Il fantastico non è altro che la scelta del lettore – che si identifica con l’autore – fra la spiegazione naturale e sovrannaturale di un fatto insolito.
E’ sempre lui. Sempre Todorov. Ci ritorno perchè la faccenda non è secondaria. Cosa sostiene, in parole molto semplici, il Nostro? Sostiene, guardando però alla produzione dell’Ottocento (Ottocento, ci siete? Due secoli fa), che una storia fantastica deve far oscillare chi legge fra una spiegazione che rientra nelle leggi naturali conosciute e una che si tuffa in quelle ignote. E fin qui ci siamo.
Il problema è quando le leggi ignote vengono date per scontate. Quando, insomma, il fantastico si pone come realtà altra. C’è, esiste, stiamo parlando di quella, è il nostro compito. Ovvero, il fantastico non è un espediente per arrivare alla psicologia dei personaggi, ma è qualcosa che coesiste con il reale conosciuto e, per dirla con King, ci cola dentro.
Perchè insisto su questo punto?
Perchè ho la sensazione che un po’ di mondo editoriale italiano, incluso quello che fin qui ha guardato al genere con la puzza sotto il naso, lo stia scoprendo. Ma a due condizioni: o è destinato ai ragazzi (leggasi questo post di Gl. E, a proposito, ho il W2 in lettura) , che, poveri cari, credono ancora ai prodigi.
O deve addomesticarsi.
Ovvero, trovare una spiegazione razionale al fantastico medesimo. Renderlo intimo, renderlo equivoco, e non sia mai si ponga sfacciatamente in primo piano come la cupola che cala dal cielo in The Dome.
In poche parole, il fantastico italiano sta correndo un rischio: giallo e noir, quando sono divenuti “d’autore”, sono stati comunque accettati in quanto non spezzavano il vincolo – tutto italiano – del realismo. Ma come la mettiamo con un horror o con un fantasy? Per rientrare nei ranghi, devono essere innocui come gattini. I morti non tornano dalle tombe, è un delirio del personaggio. I mostri non esistono, basta prendere Freud e troviamo una spiegazione.
Pericoloso, e ci tornerò ancora.
Per fortuna, esistono le eccezioni: e tornerò anche su quelle. Presto.