Va bene, adesso tento di spiegare perchè sto litigando con La farfalla tatuata di Philip Pullman. Dico subito che sono a metà, e che ho tutto il tempo di ricredermi. Sicuramente intuisco un meccanismo a orologeria e mi inchino subito tre volte davanti all’abilità dello scrittore.
Ma.
Ho un problema con Jenny, la protagonista femminile. La quale è un personaggio molto particolare, che si intuisce ambiguo fin dalla sua prima – bellissima, sì – apparizione. Di lì a poco, però, viene raccontato il suo passato: tremendo. Ecco, l’aggettivo mi sembra corretto: ma non riesco a sentir vibrare quel “tremendo” dentro di me. E’ come se lo sguardo dell’autore restasse freddo davanti a Jenny.
Faccio un altro esempio. Ho scoperto Clive Barker attraverso i Libri di Sangue. E sono rimasta folgorata da un racconto di cui, accidenti a me, continuo a dimenticare il titolo (forse La vita dentro la morte?). La storia è quella di Elaine, una donna che è appena guarita da un tumore a prezzo di un’isterectomia. Nelle pagine iniziali, prima che si scateni l’inferno di cui la stessa Elaine sarà portatrice, c’è il suo lento ritorno alla normalità, in ufficio e a casa. E non è una normalità vera: Elaine continua a sentire la morte dentro di sè, continua a pensare ai figli che non avrà mai e soprattutto alla “vita” che non sente più tale. Dopo l’operazione, Elaine non appartiene più alla vita, ma alla morte.
C’è un momento perfetto che lo fa capire a chi legge: il suo compagno le manda un regalo. Una sciarpa. Costosa, del colore che lei preferisce (e lui sa che lei lo preferisce). Lei apre il pacchetto, tocca la sciarpa, lo richiude.
Ecco: quello è l’attimo senza il quale, secondo me, tutto quel che accade dopo (che è straordinario) non avrebbe senso.
E questo, nel libro di Pullman, mi manca.
aprile 10, 2009 alle 8:46 am |
Sì, il racconto è quello. Preferisco Jacqueline Ess. Però sei buffa: sei la prima che trovi Barker capace di creare personaggi “caldi”.
aprile 10, 2009 alle 8:50 am |
Davvero? Ma Elaine è “calda”. E anche il disgraziato protagonista del Canyon delle ombre lo è. O forse sono io che mi sintonizzo su alcuni personaggi e non su altri?
aprile 10, 2009 alle 9:21 am |
Penso sia tutto molto soggettivo, e un grande scrittore lo si riconosce anche da questo: ognuno trova un riflesso dei propri demoni. O della propria luce, a scelta.
aprile 10, 2009 alle 9:44 am |
…c’è un racconto di King che mi avete fatto venire in mente, anche là c’è una sciarpa che il figlio ha trovato in un negozio e ha fatto di tutto per regalarla alla madre che poi morirà!
Aiuto! Lara, Gian! Fatemi ricordare quel racconto! 😉 era in Scheletri? o Tutto è fatidico?
aprile 10, 2009 alle 9:50 am |
Oh no! Mi stai mandando in crisi! Forse in Scheletri?
aprile 10, 2009 alle 4:23 PM |
Anche io adoro Barker *_* sono riuscito a leggere in biblioteca la novella Schiavi dell’Inferno, e da lì è stato amore a prima vista, anche se i suoi libri (quelli horror) sono difficilissimi da reperire! Personalmente trovo che Clive abbia la capacità, esattamente come King (anche se non a livelli così elevati come il Maestro), di proporre in veste eroica personaggi estremamente normali, spesso insopportabili e che non fanno nulla per essere più piacevoli…amo anche i suoi disegni XD
aprile 10, 2009 alle 5:51 PM |
Non si trovano gli horror? I libri di sangue? Ma ciò è terribile!
aprile 11, 2009 alle 11:34 am |
Già, purtroppo sono tutti fuori catalogo, l’unica speranza sono le biblioteche che ne conservano ancora poche copie…per il resto, di Barker in giro si trovano soltanto i suoi lavori più fantasy ;_; mai letto e visto Hellraiser? Visto che anche il film è suo…
aprile 14, 2009 alle 7:49 am |
No, Hellraiser libro mi manca!!!! 😦
aprile 14, 2009 alle 10:39 am |
Vergognati. Dai che se vuoi ti presto la mia preziosissima copia.
aprile 14, 2009 alle 10:46 am |
Non dirlo due volte!!!
aprile 14, 2009 alle 10:56 am |
Vergognati. Vergognati Dai che se vuoi ti presto la mia preziosissima copia. Dai che…
aprile 16, 2009 alle 7:56 am |
Il problema con Pullman è che uno scrittore ‘a tema’. Io ho trovato bellissimo il primo della trilogia “Queste oscure materie”, carino il secondo, una palla micidiale il terzo. Barker anche racconta di cose che gli stanno a cuore – ma lui crede nei suoi personaggi. Pullman li usa. La differenza mi pare lì.
Comunque, “Il Mondo in un tappeto” e “Imajica” sono alcune tra le cose più belle scritte nel secolo scorso. E Abarat… vabbè, discorso lunghissimo.
aprile 16, 2009 alle 7:59 am |
Era la definizione che cercavo: grazie Francesco. E’ verissimo: Pullman USA i personaggi per dire qualcos’altro. E questo mi fa fare dieci passi indietro. So di essere in colpa perchè non ho ancora letto la trilogia (lo farò, comunque): ma la sensazione data dall’ultimo libro è esattametne questa.
(Abarat: facciamolo il discorso, prima o poi)