara Manni Says:

    Esatto, Davide. fin qui, c’è stata una doppia nicchia: il fantastico è per ragazzini (e la qualità è un optional, ora anche teorizzato). Il fantastico è per persone che vogliono evadere dal reale (spesso nerd, o comunque eterni fanciulli). Molto facile che le derive si innestino in un genere che parte con queste due definizioni. Riproviamo a partire da altro.

  5. Davide Says:

    Io trovo particolarmente interessante il destino di lavori come quelli di Verne o Wells, che quando vennero pubblicati erano chiaramente destinati ad un pubblico adulto e generalista, ed appena una generazione dopo erano già stati declassati a “letteratura per ragazzi”.
    E sì che in parallelo ai lavori di Verne, erano state pubblicate storie per ragazzi basate sullo stesso modello (penso ai lavori del nostro Yambo), per cui le necessità di mercato erano salve.
    Che sia stato un effetto della Grande (Dis)Illusione della Prima Guerra Mondiale? Ci sarebbe da ragionarci su…

    Partire da altro, qui ed ora, non è facile.
    Giorni addietro sul mio blog una commentatrice postulava una correlazione positiva “evidente” (ma non sappiamo sulla base di quali dati) fra frequentazione del fantastico, episodi di violenza omicida, e militanza di estrema destra.
    Una posizione palesemente frutto di un pregiudizio (essendo portata avanti senza dati a supporto), ma mi domando quanto diffusa. Ed una posizione che deraglia nella follia quando da ipotesi infondata diventa base per scelte operative (si finisce col ritirare Tarzan dalle biblioteche scolastiche, come in certi stati della Bible Belt americana, o bollare come satanisti i giocatori di D&D).

  6. Lara Manni Says:

    Davide, ne abbiamo lungamente parlato in un post di qualche giorno fa (Le parole per dirlo, e dirlo adesso).
    Ci sono due piani: una parte del fandom è obiettivamente intrisa di cultura di destra. Una parte, mi auguro, piccola. Si va dall’intellettuale di destra che firma la prefazione del saggio dell’assassino sul complotto giudaico alla reiterazione di discorsi razzisti (inconsapevoli nella maggior parte dei casi: e questo non rassicura affatto).
    Per difendere chi scrive e legge fantastico dal pregiudizio la strada è una sola, per me: isolare queste nicchie nella nicchia. Dirlo senza svicolare. Altrimenti, la nicchia si richiuderà su noi tutti.

  7. Davide Says:

    OK, concordo sulla parte di fandom che abbraccia una cultura di destra – e concordo che certe derive vadano assolutamente stigmatizzate.

    La mia domanda, tuttavia, è se questa adesione a certi principi sia un effetto diretto della frequentazione del fantastico, oppure no.
    Io non credo che si diventi fascisti (per usare una stenografia) semplicemente leggendo Conan, e mi infastidisce che qualcuno cerchi di affermare questo “effetto contagio” insito nella letteratura – tocca un romanzo fantasy, e finirai a Casa Pound.
    Io credo piuttosto che una certa destra abbia cercato – probabilmente con un certo successo – di accaparrasi certi autori e certi generi, in una specie di lottizzazione dell’immaginario.
    “Ti piace il fantasy? Vieni a trovarci, abbiamo té, biscotti e moolto di cui discutere sull’importanza delle tradizioni celtiche, della forza e dell’onore nella nostra società decadente…”
    Potrei essere cinico e dire che chi ci casca ci sarebbe cascato anche senza Conan…

    Insomma, fermo restando che esistono casi di deriva assolutamente odiosi, io vorrei concentrarmi sul fatto che la deriva non è affatto una conseguenza inevitabile, un tratto caratteristico della narrativa d’immaginazione. E che anzi, se affrontata col cervello acceso, la narrativa d’immaginazione è un buon allenamento al pluralismo ed al relativismo (in senso positivo).

  8. Lara Manni Says:

    E’ come dici tu: è stata una certa destra a “sdoganare” il fantastico in Italia, appropriandosene e male interpretando alcuni testi, da Tolkien a Lovecraft.
    Certo, la deriva non è affatto inevitabile nè è una conseguenza (è il motivo di questo post e di altri passati e futuri): però non va negata.

  9. Davide Says:

    Esattamente.
    Ciò che si deve negare casomai – o per lo meno discutere a fondo – è l’esistenza di un inevitabile rapporto causale.
    (ma ora per un po’ taccio, perché sto infestando il tuo spazio dei commenti in maniera spudorata 🙂 )

  10. Lara Manni Says:

    Tranquillo, mi fa piacere. Il rapporto causale non c’è, infatti. Ma negando la deriva, per paradosso, si rafforza. Insomma, è come combattere contemporaneamente su due fronti: contro il pregiudizio esterno e contro la deriva interna. 🙂

  11. icittadiniprimaditutto Says:

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

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