Il discount dei libri?

La questione del prezzo dei libri. Ci torna Repubblica qesta mattina, ricordando che dopo i volumi a 9,90 di Newton Compton (che  tengono i primi posti in classifica…da quanto? Quasi un anno?), la collana “Libellule” di Mondadori raggiunge i primi posti. E poi ci sono  “Time Crime” di Fanucci (a 7,70 euro) e la collana di Gems che arriverà a marzo,  Tre60″, al prezzo di 9,90. Per lo stesso periodo, arriveranno anche i tascabili di Instar. Insomma:

“Anche il confronto tra i dieci bestseller del gennaio 2012 e quelli dello stesso mese del 2010 mostra un taglio della spesa oltre il 10 per cento (il costo medio di un volume è passato, più o meno, da 16 a 14 euro). In tempo di crisi, a decidere la fortuna di un libro può essere anche il prezzo di copertina”.

E’ quel che si diceva la settimana scorsa.  Basterà a far leggere di più? Non lo so. Ma sul blog leggesulprezzodellibro ho trovato la lettera di un libraio, Paolo Deganutti,  a Monti. E dal momento che la trovo interessante, e che può aprire una discussione sul merito, la riprendo.

“Signor Presidente,

Sul Corriere della Sera di oggi lei dichiara:”Da sempre lavoro perché l’ Italia somigli il più possibile alla Germania”. L’ ammirazione per il mondo tedesco è condivisibil… e, a mio parere, particolare per la confinante Austria – con cui Trieste ha storici legami – dove, pur essendo un piccolo paese privo di poderoso apparato industriale, si è sviluppata un’ economia sociale di mercato a cui si è saputo unire il rispetto per la tradizione.

Nei suoi viaggi europei lei avrà certamente visitato le librerie tedesche. E avrà notato che in Germania e Austria non viene praticato alcuno sconto sui libri perché è vietato per legge ( in Francia e Spagna lo sconto massimo consentito è del 5%). Ciò nonostante “ I giovani tedeschi amano leggere “ come titolava il quotidiano economico Italia Oggi del 7 gennaio riportando una autorevole ricerca, non solo, ma “quasi nessuno di loro sceglie l’e-book” elettronico ma preferisce la carta. In Italia invece, dove da anni si sono introdotte nel mondo del libro tecniche di marketing da supermercato con sconti e offerte speciali a raffica, i giovani leggono molto poco e i lettori sono addirittura calati mentre restiamo da anni al terz’ultimo posto in Europa quanto a lettura di libri nonostante le superofferte.

