Era nei commenti di ieri, ma questo pezzo di Ranieri Polese sul Corriere della Sera, secondo me, merita una meditazione. Forse. Chissà.
“Intanto, hanno smesso di nutrirsi di sangue umano: così accade nei quattro romanzi della saga Twilight di Stephenie Meyer (Edward ricorre al sangue di animali), mentre in True Blood di Charlaine Harris (Delos Books; il serial tv passerà prossimamente su Fox) si cibano di sangue sintetico. Insomma, i giovani non-morti di oggi sono ragazzi come tanti, vivono in cittadine qualunque, non dormono in bare imbottite di seta. Non hanno castelli in Transilvania né titoli nobiliari. E soprattutto sono casti. Non c’è sesso tra Edward e Bella ( Twilight), così come non ce n’è tra il dodicenne Oskar e l’amica vampira Eli ( Lasciami entrare, il film di T. Anderson dal romanzo di J.A. Lindqvist, Marsilio). Dimenticare Freud. «Dopo la fine del freudismo, anche il vampiro è cambiato» dice lo psichiatra Vittorino Andreoli, autore dell’introduzione al Dracula di Stoker della Bur Grandi Romanzi. «Quel libro-capostipite nasceva in contemporanea con la psicoanalisi: uscì infatti nel 1897, tra gli Studi sull’isteria di Freud-Breuer, 1895, e l’Interpretazione dei sogni, 1899. Dracula rappresenta il bisogno sessuale, il dominio attraverso il sesso. In fondo, freudianamente, Dracula è mosso dal desiderio di conquista della madre. In lui la materia erotica è predominante, anche se è una sessualità “spostata”: il vampiro non scopa, però il mordere, il succhiare sono evidenti atti sessuali. Finito il freudismo, abbiamo vampiri con dentini da latte, giusti per questa generazione di ragazzi senza una forte identità di genere: giovani maschi ben vestiti, pettinati, che provano un richiamo sessuale molto debole. E che hanno una sublimazione molto più eterea, come nell’Edward di Twilight ».
Leslie S. Klinger, il curatore del nuovo Dracula annotato, indica chiaramente le due tendenze maggiori dei nostri anni: i vampiri con un’anima e i vampiri adolescenti. Alla prima appartiene Lestat, creato da Anne Rice (da Intervista con il vampiro, 1976, è stato tratto il film con Tom Cruise nel 1994) così come il conte di Saint Germain dei libri di Chelsea Quinn Yarbro (ed. Gargoyle). Buoni sono pure Joe Pitt, vampiro detective a Manhattan (l’autore è Charlie Huston) e la nobile Geneviève Dieudonné dei romanzi di Jack Yeovil (ed. Hobby & Work). I teenager non-morti si incontrano nella serie tv Buffy, con la bionda cacciatrice di vampiri e il suo fidanzato (vampiro) Angel, nelle vicende di Twilight (Fazi) e in True Blood, con la coppia Sookie e Bill, barista lei, vampiro lui. La discendenza vampiresca, comunque, non è destinata a estinguersi perché — scrive L. S. Klinger — «temi come la morte e l’immortalità continueranno sempre ad affascinare».
Vita e morte. «Se mostri come l’uomo lupo sono ormai dimenticati, il vampiro non sembra tramontare» dice Gianfranco Manfredi, il cui Ho freddo, una storia di vampirismo ambientata nell’America del XVIII secolo, è pubblicato da Gargoyle. «E questo perché il non-morto ripropone il quesito su dove sta il confine tra la vita e la morte. È una domanda estremamente attuale. Tutti, adolescenti e adulti, si interrogano su questi confini. Certo, così entrano in gioco temi che riguardano il soprannaturale (c’è una vita dopo la morte, ecc.) che da sempre la Chiesa, quella cattolica in particolare, considera suo monopolio. E infatti gli ambienti ecclesiastici non guardano di buon occhio le feste di Halloween, Harry Potter, il gothic e ora i vampiri». Ma la letteratura fantastica e l’horror piacciono molto agli adolescenti. «E oggi gli adolescenti sono una parte importante del mercato editoriale». Anche Manfredi è colpito dalla castità dei nuovi vampiri. «Sì, l’amore che c’è nelle storie della Meyer è un amore romantico, pre-sessuale. Dei suoi romanzi hanno detto che sono come Moccia, ma con un pizzico di horror in più, ed è vero». Forse per questo non ci sono morsi sul collo, sangue succhiato eccetera. «Sì, anche per questo. Ma c’è un altro motivo: il rito del sangue appartiene a tradizioni dell’Europa dell’Est. Nell’Europa occidentale, invece, c’è lo spirito che ti ruba il respiro, l’Horla di Maupassant, l’Incubus dipinto da Füssli: che sono fenomeni legati alla tubercolosi. Così in America, nel New England— qui si ambienta il mio romanzo — dove furono scoperte sepolture di corpi con lo sterno spezzato, il cuore e altri organi asportati: quei resti appartenevano a persone che soffrivano di consunzione da Tbc. Pallidi, emaciati, spettrali, erano scambiati per vampiri. Dopo la morte i loro cadaveri venivano trafitti, a volte bruciati. Da qui la variante americana del vampirismo. Una specialità autoctona, non importata dall’Europa. Non sempre, insomma, la peste arrivava dall’Europa come credeva Freud».
Capitalista succhiasangue. Ma intanto è caduto anche l’uso ideologico della figura del vampiro. Che serviva a raffigurare il capitalista sfruttatore o il dittatore dei regimi totalitari, Hitler o Stalin a scelta. «Già Poe, in un racconto rimasto inedito fino a pochi anni fa, Vampiri a Manhattan, se la prendeva con gli editori che si arricchivano alle sue spalle» dice Manfredi. «È l’unico testo in cui Poe parla di vampiri, è un racconto comico, grottesco. Come spesso accade quando si fa un uso ideologico del termine ». Ora, Gargoyle, ripropone in Dvd Hanno cambiato faccia, il film di Corrado Farina, Pardo d’oro a Locarno 1971. Farina, autore di un film-culto come Baba Yaga da Guido Crepax, con Hanno cambiato faccia presentava Adolfo Celi nei panni di un capitalista vampiro. «È l’ingegner Giovanni Nosferatu, produce auto, abita in una villa sopra Torino. L’impiegato che sale alla villa del padrone non viene scortato dai lupi ma da tre 500. Insomma, i riferimenti a Gianni Agnelli sono evidenti e voluti. Lo stile è quello dei film allegramente sovversivi di quegli anni. Ma oggi questa vena allegorica si è perduta, l’immaginazione che sfidava il potere è ormai consegnata al passato».
Superata dunque la fase della minaccia (sessuale e politica) del vampiro, che cosa piace in questa nuova covata di adolescenti non-morti? Perché Twilight ha un successo così dilagante? «Il vampiro contemporaneo rappresenta l’outsider sensibile, solitario che vive in disparte dalla società cosiddetta normale» ha scritto sul Times Leslie S. Klinger. È l’ultima incarnazione di una figura cara alla cultura giovanile, il bad boy o la bad girl: «il bastardo bello e tormentato, che affascina eppure fa paura». Insomma, l’Edward di Twilight come un nuovo James Dean. Sì, però — è sempre Klinger che lo scrive — questa nuova Vampire Lit «non dà i brividi, quelli che il vecchio Dracula continua ancora oggi a regalare».”