Ancora su Tolkien, De Turris, Casseri: parla Roberto Arduini

Quando Antonio D’Orrico si compiace di carezzare gatti mannari e quando Umberto Eco, durante l’Infedele di ieri, sembrava confondere il fantastico con l’occultismo,  sembra logico sentirsi scoraggiati. Ma dal momento che la strada corre senza fine e ho tutta l’intenzione di percorrerla, passo agli interventi importanti. Per esempio, quello di Roberto Arduini, presidente dell’Associazione romana studi tolkieniani, su L’Unità di oggi, e che ha seguito con attenzione, come leggerete, la discussione che si è svolta in rete.

Si fa un gran parlare in rete e fuori delle coperture politiche e culturali che hanno portato alla tragedia di martedì a Firenze, quando il folle Gianluca Casseri ha ucciso a colpi di arma da fuoco due ambulanti senegalesi, ferendone gravemente altri tre prima di suicidarsi.
Ma il killer xenofobo non era un soggetto isolato. Frequentava CasaPound e soprattutto godeva della stima di autorevoli intellettuali della destra italiana. Su cui ora in molti puntano l’attenzione: sul forum del collettivo di scrittori Wu Ming, sui blog dedicati alla letteratura fantastica e ieri sera a “L’Infedele” di Gad Lerner, sono emersi i legami stretti che legavano Casseri a Gianfranco De Turris, vicecaporedattore dei servizi culturali al Giornale Radio della Rai, andato in pensione nel febbraio del 2009, in quota a Alleanza Nazionale e poi al Pdl.
In sua difesa è sceso in campo Gianluca Iannone, presidente di CasaPound Italia, mentre si sta stilando un’interrogazione alla commissione di Vigilanza Rai. «Casseri e de Turris avrebbero partecipato a comuni iniziative con tanto di filmati», scrivono il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti e il senatore Pd Vincenzo Vita: «Non ci interessano gli aspetti giudiziari, ma la Rai ha nulla da dire? I fatti a quando risalgono? Il De Turris in questione è forse lo stesso che continua a curare una rubrica su Radiouno Rai ogni domenica sera?». L’azienda si è vista costretta ad ammettere che il giornalista ora conduce il programma “L’Argonauta” assicurando subito che «valuterà la sua posizione».

De Turris ha firmato ben due prefazioni encomiastiche ai libri di Casseri. L’ultimo, “I Protocolli del Savio di Alessandria”, pubblicato a maggio per l’editore Solfanelli, è un’invettiva contro “Il cimitero di Praga” di Umberto Eco e conferma l’esistenza del complotto pluto-giudaico sul mondo. Nella prefazione, De Turris loda Casseri e spiega (come già fece il suo maestro Evola) che i Protocolli dei Savi di Sion, pur essendo un documento falsificato, nondimeno dicono cose vere. I saggi di Casseri su Lovecraft sono sempre stati annunciati sui siti web più noti nell’ambito del fantastico italiano, così come il romanzo scritto con Enrico Rulli, “La Chiave del Caos”, sempre con prefazione di De Turris e definito bonariamente un «romanzo esoterico». De Turris è fondatore e segretario della Fondazione «Julius Evola», dedicata al «pensatore» d’estrema destra, con trascorsi fascisti e nazisti, teorico della gerarchia tra le razze. Quel che ha compiuto Casseri non è in alcun modo un «atto di follia», ma una coerente messa in pratica di queste idee.

Ma non è solo la Rai a essere investita dalle polemiche. Di scrittori come J.R.R. Tolkien e H.P. Lovecraft la destra si è appropriata a lungo, impropriamente. Ed è proprio la casa editrice che pubblica le opere di Tolkien in Italia a esser chiamata in causa. Grazie a De Turris, Casseri ha partecipato ad “Albero di Tolkien” (Bompiani, 2007), raccolta di saggi che raduna il gotha della pseudo-tolkienologia di estrema destra. Il testo di Casseri in dodicesimo cerca di usare la tecnica dell’«adattabilità» dell’opera di Tolkien, più volte utilizzata da De Turris. Così, anche quando si parla di letteratura, mito o si racconta di mondi fantastici, viene trasmessa una cultura reazionaria. La lettura evoliana di Tolkien chiama in causa il suo cattolicesimo per rivendicare l’essere «di destra», come accade nella Postfazione a “La Leggenda di Sigurd e Gudrùn” (Bompiani, p. 436). La mera strumentalità di quest’assunzione trova conferma anche nella poca accortezza con cui viene trattato l’argomento, a volte con affermazioni ridicolmente false. Come quando De Turris scrive che Tolkien avrebbe convertito l’amico C.S. Lewis, che da protestante si fece cattolico (in “Il Medioevo e il fantastico”, Bompiani, p. 213).

