Signor genere, ancora un po’ di zucchero?

Sull’ultimo numero di Pulp, Umberto Rossi intervista China Miéville, e la lettura merita. Riporto qui solo una risposta, pro domo nostra:

“La mia relazione con i generi letterari, pur restando caratterizzata dalla fascinazione e dal rispetto, cambia di momento in momento. Qualche volta sono interessato a mettere mano a un certo genere letterario mettendo fortemente in discussione i suoi tropi e le sue tradizioni – ma sempre dall’interno. Qualche volta, e questo è successo in particolare con The City&The City, tento di fare qualcosa di nuovo pur dimostrando un’assoluta e incrollabile fedeltà ai vari protocolli, forse proprio a causa di questa fedeltà – in quel caso, ai protocolli del romanzo giallo. Allo stesso modo, Embassytown è un romanzo di fantascienza molto ma molto più “regolare” di quanto la trilogia di Bas-Lag fosse fantasy “regolare”.
Mi riservo il diritto di riposizionarmi all’interno di questa relazione col genere, indietro, o avanti, o di lato, per cambiare il tono della conversazione che intrattengo coi generi”.

La definizione di conversazione mi piace molto.

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4 Risposte to “Signor genere, ancora un po’ di zucchero?”

  1. Michele A. F. Greco Says:

    È piaciuta anche a me la definizione di conversazione. Be’, io amo Mièville. Ha davvero una grande intelligenza e un’enorme fantasia. Se solo scrivesse un po’ meglio…

  2. cooksappe Says:

    forte! 😀

  3. Matteo Says:

    E’ un accostamento rispettoso al genere, qualunque esso sia, ma non succube e soprattutto non esclusivo.

  4. Lara Manni Says:

    E soprattutto testimonia che le gabbie sono quelle che ci creiamo da soli 🙂

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