Su Repubblica oggi c’è un lungo articolo sui feuilletton e sul fatto che ricomincino a circolare su Internet. o grazie a Internet, o intorno a Internet. Scrive Leonetta Bentivoglio:
“La verità è che il feuilleton, per sua stessa natura, deve plasmare una storia che acchiappa, provoca e s´allunga nel fantasticare dell´attesa di chi legge. E poiché l´esito dell´ingranaggio è intramontabile, anche la nostra epoca lo reinventa, lanciandolo in nuovi strumenti e formati, e dettandone la renaissance nelle tecnologie del Duemila.
Una vicenda in questo stile, intitolata Prendimi!, e scritta apposta per Rsera da Elena Stancanelli, uscirà sulla versione Ipad di Repubblica a partire dall´edizione di stasera. Ambientata nel contesto soffice e sciccoso degli anni Venti, si affida a una protagonista affascinante (un genere di figure femminili d´obbligo nei feuilleton degni di questo nome): la baronessa Lina, che ama gareggiare con le automobili e che non teme la sfida con piloti del calibro del mitico Tazio Nuvolari.
Intanto lo scrittore Alessandro Mari sta intessendo sulla rete il suo fluviale Banduna, un feuilleton scandito in dodici puntate (a fine gennaio è uscita la settima) che ha inaugurato “Zoom”, la collana digitale dell´editore Feltrinelli. Tuffato negli anni Sessanta dell´Ottocento, Banduna elabora in chiave positiva il fenomeno del brigantaggio, sullo sfondo di un luogo d´immaginazione collocato a sud d´Italia”.
Impossibile, per chi è stata fanwriter, non pensare a quanto le fan fiction abbiano la struttura del feuilletton. E non solo perché sono scritte a puntate: ma perché, per suddividere la vicenda in capitoli che vengono pubblicati a una settimana di distanza (così, almeno, facevo io: il venerdì era il giorno del nuovo episodio) bisogna osservare alcuni accorgimenti. Per me erano, soprattutto, due: capitoli autoconclusivi, che non necessitavano di riepiloghi, e cliffhanger finale.
Quanto aiutano gli accorgimenti medesimi quando una fan fiction si trasforma in romanzo? Moltissimo, nel ritmo e nella struttura. Tant’è vero che per Lavinia, che non è mai stato fan fiction, ho usato la stessa tecnica. Conclusione: il fan writing è utilissimo per affinare la tecnica. E consiglio caldamente di praticarlo.
febbraio 10, 2012 alle 11:33 am |
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.
febbraio 22, 2012 alle 4:26 PM |
Ah, vecchio post: ma io lo vedo solo ora e solo ora commento 🙂
Pensa che io da bambino scrivevo inconsciamente fan-fiction (nel senso che non conoscevo il significato del termine) e le facevo leggere solo a mio padre, l’unico che mi ha sempre esortato a continuare a scrivere. Poi sono passato alle storie originali (rigorosamente conservate in un cassetto) e ora ho cominciato a scrivere per gioco come fan-writer, poco prima che tu scrivessi questo post.
Che dire?
Come esercizio è sicuramente utilissimo e anche io lo raccomando vivamente 🙂
febbraio 22, 2012 alle 8:13 PM |
Grazie! Esercizio indispensabile, secondo me. 🙂