Guarda guarda cosa ho trovato, inserendo due parole chiave come “realismo” e “fantastico” (ci sto ragionando parecchio, ultimamente). Un’intervista a Giuseppe Genna, che risale a un anno fa (Genna è un autore bravissimo: Assalto a un tempo devastato e vile è un libro che consiglio di cuore). Leggetela tutta, ma questo è il punto che mi ha suscitato il maggiore entusiasmo:
“Non conosco una scrittura che sia realistica. Faccio un esempio: la vulgata per cui il naturalismo di Zola sarebbe realismo è esilarante – ci troviamo di fronte a un costruttore di miti, che utilizza protocolli desunti dalla sorgente pittura impressionistica, impegna una lingua che permette l’avvento di Céline, e ancora si pensa a una scrittura realistica. Perfino il romanzo primonovecentesco, col suo psicologismo apparentemente mimetico, non desume la propria psicologia da una psicologia reale: la forgia e costruisce l’interiore del mondo borghese. Il realismo oggi sarebbe incarnato da chi? Dal cinismo di Roth che fa ricordare a un morto post-mortem in Everyman? Da Houllebecq che sembra mostrare la possibilità di un’identificazione per mimesi e che termina il suo ultimo romanzo, Piattaforma, con uno strepitoso viaggio di un futuro clone tra umani ridotti a branchi di primati? La letteratura è sempre fantastica”.
Molto, molto bene.