L’esempio più eclatante dell’insipienza della casa editrice rispetto all’autore del “Signore degli Anelli” è però la recente pubblicazione del “Maestro della Terra di Mezzo” di Paul H. Kocher. Il volume è del 1972, cinque anni prima della pubblicazione del “Silmarillion” e soprattutto molto prima della pubblicazione dei 12 volumi della “History of Middle-earth”. De Turris nell’introduzione dimentica proprio questa prospettiva storica, liquidando in poche parole i 40 anni che lo separano da noi e ignorando completamente quanto è stato pubblicato in questi anni anche in Italia. I limiti di De Turris come critico tolkieniano sono poi confermati dal testo, come la nota 21 (p. 64), in cui confonde il capo dei Nazgul col Negromante, oppure la nota 98 (p. 334) in cui pone nella Seconda Era (e non nella Prima), l’incontro tra Túrin e Mim. Ma la più clamorosa è la nota 60 (p. 244) in cui, parlando di Minas Tirith, De Turris spiega, travisando completamente il testo, che la Montagna Bianca sarebbe il Taniquetil di Valinor, un po’ come mettere l’Everest sulle Ande. Viene da pensare che la sua conoscenza della critica tolkieniana si limiti alla “Biografia” di Michael White (p. 41), opera ben più scarsa di quella ufficiale di Carpenter. Ma si cita sempre l’introduzione al “Signore degli Anelli” di Elémire Zolla, scritta dall’intellettuale di destra nel lontano 1969 e smentita, nel medesimo libro, dalla Prefazione scritta da Tolkien stesso. Perché preoccuparsi di tutto questo? Tanto Tolkien vende lo stesso…

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36 Risposte to “Ancora su Tolkien, De Turris, Casseri: parla Roberto Arduini”

  1. icittadiniprimaditutto Says:

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

  2. F.G. Lo Polito Says:

    Post molto interessante e dai molti spunti. Non ho assistito all’intervento di Eco e quindi non posso giudicare “in merito”, e in quanto a D’Orrico… non so, è un’impressione mia o questo signore scopre una volta al mese il più grande autore italiano del secolo? Uno dei miei maestri, almeno sembrava vederla e argomentarla (bene) così.

    Comunque, nel contesto più ampio (si dice così?) mi pare che la massima dose di sguardi perplessi se l’aggiudichi la casa editrice per la difficoltà a tenere dietro agli studi internazionali su Tolkien e per la preferenza accordata agli… indirizzi di casa nostra. Ma d’altra parte, per fare un altro esempio, in quanti in Italia a proposito di Lewis Carroll citano la nuova scuola di pensiero che dagli Anni Novanta ha messo seriamente in crisi l’immagine tradizionale propagata da decenni di dissennata e inquisitoria critica psicanalitica? Ricordo di recente solo una menzione in articolo di Carmilla online, mi sembra. E forse Carroll da noi vende meglio se lo si considera nella prospettiva tradizionalmente torbida del pervertito represso. Sarà lo stesso anche per Tolkien?

    E visto che è stato detto su FB, una curiosità sullo scarso peso di De Turris a livello internazionale: chi ce l’ha, ha trovato curioso l’intervento di S.T. Joshi nel volume «Teoria dell’orrore» curato dal nostro per le edizioni Bietti, che raccoglie tutti gli interventi di H.P. Lovecraft in tema di letteratura del soprannaturale? Curioso perché in America, Joshi (che è il maggiore studioso di HPL negli Usa) ha fama di avere posizioni piuttosto radicali e liberal. E ancora più curiosamente, in questo libro DeT fa osservazioni tutto sommato plausibili su certi aspetti dell’opera e della ”filosofia” di HPL: la fatica di eliminare tutte le sovrastrutture ideologiche resta però tanta…

  3. Lara Manni Says:

    Effettivamente, credo che Bompiani dovrebbe dare una risposta su questo punto.