Come professore di economia ha certamente ben presente la stretta correlazione fra indice di lettura di un paese e il suo PIL ed è per questo che paesi importanti come Germania, Francia, Spagna, Austria hanno severamente regolamentato gli sconti sul mercato del libro ritenuto strategico per consentire lo sviluppo di una rete di librerie indipendenti, garanzia di diffusione della cultura e di pluralismo. Evidentemente la diffusione della lettura non è una questione di sconti che, in realtà, in Italia vengono praticati su prezzi civetta gonfiati apposta dagli editori che hanno facoltà di imporre il prezzo stampandolo sulla copertina. I libri potrebbero costare di meno tutto l’ anno se i prezzi non inglobassero i costi di campagne commerciali a suon di sconti con cui è stato drogato il mercato da anni, senza alcun risultato positivo. Molti pensano che i libri nelle librerie siano in deposito mentre in realtà sono acquistati presso editori e distributori con sconti che per il libraio indipendente sono anche della metà di quelli praticati alle Catene e alla Grande Distribuzione. Vi è libertà di concorrenza se alle librerie indipendenti lo sconto è del 25% e alle Catene del 50%? Nel suo primo decreto SalvaItalia si legge che sono considerate casi di pratica commerciale sleale le condizioni commerciali praticate da produttori e distributori che discriminino farmacie e parafarmacie ( i farmaci hanno il prezzo imposto come i libri). Che dire invece delle condizioni commerciali che discriminano fra Librerie Indipendenti e Catene, Grande Distribuzione e Internet? Si arriva al doppio di margine. Dove va a finire la pari opportunità? Come può un giovane aprire una libreria se si trova subito strangolato dalla concorrenza di Catene e supermercati a suon di sconti che nel suo caso assorbono più di metà del margine e addirittura lo superano nel caso dei testi scolastici e universitari? Quando lei, signor presidente, gira nei grandi paesi europei potrà trovare librerie con giovani preparati e sereni anche nei piccoli centri mentre da noi le librerie indipendenti si stanno estinguendo. Giovani librai sereni perché in Germania, oltre al divieto di sconto, non è consentito che un Editore diventi dettagliante aprendo una Catena di librerie in concorrenza con quelle indipendenti. Si pensi a Mondadori, che da solo detiene oltre un terzo del mercato librario che ha oltre 550 punti vendita affiliati: ha forse difficoltà a praticare lo sconto del 15% ai lettori, massimo consentito dalla legge italiana, facendo concorrenza alle librerie indipendenti che rifornisce a condizioni più sfavorevoli Ma si pensi anche alle Feltrinelli, alle Giunti e Ubik legate al gruppo Longanesi. In realtà il mercato del libro italiano è gestito a livello di produzione, distribuzione e dettaglio da un oligopolio di pochi grandi gruppi editoriali. Mondadori, Rizzoli, LonganesiGEMS-Giunti, Feltrinelli. In altri paesi questo non sarebbe consentito e visto come una minaccia al pluralismo e alla libera concorrenza. In Italia invece il mercato del libro è sostanzialmente bloccato dai grandi gruppi editoriali e dai loro distributori.

In Italia è consentito che Editori facciano i dettaglianti così come lo fanno Grossisti e Distributori, anche via Internet. E’ chiaro che avendo i libri a prezzo di produzione o di grossista possono fare una concorrenza spietata eliminando le librerie indipendenti, ed anche i giovani entusiasti che vorrebbero aprirle, mirando al controllo totale di un mercato strategico come quello culturale. Una libreria di catena o un distributore via Internet hanno bisogno di poco personale: una libreria indipendente di molto, qualificato e più costoso.

La prego, Signor Presidente, di far somigliare – magari per decreto – il mercato del libro italiano a quello tedesco: Editori, Grossisti e Librai che facciano ognuno il suo mestiere senza invasioni di campo con pari opportunità e uguali condizioni commerciali, niente sconti ma prezzi bassi tutto l’ anno se non su tutti i libri almeno sulle novità degli ultimi 9 mesi.

Otterrà un ribasso generale dei prezzi di copertina, una rete capillare di librerie e una moltiplicazione di posti di lavoro per giovani culturalmente preparati ma disoccupati come ero io quasi 40 anni fa.

E non costerà niente allo Stato “.

 

18 Risposte to “Il discount dei libri?”

  1. Caterina Says:

    Argh, non posso che autoquotarmi (e non per vanità) su quanto detto settimana scorsa… La politica di prezzo non fa necessariamente cattiva letteratura e forse farà abbassare la cresta a tanti scrittori (soprattutto stranieri) che hanno chiesto (per anni) minimi garantiti assurdi…Parliamo di milioni di euro.
    Basta che non diventi una barriera all’entrata alla buona letteratura (se scartata perché troppo costosa) o ancora peggio una scusa per tralasciare autori davvero famosi, ma anche parecchio bravi (mi viene in mente Franzen per citarne uno).
    Sulla lettera del libraio… boh ho qualche perplessità. Obiettivamente la Germania è un paese molto diverso dall’Italia, per cultura, modi di vita, istruzione, religione e perfino per il cibo! E diversità, a mio parere, vuol sempre dire ricchezza di idee, di inventiva… diversità è progresso, omologazione invece fa rima con immobilismo. Diventare dei piccoli tedeschi non ci salverà… perché non siamo piccoli tedeschi e le leve della lettura da smuovere in Italia sono altre.
    Da sempre il popolo tedesco è un popolo di lettori fortissimi (mentre noi siamo capre e i forti lettori italiani leggono in media 12 libri all’anno), ma ciò non toglie che il mercato editoriale tedesco sia in forte crisi. Altissima domanda, fortissima offerta… tanto forte da creare un mercato saturo in cui “farsi” notare è difficilissimo. I piccoli editori sopravvivono a mala pena e i grandi sono in ginocchio da secoli.
    Insomma non è quella la strada, sempre a mio parere…
    Sapete che i bambini in Italia leggono molto più di noi… Sapete quando li perdiamo? Quando sono adolescenti! Molti di loro lasciano i libri per il telefonino, i videogame e il make up intorno ai 13/14 anni e non lo riprendono più in mano fino alla fine della loro vita.
    Non sarà quello il momento per “farli crescere” come lettori? Combattere “Amici”, “Grande Fratello” e il desiderio di diventare veline a suon di buone pagine di letteratura (di qualunque letteratura si tratti, non necessariamente Pirandello e Manzoni)?
    Solo un’idea.

