1915/10

Come avrebbe detto De André, dormivano su una collina. Le loro tombe erano decorate con gli oggetti che venivano dai campi di battaglia: un piccone per chi era stato, prima che soldato, un contadino, un’elica per un aviatore, filo spinato per un fante.
Non bastavano. Non a Mussolini, che della retorica della guerra aveva necessità. “Vi porto l’Italia di Vittorio Veneto”, aveva detto al re il 30 ottobre 1922, entrando al Quirinale. E subito dopo si era recato a omaggiare la tomba del Milite Ignoto.  La tumulazione di un soldato italiano sconosciuto era stata decisa dal colonnello Giulio Duhuet, fiero avversario di Cadorna. La scelta della salma fu un capolavoro di sadismo: venne chiamata a farla Maria Bergamas, madre del volontario Antonio, che aveva disertato dall’esercito austriaco per unirsi a quello italiano ed era caduto in combattimento senza che il suo corpo fosse ritrovato. Maria venne condotta ad Aquileia e posta di fronte a undici bare allineate, e dopo essere passata davanti alle prime, non riuscì a proseguire nella ricognizione e gridando il nome del figlio si accasciò al suolo davanti a una bara, che venne scelta. La bara  fu collocata sull’affusto di un cannone e, accompagnata da reduci decorati al valore e più volte feriti, fu deposta in un carro ferroviario appositamente disegnato.
Il 4 novembre 1921 venne inumata a piazza Venezia. I manifesti socialisti vennero strappati della polizia: sostenevano che se il Milite avesse potuto risorgere dalla tomba, avrebbe maledetto la guerra.
La stessa cosa avrebbero fatto, probabilmente, i morti che dormivano nei cimiteri sul Carso e che vennero sbrigativamente tolti dalle loro tombe nel 1938 per essere trasportati a Redipuglia. L’architetto Giovanni Greppi e lo scultore Giannino Castiglioni vi avevano realizzato il più grande sacrario militario italiano. Avevano scelto il versante occidentale del Monte Sei Busi, proprio quello dove si erano svolte le sanguinose battaglie del 1915 e 1916.  E’ una gradinata, come un costone carsico, ma è anche una macabra rappresentazione di uno  schieramento militare: il duca d’Aosta giace ai piedi della scalinata, sotto un blocco di porfido di 75 tonnellate. Sopra di lui, le ossa di oltre centomila soldati: 39.857 sono ammucchiate dentro ventidue gradoni di 140 metri. In lettere gigantesche, su ognuno dei gradoni, è scritta la parola PRESENTE.  Nell’ultimo gradone, in due grandi tombe comuni ai lati della cappella votiva, riposano le salme di 60.330 caduti ignoti.
Presente.
Perchè la leggenda vuole (ricordate Il Signore degli Anelli?) che in ogni momento i soldati morti possano essere chiamati a combattere di nuovo. Qualcuno, nell’altopiano di Asiago, giurò di averli visti, i soldati italiani che marciavano in silenzio, nella notte.
Due anni dopo, un grande filosofo come Walter Benjamin avrebbe scritto: “Se sarà il nemico a vincere, neppure i morti saranno al sicuro da lui”.
Era il 1940: il 25 settembre di quell’anno Benjamin si uccise ingerendo morfina, per non cadere nelle mani dei nazisti.
E qui comincia un’altra storia.

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19 Risposte to “1915/10”

  1. Gabriella Mariani Says:

    Io rimango sempre impressionata, invece, da un monumento più piccolo ai caduti della Prima Guerra Mondiale eretto lungo la statale del Brennero, a Colle Isarco.
    In Alto Adige, come è noto, non cadde un solo soldato italiano, e i miseri resti ivi custoditi furono trasportati fin lì da altri luoghi.

    Ne parla Don Milani in “L’obbedienza non è più una virtù”.

    http://www.liberliber.it/biblioteca/m/milani/l_obbedienza_non_e_piu_una_virtu/html/milani_e.htm

    Quando passo davanti a quel monumento provo una gran tristezza. vedo una novantina di buchi simili a caselle della posta e un piccolo altare dove giaciono povere rose di plastica. Che senso ha consacrare la terra strappata al nemico seppellendovi i propri morti, strappati alla tomba che avrebbe dovuto custodirli?

