La narrativa strana e il megablitz Fbi

La chiusura di Megavideo e Megaupload ha occupato gran parte delle discussioni su Facebook, ieri sera. Giustamente.  Mossa pessima e miope, per un’infinità di ragioni (una: io continuo a pensare che quando film e libri sono davvero buoni, si preferisce pagare il biglietto o il prezzo di copertina. Su Megavideo guardo solo i film che non andrei mai a vedere in sala). Suppongo che non sarà l’ultimo episodio: ma che Internet stia mutando (e non in meglio) è una sensazione che ho da tempo.
Seconda segnalazione: esce per Isbn il nuovo libro di Douglas Coupland, “Le ultime cinque ore”. Viene lanciato come romanzo distopico, anche se ingabbiare Coupland in un genere è, secondo me, impossibile.  Comunque c’è anche una sua intervista (su Repubblica, non on line) dove si delinea una definizione molto personale di fantascienza:

Le ultime cinque ore sembra un libro di profezie.
«Io lo vedo più come un racconto di eventi del presente, come amplificati. Credo che la fantascienza sia più o meno tutta così. Sono appena stato a un simposio letterario in Florida (KWLS. org) dove il tema di quest´anno era Il Futuro. Ho passato tre giorni con William Gibson e Michael Cunningham, Margaret Atwood e Jonathan Lethem, e la cosa su cui eravamo tutti d´accordo era che la fantascienza ormai è quasi sempre il presente lievemente modificato. Se la narrativa diventa più strana è perché il presente è sempre più strano. La paura del futuro è sempre direttamente proporzionale al tasso di cambiamento delle tecnologie di comunicazione di un paese».

La definizione di narrativa “strana” non è male, comunque.

Ps. Per gli interessati: tenete d’occhio il colonnino di destra su Tanit. C’è l’indirizzo di una pagina Facebook e nuovi meme, e fra non molto aggiungerò altro. Parecchio altro.

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21 Risposte to “La narrativa strana e il megablitz Fbi”

  1. negrodeath Says:

    Ciao, leggi l’accusa (http://www.stopfraud.gov/opa/pr/2012/January/12-crm-074.html): oltre alla questione del filesharing, ci sono reati di estorsione e riciclaggio di danaro. Ergo, i tipi di Megavideo si meritano i calci un culo con la rincorsa.

  2. Lara Manni Says:

    Leggo molto volentieri. Se le accuse sono queste, è un conto. Ma che ci sia un annunciatissimo giro di vite sul filesharing (anche a casa nostra, su pressione del mondo cinematografico) temo sia un fatto (brutto).

  3. Cecilia Says:

    “giro di vite sul filesharing (anche a casa nostra, su pressione del mondo cinematografico) temo sia un fatto (brutto).”

    Più che brutto, orrendo. Orrendo e controproducente. Per fare un esempio di materiale che si trovava su Mega, se Madoka Magica non fosse stata subbata, conosciuta e avesse avuto successo anche da noi, Dynit non potrebbe lanciarne tra un paio di mesi tre diverse edizioni, che andranno a ruba (io personalmente comprerò la limited), e guadagnarci un bel po’ di quattrini. E quel che fa Dynit lo fanno anche le case americane. Sondi coi sub, spesso ospitati su questi siti, compri i diritti e la gente compra. Ora, a parte il fatto che, se posso permettermi, l’FBI avrebbe terroristi e serial killer a cui dare la caccia, questi signori come pensano di fare soldi? O credono davvero, gli idioti, che la gente andrà di più al cinema perché non trova più la roba su internet? Da me un film no-3D costa 8,50, il 3D 11 netti. Col cavolo che vado al cinema, quei soldi li risparmio per altro.

    E non venga qualcuno a dire “comprati i box giapponesi coi sub inglesi”, please. Che per Fate/Zero i miei soldi li avrei spesi più che volentieri ma un box con 13 episodi BD (serie spezzata in due tronconi) a 500 euro non esiste.

