Archive for settembre 2011

Signor genere, ancora un po’ di zucchero?

settembre 30, 2011

Sull’ultimo numero di Pulp, Umberto Rossi intervista China Miéville, e la lettura merita. Riporto qui solo una risposta, pro domo nostra:

“La mia relazione con i generi letterari, pur restando caratterizzata dalla fascinazione e dal rispetto, cambia di momento in momento. Qualche volta sono interessato a mettere mano a un certo genere letterario mettendo fortemente in discussione i suoi tropi e le sue tradizioni – ma sempre dall’interno. Qualche volta, e questo è successo in particolare con The City&The City, tento di fare qualcosa di nuovo pur dimostrando un’assoluta e incrollabile fedeltà ai vari protocolli, forse proprio a causa di questa fedeltà – in quel caso, ai protocolli del romanzo giallo. Allo stesso modo, Embassytown è un romanzo di fantascienza molto ma molto più “regolare” di quanto la trilogia di Bas-Lag fosse fantasy “regolare”.
Mi riservo il diritto di riposizionarmi all’interno di questa relazione col genere, indietro, o avanti, o di lato, per cambiare il tono della conversazione che intrattengo coi generi”.

La definizione di conversazione mi piace molto.

Luccicanza, parte seconda

settembre 29, 2011

Qualche dubbio è sempre giusto porselo, quando si tratta di sequel: ieri, horror.it ha dato la notizia ufficiale su Dr.Sleep. Ovvero, ciò che accade dopo Shining. Vi riporto il testo:

“La notizia è una di quelle che fanno rizzare i capelli in testa e anche se era già circolata negli anni scorsi, adesso è stata resa ufficiale da parte di Stephen King stesso: il suo capolavoro Shining, scritto nel 1977 e portato sul grande schermo tre anni più tardi da Stanley Kubrick, avrà un seguito.

La notizia è apparsa sul sito ufficiale dello scrittore americano che non solo ha confermato che il romanzo è in lavorazione, ma ha aggiunto alcuni succulenti particolari sul plot. Il titolo sarà Dr. Sleep e dovrebbe avere come protagonista il piccolo Danny (il figlio di Jack e Wendy), ormai quarantenne, che sarebbe il Dr. Sleep del titolo, capace di aiutare i malati terminali che assiste grazie alla “luccicanza”. Il romanzo, però, stando alle dichiarazioni di King, dovrebbe vantare anche la presenza di un gruppo di vampiri chiamati The Tribe“.

Fosse stato un altro scrittore, i capelli si sarebbero drizzati anche a me. Non in questo caso, però: perchè l’opera di King è strettamente interconnessa, è fatta di rimandi interni continui, ed è possibilissimo che ce ne siano anche qui, oltre a quelli ovvi e dichiarati (i vampiri mi fanno pensare alla Torre Nera, che a sua volta ripesca parti de Le notti di Salem).
Inoltre, a me il King della maturità piace moltissimo: a mio umile parere, è preferibile al King degli esordi. Perché se ne infischia dei canoni del genere e racconta gli esseri umani con forza ed empatia difficilmente rintracciabili in altri autori.
Insomma, aspetto.
Quello che, invece, mi respinge fin dal trailer è il remake di Lasciami entrare,  nelle sale con il nome di Blood Story. Passo, grazie.

 

Post a reti unificate

settembre 28, 2011

Aderisco all’iniziativa lanciata da Valigia Blu (i dettagli QUI) contro l’art. 1 comma 29 del disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche, il cosiddetto «comma ammazza blog».

Questo è il testo che diffondo e invito a diffondere, linkare e postare anche su Twitter e Facebook:

Cosa prevede il comma 29 del ddl di riforma delle intercettazioni, sinteticamente definito comma ammazzablog?

Il comma 29 estende l’istituto della rettifica, previsto dalla legge sulla stampa, a tutti i “siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica”, e quindi potenzialmente a tutta la rete, fermo restando la necessità di chiarire meglio cosa si deve intendere per “sito” in sede di attuazione.

Cosa è la rettifica?

La rettifica è un istituto previsto per i giornali e le televisione, introdotto al fine di difendere i cittadini dallo strapotere di questi media e bilanciare le posizioni in gioco, in quanto nell’ipotesi di pubblicazione di immagini o di notizie in qualche modo ritenute dai cittadini lesive della loro dignità o contrarie a verità, questi potrebbero avere non poche difficoltà nell’ottenere la “correzione” di quelle notizie. La rettifica, quindi, obbliga i responsabili dei giornali a pubblicare gratuitamente le correzioni dei soggetti che si ritengono lesi.

Quali sono i termini per la pubblicazione della rettifica, e quali le conseguenze in caso di non pubblicazione?