  4. Giobix Says:

    Non credo che Eco volesse mischiare letteratura fantasy e occultismo, accennava agli interessi di de turris per il magico, mito, e teorie del complotto. Poi ha accennato al fatto che la letteratura fantasy è fatta di miti.
    Mi è sembrato che il punto a cui voleva arrivare è che questi tizi di estrema destra, non cercano il “fantastico” ( in un senso più ampio della letteratura) per evadere dalla realtà (come da stereotipo), fanno esattamente il contrario . Tentano di far aderire il mito alla realtà, ovviamente piegato a piacimento sulle loro idee estreme.
    Il cimitero di Praga racconta di un fabbricante di narrazioni complottiste su misura. E spiega che la teoria del complotto globale è una narrazione fantastica, la cui struttura è cambiata pochissimo nel corso dei secoli. (cambia il soggetto e il luogo suggestivo del raduno).
    Esistono moltissime persone disposte a credere a queste narrazioni fantastiche, non per evadere dalla realtà, ma per credere in una realtà permeata dai miti che amano (piegati o meno all’esigenza). IMHO.

  5. Laurie Says:

    Ho letto ma non ho visto la puntata. Sarei curiosissima di sentire le parole di Umberto Eco, ancora non ci credo che abbia detto tali assurdità. Ogni tanto ha avuto anche lui delle opioni che non condivido, ma da uno che ha sdoganato il genere portandolo nel dibattito accademico mi aspettavo ben altra capacità espositiva. Insomma, un tale errore non riesco a perdonarglielo, lo stimo troppo.
    Invece De Turris. A me non sconvolge tanto che lavori in Rai: se fa bene il suo lavoro, lasciatelo lì. Non è perché era un amico di Casseri lo rende automaticamente responsabile dei suoi delitti, anche se probabilmente condivide alcune idee dell’amico. Invece io non gli farei scrivere mai più una prefazione di Tolkien. Perché le opinioni degli altri vanno sì rispettate, ma quando si raggiungono certi livelli di pressapochezza le tue opinioni perdono di sostanza e forse è meglio che il posto lo occupi chi è più bravo ed esperto di te. Siamo certi che non esistano in Italia studiosi di Tolkien che conoscano meglio la sua opera? Basta un attimo cercare…
    Lovecraft: eh invece il caro ragazzo mi sa che qualche idea un po’ xenofoba ce l’aveva eccome.
    “Bisogna guardare a questi problemi con realismo: senza il sentimentalismo patriotico di un Hitler da un lato, ma senza idealismi fuori luogo dall’altro.[…]Quando l’elemento estraneo è abbastanza forte o sottile per minacciare la purezza della cultura in cui si è trapiantato come un parassita, è ora di fare qualcosa.[…]Un uomo educato nella tradizione tedesca, le cui prime sensazioni confermino la virile psicologia pagano-protestante che appartiene a quella nazione ed escludano gli insegnamenti ereditari di altre culture, dovrebbe poter diventare un cittadino a pieno diritto, e un potenziale funzionario, anche se è ebreo per un quarto, per metà o al cento per cento. Ma nessun uomo che abbia conservato sentimenti e punti di vista ebraici dovrebbe occupare ruoli di primo piano in un paese ariano.”
    Vabbe’, dai, forse non li ucciderebbe a sangue freddo, li dà la grande possibilità di convertirsi alla cultura migliore.

    • G.L. Says:

      Laurie: Julius Evola. No, dico: Julius Evola “Manifesto per la difesa della Razza, 1938”. Risiera di San Sabba. Auschwitz. Sai, questa roba qui…

      Lovecraft fu razzista e reazionario per quasi tutta la sua vita, ma negli ultimi anni (e guarda che morì molto giovane e che sposò un’ebrea) parlò delle sue idee razziste come di cazzatelle di gioventù e si avvicinò molto alle idee di Marx. Consiglio di lettura il bel saggio di Valerio Evangelisti proprio su HPL.

      • F.G. Lo Polito Says:

        Ho grande rispetto per Evangelisti, di cui ho letto alcune cose, ma devo dire che francamente non trovo il suo Lovecraft socialisteggiante (idea che ho trovato in nuce anche negli scritti di Giuseppe Lippi) più verosimile del Lovecraft al sapor di Evola propagandato da De Turris.