    Un abbraccio carissima

  2. Fabio Says:

    Sarà un’opinione sbagliata, ma secondo me in Italia si legge poco a prescindere, non credo che abbassando i prezzi i giovani siano più invogliati a comprare un libro…

  3. Lara Manni Says:

    Faccio un esempio. Mi hanno parlato benissimo de L’amante della tigre di Téa Obreht. Qualche giorno fa ho auspicato, su Facebook, una rapida traduzione. Mi ha risposto un’amica editor oggi, dicendomi che il romanzo è già uscito per Rizzoli, nel 2011. Non me ne sono accorta: e guarda che abitualmente sono molto attenta alle uscite, specie di libri che, almeno dalle informazioni che ho, potrebbero piacermi. Obreht ha vinto l’Orange Prize e non solo. Non se ne è parlato affatto.
    Cosa c’entra col prezzo? In realtà c’entra: perché se la via per far circolare un libro deve basarsi SOLO su quanto costa, non credo che sia la via giusta.

  4. Roberto Gerilli Says:

    Quello che non ho mai capito è: perchè una grande libreria in franchise deve essere sinonimo di poca qualità? Invece di lottare per mantenere in vita le piccole librerie indipendenti, non sarebbe più proficuo lottare perchè le grandi catene offrano un buon servizio?
    I tempi cambiano e così anche il modo di fare commercio. Una volta c’erano i negozi di musica ora c’è iTunes. Tra qualche anno, probabilmente, anche le piccole librerie scompariranno. Perchè deve essere per forza un male?
    Preciso che questo post non è scritto per far polemica. Io adoro le librerie enormi dove puoi trovare qualsiasi libro. Fosse per me lotterei per avere una Feltrinelli in ogni città 🙂

  5. Lara Manni Says:

    Temo che ci siano le luci e le ombre. Una grande libreria, rispetto a un’indipendente, offrirà meno titoli “di nicchia”, per esempio.

  6. Roberto Gerilli Says:

    Non ne sono del tutto convinto. Alla Feltrinelli di Bologna, per esempio, (che è enorme) ho trovato libri di case editrici che qui in Ancona non avevo nemmeno sentito nominare. In ogni modo penso di star andando off topic.

    Il motivo per cui in Italia si legga poco penso che rimarrà per sempre un segreto che nemmeno Voyager riuscirà a svelare 🙂

  7. Lara Manni Says:

    Dipende, Roberto. Dipende. Le librerie di catena sono comunque sottoposte a vincoli molto più forti delle indipendenti, a mio parere.

  8. G.L. Says:

    Ho qualcosa che non funziona. Chessò un dolorino. Allora vado dal medico. Il primo medico mi dice: prendi la medicina X. Però la medicina X ha un cattivo sapore. Allora vado da un secondo medico che i dice: prendi la medicina X. Ma io sono testone e vado da un terzo medico. E che mi dice? prendi la medicina X. Quindi che faccio? Prendo la medicina X? No, vado sui forum e decido di prendere la medicina Y.
    Tanto, si sa, siam tutti medici.