  2. Lara Manni Says:

    Non lo conoscevo, grazie per aver postato il testo. In realtà la stessa tristezza, anche se di segno diverso, la provo anche io: quando passo davanti all’altare della patria a piazza Venezia…

  3. Giobix Says:

    La leggenda del battaglione fantasma che conosco io è legata alla zona del monte Canin, a nord di Caporetto. Durante la dodicesima battaglia dell’Isonzo, il 24 ottobre 1917 diversi reparti alpini ripiegarono salendo i costoni del Canin affondando nella neve, e il 27 un reparto intero non rispose più all’appello. Non risultarono tra i prigioneri degli austroungarici e nessuno trovò i corpi. Spariti. “Se nelle notti di tempesta e bufera senti il passo cadenzato delle truppe alpine è il “Battaglione Fantasma” che cerca la via. Molte persone che frequentano il Canin giurano di aver visto i fantasmi di quei soldati, mentre altri sostengono di averli sentiti nella notte o nella nebbia”.
    Pure io conosco alpinisti che frequentano il bivacco del Canin e sono convinti di aver sentito qualcosa 🙂
    Comunque tutta quella zona è cosiderata maledetta già dai tempi antichi, ed è ricchissima di leggende su spiriti e demoni. Se ti va di saperne di più questo è un bell’articolo compreso di presunto incontro del protagonista con il battaglione fantasma
    http://www.cat.ts.it/racconti/montagna.htm

  4. Filippo Says:

    Lara, mi hai fatto riaprire i libri di storia. Ti ringrazio.

  5. Lara Manni Says:

    Giobix, grazie!
    Da quello che ho potuto capire il battaglione fantasma è una leggenda ricorrente non solo italiana. Però il Carso ha qualcosa di particolare: pare sia stato maledetto da Dio in persona per aver fatto un pato col diavolo 🙂
    Filippo, grazie a te!

  6. diciottobrumaio Says:

    bello.
    sulle ultime ore di Walter Benjamin non c’è certezza, anche se è probabile il suicidio. ignota la sepoltura.

    per quanti riguarda i morti sotto le valanghe, fu un’ecatombe, ne morirono a decine di migliaia.

    x Gabriella. conosco gossenssas (colle isarco), alias sasso bagnato (mi pare). ricordo che in centro c’è un bronzo dedicato a cecco beppe per il 60° anniversario di regno. insomma, la disputa non è terminata.
    effettivamente, come tutti sanno, le truppe italiane non combatterono in alto adige, anche se vi fu un’opportunità clamorosa nel settembre 1917 per sfondare. una storia poco nota ma avvincente come un giallo: Cesare Pettorelli Lalatta, L’occasione perduta. Carzano 1917. il libro, prima censurato nel 1926, poi edito da mursia nel 1967 e facilmente reperibile nelle librerie antiquarie a modicissimo prezzo.

    cadorna andava impiccato per le palle solo per questo. se non altro ammise che Carzano fu la più grande occasione non sfruttata del conflitto.
    il protagonista della vicenda, oltre che all’autore del libro, fu il capitano Ljudevit Pivko.

    N.B. : Nel 1939 Hitler conquista la Cecoslovacchia. Chi è il C.S. Maggiore dell’Esercito cecoslovacco? E’ quel tenente Irsa, principale aiutante di Pivko nella congiura di Carzano. Hitler che è austriaco di Braunau ricorda certamente l’episodio di Carzano come un tradimento alla sua patria di origine per cui fa immediatamente fucilare Irsa. Non solo, ma siccome nel museo di Praga erano ricordati come eroi tutti gli appartenenti alla divisione cecoslovacca organizzata dall’ Esercito italiano, Hitler li fa ricercare e fucilare. Pivko, lo sloveno si salva perché è morto nel 37. La storia di Pivko meriterebbe da solo un altro capitolo.

    ulteriori notizie si possono recuperare, cercando bene, su questo sito:
    http://www.edit.hr/panorama

    buon divertimento!

