Posts Tagged ‘Fred Vargas’

Un voto incerto

aprile 8, 2009

Su quattro stelline a disposizione su aNobii, gliene avrei date due e mezzo: ma non ho ancora capito se esiste la mezza stella.
Alla fine, gliene ho date tre, ma solo in virtù dell’ultimissima pagina, di cui ovviamente non parlo.

Mi riferisco a Un luogo incerto di Fred Vargas, che ho finito ieri e che mi ha lasciato con un bel po’ di dubbi. Sicuramente è un romanzo scritto molto bene. Sicuramente Vargas possiede una gran tecnica, e ha un curioso distacco nei confronti dei suoi personaggi che le evita, sempre, di cadere nel luogo comune.

Però, per esempio, è ideologica, e la cosa a volte si sente troppo. Spiego.
Premetto che io non amo molto lo sbirro-libro. Quando ero ragazzina mi piacevano i gialli deduttivi, le risoluzioni logiche ah-certo-non-può-che-essere-così. Adesso meno: forse perchè ho meno fiducia nell’intelletto umano e preferisco guardare nel pozzo nero dove i mostri fanno Oh.

Il commissario Adamsberg, che conosco per la prima volta (non ho mai letto nulla di Vargas, prima, quindi prendete queste considerazioni come quelle di una neofita), è un tizio alla Forrest Gump. Scemo e geniale. Insopportabile e adorato. E’ una specie di grado zero: dal momento che non è in grado di condurre un’indagine classica, risolve tutto. Ecco, questo mi puzza di pre-costituito, e dunque non mi convince.

Mi hanno convinto altri personaggi, invece, soprattutto quelli incontrati nel villaggio serbo, e mi piacciono molto le figure minori. Ho trovato perfetta la descrizione del macello, ovvero del primo omicidio in cui un vecchio viene letteralmente sgretolato e da cui parte l’indagine, la quale si incrocia con quella delle scarpe con piedi mozzati ritrovati davanti al cancello di un cimitero inglese.

Bello. Sì. Però. Veniamo  al punto dolente. I vampiri. Ci sono, sono nominati, indagati, sfiorati persino, quando il commissario Adamsberg si ritrova chiuso e incellofanato in una tomba dove i Grandi dormono.
Nel punto più forte della storia, non ho avuto paura. Non ho avuto emozioni. Capitolo tecnico e basta. Qui, dunque, dovrebbe stare il limite: nel momento in cui si maneggiano vampiri, occorre almeno far alitare un soffio di terrore. Che l’autrice ci creda o no. E secondo me no, non ci crede affatto: il suo  è più un divertimento narrativo che un omaggio.
Non ha niente a che vedere con l’horror, per intenderci. Però. Però si legge decisamente con gusto, volendo.

Domande del venerdì

aprile 3, 2009

Rialzando la testa da un paio di giornate molto affannose, e dal libro della Vargas: perchè scrivere un libro dove l’Altrove irrompe se non si crede nell’Altrove?

Fasi

aprile 2, 2009

Dunque. Ieri sera, conversando via mail con una persona che conosco (conosco per modo di dire) da poco ma stimo molto, sono venuti fuori parecchi discorsi interessanti.
Non ho che da scegliere e riprendo, per ora, quello sulla scrittura. Le fasi della medesima, per meglio dire. Alla persona in questione piacciono tutte, in modi diversi.
Riflettendoci fra una sigaretta e un pezzo di cioccolata, prima di andare a dormire (pessime abitudini, lo so), pensavo che in realtà quella che mi rende più felice è la fase di revisione. E’ splendido prendere appunti e camminare trasognati perchè “vedi” scene e personaggi. Bellissimo sedersi a disegnare ragnatele  su un foglio di carta, sapendo che diventeranno, se tutto va bene, meccanismi.
Bello ma doloroso scrivere.
A me viene una strana smania, per cui scrivo di getto, poi interrompo, cazzeggio, mi alzo, mi risiedo, riprendo. Alla fine, sì, parto. Ma l’inizio è sempre contorto. Invece, quando sono in revisione, accarezzo le parole, le levigo, faccio segni di ogni tipo, dalle stelline alle piste da sci: le cose mi appaiono per come devono essere con una chiarezza che vorrei aver avuto mentre le scrivevo.
Poi scopro che Fred Vargas scrive un libro in ventuno giorni esatti, lo rivede per quattro mesi e lo pubblica tutti gli anni e sospiro.

I vampiri di Fred

marzo 19, 2009

Insomma, dopo un pomeriggio passato su aNobii, riprendo le fila. Tra le altre cose, sto leggendo Un luogo incerto di Fred Vargas. Lei è una bravissima scrittrice, ma non ha mai scritto un…? Cosa? Goth? Horror? Un po’ e un po’? E stavolta scrive di vampiri. Ho trovato questa intervista dove spiega perchè:

«Mio padre mi fece leggere Dracula quando avevo 13 anni, oltre a tutta la letteratura gotica. Esistono tantissime variazioni letterarie. La mia non è una storia di vampiri normale, ma dal punto di vista di chi ha l’ossessione di ucciderli. Il fatto è che ho sempre avuto difficoltà a dire perché si uccide, a capire e rendere credibile la pulsione e il movente di un assassino, anche se è d’obbligo. È la parte più lontana da me dei miei gialli. Coi vampiri ho giocato con la paura che se ne ha da bambini. Per scriverlo sono andata via da Parigi quindici giorni, in testa avevo solo la scena iniziale, il cadavere del vecchio fatto a pezzi, e l’idea di fare una storia basata sulla figura di Plogojowitz. Non sapevo nulla di quello che ci sarebbe stato in mezzo. Ho studiato tutto sui vampiri, compreso l’elenco delle maniere per neutralizzarli, come tagliare o legare i piedi dei loro cadaveri per impedirne la deambulazione. La storia era così complicata che temevo di non venirne fuori. A volte conto troppo sulla spontaneità».

Pensavo che se gli scrittori di talento che fin qui hanno lavorato solo nel noir, cominciano a misurarsi con il genere fantastico, c’è solo da fregarsi le mani e dire evviva. Tipo, un horror scritto da Ellroy, eh?