Tolkien e il fandom

Il  fandom, soprattutto e forse esclusivamente quello tolkieniano, ha una storia: la ricostruisce Wu Ming 4 nel suo intervento a Lucca Comics, di cui viene postata una sintesi su Giap!.  Negli appunti si risponde a una domanda: perchè proprio Tolkien ha ispirato migliaia di narrazioni che agiscono su diversi formati – dalla fan fiction al videogioco e allo stesso film -, anche prima del rilancio cinematografico de Il signore degli anelli?
“Perché Tolkien trasformò in narrativa una parte relativamente limitata della storia del suo mondo immaginario”, dice Wu Ming 4. Ma non solo per questo: Tolkien ha attinto a un panorama narrativo e mitico senza paternità: amava e si è servito, cioé, di una “letteratura basata sulla co-autorialità, prodotta tramite passaggio del testimone nel corso del tempo e per ricombinazione da parte del singolo poeta. Lui stesso tendeva a considerarsi una sorta di collettore di leggende e poemi; pur inventando un mondo fantastico, aveva l’impressione di scoprire le storie che raccontava come se fossero state tramandate da un passato mitico-storico “.
Tolkien considerava la sua opera, cioè, come il tassello di una storia più antica e non ancora terminata. Lo scrive in una lettera del 1954: “Se vuoi la mia opinione, il fascino [del Signore degli Anelli] consiste in parte nell’intuizione dell’esistenza di altre leggende e di una storia più ampia, di cui quest’opera non contiene che un accenno”.  Un’opera dove,  dice in un’altra lettera,  non tutto viene mostrato, per lasciare consapevolmente spazio “per altre menti e altre mani “.
Ma questo, scrive Wu Ming 4, significa porsi in una posizione diversissima rispetto alla concezione letteraria novecentesca:
“Una volta decretato che il Novecento è il secolo della dissoluzione del romanzo; il secolo dei modernisti, di Eliot, Proust, Woolf, Kafka, Musil; il secolo in cui l’Ulisse di Joyce rimpiazza l’Ulisse di Omero; una volta stabilito che l’uomo contemporaneo è senza qualità e che i suoi valori sono incerti tanto quanto la conoscenza della verità; e soprattutto una volta acclarato che questo è il massimo grado raggiunto dalla civilizzazione letteraria; ebbene, non è più possibile accettare che un narratore dica qualcos’altro. Se lo fa bisogna compatirlo, tacciarlo di ingenuità e fideismo, tutt’al più relegarlo nella categoria ad hoc dei curiosi fenomeni paraletterari. Questo, a mio avviso, è il motivo principale per cui nonostante la sua persistenza e l’innegabile influenza sulla cultura letteraria contemporanea, la critica e le istituzioni letterarie si rifiutano di considerare Tolkien un classico del Novecento. Accettare Tolkien significherebbe accettare l’eresia di uno che è andato controcorrente rispetto alla tendenza del proprio tempo e ha dimostrato con successo che si poteva fare”.

La mia sensazione è che l’equivoco sul fantastico che pesa ancora oggi su chi ne scrive (e chi ne legge) nasca esattamente da qui. L’equivalenza con il “monnezzone” su cui  ancora si ostina la maggior parte della critica e, per essere chiari, la maggior parte del mondo letterario italiano, viene dal non aver riconosciuto quella concezione di narrativa. Possiamo anche dire che non ci interessa, che dei critici facciamo a meno, che la letteratura – in assoluto –  non ci riguarda: ma non è così inutile prenderne atto. Anzi.

 

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5 Risposte to “Tolkien e il fandom”

  1. M.T. Says:

    Tolkien, si può dire, è stato quello che ha aperto la strada a un modo d’approciarsi alla letteratura, a mettere in un insieme parti in apparenza scollegate tra loro. Sarà un azzardo quanto scrivo, ma questo approccio è visibile nei romanzi di King, che ha ben compreso cosa Tolkien abbia insegnato con il suo modo di lavorare.

  2. Blakie Says:

    Sono d’accordo. Leggendo di Tolkien che sosteneva che la storia del Signore degli Anelli fosse solo una parte di una storia più grande, che ancora doveva essere raccontata(magari da altre mani), mi è venuto in mente il ruolo che si auto assegna il Maestro King nei libri della Torre Nera. Chi ha letto, capirà.

  3. Lara Manni Says:

    Con una differenza che riguarda, però, le fonti da cui attingono: Tolkien fa derivare il suo mondo da una tradizione orale e priva di paternità precise, King da una tradizione scritta. Non è un caso che il fandom di King sia…King stesso. 🙂

  4. Laurie Says:

    Grazie per la segnalazione, perché io mi sono ovviamente persa il tutto grazie alla solerte capacità organizzativa di Trenitalia.

  5. Lara Manni Says:

    Nel senso che sei arrivata tardi, eh? Io spero che su Giap! mettano anche l’audio, se possibie.

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