La norma prevede che la rettifica vada pubblicata entro due giorni dalla richiesta (non dalla ricezione), e la richiesta può essere inviata con qualsiasi mezzo, anche una semplice mail. La pubblicazione deve avvenire con “le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”, ma ad essa non possono essere aggiunti commenti. Nel caso di mancata pubblicazione nei termini scatta una sanzione fino a 12.500 euro. Il gestore del sito non può giustificare la mancata pubblicazione sostenendo di essere stato in vacanza o lontano dal blog per più di due giorni, non sono infatti previste esimenti per la mancata pubblicazione, al massimo si potrà impugnare la multa dinanzi ad un giudice dovendo però dimostrare la sussistenza di una situazione sopravvenuta non imputabile al gestore del sito.

Se io scrivo sul mio blog “Tizio è un ladro”, sono soggetto a rettifica anche se ho documentato il fatto, ad esempio con una sentenza di condanna per furto?

La rettifica prevista per i siti informatici è quella della legge sulla stampa, per la quale sono soggetti a rettifica tutte le informazioni, atti, pensieri ed affermazioni ritenute dai soggetti citati nella notizia “lesivi della loro dignità o contrari a verità”. Ciò vuol dire che il giudizio sulla assoggettabilità delle informazioni alla rettifica è esclusivamente demandato alla persona citata nella notizia, è quindi un criterio puramente soggettivo, ed è del tutto indifferente alla veridicità o meno della notizia pubblicata.

Posso chiedere la rettifica per notizie pubblicate da un sito che ritengo palesemente false?

È possibile chiedere la rettifica solo per le notizie riguardanti la propria persona, non per fatti riguardanti altri.

Chi è il soggetto obbligato a pubblicare la rettifica?

La rettifica nasce in relazione alla stampa o ai telegiornali, per i quali esiste sempre un direttore responsabile. Per i siti informatici non esiste una figura canonizzata di responsabile, per cui allo stato non è dato sapere chi sarà il soggetto obbligato alla rettifica. Si può ipotizzare che l’obbligo sia a carico del gestore del blog, o più probabilmente che debba stabilirsi caso per caso.

Sono soggetti a rettifica anche i commenti?

Un commento non è tecnicamente un sito informatico, inoltre il commento è opera di un terzo rispetto all’estensore della notizia, per cui sorgerebbe anche il problema della possibilità di comunicare col commentatore. A meno di non voler assoggettare il gestore del sito ad una responsabilità oggettiva relativamente a scritti altrui, probabilmente il commento (e contenuti similari) non dovrebbe essere soggetto a rettifica.

Buon viaggio

settembre 28, 2011

L’ho già detto e lo ripeto: senza Efp non avrei mai iniziato a scrivere, né sarebbe mai scattata la molla che mi ha fatto passare dalla pagina letta alla tastiera. Per questo motivo,  sono felice di quanto ha annunciato Erika, che di Efp è la fondatrice:

“Sta per essere dato alle stampe un progetto elaborato in mesi di lavoro, che ha coinvolto centinaia di persone. Vedere davanti a me l’opera terminata e poterla leggere è stato un piacere e un onore.
Fino all’uscita del libro, su EFP e in questa pagina, ‘Niente è come prima’ vi verrà presentato giorno dopo giorno, con interviste agli autori – utenti di EFP come voi – e con ulteriori informazioni su distribuzione e data di uscita. Grazie a tutti voi che avete fatto nascere il libro e a UR Editore, che dieci mesi fa mi contattava con la proposta che ci ha portato qui oggi. Ci siamo.
[Potete leggere qui il comunicato stampa di UR Editore]”

Primo passo, venti  racconti divisi in due libri:  il primo uscirà a fine settembre, il secondo sarà stampato a gennaio 2012, con veste grafica e titolo nuovi. E sempre nel corso del 2012 UR pubblicherà altri tre titoli, nati dalle pagine da Efp o sviluppati ex novo.

Qui trovate un articolo di Ayame. Dalla vecchia Rosencrantz, arrivi a tutte e tutti un gigantesco in bocca al lupo e una frase di Ursula Le Guin, qualunque sia la via che avete scelto:
“Mi ci vollero degli anni per rendermi conto d’aver scelto di lavorare in generi disprezzati e marginali come la fantascienza, la fantasy e la narrativa per adolescenti, esattamente perché essi erano esclusi dal controllo della critica, dell’accademia, della tradizione letteraria, e consentivano all’artista di essere libera”.

