Sull’ultimo numero di Pulp, Umberto Rossi intervista China Miéville, e la lettura merita. Riporto qui solo una risposta, pro domo nostra:
“La mia relazione con i generi letterari, pur restando caratterizzata dalla fascinazione e dal rispetto, cambia di momento in momento. Qualche volta sono interessato a mettere mano a un certo genere letterario mettendo fortemente in discussione i suoi tropi e le sue tradizioni – ma sempre dall’interno. Qualche volta, e questo è successo in particolare con The City&The City, tento di fare qualcosa di nuovo pur dimostrando un’assoluta e incrollabile fedeltà ai vari protocolli, forse proprio a causa di questa fedeltà – in quel caso, ai protocolli del romanzo giallo. Allo stesso modo, Embassytown è un romanzo di fantascienza molto ma molto più “regolare” di quanto la trilogia di Bas-Lag fosse fantasy “regolare”.
Mi riservo il diritto di riposizionarmi all’interno di questa relazione col genere, indietro, o avanti, o di lato, per cambiare il tono della conversazione che intrattengo coi generi”.
La definizione di conversazione mi piace molto.
Tag: China Miéville, Pulp
settembre 30, 2011 alle 10:14 am |
È piaciuta anche a me la definizione di conversazione. Be’, io amo Mièville. Ha davvero una grande intelligenza e un’enorme fantasia. Se solo scrivesse un po’ meglio…
ottobre 1, 2011 alle 8:58 am |
forte! 😀
ottobre 1, 2011 alle 9:43 PM |
E’ un accostamento rispettoso al genere, qualunque esso sia, ma non succube e soprattutto non esclusivo.
ottobre 3, 2011 alle 7:46 am |
E soprattutto testimonia che le gabbie sono quelle che ci creiamo da soli 🙂