Andate in libreria. Blandite il libraio. Imploratelo di trovarvi, anche al mercato nero, due libri di Carlo Ginzburg: I benandanti e Storia notturna. Sono due testi chiave per capire uno dei filoni in cui si muove il fantastico, non solo in Italia. E’ noto che Chiara Palazzolo ha intrapreso per prima, nella trilogia di “Non mi uccidere”, quella direzione. Lo fa anche, a sorpresa, Axelsson Majgull nello straordinario “Strega d’aprile”. Un signor romanzo fantastico, dove, però, tutto si miscela: reale, soprannaturale, visione, psicologia.
Credo che si cominci a tracciare una strada. Potrebbe portarci fuori da quella prigione ben analizzata da Wu Ming 4 qui. Se riusciamo a vederla.
Tag: Carlo Ginzburg
dicembre 21, 2011 alle 10:39 am |
Conosco bene i Benadanti di Ginzburg, mi ha incuriosito perchè sono leggende della mia zona, e una delle benandanti processate per stregoneria abitava dietro casa mia.
Ho letto anche fumetti e racconti sul tema (poco materiale, di piccoli editori locali).La Triologia della Palazzolo non l’ho letta, mi pare però che i suoi benadanti fossero un po’ diversi.
Avevo pure iniziato un racconto, ma non ho ancora deciso come portarlo avanti.
Gli spunti sono molti, finora anche poco usati, mi pare.
dicembre 21, 2011 alle 11:28 am |
Leggi la trilogia 🙂 Ti piacerà, e molto. E anche Strega d’aprile. Due modi diversi di interpretare Ginzburg.
dicembre 21, 2011 alle 12:34 PM |
Secondo me seguire questa soluzione mi sembra un po’ piegarsi a quella critica letteraria superficiale e discriminatoria che tratta il fantasy come narrativa-spazzatura.
Poi va be’, ognuno dove essere libero di sviluppare il proprio fantasy, ma tutto questo non fa per me. Anche perché c’è il rischio che, seguendo tutti questa strada, ci sia una sovrabbondanza di questo tipo di romanzi.
Io preferisco seguire la strada diametralmente opposta. Gli elementi del mio fantasy non sono così leggeri e mescolati col reale da avvicinarsi al mainstream. Al contrario, i miei elementi fantastici sono estremi, surreali, assurdi, bizzarri, grotteschi. Al posto che creare un fantasy-meno-fantasy, sto andando verso il new weird e in generale verso il fantasy più estremo. In Italia c’è un buco da riempire riguardo a quel tipo di fantastico.
Ma come rendere appetibile un prodotto del genere? Con le tematiche. Il fantasy può essere un’ottima allegoria per trattare tematiche socio-politiche/filosofiche/religiose/psicologiche, o comunque legate al nostro mondo. Sarebbe ora che i critici lo capissero! Le tematiche socio-politiche che tratto sono molto “scottanti”, il che mi permetterebbe di puntare sull’effetto scandalistico e virale, anche usando la contro-pubblicità.
Poi ovvio che questa è la mia personale ricetta. Io non credo che esista una sola ricetta per uscire da questa crisi. Se tutti seguissimo la stessa strada, ci ritroveremmo punto e a capo. Molto meglio mostrare le possibilità del genere e la sua varietà intrinseca.
Ci vuole comunque un po’ ci coraggio, perché in ogni caso è un salto nel vuoto.
Anyway, mi procurerò comunque quei due libri di Ginzburg 😉
dicembre 21, 2011 alle 1:15 PM |
be’ non è che i benandanti che escono dal loro corpo con la placenta ammuffita addosso, e combattono le forze del male a colpi di mazze di finocchio siano poco weird 🙂 Penso che anzi, proprio per questo siano stati poco sfruttati.
Poi è questione di gusti e attitudine. L’horror grottesco, comunque, sfrutta da decenni il filone sociopolitico e i temi scottanti. Da Brian Yuzna con Society, Clive Barker e molti altri.
dicembre 21, 2011 alle 1:26 PM |
Io non parlavo di horror 😉
E poi tutto dipende dalle tematiche trattate da come vengono sfruttate. Ci sono centinaia di tematiche socio-politiche potenzialmente scottanti, ma non tutte ottengono il risultato sperato e non tutte sono così scontanti da provocare scalpore. Specie ora, nel 2011, epoca in cui stanno cadendo tutti i taboo. Tutti tranne uno, che persiste ipocritamente anche in chi non dovrebbe trovarlo tale. E quello è forse l’unico argomento in grado davvero di creare scandalo ad ampio spettro. Il resto è molto limitato.
Poi è ovvio che, parlando di narrativa, la trama deve stare al centro di tutto. Io punto sulle tematiche solo come elemento trainante-pubblicitario. E poi anche sull’originalità nel panorama fantasy italiano, ma questa è una cosa più specialistica e adatta a chi ama già il genere. Le tematiche mi permettono di dirigermi anche a chi non legge abitualmente fantasy.
Detto ciò, non ho ancora letto I Benadanti, dovrò procurarmelo, come ho già detto 🙂 e, Giobix, se mi citi degli elementi weird, non posso che incuriosirmi 🙂
Il mio, comunque, era un discorso più generico sul fatto che non concorso sull’alleggerire il fantastico per uscire da questa crisi. Poi va be’, dipende anche dalle proprie attitudini, e il fantasy-poco-fantastico non fa per me. E inoltre penso che seguire tutti la stessa strada porterà solo guai. Meglio variare.
dicembre 21, 2011 alle 2:04 PM |
Allora. Mai detto che una strada debba valere per tutti. Sto parlando di tendenze narrative che stanno a cuore a me in primo luogo e che, a mio modestissimo parere, potrebbero anche contribuire non a compiacere qualche critico, bensì a liberarci anche della sudditanza ai modelli. Ma io sto parlando, ripeto, in generale, non delle scelte singole, che sono evidentemente liberissime.
dicembre 21, 2011 alle 2:50 PM |
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
dicembre 21, 2011 alle 3:38 PM |
Colonna sonora adatta ai benandanti: Scjaraciule Maraciule (Bastone e Finocchio) tradizionale danza medievale friulana che attirò l’interesse dell’inquisizione perchè usata come danza e la pioggia, e chiaramente intrisa di elementi magici che rimandavano ai benandanti e ai culti agrari.
Viene ormai proposta in tutta Europa in tutte le salse e rifilata a qualsiasi festa medievale. Questa è una versione di Branduardi, traduzione libera dal friulano:
Scjaracjule maracjule
la lucciola e la raganella
la piccola si dondola
e di polvere si sporca
O scjaracjule maracjule
con la rucola e la noce
la ragazza è una trappola (furba)
il ragazzo un trappolone
dicembre 22, 2011 alle 11:59 am |
Comunque, ieri ero connesso da cellulare.
Ora ho controllato meglio quei due libri. Be’, inserire degli elementi folk legati a culti contadini e streghe potrebbe essere un’ottima idea. Tutto dipende dal contesto in cui vengono inseriti questi elementi (e qui rimando al discorso di prima).