Posts Tagged ‘Miyazaki’

Castelli in aria

Maggio 12, 2009

Diciamo che in questo momento sto seguendo parecchi fili nell’erba, e devo ricordare a me stessa che per prima cosa devo riavvolgere il primo gomitolo. Per gli altri, si vedrà.
Però, grazie a uno dei fili, mi è tornato in mente un film straordinario. Un film di Miyazaki. Si chiama Laputa castello nel cielo, e se qualcuno è il fortunato possessore del Dvd se lo tenga stretto. Perchè ci sono storie – scritte o disegnate non importa – che ti fanno capire come il dono di creare mondi non soltanto logici e coerenti, ma portatori di incanto, non è cosa di tutti i giorni.

Guardatevi opening e sequenza iniziale e ditemi.

Ponyo: una recensione particolare

marzo 23, 2009

Quando una mano bianca e fredda gli tolse la benda dagli occhi, Edward Cullen tenne le palpebre serrate per qualche istante. Chissà quale raffinata tortura gli avevano preparato questa volta quei maledetti bastardi… Pece bollente e piume? Il pozzo e il pendolo? Yog Sothoth in persona? Una comparsata a Ballando sotto le stelle? Beh, in quest’ultimo caso non sarebbe andata così male. Lui era un ottimo ballerino, e oltretutto la sua popolarità con il pubblico femminile gli avrebbe assicurato un trionfo.
Voci. Molte voci. Voci…di bambini?
Aprì un occhio. Venne centrato da un pop corn. Aprì anche l’altro. Un cinema? Legato da un catena garantita anti-vampiro, bendato e…portato al cinema?
“Ho capito”, mormorò. “E’ come in Arancia meccanica. Volete farmi vedere film spaventosi per rieducarmi al vampirismo. Che razza di cialtroni. Io non cederò mai. Non diventerò mai una belva come voi. Io sono gentile. Io ho…come ha detto quella su Facebook? “Ho rinnovato il personaggio del vampiro che rischiava di non avere più senso”. Gran testa, quell’utente”.
Accanto a lui, il Conte Dracula aveva aperto la bocca per una piccola aggiunta alla definizione data da Cullen. Poi, agitando la mano affusolata nell’aria, fece cenno che era meglio lasciar perdere. Una creatura di sangue nobile non si abbassa al turpiloquio.
Sull’altro sedile, Lestat pescava pop corn da un enorme contenitore di cartone. “Vuoi, Jean Claude?”. “Ti ringrazio – rispose l’altro, che sorseggiava pensoso una Coca-cola – ma rischio di ungermi i polsini di pizzo. Come se avessi accettato”. Barlow, ai piedi di Lestat, sonnecchiava.
Edward Cullen aggrottò le sopracciglia: “Dunque, ho indovinato?”.
“Per niente”, disse Lestat. “O meglio, cherie, hai indovinato in parte. Ti abbiamo portato al cinema per rieducarti, questo è vero. Ma non come pensi tu. E adesso zitto che comincia”.
Buio in sala.
Sullo schermo passarono le prime immagini: un piccolo pesce rosso col volto umano saluta le proprie sorelle e, utilizzando una medusa, raggiunge la superficie del mare.
Novanta minuti dopo, le luci si riaccesero. Gli occhi di Lestat, di Jean Claude e persino quelli del Conte erano lucidi. Barlow uggiolava festante.
“Miyazaki. Umano meraviglioso”, sospirò Lestat.
Cullen lo guardò, stupito.
“Mi avete portato a vedere Ponyo? Un film per bambini? AHIA”.
Barlow gli aveva addentato il polpaccio e non aveva alcuna intenzione di mollarlo. Il Conte si alzò, adducendo la necessità di un poco di aria della notte, o non sarebbe stato più responsabile delle proprie azioni. Jean Claude lo seguì, non senza aver assestato uno scappellotto sulla nuca di Cullen.
Lestat scosse la testa.
” Sei davvero irrecuperabile, Cullen. Non capisci? Ti abbiamo portato a vedere questo film per farti capire cosa significhi la parola “magia”. Cosa significhi far capire, sia pure a dei bambini, il mistero e la paura che stanno dietro questa parola. Hai visto la cavalcata dei tonni? Sembrava uno tsunami, ERA uno tsunami: incuteva lo stesso terrore che i pittori giapponesi suscitavano nelle loro stampe. E al tempo stesso era incantevole. E la dea del mare? Non è meravigliosa e tremenda? Lo dice anche sua figlia: è bella e fa paura. Perchè questo fanno le creature di un altro mondo. PAURA. Hai capito, bietolone? PAURA. Tu, invece, finisci appiccicato sui diari con i cuoricini intorno”.
“Perchè io sono bello e buono”, mormorò Cullen, che di tutto il discorso non aveva capito nulla.
Lestat sospirò. “Pensaci tu, Barlow: ma aspetta che i bambini siano andati via, d’accordo?”.
E mentre iniziavano i ringhi e le urla, Lestat uscì  nella notte di marzo. “Monsieur Miyazaki – pensò – il suo sangue dev’essere nettare divino. Ma farò in modo che le nostre strade non si incontrino ancora per molto tempo: la sua arte è troppo sublime. Merci”.
La luna sembrò ammiccare, compiaciuta, mentre il vampiro spiccava il volo sopra gli alberi.