Wu Ming 1 traduce Stephen King

Stephen King ha un nuovo traduttore in italiano, e quel traduttore è Wu Ming 1, che sta lavorando ora a Full Dark, No Stars. L’ho appreso gironzolando su aNobii e imbattendomi in questo thread, che vi consiglio di visitare subito. Interviene, con comprensibile amarezza, anche Tullio Dobner, traduttore kinghiano storico, cui Sperling & Kupfer ha deciso di non rinnovare l’incarico.
Ho amato Dobner da vecchia kinghiana. Amo Wu Ming da lettrice e ho letto non pochi suoi interventi su King che mi hanno mandato in sollucchero. Dunque, sono felicissima. E di Wu Ming1  invidio la pazienza da monaco zen con cui ha risposto ad alcuni improponibili e astiosi interventi. Io non riuscirò mai ad essere così compassata (chiamasi, immagino, serenità e sicurezza nel proprio lavoro, e amore per il medesimo).  Non solo: Wu Ming 1 ha annunciato di voler rendere pubbliche alcune note di traduzione. Mi pare un’iniziativa splendida. Vi copio e incollo qui l’intervento che apre il thread. Poi, vado a stappare lo champagne.

“Car* tutt*,

questo è l’account Anobii del collettivo Wu Ming, ma vi sta scrivendo un singolo membro della band, Wu Ming 1 (Roberto Bui).

Per chi non sapesse nulla di me: sono uno scrittore e un traduttore dall’americano, e sono un lettore accanito di King fin dai primi anni Ottanta. Non solo sono cresciuto coi suoi libri, ma negli ultimi anni ho scritto di lui diffusamente. Ho dedicato lunghe e dettagliate recensioni ai suoi libri più recenti, da Colorado Kid in avanti, e ho scritto anche un articolo “panoramico” sulla sua influenza nella cultura pop di oggi. In calce a questo post troverete dei link.

Ho dedicato particolare attenzione alla lingua di King, a come si sta evolvendo il suo stile. Ne ho scritto con passione e cura. Sono a tal punto intrippato con King che quand’ero a Boston per lavoro sono andato a vedere Fenway Park anche se provo supremo disinteresse per il baseball. Volevo visitare un luogo “topico” dell’immaginario kinghiano. Influenze dello scrittore di Bangor si possono vedere anche nella sottotrama sovrannaturale del mio romanzo “solista”, New Thing (Einaudi, 2004).

Ragion per cui, penso di potervi parlare da fan a fans, da lettore a lettori.

La casa editrice Sperling & Kupfer mi ha chiesto di cimentarmi in una traduzione kinghiana. Mi ha offerto un contratto per tradurre Full Dark, No Stars.
Per me è al contempo una sfida intellettuale, un atto d’amore e un’occasione d’oro. Poter tradurre un’opera del mio scrittore preferito!

Per questo intendo accettare la proposta.

So bene che, come un salmone, dovrò risalire la corrente di una diffidenza (se non di un’ostilità) del tutto legittima. Per molti anni la “voce” italiana di King è stata quella di Tullio Dobner. Dobner è un traduttore esperto e ha compiuto imprese a dir poco epiche, sputando sangue su tomi enormi. Inoltre è una persona generosa, si è più volte confrontato “senza rete” con la comunità dei lettori. E’ normale che un “esperimento” (perché di questo si tratta) faccia sollevare le sopracciglia. E infatti vedo che parlate di proteste, di petizioni etc.

Io dico questo: giudicatemi dal risultato.

Voglio tradurre queste novelle cercando di esaltare la continuity con tutto il “multiverso” kinghiano e i suoi vari livelli di realtà. Lavorerò tenendo a portata di mano i libri precedenti (molti li ho in doppia versione, inglese e “dobneriana”), la mia copia di The Complete Stephen King Universe e, sempre aperto nel browser, il portale Stephen King sulla Wikipedia inglese.
Intendo anche lavorare con la massima trasparenza possibile. Mi piacerebbe pubblicare sul nostro blog
http://www.wumingfoundation.com/giap
(sempre evitando gli spoiler) degli “Appunti di traduzione” con curiosità, scogli da superare etc.

E’ ovvio che le mie scelte di resa saranno diverse da quelle del nostro von Wittelsbach, perché ogni traduttore è diverso dall’altro. Ma siatene certi: tutto quello che farò, lo farò con grande rispetto nei confronti della voce di “Uncle Stevie”. O meglio, delle voci, perché la lingua di King (soprattutto dell’ultimo King) è dinamica, polifonica, piena di effetti e rovesciamenti quasi carnevaleschi. E avrò rispetto anche per il lavoro fatto da Dobner, cercando di “armonizzare” i riferimenti provenienti dai libri già tradotti.

Ed eccoci ai link annunciati sopra.