    Scusate la tirata, ho incluso un po’ troppi campi.

  4. Lara Manni Says:

    Concordo, comunque. Senza megavideo, non avrei potuto vedere film o serie per la televisione americana che qui non arriveranno, non avrei potuto vedere film o serie giapponesi, con i dovuti sub. Non avrei avuto la possibilità di vedere film vecchi di anni, che non è possibile noleggiare perché non sono blockbusters e che sarebbero stati destinati all’oblio.
    Solo per fare pochi esempi. Per chiunque desideri uscire fuori dal seminato dei prodotti culturali delle classifiche (libri, film ecc.), il filesharing è un’enorme risorsa. E va difeso.

  5. Cecilia Says:

    “Per chiunque desideri uscire fuori dal seminato dei prodotti culturali delle classifiche (libri, film ecc.), il filesharing è un’enorme risorsa”

    Verissimo, e sì che ne ho approfittato solo una settimana fa. Libro Fanucci tradotto nell’85 (unico, dico unico, romanzo sull’epopea di Gilgamesh), introvabile su ebay, Amazon e via dicendo.
    Senza nessuna speranza, vado dove mi rifornisco di solito per gli ebook… e lo trovo. Ospitato su Mega, neanche a dirlo.
    Lo stesso quest’estate con “Ash” della Gentle.

    Due libri meravigliosi, che se non fosse stato per chi li ha uppati (e per Mega) non avrei mai potuto leggere.
    Fanucci non li ha mai ristampati e sono fuori catalogo da anni, non ho letto a scrocco un libro da lei appena stampato.
    Di grazia, chi avrei danneggiato secondo i soloni delle major?

    PS: A proposito, li consiglio! ^^

    PS2: Non fosse stato per il file-sharing non avrei mai letto Esbat (poi comprato, insieme a Sopdet) e lo stesso per un’altra decina di libri comprati ultimamente. Chi ha orecchie per intendere… (ma questa gente dev’esser sorda).

  6. Lara Manni Says:

    E’ così (grazie del consiglio, ma ora dove li trovo?). Ho sempre pensato che leggere on line, se il libro viene gradito, porti lettori e non li tolga. Vale anche per il cinema. Se vedo qualcosa di bello su Mega (vedevo, ahi), sono portata ad andarlo a rivedere su grande schermo. Con Avatar (che non era un granché, ma ero comunque curiosa di vedere l’effetto che faceva) è andata così, per esempio.
    Sorda e avida. Faranno la fine dei discografici: bruttissima.

  7. Cecilia Says:

    (grazie del consiglio, ma ora dove li trovo?).

    Io li ho, posso passarteli via mail.

  8. Lara Manni Says:

    Santa donna. lara.manni@gmail.com. Grazie!
    (non so cosa penserà l’Fbi di tutto questo)

  9. Cecilia Says:

    Che hanno dei lavori più seri da seguire? ^^

    In ogni caso, inviati.

    Non so se del primo hai letto il poema originale. Il libro è bello anche come opera indipendente (in fondo racconta tutta la storia, non c’è bisogno di saperla) ma ritrovare i riferimenti, le battute e vedere come se la gestiva l’autore… mi son leccata i baffi più volte.

  10. Lara Manni Says:

    Ricevuti 🙂
    Ho letto il poema originale e qualche altro frammento e leggo con molta gioia. E il secondo mi sembra molto, molto interessante. Grazie!

  11. Valberici Says:

    “Ash, una storia segreta” è un libro assai bello, ti hanno dato un ottimo consiglio 🙂

    Riguardo al resto sono convinto che gli attuali editori e produttori perderanno la guerra in atto…ma non la perderanno perchè vincono gli utenti, ma perchè trionferanno Google, Amazon, Facebook, twitter, apple… Andiamo verso nuove forme di vendita e i vecchi dinosauri scompariranno…ma questo non vuol dire che per noi lettori sarà una cosa buona, anzi… 😦

  12. Cecilia Says:

    Ma prego ^^

    Sono contenta, chiedendo in giro -sia sul web che fuori- sembra non lo conosca nessuno. Per dire, quello che ti ho passato su aNobii ce l’hanno in 51. Se penso a quanti invece idolatrano twilight mi sento male.