Scrittrici che vorrei essere – 2

settembre 27, 2011

Sarah Waters. Dal momento che si sta ancora discutendo su genere-non genere-uso dello stesso, la chiamo in causa. Waters è una scrittrice che è stata etichettata in vari modi: autrice lesbica (come se il comportamento sessuale proprio o dei propri personaggi influisse sulla narrazione), o storica, dal momento che molti dei suoi romanzi sono ambientati in epoca vittoriana. Waters ha scritto una delle più belle storie di fantasmi degli ultimi anni, L’ospite.  E lo ha fatto da par suo (non a caso è una delle autrici britanniche più premiate e amate. Ovvero, rispettando il canone ma raccontando anche altro. Nel caso, la decadenza, e non solo di una casa.  Insomma, non ha forzato il genere: lo ha arricchito. Per usare le sue parole:

“Quello che mi interessa delle storie di fantasmi, non è capire se siano vere o meno, ma il semplice fatto che esistano. Mi interessa il modo in cui  il fantastico agisce su di noi: mi interessa il motivo per cui il soprannaturale ci attira. Il cosa ci offre, nella strada della catarsi o della consolazione. O nell’articolare l’indicibile”.

Leggetela, se non lo avete già fatto.

 

Zitti tutti

settembre 26, 2011

Non bastassero Google+ e Facebook, torna in ballo la famosa norma anti-blog. Ecco la notizia, presa da Repubblica.it:

“Il governo torna alla carica sul ddl intercettazioni, fortemente voluto dal premier Silvio Berlusconi. Una questione su cui l’esecutivo è orientato a porre la fiducia, bloccando la via a ogni eventuale emendamento. Ma il disegno di legge attualmente allo studio contiene ancora la norma cosiddetta “ammazza blog”, una disposizione per cui, letteralmente, ogni gestore di “sito informatico” ha l’obbligo di rettificare ogni contenuto pubblicato sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si ritengano lesi dal contenuto in questione. Non c’è possibilità di replica, chi non rettifica paga fino a 12mila euro di multa.

Una misura che metterebbe in ginocchio la libertà di espressione sulla Rete, e anche le finanze di chi rifiutasse di rettificare, senza possibilità di opposizione, ciò ha ritenuto di pubblicare. Senza contare l’accostamento di blog individuali a testate registrate, in un calderone di differenze sostanziali tra contenuti personali, opinioni ed editoria vera e propria.

Ai fini della pubblicazione della rettifica, non importa se il ricorso sia fondato: è sufficiente la richiesta perché il blog, sito, giornale online o quale che sia il soggetto “pubblicante” sia obbligato a rettificare. Ecco il testo: “Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono”.

Al di là delle diffamazioni e degli insulti, ogni contenuto sul web diventerebbe potenzialmente censurabile, con l’invio di una semplice mail. E sul ddl intercettazioni, il governo ha particolarmente fretta: il documento potrebbe passare così com’è entro pochi giorni. Un caso unico in Europa”.

Come dicevo ieri su Facebook (appunto) sono enormemente scoraggiata. Anche perchè sfogarsi con un clic serve davvero a poco, e mi sembra che, sempre più, siamo disposti a cedere qualcosa pur di  restare a giocherellare nel nostro recinto. Sarebbe bello che, ancora una volta, fossero gli scrittori attivi sul web a battere un colpo per primi.

Segnalo, a proposito e non a proposito, un gran pezzo di Wu Ming 1 sul Feticismo della merce digitale.

 

Un grande futuro dietro le spalle

settembre 23, 2011

Ora, non ho le competenze per entrare nell’euforia da neutrino di queste ore, su cui trovate un resoconto qui. Della vicenda mi incuriosisce il commento fatto un po’ da tutti: la fantascienza che trova conferme nella “realtà”. Già sentito altre volte e in altre occasioni.
Però, il fantastico, in generale, tende a guardare molto poco “in avanti”, da qualche tempo a questa parte. Quando non guarda decisamente all’indietro, è il “nel frattempo” a interessarlo. Interessa anche me, peraltro, il concetto di mondo parallelo, ed è per questo che ne parlo.
Bella forza, direte giustamente: si può ragionare solo in termini di passato, presente, futuro. Certo. Mi sembra che sia il terzo elemento, però, a essere meno presente, a meno che il futuro immaginato non sia quello apocalittico, come si diceva ieri. Non abbiamo alcun motivo per essere ottimisti, d’accordo. Ne avremmo altri: per esempio, immaginare altre dinamiche.
Narrative, nel caso.

Giù la testa, il genere esplode

settembre 22, 2011

Dopo Nina dei lupi di Alessandro Bertante, esce un nuovo romanzo distopico da uno scrittore non di genere, Antonio Scurati, che ha scritto per Bompiani La seconda mezzanotte. Lo leggerò. Mi incuriosisce la scoperta  della distopia  da parte di scrittori che, fin qui, non si erano rivolti al fantastico (al romanzo storico, semmai). Nel frattempo, vi riporto le parole di Scurati medesimo:

«Abbiamo assistito in Italia a un tardivo ma completo sdoganamento dei generi, troppo a lungo sottoposti a una condanna ideologica. Pensi al boom del noir o del fantasy. Ma ciò che a me sta a cuore non è tanto l’uso editoriale e commerciale del genere, quanto la classificazione aristotelica che distingue tra epica, tragedia e commedia. Quello che, nel mio piccolo, ho tentato di fare è di riportare in vita, in un paese dedito al comico, forme tragiche ed epiche dell’esistenza».