Per quanto riguarda il mio approccio alla traduzione, parla per me il lavoro che ho fatto sui romanzi di Elmore Leonard (uno degli scrittori più ammirati da King), lavoro riassunto nel mio saggio “Se suona scritto lo riscrivo: la sfida di Elmore Leonard ai traduttori italiani”:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/nandropau…

Invece, per quanto riguarda il mio CV di lettore e commentatore kinghiano, segnalo:

Recensione di Colorado Kid:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/nandropau…

Articolo sulla complessità della cultura pop con recensione di La storia di Lisey:
http://www.carmillaonline.com/archives/2007/01/002089.h…

Articolo “Stephen King, king of pop”, uscito sul mensile XL:
http://loredanalipperini.blog.kataweb.it/lipperatura/20…

Recensione di Duma Key:
http://www.wumingfoundation.com/italiano/Giap/nandropau…

Ecco, questo è ciò che tenevo a dirvi. Voglio concedermi questa “follia”. Al mio posto, ve la concedereste anche voi! 🙂

Per qualunque cosa, a vostra disposizione. E comunque vada,

I WILL HOLLER YOU HOME.

Ciao,

Wu Ming 1″

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20 Risposte to “Wu Ming 1 traduce Stephen King”

  1. imp.bianco Says:

    Il nuovo spaventa sempre, poi quando si è fan di qualcosa sembra che ti stiano “violentando” ciò che hai sempre amato. Ma certo arrivare a certi livelli di livore… ricordo quando feci i video con le foto delle mie amiche con i cosplay dei personaggi del Mondo Emerso. C’era gente che ha augurato la morte alle mie amiche da quanto “amavano” i personaggi…

    Comunque non so quali siano i motivi del cambio di traduttore, però, è come quando cambiano doppiatore di un personaggio di una serie televisiva, un po’ ti dispiace ma poi fai il callo alla voce nuova, anzi se il doppiatore è bravo, preferisci la voce nuova.

    X-Bye

  2. skeight1985 Says:

    Come si suol dire in questi casi: “Verranno giù i teatri”.

  3. Lara Manni Says:

    Posso capirlo, Imp. Però, a fronte di una scelta della casa editrice, la persona migliore che potevano individuare per tradurre King è Wu Ming 1. Leggi i link che ho riportato dal thread: mi sembra che tra i Fedeli Lettori sia non soltanto fra i più fedeli, ma anche fra i più competenti.

  4. Lara Manni Says:

    Skeight: SIIIII! 🙂

  5. Vocedelsilenzio Says:

    Io conosco molto poco King (sto leggendo molto lentamente IT) e per nulla Wu Ming (eh, lo so, devo rimediare), però mi sono letto con interesse tutta la discussione si aNobii e, come sempre, sono rimasto scioccato. Cioè, perché una discussione che può davvero risultare interessantissima per Kinghiani e non viene trasformata in guerra? Davvero, io certe persone non le capirò mai! Wu Ming 1 si è posto con molta cortesia e umiltà e guarda come lo ripagano. Per che cosa poi? Per un lavoro che non si può ancora giudicare! Mah!

  6. Lara Manni Says:

    Voce, questo è uno dei problemi non secondari di aNobii e di molto web. Ci sono persone che sono presenti sul medesimo solo per farsi la ringhiata di turno e sentirsi i grandi uomini, e le grandi donne, che nella realtà non sono. “Ehi, gliele ho cantate oggi a Wu Ming. Ah ah”.
    Credo che la cosa migliore sia quella di ignorare i facinorosi e di approfittare di un’occasione rara, come questa.
    (Rimediaaa)

  7. Vocedelsilenzio Says:

    Infatti, ma non lo sopporto. WM1 è stato fin troppo gentile.
    Rimedierò, certo… da dove devo cominciare? da ‘Q’?

  8. Lara Manni Says:

    Q è un’ottima scelta, direi.

  9. Vocedelsilenzio Says:

    Grazie allora, al primo salto in libreria…

  10. Lara Manni Says:

    Che sia veloce. 🙂
    Peraltro la discussione su aNobii continua, con risposte pacate e interessanti da Wu Ming e schizzi di vomito da parte di un paio di utenti. La cosa interessante, e da tener presente a mo’ di studio, è che esiste una modalità, in rete, che tende a reiterarsi.
    Chi strilla più forte, specie verso la presunta “autorità” (nel caso, lo scrittore famoso che ha l’umiltà di venire a discutere con i lettori) conquista la posizione predominante. E più fa mostra di arroganza, di astio, di malignità, più si sente apprezzato.
    Direi che su questo, in altro post, occorre riflettere: perchè questa è una modalità che riscontro spesso e che trovo, in tutta onestà, malata.

  11. Vocedelsilenzio Says:

    Ah! Mi tocca anche correre??? XD

    Vedo. Ma, infatti quel ytopic ha tutte le possibilità per far nascere davvero un’ottima discussione sulla traduzione e, in particolar modo, sulla traduzione di uno degli autori più amati e conosciuti al mondo. Non è poco!

