Ah, i nomi. I nomi propri, intendo. I nomi propri dei personaggi, per essere precisi.
Per me sono una bella cartina di tornasole, quando leggo una storia: diffido molto delle spiritosaggini, diffido ancora di più dell’esotismo (eroine contemporanee che si chiamano Astrella o Cassiopea, per esempio, mi fanno storcere il naso). I nomi semplici, comuni, che davvero si incontrano ogni giorno nella vita reale, mi piacciono di più.
In effetti, è una scelta molto più difficile di quel che possa sembrare. Per le mie storie ci ho ragionato molto, e non sono affatto sicura, come al solito, di aver scelto bene. Però, dietro ogni nome, c’è una motivazione.
Per esempio.
Ivy: viene dalla realtà. Ho conosciuto una ragazzina emo che si faceva chiamare così, e somigliava moltissimo alla mia Ivy prima maniera. Poi, quando ho letto Sirene di Laura Pugno e ho scoperto che anche uno dei suoi personaggi aveva questo nome, sono stata tentata di cambiarlo. Ma ormai era fatta…
Max. Ah, qui c’è una storia musicale. Una canzone di Paolo Conte che ho sempre adorato. E che è perfetta per il personaggio!
Chris. Questa è facile: omaggio dichiaratissimo a Carrie di Stephen King.
Michele. L’amico di Chris che dovrebbe stuprare Ivy. Esiste: è viscido e ha le basette come il personaggio. E ha lo sguardo porcino. Conosciuto ed evitato l’estate scorsa, al mare.
Alice. La mamma di Ivy, che ha un nome soltanto in Sopdet. Anche qui, è stata una canzone a ispirarmi. Una vecchia canzone di Francesco De Gregori, che infatti viene citata almeno un paio di volte.
Adelina. Non c’è un motivo. Mi sembrava un nome giusto per l’epoca (come Giovanni, Luisa, Giuseppe, Fernando, Matilde, Margherita) e il luogo (Veneto e Friuli). E mi piaceva tanto, vai a capire perchè.
Misia, Vittoria, Lea. Le tre vecchiette di Sopdet. Vittoria esiste davvero e porta le calze elastiche, l’ho incontrata una volta, fuori Roma. Lea mi è venuto per caso, perchè cercavo un nome corto e dal suono dolce. Misia è un omaggio a Misia Sert, splendida musa di un’infinità di artisti e fra le poche amiche di Sergej Diaghilev (questa non ve l’aspettavate, eh?).
Johann è, dichiaratamente anche qui, un omaggio a Goethe e a Faust (patto col diavolo, eccetera eccetera).
I nomi giapponesi, invece, si devono ai consigli di molti amici: Angelo per Moeru, Solandìa e Olorin per Hyoutsuki. Gli altri sono frutto di lunghe consultazioni su siti giapponesi e no.
Ah. Axieros. E’ una divinità reale. In molti culti antichi corrisponde alla Grande Madre, Demetra per i Greci.
Quel che non sapevo è che una band goth le ha dedicato una canzone:
Non di padre nè di madre
fu il mio sangue, fu il mio corpo.
Mi formai da nove fiori
fiori d’ortica, di quercia e di rovo
nove poteri di nove fiori
nove poteri combinati in me.
Lunghe e bianche sono le mie dita
come la nona onda del mare.
Ho suonato a Lloughor
ho dormito nella porpora
la mia corona è di rossi gioielli
conosco molte canzoni
la mia tunica è tutta rossa
ma non profetizzo alcun male.
Un milione di angeli
sono sulla punta del mio coltello.
Sono un vento su un lago profondo
sono una lacrima che il sole lascia cadere
sono un falco alto sulla scogliera
sono una spina sotto l’unghia
sono una collina dove camminano i poeti
sono una marea che trascina alla morte.
Mica male.
E’ così complicato anche per voi o sono io ad essere tremenda?