E pensa di esserci riuscito?

«Non spetta a me dirlo. Sono partito con la convinzione di scrivere un mio modestissimo Signore degli anelli per poi approdare a una sorta di 1984. Voglio dire che La seconda mezzanotte è più vicina alla distopia raccontata da Orwell che non al fantasy di Tolkien. Quindi i generi vanno impiegati per il loro potenziale e poi lasciati esplodere. Quando rileggo 1984 non solo ho la sensazione che parli ancora del nostro futuro, ma ne riporto un senso di inquietudine, di amarezza, di disturbo che cambia ogni volta la mia vita, le mie convinzioni. Ed è il compito che dovrebbe esercitare la letteratura quando è veramente tale».

Quindi, il genere ha senso solo se viene “saccheggiato”? E perchè, rimanendo al suo interno, non è possibile compiere la stessa operazione (di disturbo e di osservazione e di coinvolgimento del lettore)?
In altre parole: il genere non può essere, di per sè, letteratura?

Dalla parte dell’uovo

settembre 21, 2011

A sorpresa – o forse no – Stefano Rodotà cita in un suo intervento  Kazuo Ishiguro, Non lasciarmi. Così:
“Mentre ti osservavo ballare quel giorno, ho visto qualcos´altro. Ho visto un nuovo mondo che si avvicinava a grandi passi. Più scientifico, più efficiente, certo. Più cure per le vecchie malattie. Splendido. E tuttavia un mondo duro, crudele. Ho visto una ragazzina, con gli occhi chiusi, stringere al petto il vecchio mondo gentile, quello che nel suo cuore sapeva che non sarebbe durato per sempre, e lei lo teneva fra le braccia e implorava che non la abbandonasse”.

Il discorso verte sul rapporto fra uomo e tecniche, ed è tutt’altro che un discorso nostalgico. Semmai, Rodotà mette in guardia dai rischi. Uno, in particolare:

“Anche se può dirsi che il corpo si avvia ad essere una macchina “nano-bio-info-neuro”, per il concentrarsi su di esso degli strumenti offerti da queste diverse tecnologie, bisogna distinguere tra quello che può contribuire ad un suo potenziamento e quel che rende possibili controlli sempre più intensi; tra le decisioni che si esauriscono nella sfera dell´interessato e quelle che incidono sulla vita degli altri; tra le offerte che ampliano il potere di fare scelte libere e informate e quelle che incidono sulla persona trasformandola in un gadget”.

La vicenda Facebook di cui ho parlato qualche giorno fa rientra, secondo me, in questo discorso: naturale, è sempre possibile prendere la porta e andarsene. Un social network non è la vita. Però, considerando l’importanza che questo modo di essere in rete sta assumendo (e il rilancio di Google+ mi fa pensare che ne assumerà sempre di più) mi chiedo se sia sufficiente. E mi chiedo anche se non valga la pena difendere quelli che per me sono e restano diritti su cui si è fondata la gran parte della comunicazione via web fino a questo momento.
Perchè, tanto per citare, come ho fatto nei commenti, le parole di un altro scrittore giapponese, Murakami Haruki, pronunciate durante il discorso di accettazione del Jerusalem Prize, “tra un alto, solido muro e un uovo che si rompe contro i suoi mattoni, voglio essere sempre dalla parte dell’uovo”.

Scrittrici che vorrei essere – 1

settembre 20, 2011

Antonia Byatt.  Perchè non ha paura nè del mondo reale nè di quello fantastico. Da un’intervista apparsa domenica su Repubblica:

“Ora sto scrivendo un libro sui miti, una parte è dedicata al ciclo del Ragnarök. Sono riuscita ad andare avanti solo mettendo al centro una bambina molto magra che vive la guerra attraverso la saga nordica, e questo è l’unico modo in cui lei può accettare quella tragica realtà”.

“In Una donna di pietra l’aspetto reale mi sembra ancora più importante che in tutti i racconti o romanzi che abbia mai scritto. Perché era una storia sul dolore, su una donna che si trasforma in bellissime pietre. Solo attraverso la fantasia, in maniera indiretta, potevo affrontare questo argomento così personale”.

“Credo nella verità ma penso d’altra parte che gli esseri umani abbiano bisogno di storie. Fiaba e realismo possono contaminarsi. Il sottotitolo di Possessione – A romance – viene da Hawthorne, e lui la usava per definire il suo capolavoro, La lettera scarlatta. Questo gli dava, diceva, una latitudine per inventare. Anche lui scriveva fiabe e racconti fantastici”.