Non di padre nè di madre
fu il mio sangue, fu il mio corpo.
Mi formai da nove fiori
fiori d’ortica, di quercia e di rovo
nove poteri di nove fiori
nove poteri combinati in me.
Lunghe e bianche sono le mie dita
come la nona onda del mare.
Ho suonato a Lloughor
ho dormito nella porpora
la mia corona è di rossi gioielli
conosco molte canzoni
la mia tunica è tutta rossa
ma non profetizzo alcun male.
Un milione di angeli
sono sulla punta del mio coltello.
Sono un vento su un lago profondo
sono una lacrima che il sole lascia cadere
sono un falco alto sulla scogliera
sono una spina sotto l’unghia
sono una collina dove camminano i poeti
sono una marea che trascina alla morte.
E’ una canzone degli Ataraxia ed è dedicata ad Axieros. A una Dea che non è definibile con i concetti di Bene e Male, come è giusto.
Il nome di Axieros viene da lontano. Da Samotracia. Axieros è una delle tre entità che permette l’iniziazione al culto dei Cabiri, insieme a Axiokersa e Axiokersos.
Secondo gli studi più recenti, Axieros è il maschile: “Axieros è il Fuoco Solare, il Creatore, la Mente nell’atto generante della creazione. Axiokersos è il Distruttore/Perfezionatore, il Fuoco Vulcanico, la Mente nell’atto formativo della creazione. Axiokersa è il Riconciliatore/preservatore, il Fuoco Astrale o Anima Spirituale. Mentre questi Dei passano, il candidato regge in mano il Tetraedro o Piramide di Fuoco, che rappresenta simbolicamente tale Triplicità in questi tre aspetti”.
Apollonio Rodio, però, la identifica con Demetra, e associa Axiokersa a Persefone, Axikersos ad Ade.
A me piace pensare che siano tre facce della stessa divinità, e che quella divinità sia femminile, e che distribuisca, insieme, fecondità e morte.
Axieros, per me, è anche Inanna, la dea dei Sumeri che governa l’amore e la guerra. Inanna che perde il dio che le è stato promesso perchè quel dio, impaurito dalle ostilità che si opponevano alle nozze, fugge e si sfracella da una rupe, vicino a una cascata. Inanna che da quel momento seduce e uccide uomini e dei, e che Gilgamesh rifiuta perché “nessun uomo è rimasto vivo fino all’indomani mattina, dopo avere giaciuto con lei nella notte”.
Inanna che un giorno scende nell’oltretomba con i suoi abiti e la sua ancella, per rendere omaggio alla sorella che governa la terra dei morti, e il cui sposo è stato ucciso proprio da Gilgamesh.
Sette sono le porte che attraversa, e ad ogni porta le viene tolto un indumento, finchè, nuda, si trova davanti ai giudici degli inferi, che la condannano a morte. L’ancella fugge, chiede al dio Enki soccorso: e il dio, con la terra sotto le sue unghie, modella due creature che non hanno sesso, non generano e dunque possono sfuggire alla morte: il Kurgarra e il Galatur. Le creature volano fino alla dea della morte, Ereshkigal, e la seducono.
Chiedono, in cambio, il cadavere di Inanna. Lo ottengono. Versano sul suo corpo l’acqua della vita. Inanna si risveglia, ma non può tornare dagli inferi senza fornire qualcuno che la sostituisca. I Galla (demoni del destino) le propongono diversi sostituti: la sua ancella o i suoi figli. Infine, sarà lo sposo di Inanna, che non porta il lutto per lei, a scendere nell’oltretomba.
Un’altra Dea ha compiuto lo stesso cammino. Una Dea a cui Axieros molto deve.
Ishtar.