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Scrivere come un’autrice horror

agosto 27, 2010

Giustamente nei commenti qui sotto mi si dice: “ehi, fanciulla: ma anche tu hai parlato di argomenti consimili a quelli di cui il Terribile Gruppo Pratolino discuteva. Verissimo. Infatti, li ho citati esattamente per questo. Perchè la domanda che mi ponevo ieri, formulata fino in fondo, recita:
“Di questo vorreste che scrivessimo? Di questo, e rimanendo chiusi nelle quattro pareti sempre più basse della realtà, per cui la sindrome premestruale è cosa di cui si chiacchiera fra amiche e non, per esempio, il trampolino per scivolare in un’ossessione, e quell’ossessione, oh no, non diventerà il caso di stalking al femminile di cui gli esperti discutono in televisione, ma diventerà la molla che incrinerà un universo intero e farà vacillare gli dei?
Questo. Un’emozione così domestica che fa crollare il cielo. Così come Elena (la cagna  di cui ridacchiava il Terribile Uomo Pratolino) fu la donna per cui due mondi vennero in collisione, e uno dei due scomparve.
Perchè, e ancora una volta ha ragione G.L., la consapevolezza è ciò che dobbiamo perseguire.  Perchè se, sul Venerdì di oggi, il regista del film tratto da La solitudine dei numeri primi dichiara che l’ha virato in chiave horror perchè l’horror serve a capire e dilaniare e rendere più evidente la realtà, un motivo ci sarà. Perchè nel macrogenere del fantastico, se proprio è necessario dichiarare la propria appartenenza, non potrei dichiararne una diversa da questa.  Ebbene sì, mi sento una scrittrice horror, se l’horror è quello che sviscera le passioni, pone la mano del lettore sulla forma sotto il lenzuolo e ricorda che paura non è solo lo spavento della porta della cripta che ciiiigola. E’ paura di quel che siamo nel pozzo nero, paura dei nostri desideri, della mancanza d’amore, della morte. Questo è l’horror, per me, e non mi importa se corrisponde o meno alle definizioni canoniche.
Quindi, mi unisco alla rivendicazione. Anzi, mi ci appaio, in toto, e specie in questi tre punti:

“Rivendico il diritto a portare alla luce ciò che fa storcere il naso. Rivendico il diritto a scrivere ciò che vedo e ciò che vedo non sono doloretti da due soldi, è la Guerra che verrà. Rivendico il diritto a rovesciare lo status quo, in tutte le sue forme.”

Inoltre.
Rivendico di essere una donna che scrive horror, e di essere per ciò stesso un’anomalia. E di essere felice di esserlo.