        Trovo sempre molto rischioso cercare di piegare autori e personalità fuori dal coro alle necessità di gabbie ideologiche, che hanno il rischio di inevitabili semplificazioni.

      • Laurie Says:

        GL, e quindi? Ti stai riferendo a De Turris? Esattamente cosa ti sconvolge della mia opinione, visto che ho praticamente detto che De Turris come intellettuale vale meno di zero e che vista la sua incompetenza non dovrebberlo coinvolgere in certi progetti.

    • F.G. Lo Polito Says:

      Riferimenti cronologici, temporali, contesto e destinatario della lettera, prego?

      Tuttavia siamo onesti: il razzismo è uno degli aspetti più oscuri e inquietanti dell’uomo Lovecraft. Esisteva, non si può far finta di no: S.T. Joshi, che pure ha messo in evidenza l’evoluzione del pensiero di HPL e il suo emanciparsi durante la sua vita da tanti pregiudizi, riconosce che in quello Lovecraft non riuscì a metterci tutta l’energia che aveva dispiegato contro altri pregiudizi.
      Ed è anche vero che all’epoca opinioni come quella facevano parte di quello che era considerato il pensiero ortodosso della “brava gente”, anche quella del tradizionalista e un po’ reazionario New England. A quanto mi risulta la sterilizzazione forzata di etnie “inferiori” è stata messa in pratica prima in America che in Europa, contro emigranti stranieri tra cui anche gli italiani, e che Hitler fino al 1941 godesse negli Stati Uniti di simpatie ad alto livello, e non solo perché i comunisti li passava nel tritacarne.
      Di più: leggendo il bizzarro «Contro il mondo. Contro la vita» che Houellebecq gli ha dedicato si ha – provocazioni gratuite a parte in cui H. solitamente eccelle – l’impressione spiacevole che il substrato razzista sia il “carburante” che fa girare e (ahimé) funzionare una bella fetta della narrativa di HPL.
      Per un curioso paradosso, però, quest’uomo che a parole sembrava degno di un Mein Kampff a stelle e strisce andava pazzo per gli spaghetti, sposò un’ebrea russa ed ebbe diversi amici ebrei, e anche omosessuali (come il poeta Samuel T. Loveman). Forse la risposta definitiva in materia è men che così semplice e categorica.

      • G.L. Says:

        Non nego, assolutamente il razzismo di HPL, come non nego il contesto in cui viveva senza per questo usarlo come scusante, ma così non è giusto negare il suo avvicinarsi al socialismo, come già fece London, per dirne una.

    • Giobix Says:

      l’intervista a Eco era piena di preamboli ed è stata tagliata, quando forse cominciava a ingranare il discorso, per mandare la pubblicità.
      De Turris ha scritto una prefazione di elogio a un libro che avvalora la tesi del complotto ebraico…i dodici anziani con le tuniche nere nere e i nasi adunchi, che si riuniscono nel cimitero di Praga per tramare contro il resto dell’umanità, da distruggere o asservire agli ebrei.
      Mi sa che in Germania non gli davano un posto nella radio statale, sono un po’ rigidini su queste cose.
      Tornando al complotto, i massoni invece si radunarono sul “monte Tuono”, altri, forse, nei sotterranei dell’Area 51.

      • F.G. Lo Polito Says:

        Abbiamo dimenticato nessuno? No, anche se penso che gli Illuminati di Baviera meritino una menzione… 😉

      • Laurie Says:

        Alla faccia se sono rigidini in Germania, mi sto studiando la legislazione sulla PMA e per anni non hanno approvato la diagnosi pre-impianto perché assomigliava troppo alla selezione eugenetica nazista. Ora hanno cambiato idea, comunque.
        Del resto li capisco, con un passato così ingombrante cercano di non fare passi falsi. Però a me in generale non piace che si selezionini le persone in base alle loro idee politiche, religiose, ecc ecc perché un giorno non ti prendono perché sei strettamente xenofobo, un altro giorno non ti pigliano perché hai simpatie comuniste… non è affatto carino. Poi se comincia a fare propaganda delle sue idee, sarò ben lieta se lo cacciano. Del resto, signori, non sapete che idee discutibili ha il vostro collega.

