Quando qualcuno mi dice che la narrativa fantastica prospera sulle illusioni e che la mancanza di realismo non porta a nulla di buono, mi piacerebbe raccontargli la storia della Parmalat. Che non è un caso unico, naturalmente: è solo una delle molte conseguenze di una certa prassi economica che si basa sul non tangibile. Sull’ipotesi di un guadagno e non sul guadagno effettivo (sì, i riferimenti non sono casuali, mai).
Once upon a time.
Cento miliardi di lire. Era il debito della Parmalat vent’anni prima del crac. Cosa fa Calisto Tanzi, che di Parmalat è proprietario? Una persona digiuna di economia pensa alla mossa più banale: cerca di ripianare i debiti. Tanzi quota la società in borsa. Ma come, le società che si quotano in borsa non devono avere i conti a posto? Infatti, Tanzi si rivolge alle banche per un prestito. E lo ottiene. Centoventi miliardi di lire. Inoltre, si libera di Odeon Tv, ugualmente in perdita per per 160 miliardi, che viene acquistata dalla società (Sasea) di un ex dirigente Eni.
L’operazione riesce.
Passo primo. Denaro che non c’è. Puro, purissimo niente.
Tag: Parmalat
luglio 13, 2011 alle 8:58 am |
Nel 1971 Nixon eliminò la convertibilità del dollaro in argento ed oro… 😉
luglio 13, 2011 alle 9:39 am |
Tutto questo è molto fantasy, mio signore 🙂
luglio 13, 2011 alle 10:20 am |
E cosa dire del signoraggio? Prendi un pezzo di carta, ci stampi sopra “500 Euro”, e con quello vai a fare la spesa. Non è fantasy?
luglio 13, 2011 alle 10:59 am |
Lo è, eccome. La cosa interessante è la ricaduta. Cosa accade ad un paese che vive su quel che non c’è quando scopre che non c’è?
luglio 13, 2011 alle 12:15 PM |
Se ne parlava ieri all’incontro con Gl e Kai zen J: mai sentito parlare dei futures? Lavorare in banca mi ha reso molto fantasy 🙂
luglio 13, 2011 alle 7:30 PM |
Giulia: esattamente quanto ascoltato ieri.
Però più che fantasy, tutto ciò lo definirei horror: perché le opere di Lovecraft, di King sono bei romanzi fantastici, ma il vero orrore è in questa realtà dove i politici, gli imprenditori considerati eroi e benefattori sono i veri orchi e vampiri della storia.
E i mostri meritano solo di fare una fine: sangue chiama sangue. E in fondo sono stati loro a dare il via, l’esempio da seguire: pertanto devono accettare che il frutto di quanto seminato si volti e li affronti per rendere quanto dovuto.
luglio 13, 2011 alle 9:20 PM |
Un po’ più complicato di così, credo. La questione è nella fiducia verso l’immateriale, nella paura. Nell’odio.
luglio 14, 2011 alle 10:04 am |
Parli di odio: cosa intendi?
Con questa parola mi viene in mente il sentimento che scaturisce nella gente vedendo le azioni di certe persone.
luglio 14, 2011 alle 10:06 am |
A proposito di futures. Ne parlavo proprio con GL, dopo la serata a San Lazzaro: nel 1600 (no, dico, XVII secolo) in Olanda si scatenò la mania per i tulipani. Tutti compravano tulipani. I prezzi s’impennarono, diventò una forma d’investimento più redditizia dell’oro.
Finiti i tulipani disponibili, a qualcuno venne l’idea di vendere i raccolti prossimi, ovvero quelli che ancora non esistevano.
I prezzi salirono ancora, si arrivò ad autentiche follie, con carichi di bulbi scortati da soldati come fossero diamanti, assalti ai portavalori, contraffazioni e tutto quello che si può immaginare.
Ovviamente arrivò l’anno in cui il maltempo devastò le coltivazioni. Panico generale. Tutti tentarono di vendere i titoli per i raccolti inesistenti, i prezzi crollarono. L’economia dell’Olanda andò a rotoli.
Si dovette intervenire con leggi speciali per salvare il salvabile e impedire che si ripetesse.
Non è fantasy? Da anni medito di scriverci un racconto.
Stasera si fa il bis con GL; se si torna sull’argomento parlerò di tulipani del XVII secolo 🙂
luglio 14, 2011 alle 10:47 am |
Quando c’è poverta c’è odio. A volte incanalato. A volte diffuso e basta. Pensa al 2008 (l’anno in cui è ambientato, non casulamente, Tanit).
In mezzo: bellissimo l’aneddoto dei tulipani. Il racconto urge. 🙂
luglio 14, 2011 alle 2:01 PM |
Lara: Comincio a capire
luglio 14, 2011 alle 8:21 PM |
Vogliamo parlare anche delle vendite allo scoperto allora? In Italia ancora ci si litiga su, ma di fatto esistono e il risultato s’è visto anche in questi giorni.
Si vendono cose che non si possiedono…roba da matti 🙂
luglio 15, 2011 alle 7:29 am |
In Mezzo: c’è un incontro con D’Andrea? Dove?
Si sono d’accordo. Vendere beni che ancora non esistono suona fantascientifico almeno quanto un vampiro modenese di Vergnani. Solo che è vero. Ed a pagare non è mai chi lo fa.
luglio 15, 2011 alle 9:55 am |
@ Paolo E.: Sorry, è stato ieri sera. Chi c’era ha detto che è stato interessante.