    Fine della parabola.

    • Valberici Says:

      parabola del giorno dopo

      Ho un nuovo dolorino che si somma al vecchio, dovrei andare dal medico, ma perchè fare fatica? Vado direttamente sui forum e sono apposto…. 😦

  9. Ungheri Paolo Says:

    Ciao, prima volta che lascio un mio commento in questo spazio.
    Non credo che il prezzo dei libri abbia un’influenza sulla quantità di lettori in Italia. Ti basta pensare che nei mercatini dell’usato si possono trovare titoli praticamente nuovi spesso a pochi centesimi.
    No, il problema è insito nella mentalità attuale, che predilige i passatempi veloci, poco impegnativi e che non portano via tempo o risorse.
    Quando un ragazzo, in terza scientifico, deve trattare “Ma gli androidi sognano pecore elettriche?” (libro da cui è tratto Blade Runner) finisce prima per noleggiare il film e poi si scarica un bel riassunto dalla rete e lo confeziona a mo’ di tema, beh, in questi casi le speranze sono davvero poche.
    Non centra il prezzo, ne le tipologie di negozi in cui acquistare i libri. Bisogna insegnare ai giovani cosa vuol dire leggere, e questo con il denaro non centra davvero nulla…

  10. Zweilawyer Says:

    Quanto all’intervento riportato nel post, c’è da dire che la Germania sta osteggiando gli ebook in tutti i modi (in questo condivide con l’Italia le medesime ragioni di “riconversione industriale” ed esaurimento dei contratti in essere con i fornitori). Ad oggi, solo il 35% degli editori tedeschi ha un catalogo ebook. Tempo addietro, lo Spiegel pubblicò un articolo sull’argomento:
    http://www.spiegel.de/international/germany/0,1518,655422,00.html

    Interessante questo passaggio:
    “Come può un giovane aprire una libreria se si trova subito strangolato dalla concorrenza di Catene e supermercati…”
    Beh, è come lamentarsi del fatto che un imprenditore non possa aprire più un alimentari “di quartiere” senza essere strangolato da coop ed auchan.
    Ridicolo questo:
    “Una libreria di catena o un distributore via Internet hanno bisogno di poco personale: una libreria indipendente di molto, qualificato e più costoso.”
    E quale sarebbe la qualifica necessaria per fare il garzone in libreria? Inoltre, non ho mai sentito di librerie indipendenti che pagano profumatamente i loro dipendenti (“… e più costoso…”).
    La lettera di Deganutti mi sembra un minestrone di banalità, dove la difesa della cultura diventa un pretesto per avere qualche agevolazione e tirare a campare ancora per qualche anno, quando tutto, inevitabilmente, finirà.
    Il Mondo va avanti, i mestieri scompaiono, ma nascono sempre delle nuove opportunità.
    Chi si ferma, è morto.

  11. G.L. Says:

    http://www.scuolalibraitaliani.com/web/index.php?option=com_content&view=article&id=49&Itemid=53

    http://www.mediacampus-frankfurt.de/

    Garzoni.

  12. Lara Manni Says:

    Zwei. Bisogna vedere se si vuole semplicemente prendere atto dell’esistente o cercare di cambiarlo. Il mondo che va avanti non è necessariamente il migliore dei possibili.

    • Valberici Says:

      Beh, per il capitalismo un mondo che va avanti è necessario. Le crisi del debito non si risolvono con la cultura o con l’utilizzo di principi etici, è evidente che di fronte alla logica del profitto la lettera che citi è un po’, come dire, ingenua.

      Però che ce lo abbia prescritto il dottore ‘sto capitalismo o che sia inevitabile…ecco, io non ne sono convinto. 😉

  13. icittadiniprimaditutto Says:

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  14. Slow-motion Suicide « La carta, lo schermo, la parola, lo sguardo Says:

    […] degli sconti – e a proposito del discorso dei prezzi dei libri, segnalo questo interessante post di qualche giorno fa.  Che soccombe ad un approccio verso tutto ciò che ruota intorno […]

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