  6. G.L. Says:

    Laurie: ” A me non sconvolge tanto che lavori in Rai: se fa bene il suo lavoro, lasciatelo lì. “

    • Laurie Says:

      Leggiti il messaggio qua sopra, anzi copio-incollo.

      Però a me in generale non piace che si selezionini le persone in base alle loro idee politiche, religiose, ecc ecc perché un giorno non ti prendono perché sei strettamente xenofobo, un altro giorno non ti pigliano perché hai simpatie comuniste… non è affatto carino. Poi se comincia a fare propaganda delle sue idee, sarò ben lieta se lo cacciano. Del resto, signori, non sapete che idee discutibili ha il vostro collega.

      Capito? Il giorno che mi chiederanno al colloquio di lavoro per che partito simpatizzo capirò che devo andarmene dal mio paese.

  7. Laurie Says:

    GL, scusa, ma prendi un po’ Lovecraft. Pensa un po’ se gli editori gli avesse detto: non ti pubblico perché nella lettera tal dei tali hai detto che gli ebrei devono adeguarsi alla superiore cultura ariana altrimenti disoccupati a vita (o peggio).
    Saranno state cazzate di gioventù, ma sono cazzate disgustose. Sono cazzate che conducono ai campi di concentramento.
    Pensa un po’. E Lovecraft si salva perché era uno scrittore bravo, cosa che De Turris non sarà mai.
    Un conto è dire che De Turris ha delle idee schifose, un conto è cacciarlo dal lavoro. Poi vorrei sottolineare che io non gli darei mai certi lavori, ma è un altro discorso.

  8. G.L. Says:

    Se non ti rendi conto da sola del controsenso di questo tuo commento, fatto – lasciamelo dire – per avere ragione a tutti i costi, allora non so proprio che dire. Sul serio.

  9. F.G. Lo Polito Says:

    G.L., forse mi fraintendi. Il problema non è negare a tutti i costi il razzismo di HPL, o affannarsi a evidenziarlo e stigmatizzarlo, visto che può essere compreso nel contesto dei costrutti culturali del suo tempo. E comprendere non significa per forza condividere. Era anche questo che volevo far intendere evidenziando il “paradosso” di Lovecraft.

    Ammetto di avere qualche perplessità però, perché non mi è chiaro come attribuire a HPL idee vicine al socialismo gli dia una patente di rispettabilità intellettuale. A me sembra un discorso di segno uguale e contrario, non poi così diverso da quello che fa De Turris. l’idea resta quella di reclutare un autore in un’area ideologica che gli dia autorevolezza, un problema che sembra porsi solo all’interno dei nostri confini dove siamo ancora registrati per operare al livello di divisioni manichee: cambieranno i nomi, ma alla fine temo che siamo sempre allo schema dei guelfi contro i ghibellini. Secondo me così non si va molto avanti.

    Lovecraft era poi socialista? Boh, francamente non lo so: appoggiò il New Deal di Roosevelt, di sicuro contestava la società capitalistica e di massa e considerava la democrazia rappresentativa una cretinata gestita da dietro le quinta dagli industriali, eppure era innamorato del Settecento e gli sarebbe piaciuto fare la vita del signorotto di campagna con tutti i privilegi del caso. L’unica cosa che ho letto di lui e che suona esplicitamente “socialista” è la struttura della società della Grande Razza nell’«Ombra calata dal tempo», dove si parla di un «socialismo con elementi fascisti», in cui i quadri dirigenti sono selezionati per essere figure intellettuali di spicco e in cui è promossa una rigogliosa vita culturale.

    Cosa questa che puoi trovare però anche nelle opere utopistiche di H.G. Wells, dove l’idea è di uno stato mondiale che sia amministrato da un’aristocrazia intellettuale. Wells era certamente un socialista non marxista, sensibile anche lui alla grande illusione della rivoluzione d’Ottobre, epperò anche lui appoggiava l’idea dell’eugenetica per migliorare la specie umana e considerava le masse incapaci di autodeterminazione (Lenin avrebbe approvato, penso).

    Alla fine, io penso che la parabola del pensiero di HPL sia stata quella di tanti altri intellettuali dell’epoca, che inglobavano socialismo, conservatorismo, superomismo e quant’altro in un insieme tutt’altro che rigidamente sistematico. Ma questo autorizza a privilegiare un aspetto del pensiero di HPL piuttosto che un altro?

