Posts Tagged ‘Saramago’

Visioni del 2012

dicembre 30, 2011

Questi sono i miei auguri di buon anno. Grazie, davvero grazie, per tutto quello che mi avete dato in questo 2011. Le parole non sono mie, i sentimenti sono identici.

“Per quanto riguarda le visioni del futuro, credo sia meglio che ci si cominci a preoccupare del giorno di domani, quando, si suppone, saremo ancora quasi tutti vivi. In realtà, se nel lontano anno 999, da qualche parte in Europa, i pochi saggi e i molti teologi che c’erano allora avessero provato a prevedere come sarebbe stato il mondo da lì a mille anni, credo che avrebbero sbagliato su tutto.
Nonostante ciò, credo che una cosa l’avrebbero più o meno indovinata: che non c’era nessuna differenza fondamentale tra il confuso essere umano di oggi, che non sa e non vuol chiedere dove lo portano, e la terrorizzata gente che, in quei giorni, temeva di essere vicina alla fine del mondo. In confronto, ci sarà un numero maggiore di differenze di tutti i tipi tra le persone che siamo oggi e quelle che ci succederanno, non tra mile, ma cento anni. In altre parole: è probabile che noi abbiamo, oggi, molto più in comune con quelli che hanno vissuto un millennio fa rispetto a quello che avremo con quelli che da qui a un secolo vivranno il pianeta… Il mondo sta finendo adesso, siamo al tramonto di ciò che mille anni fa stava appena sorgendo.

Adesso, mentre finisce o non finisce il mondo, mentre cala o non cala il sole,  perché non dedichiamo il nostro tempo a pensare un po’ al giorno di domani, in cui quasi tutti noi saremo ancora felicemente vivi? Invece di queste proposte forzate e gratuite sul e per l’uso del terzo millennio, che, da subito, lui stesso si occuperà di trasformerare in nulla,  perché non decidiamo di proporre alcune idee semplici e qualche progetto alla portata di qualsiasi comprensione? Queste, per esempio, nel caso in cui non ci venga in mente niente di meglio: a) Avanzare dalla retroguardia, ossia, avvicinare alle prime linee del benessere le crescenti masse di gente lasciate indietro dai modelli di sviluppo in uso; b) Creare un nuovo senso dei doveri umani, rendendolo correlato al pieno esercizio dei proprio diritti; c) Vivere come sopravvissuti, perché i beni, le ricchezze e i prodotti del pianeta non sono inesauribili; d) Risolvere la contraddizione  tra l’affermazione che siamo sempre più vicini gli uni agli altri e l’evidenza che ci troviamo sempre più isolati; e) Ridurre la differenza, che aumenta ogni giorno, tra quelli che sanno molto e quelli che sanno poco.
Credo sia dalle risposte che daremo a questioni come queste che dipenderà il nostro domani e il nostro dopodomani. Che dipenderà il prossimo secolo. E il millennio intero. A questo proposito, si torni alla Filosofia”.

José Saramago, Quaderno, 25 marzo 2009

The sound of silence

ottobre 4, 2011

“Se non siamo capaci di vivere globalmente come persone, almeno facciamo di tutto per non vivere globalmente come animali”.
(José Saramago)

Etica e conformismo

giugno 19, 2010

Mi sono alzata presto e sono andata in giro per edicole. Volevo farmi una personale rassegna stampa su José Saramago, ma ammetto di essermi fermata dopo la lettura di “Libero”. Il titolo:  “La cecità del Nobel conformista”. Parte del testo (diligentemente ricopiato sul mio taccuino): “Nelle sconclusionate invettive dello scrittore portoghese, nelle sue arringhe, non c’era nulla che non fosse già sentito, già pensato, già macinato da decenni di attivismo politico di sinistra”.
Credo che la risposta migliore venga dallo stesso Saramago, in un articolo inedito che è stato pubblicato da “Repubblica”. E che finisce così:

“Lo scrittore, se è uomo del suo tempo, se non è rimasto ancorato al passato, deve conoscere i problemi del tempo che gli è capitato di vivere. E quali sono i problemi oggi? Che non siamo in un mondo accettabile, esattamente il contrario, viviamo in un mondo che va di male in peggio e che a livello umano non serve.
Attenzione, però: che non si confonda quello che rivendico con una qualsiasi espressione moralizzante, con una letteratura che viene a dire alle persone come dovrebbero comportarsi. Sto parlando d’altro, della necessità di contenuti etici senza nessuna traccia di demagogia. E, condizione fondamentale, che non ci si separi mai dall’esigenza di un punto di vista critico”.

