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Fratelli d’Italia

settembre 30, 2009

Sono molto incazzata, ve lo dico subito. Non c’è neanche un vero motivo (non ho le mestruazioni, tanto per chiarire l’eventuale dubbio di alcuni possibili commentatori), se non quello che sto finendo la prima revisione di Sopdet , ed è stata quasi una riscrittura, e quando finisco di scrivere un libro sono sempre in uno stato d’animo un po’  particolare.
Quindi,  scrivo di getto, come si conviene alle signorine umorali.
Sono incazzata perchè sono stufa dei ghetti. In particolare di quelli patriottici. Sono incazzata perchè non ne posso più di sentire discorsi che riguardano gli autori italiani: autori di narrativa e autori di fumetti.
Fumetti, ecco il punto.
Avviene che qua e là, soprattutto nel blog di Gamberetta, ogni tanto salti fuori un disegnatore (disegnatrice, nel caso) di italico sangue che punta il dito contro “il ciarpame giapponese”. E’ avvenuto anche in questo post. Inutile che riferisca in dettaglio le accuse perché il senso è sempre quello. Ovvero: un tempo i manga erano per pochi, dunque erano apprezzabili. Adesso non solo sono letti da tante persone, ma diffondono stereotipi, capelli rosa, demoni bonazzi, corazze di plastica. Si salva solo (indovinate?) Miyazaki.
Il sottotesto è altrettanto lampante: invece noi italiani.
Non è vero. Nel caso della commentatrice in questione, una facile ricerca mi porta sul sito della Red Whale, con cui collabora. La Red Whale realizza, fra l’altro, le Pixie. Lo faccio notare e vengo tacciata di attacco personale e alquanto irrazionale.
No e poi no. A me non interessa se le Pixie siano italiane, turcomanne o neozelandesi: mi fanno schifo a prescindere dalla nazionalità. Così come mi fanno schifo ALCUNI manga, ALCUNI  fumetti francesi (citare una bande dessinée sembra sempre il massimo dello chic, no?) e via così.
Lo stesso discorso vale, pari pari, per la narrativa. Non mi interessa se uno scrittore o scrivente venga dal Canton Ticino, dalla Finlandia o da Siviglia: mi interessa quello che scrive. Se un autore italiano fa schifo, non va difeso in quanto italiano. Se un autore italiano è bravo, non va lodato in quanto italiano. Se un fumettista italiano è bravo, idem.
Che senso ha questo muro contro muro? Perchè insistere con la difesa o l’accusa a priori?
Per quanto riguarda i fumetti, penso che i manga subiscano uno strano destino: anzi, un pregiudizio simile a quello che colpisce le fan fiction. Vengono considerati adolescenziali: ovvero, leggibili solo durante “una fase” della propria vita. Ma la vita e la voce di chi narra non si dividono in fasi come i periodi pittorici di Picasso: sono un insieme di esperienze, letture, passioni che vanno a confluire nei  suoi testi e nei suoi disegni.
Parlo per me: da quando ero adolescente, ho amato prima Cassola (ebbene sì), poi Calvino, quindi Thomas Mann, quindi ancora Virginia Woolf, quindi Murakami e tantissimi altri, e contemporaneamente Poe, Lovecraft, Tolkien, King. Non c’è una fase: ci sono voci, e parlano tutte insieme dentro di me.

Basta, per favore: non vi fate del bene.
Non ci fate del bene.
Crescete.