  10. G.L. Says:

    Va bene, scusate l’intervento. A presto.

  11. Lara Manni Says:

    Dunque. Come si evince dall’articolo, Gianfranco De Turris è in pensione, quindi non perde il lavoro. Al massimo, può perdere una rubrica per cui riceve evidentemente una retribuzione extra, suppongo, oltre alla pensione. Ma questo punto non è rilevante. Anche perché siamo in un paese dove non semplici giornalisti, ma ministri della Repubblica hanno espresso pubblicamente affermazioni razziste e invitato più volte a fare piazza pulita dei musi neri. Se questo non viene percepito come problema, significa che siamo infettati al punto tale da non avere più neanche la percezione di cosa significhi il razzismo, e privilegiamo la nostra posizione (dovesse capitare a me…) a quella della società in cui viviamo. Questo sì, sarebbe per me un ottimo motivo per lasciare il paese: non un periodo ipotetico, ma un dato reale. Questo, senza tener conto che anche l’Italia ha avuto un passato pesante, visto che le leggi razziali sono state proclamate nel nostro paese.
    Ad ogni modo.
    Nella seconda ed efficacissima parte del suo articolo Arduini evidenzia che, oltre a interpretazioni politiche non corrette su Tolkien, esistono anche (e non da oggi) errori critici. Credo che, sommando le due cose, una conclusione andrebbe tratta.

  12. Wu Ming 4 Says:

    @ F.G. Lo Polito

    Però occhio, perché il Novecento non è stato una grande notte in cui tutti i gatti erano bigi.
    Sono d’accordo comunque sul fatto che i confini culturali non sono mai netti come quelli ideologici e non coincidono necessariamente con quelli politici (ho provato a dirlo in questo blog, in un thread sugli stessi argomenti, un paio di giorni fa, ma né Laurie né altri hanno capito cosa intendevo. Limite mio, senz’altro, sia chiaro). E sono convinto che tirare un autore da una parte politica o dall’altra lascia davvero il tempo che trova. Con Tolkien è stato fatto, ma non è nemmeno questo il problema. Il problema sorge quando la critica letteraria su un autore non è all’altezza dell’autore stesso. Quando il critico letterario non legge, non studia, non analizza il testo, etc. E quando – attenzione, prego – il critico letterario seleziona dall’opera dell’autore ciò che torna utile a ricomporre un’idea della sua poetica del tutto parziale, per non dire travisata. Anche questo con Tolkien è stato fatto. Quindi non mi meraviglierei se Lovecraft avesse subito un trattamento analogo (sono del tutto digiuno in materia). Faccio notare che il mio discorso è strettamente inerente l’opera, non l’autore. Perché è di critica letteraria che stiamo parlando, e di critica letteraria prestata alla politica e all’ideologia. Come nel caso di De Turris e di Casseri, appunto, che su Tolkien scrivevano “certe” cose, non altre. E in parallelo rinverdivano le tesi del loro maestro spirituale Julius Evola, sostenendo che anche se i Protocolli dei Savi di Sion sono un documento falso, tuttavia il loro contenuto è verificato dalla storia contemporanea.
    Ecco, rispetto a tutto questo, a me preme precisare due cose di cui sono fermamente convinto:
    – La libertà di parola e di espressione deve essere garantita sempre per tutti, a prescindere da quello che pensano. Per questo ciascuno deve anche essere messo davanti alla responsabilità di ciò che afferma, dato che le parole sono pietre, e a volte diventano perfino pallottole.
    – Se Tolkien – che tutto era fuorché un progressista – avesse potuto leggere le cose che De Turris e Casseri scrivevano sul suo conto, o peggio ancora, quelle che scrivevano sui Protocolli dei Savi di Sion, avrebbe scritto una delle sue lettere più sagaci (ma sono contento per lui che abbia potuto risparmiarselo).

    • Laurie Says:

      Infatti, o WM4, io non concepisco la cultura politica a prescindere dai partiri politici. Che non vuol dire che la cultura politica coincide in toto con un dato partito politico ma sono strettamente legati.
      Ma sono prontissima a spiegazioni.