Il fatto è che quella parola, etica, sembra essere diventata l’incubo di un bel po’ di persone, da ultimo.

Un granello di sabbia, e un addio

giugno 18, 2010

Dall’intervista di José Saramago a Repubblica, dove Saramago racconta il proprio “lessico necessario” scegliendo alcune parole. Quella che segue è l’ultima parte. E l’ultima parola.

“”Bontà”. Non però una bontà contemplativa, in fondo abbastanza egoista. E neppure una bontà caritatevole. Forse ricorderà quei versi di Antonio Machado che suonano: “Di ciò che gli uomini chiamano/ virtù, giustiziae bontà/ una metà è invidia e l’altra, non è carità”. Per questo penso a quella che si potrebbe definire “bontà attiva”, virtù tanto più difficile perché si manifesta in un periodo storico in cui è palesemente disprezzata, annichilita dal cinismo imperante”. Di sicuro, non è una parola à la page.

“In effetti non è facile oggi invitare la gente ad essere buona. Ma per quel che mi riguarda, la bontà viene addirittura prima dell’intelligenza, o meglio è la forma più alta dell’intelligenza. E’ una bontà che si manifesta nella pratica quotidiana; che non è animata da nessun pensiero salvifico sull’intera umanità; che si accontenta di far “lavorare” il proprio minuscolo granello di sabbia. Nel tentativo di recuperare una relazione umana che sia effettivamente tale”.

Ho qui il suo Quaderno, dove lei scrive: “Se mi dicessero di disporre in ordine di precedenza la carità, la giustizia e la bontà, metterei al primo posto la bontà, al secondo la giustizia e al terzo la carità. Perché la bontà, da sola, già dispensa la giustizia e la carità, perché la giustizia giusta già contiene in sé sufficiente carità. La carità è ciò che resta quando non c’ è bontà né giustizia”.

“Aggiungerei una piccola postilla. Sono sufficientemente vecchio e sufficientemente scettico per rendermi conto che la “bontà attiva”, come io la chiamo, ha ben poche possibilità di trasformarsi in un orizzonte sociale condiviso. Può però diventare la molla individuale del singolo, il miglior contravveleno di cui può dotarsi quell'”animale malato” che è l’uomo”

Amore, morte e tutto il resto

gennaio 28, 2010

La morte è accompagnata da una farfalla, la acherontia atropos.
Ma non siamo in Bleach.
La morte annuncia il proprio arrivo con un preavviso di sette giorni.
Ma non siamo in Ring.
La morte viene a prendersi ciò che le spetta, e si innamora.
Ma non siamo in Meet Joe Black.
La morte è una donna.
Ma non siamo in Sandman.
In uno dei miei momenti di pigrizia ho riletto un libro meraviglioso, Le intermittenze della morte, di José Saramago. Se non lo conoscete, procuratevelo: anche per scoprire come un grandissimo della letteratura scriva tranquillamente, e mica da oggi, narrativa fantastica.
In realtà, quel libro mi serviva: perchè mi sono chiesta se la morte sia sempre  stata femmina. Le poche eccezioni al maschile che conosca, a parte Joe Black, sono un sublime Lied di Schubert che si chiama La morte e la fanciulla, dove la morte invita la terrorizzata ragazza ad un abbraccio dolce e interminabile. Oppure, un dio del regno oscuro, da Ade in giù (e in su e a destra e a sinistra). Oppure, “il” morte di Mondo Disco di Pratchett.
Perchè la morte deve avere un sesso? Perchè ha ragione Saramago, e qualche migliaio di scrittori e artisti prima di lui: perchè la morte e l’amore sono legati.
E poi, appunto, mi serve, no?

Resistere, con il fantasy

dicembre 1, 2009

Molto bella la discussione che si è sviluppata da Gl sul “fantasy resistente”, e molto necessaria in un momento in cui le parole, comprese le parole scritte, sembrano così ininfluenti.
E invece non lo sono.
Prendo in prestito quelle di José Saramago (avete mai letto il suo Quaderno? Ebbene sì, Saramago è un blogger):

Sappiamo di poter uscire da questa crisi, sappiamo di non chiedere la luna. E sappiamo di avere la voce per usarla. Di fronte all’arroganza del sistema, invochiamo il nostro diritto alla critica e alla protesta. Loro non sanno tutto. Si sono ingannati. Si sono sbagliati. Non tolleriamo di essere le loro vittime.

L’idea che la narrativa fantastica sia un mondo a parte rispetto a quello reale mi è sempre sembrata sbagliata. E, no, per una volta non cito King (ma lo penso).