  13. Lara Manni Says:

    Nella mia ingenuità, ho sempre pensato che un utilizzo importante degli eBook sarebbe proprio questo: rimettere in circolazione a prezzi “politici” libri che sono rimasti troppo poco a disposizione dei lettori.

  14. Paolo Says:

    Il file sharing può anche avere il ruolo di diffusione che sostenete ma questo può valere per emule o simili dove dalla condivisione non guadagna nessuno. Ma nel caso di Megavideo e simili c’è dell’altro. Ci sono persone che come sanguisughe guadagnano sul lavoro di altri. Il padrone di megavideo pare abbia messo su un patrimonio di 150milioni di dollari rubando tutto il lavoro fatto da altri pre creare quei contenuti.
    Ci sono persone che spendono tempo e risorse intelettuali per concepire storie, tempo e risorse ingenti per realizzare prodotti di qualità poi arriva uno che non ha sostenuto alcun costo e sfrutta queste creazioni.

  15. Lara Manni Says:

    Paolo ma, come detto, sono abbastanza convinta che l’uso del file sharing, megavideo incluso, vada a scapito solo dei prodotti di qualità mediocre. Che poi ci sia chi guadagna su una pratica di Internet è certo. E l’elenco è lunghissimo.

  16. Paolo Says:

    Mettiamo anche che il file sharing abbia un ruolo di diffusione. Ma su 100 utenti che vedono un film grazie allo sharing quanti poi lo vanno a rivedere pagando al cinema? E quanti magari sarebbero andati cmq a vederlo al cinema e non ci sono andati perchè il file è gratis?
    Cmq per lo meno con emule e simili nessuno chiede abbonamenti.
    Su magavideo facevano pagare abbonamenti per vedere prodotti i cui costi sono sostenuti da altri e non dal sito. Il che gli rende anche facile svenderli a prezzi stracciati facendo fare a chi ha sostenuto i costi anche la figura dell’avido.
    A me come a chiunque girerebbero se a fine mese lo stipendio per il mio lavoro lo prendesse qualcun’altro.

  17. Lara Manni Says:

    Su Megavideo si pagavano abbonamenti per non avere le interruzioni dopo un certo numero di minuti. Mai fatto un abbonamento, per esempio, ma banalmente spento e riacceso il modem. Le statistiche sono impossibili da calcolare per quanto riguarda i film: ma l’esperienza pregressa della musica dovrebbe far riflettere produttori cinematografici e anche editori sul fatto che il voler guadagnare “come prima” porta alla catastrofe.

  18. Paolo Says:

    Che produttori e distributori debbano rivedere i propri modi di fare soldi è ovvio. Ma nessun sistema legale, che quindi ripaghi in in qualke misura il lavoro di chi produce contenuti, può affermarsi se c’è chi distribuisce quegli stessi contenuti a prezzi risibili o addirittura gratis perchè ottenuti senza alcun costo.
    Anche perché un cantante può compensare con i concerti ma altre forme di arte non possono. Difficilmente autori di serie o scrittori troveranno il modo di guadagnare da loro esibizioni dal vivo.
    Il fatto che un’opera sia mediocre non vuol dire che non si debba ripagare il lavoro di chi l’ha prodotta nel momento in cui si decide di usarla.

  19. Lara Manni Says:

    Paolo, non so più come dirtelo. L’uso gratuito non inficia le vendite. Per quanto riguarda i libri, ho persino il sospetto che le alzi.

  20. Paolo Says:

    E’ una tua opinione ma servirebbero dati reali a sostegno.

  21. Lara Manni Says:

    Naturalmente. Ho parlato di sospetto e non di certezza, infatti.

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