    • F.G. Lo Polito Says:

      Condivido la precisazione sui gatti bigi del Novecento, avrei dovuto formulare meglio sostituendo “tanti altri” con “un certo numero di”. 😉

      D’accordo anche sul fatto che queste, diciamo manipolazioni siano un problema molto serio di metodo approssimativo di critica letteraria, con la tendenziosità ideologica che diventa elemento e fine dell’intera cosa.

      Circa i rapporti tra studi su HPL e DeT, cederei la parola a Giuseppe Lippi, citando dalla cronologia “Lovecraft in Italia” nel volume I di «Tutti i racconti» (Oscar Mondadori). All’anno 1979 si legge:

      «Nella collana “Il Castoro” della Nuova Italia esce la monografia Lovecraft di G. De Turris e S. Fusco, a tutt’oggi (nota: era il 1992–93) l’unico volume di autore italiano sull’argomento. L’esame critico dell’opera lovecraftiana è dettagliato e puntuale, ma forse troppo carico di preoccupazioni ideologiche per riuscire altrettanto chiaro della più breve Guida alla lettura di Lovecraft inserita in appendice a Sfida all’infinito (nota: testo pubblicato da Fanucci nel 1976). Fondamentali le appendici cronologiche e bibliografiche che rappresentano lo sforzo più concreto per puntualizzare la situazione di Lovecraft in Italia».

      Come mi è sembrato di accennare prima, c’è anche nell’analisi di HPL che fa De T. un tentativo di piegarlo alle proprie posizioni ideologiche preferite. Non mancano spunti interessanti, anche perché De Turris ha lavorato su molto materiale inedito che non ha mai interessato l’editoria italiana, ma nel complesso la fatica che si deve fare per separare questi spunti dal pesante apparato ideologico è secondo me non da poco. E il consiglio che do a chi mi chiede è: «sì leggili ma con molto giudizio e buon senso».

  13. Paolo1984 Says:

    scusate davvero, ma non capisco quale sia il punto: Lovecraft è stato un grandissimo scrittore di narrativa horror e soprannaturale, per amarlo c’è bisogno di arruolarlo (da morto, tra l’altro) nella propria ideologia? è d’importanza capitale discettare se fosse reazionario, socialista, reazionario pentito? Personalmente mi piace pensare che evangelisti (che apprezzo come scrittore, tra l’altro) abbia ragione e che il solitario di Providence abbia rinnegato certe idee peraltro molto diffuse ai suoi tempi..ma pure se così non dovesse essere e Lovecraft fosse rimasto reazionario tutta la vita bè continuerebbe ad essere un bravo scrittore, non è la prima nè l’ultima volta che le opere valgono più del loro autore e anche sulle opere: Nascita di una nazione di Griffith è una pietra miliare della storia del cinema sul piano artistico, tecnico ed estetico e sul piano dei contenuti è una francamente insopportabile apologia del ku klux klan, tutti questi aspetti sono importanti ma vanno distinti.
    E’ giustissimo controbattere a interpretazioni dell’opera di Tolkien o di Lovecraft o di chiunque altro, che riteniamo sbagliate e mistificanti, ma quello che leggo in questi commenti, e spero di sbagliare, è l’incapacità di apprezzare un’opera se le idee dello scrittore non collimano con le nostre, l’incapacità di accettare che si può essere grandi artisti, grandi narratori e avere idee politiche infami

  14. Lara Manni Says:

    Paolo, se leggi il commento di Wu Ming 4 (credo abbiate postato insieme) troverai, credo, risposte alle tue domande. Sarebbe bello non dover ripetere per la milionesima volta che non si sta parlando di testi ma di (errata) interpretazione degli stessi. Cerchiamo di non ripetere l’errore di metodo fatto, appunto, dai De Turris e di non leggere nei post e nei commenti solo le cose che riportano al nostro pensiero. 🙂

    • Paolo1984 Says:

      sì ho letto il commento (abbiamo postato assieme, in effetti) e lo trovo condivisibile. Io sono intervenuto solo perchè tutta la discussione sulle idee politiche di lovecraft mi aveva lasciato perplesso per i motivi che ho spiegato