    A me queste dispute proprio non piacciono perché non hanno né capo né coda… e poi mi fanno montare il nervoso.

  12. Andrea Says:

    Bravi Lara e Vocedelsilenzio, avete ragione: il comportamento di certi personaggi in questo genere di discussione è veramente desolante. Sinceramente non capisco che senso abbia criticare WM1 prima ancora di vedere i risultati del suo lavoro. Lo confesso, non sono un grande conoscitore di King, devo rimediare…. 🙂

  13. Lara Manni Says:

    Il problema, temo, è sempre lo stesso: l’ansia di essere sotto il riflettore, in qualunque modo, e l’odiosa cultura del sospetto verso chi si presume essere illuminato dal riflettore medesimo.
    Però il problema non è secondario, perchè finisce con l’inceppare le discussioni e volgerle dal tema iniziale alle persone che causano il flame. Invece, il discorso sulla traduzione da King è importante. Io sono curiosissima di vedere come Wu Ming tradurrà le invenzioni linguistiche kinghiane.

  14. michele Says:

    Non vado neanche a leggere la discussione. Pero’ sono contento: a me parecchie delle traduzioni di Dobner mi avevano lasciato con l’amaro in bocco. Per esempio “sporchetette’ in Carrie, che invece nell’originale era dirty pillow, e cioe’ cuscino sporco. O al limite, cuscino cattivo. ma di sicuro non era sporche tette.

    Per cui, ben venga Wu Ming1 e in bocca al lupo.

    E comunque, torno al mio pallino fisso: se potete, leggeteli sempre in originale i libri. Soprattutto quelli in lingue che almeno un poco dovremmo conoscere tutti. Perche’ tradurre e’ sempre un po’ tradire. Sempre. Lo sto vedendo anche adesso che leggo Murakami in inglese, dopo averlo letto a lungo in italiano. Non so, in inglese e’ diverso. Ma anche tanto. Non si arriva a percepire quell’atmosfera rarefatta che si percepiva in italiano. Boh.

  15. Full Dark No Stars « La carta, lo schermo, la parola, lo sguardo Says:

    […] Dark No Stars Apprendo da qui e da qui che il prossimo King non sarà più tradotto da Tullio Dobner ma da Wu Ming […]

  16. Lara Manni Says:

    Michele, è vero: anche se non è facilissimo cogliere in originale tutte le sfumature di King. Penso che la cura linguistica di uno scrittore come Wu Ming 1 sortirà ottimi risultati, proprio per questo.

  17. Penelope alla guerra Says:

    […] non ho ricevuto la stessa cortesia. Per di più una delle utenti ha anche parlato dei disturbatori nel suo blog (leggete anche i commenti), linkando giustamente alla discussione, come faccio anch’io, ma dando […]

  18. tullio dobner Says:

    In questo abbastanza sconsolante dibattito che mi mette “contro” un collega e finge di non sapere come vanno certe cose in editoria e nel nostro paese in generale, desidero solo fare un appunto a Michele, perché mi appare come un ottimo rapparentante da una pletora di sciocchi presuntuosi e incolti che sparano giudizi a vanvera dalla profondita della loro ignoranza e di cui noi traduttori siamo costantemente vittime. La Gasperini non avrà forse trovato la chiave giusta per spiegare il concetto, ma almeno ci ha provato. Mentre il nostro Michele che farebbe bene a leggere solo Topolino, non ha provato niente altro che ergersi a giudice del lavoro altrui: tanto nessuno lo bacchetta pubblicamente per il lavoro che fa lui, no? Nessuno sa chi è.
    Sarebbe opportuno che chi fa le sue schifezze nell’intimità della propria vita privata, non si esponesse così facilmente a stigmatizzare chi invece, a proprio rischio, lavora in pubblico. Dovrebbe anzi rispettare il suo coraggio.
    Ah, chiedo scusa, mi sono perso… come sempre.
    Dirty pillows, in italiano, si chiama spagnola. Temo che Michele non sappia cosa sia, visto che non sa nemmeno dove ce l’ha. Figuriamoci se sa dove ce le hanno “loro”.
    Questo, per chi mi intende, è per dare contributo al livello infimo a cui siamo scesi.
    Quello che purtroppo ho dovuto capire, è che nessuno sa chi sono, che cosa ho fatto e perché non lo faccio più.
    Senza rancore.

  19. Lara Manni Says:

    Tullio Dobner, le chiedo scusa a nome di Michele se si è sentito offeso dalle sue parole. Mi sembra, però, che nessuno la stia mettendo contro un collega: non qui. Io ho amato e conosciuto King grazie a lei, e so – come ha già spiegato Wu Ming 1 in un post sul blog Giap! – che la sua voce è necessariamente presente nella sua traduzione.
    Non è vero che nessuno sa chi sia lei, nè che ignoriamo quello che ha fatto: ripeto, il suo contributo alla lettura di King nel nostro paese è stato fondamentale e non è in discussione.
    La saluto caramente

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