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Scrivere come un’anguilla

agosto 10, 2010

Per esempio, a proposito della letteratura fantastica, c’è un signore che avrebbe da dire parecchie cose. Non era uno scrittore. Era un filosofo, un logico, un matematico. E ha detto, fra molto altro, questo:

“Siamo portati a pensare che, per effettuare in pratica misure precise, sia preferibile usare una sbarra d’acciaio piuttosto che un’anguilla viva. È uno sbaglio; non perché l’anguilla ci dica quel che si presume la sbarra debba dirci; bensì perché in realtà la sbarra non ci dice niente di più di quel che non ci dica l’anguilla. Non è che le anguille siano rigide: è che in realtà le sbarre d’acciaio si contorcono. A un osservatore che si trovasse in un determinato stato di moto, l’anguilla apparirebbe rigida mentre la sbarra sembrerebbe agitarsi esattamente come noi vediamo agitarsi l’anguilla. Per chiunque si muovesse in modo diverso sia da noi sia da questo osservatore, tanto l’anguilla quanto la sbarra apparirebbero in agitazione. E non è il caso di affermare che un osservatore ha ragione e un altro ha torto. In faccende del genere, quel che si vede non va riferito unicamente al processo fisico osservato, ma anche al punto di vista dell’osservatore. Le misure delle distanze e dei tempi non rivelano direttamente le proprietà delle cose misurate, ma i rapporti tra le cose e il misuratore.”
(Bertrand Russell, da L’ABC della Relatività)