  15. Laurie Says:

    Io parlo di principi generali non di casi particolari. Se ho usato la parola “perdere lavoro” è perché ritengo che sia una conseguenza possibile di un certo modo di ragionare: hai certe idee, non va bene. Poi posso capire che certe idee, come quelle razziste, non dovrebbero essere propagandate in nessun modo. Sono la prima a condannare certi atteggiamenti, come quelli leghisti, perché sono profondamente irrispettosi e pericolosi in quanto fomentano l’odio per il diverso. Quindi mi rendo benissimo conto che una certa classe politica dovrebbe cambiare atteggiamento.
    Per dire che in questo caso io sono d’accordo con voi, ma attenzione però, perché quello che stiamo dicendo potrebbe essere usato anche contro di noi in futuro. Perché anche le nostre idee possono essere considerate pericolose o sbagliate da altri, anche se io non ritengo affatto che combattere il razzismo sia sbagliato.
    E risottolineo per la seconda? terza? volta che io trovo De Turris un pessimo studioso e un pessimo intellettuale che dovrebbe prima studiare seriamente Tolkien piuttosto che pontificare su di lui.
    E infine, dico questo non perché voglio avere ragione (vabbe’, sì, fa piacere a tutti XD) ma perché ho avuto l’impressione di non essermi spiegata chiaramente.

  16. Cosino Nero Says:

    Mah, io parlo da “lettore medio”, ovvero uno di quei tipi che capita in libreria e si compra un libro perché magari la copertina gli ispira, o perché ne ha sentito parlare vagamente, o ancora altre cose del genere. Sinceramente, a noi “lettori medi” non frega niente se uno scrittore era di destra o di sinistra, anche perché sicuramente non lo sappiamo a priori. Poi magari ce lo dicono a libro letto, e magari scatta un “oh, peccato, eppure il libro mi è piaciuto”, oppure “beh, del resto ha scritto un libro che fa schifo”, oppure “già libro era bello, ora lo apprezzo ancora di più”, o ancora “sono d’accordo anche io con la sua ideologia, ma il libro non si può leggere”.

    Per farvi un esempio totalmente privo di roba politica. Io studio in un liceo artistico, quindi non è che non so niente di arte. Quindi, quando ho letto “Il codice da Vinci” mi sono resa conto che l’opera di Leonardo era totalmente piegata in favore della narrazione (modo carino per dire che chi prende per oro colato quanto detto nel libro è molto vicino all’essere un idiota), però tutto sommato il libro non era così male, si faceva leggere volentieri fino alla fine.

    L’esempio è veramente banale, e scontato. Insomma, ho scoperto l’acqua calda. Però per noi “lettori medi” è così. Mica ci stiamo a complicare tanto la vita.

    Se poi l’opera è puro proselitismo il discorso cambia, ovviamente.

  17. Lara Manni Says:

    Cosino nero, ma certo. Però penso sia bene che anche il lettore medio sappia che esistono, a prescindere dalla sua, interpretazioni che piegano il testo in modo innaturale.
    Ci sarebbe, poi, Laurie, un lunghissimo discorso da fare sulla differenza fra politica e partiti (perchè, sorpresa, la differenza esiste eccome), e fra principio neutro e realtà storica e culturale. Però temo ci porterebbe off topic come nell’altro post, e non vorrei rischiare una seconda deriva. Diciamo che prima o poi, se l’argomento interessa, dedicherò una discussione specifica a questo.

  18. Wu Ming 1 Says:

    Cosa vuol dire uccidere e uccidersi da fascista del terzo millennio
    http://www.senzasoste.it/nazionale/cosa-vuol-dire-uccidere-e-uccidersi-da-fascista-del-terzo-millennio/

  19. Quel razzista di Tolkien | RimedioUniversale Says:

    […] razzista di Tolkien Vi linko due siti amici (Lara Manni e Valberici) dove trovate alcune interessanti riflessioni su quanto accade in questi giorni in […]

  20. Fantasticherie andate a fare in culo « Sei Un Idiota Ignorante Says:

    […] che amino fantasy etc. nella stessa misura, aderendo all’interpretazione di De Turris. E here falls the donkey, perché questa interpretazione è una volta di più una cazzata, ma è stata coltivata col […]

  21. Letteratura fantastica e attività politica. « Federico Berti Says:

    […] Federico Berti LEGGI TUTTA LA DISCUSSIONE Vai al sito della fondazione Wu Ming La scrittrice Lara Manni, il collettivo Wu Ming e altri […]

  22. Letteratura fantastica e attività politica. | Gli anziani raccontano Says:

    […] LEGGI TUTTA LA DISCUSSIONE […]

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