  7. Lara Manni Says:

    diciotto, mi fai venir voglia di scrivere un nuovo romanzo, lo sai? 🙂

  8. G.L. Says:

    Gabriella: da altoatestina, ‘sta storia delle terra strappata è una gran cazzata che dura da un secolo, ormai. (Lara, mi sa che devo farci un post, porcavacca)

  9. G.L. Says:

    da altoatesinO, sorry…

  10. demonio pellegrino Says:

    ho un vecchio libro da qualche parte in italia nel quale c’e’ tutto un capitolo sugli eserciti fantasma della prima guerra mondiale. Quando torno in italia ci do un’occhiata.

  11. Gabriella Mariani Says:

    Scrivi, G.L., scrivi…

  12. diciottobrumaio Says:

    Lara, se decidi di scrivere qualcosa ti serve del materiale. posso darti alcune indicazioni su dove trovarlo (in genere non si trova nelle biblioteche pubbliche, però, visto che mi pare tu sia di roma, potri indicarti il posto giusto – se già non lo conosci – in via riservata). naturalmente tale materiale è sterminato, ma potrei darti indicazioni per affinare e andare a colpo sicuro. ti faccio un esempio: L’ultima guerra dell’austria-ungheria 1914-18, relazione ufficiale compilata dall’archivio di guerra di vienna, in più voll., in italiano!

    provocatoriamente: sarà per questo che io leggo pochi romanzi storici ritenendo, in genere, più appaganti i documenti ufficiali e le biografie? questione di gusti
    ciao

  13. Lara Manni Says:

    diciotto, in realta’ io non scrivo romanzi storici ma romanzi fantastici: penso, pero’, che sia importante che il fantastico descriva il reale. Tolkien lo trasfiguro’, ed era un reale che aveva conosciuto in prima persona.
    Grazie, contattiamoci via mail. Il progetto e’ di la’ da venire ma…mi piacerebbe.
    GL: scrivi.
    Demonio: TORNA PRESTO!

  14. diciottobrumaio Says:

    lo so che non scrivi romanzi storici, la mia voleva essere una provocazione retorica, quindi non diretta a te

  15. Lara Manni Says:

    🙂
    Poi, sai, dipende dai romanzi storici .

  16. Alessandro Forlani Says:

    Hai mai visto la piazza di Corridonia (MC), Lara? Un sacrario fascista all’ “eroe” Corridoni e ai caduti della Grande Guerra incastonato in un borgo del XVIII secolo… Credimi, è assolutamente “perturbante” nel senso freudiano e/o surrealista del termine. Ho cercato immagini da mostrarti, ma non riesco a trovarne…

  17. Lara Manni Says:

    No! Ma Macerata non è lontana da Roma! Varrebbe il viaggio!

  18. diciottobrumaio Says:

    per chi fosse eventualmente interessato alla vicenda finale di Walter Benjamin integro il mio post di ieri:

    proprio il 29 ottobre è uscito in libreria il libro collettaneo dal titolo Fine terra – Benjamin a Portbou, ediz. Ombre Corte, pp. 170 16 euro. L’introduzione, di Carlo Saletti, a questo testo tradotto dal tedesco è stata pubblicata sul supplemento n. 35 di Alias (il manifesto di sabato 25 set 2010).

    il libro racconta l’ultimo periodo di B., e segnatamente indaga le ultime ore di vita di questo “pericoloso ebreo comunista”.

    Cosa che non sapevo, tra le molte raccontate dal libro, è che W.B. incontrò, nel settembre del 1940 a marsiglia, Arthur Koestler (autore del noto romanzo buio a mezzanotte e dell’imprescindibile, a mio avviso, saggio La tredicesima tribù); i due affrontarono l’argomento del suicidio e si divisero equamente la dose di di veleno che W.B. aveva con sè.

  19. Lara Manni Says:

    Non lo sapevo neanche io, grazie dell’informazione, me lo procuro.
    (io ho visto che sono uscite anche le poesie di WB, e pensavo di prenderle)

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